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I migranti e l'Europa: fermarli con i muri o cercare di aiutarli?

È MOLTO POSITIVA LA VOLONTÀ EUROPEA DI FIRMARE ACCORDI CON GLI STATI AFRICANI, PER RESPONSABILIZZARLI
di Andrea Riccardi
Rifugiati e profughi sbarcano sulle coste europee. Il ministro degli Esteri austriaco Sebastian Kurz propone di internarli a Lesbo o Lampedusa, per controllarne le richieste e scoraggiarne i viaggi. È questa la soluzione? Guardiamo la realtà italiana. Nel 2015 i profughi sono stati 153.842, il 9% in meno del 2014. Nel primo trimestre del 2016 gli arrivi sono aumentati: da10.165 a 18.234. Sta diventando una costante. Per Kurz i migranti vengono perché «sperano di essere accolti».
Il problema è ben più complesso: gli sbarcati sulle nostre coste sono una frazione di un "popolo" immenso che si muove nel mondo. Bisogna agire sui Paesi da cui provengono: ridurrà i flussi ed eviterà i viaggi disperati. La pace in Siria è una priorità. Da lì fuggono, non per l'attrattiva europea, ma per la disperazione della guerra. C`è poi l'Iraq del conflitto con l'Isis e dell'instabilità politica. La Turchia ospita 2.744.915 siriani: dove andranno? Eritrei e somali si muovono dalle loro terre. Le crisi ambientali e politiche spingono a fuggire.

Non si tratta di creare frontiere immaginarie. Serve una grande politica con il coinvolgimento dei Paesi europei e africani
Più di 250 mila burundesi sono fuori dal Paese per la grave crisi politica. Le rotte del Sahel e del Sahara sono percorse da tanti africani. Qui si devono aprire centri per monitorare ed evitare viaggi terribili. È molto positiva la volontà europea di firmare accordi con gli Stati africani, fornendo aiuti e responsabilizzandoli verso i migranti. Può far comodo (per giustificare i muri) affermare che la politica umanitaria italiana attira i migranti. Ma bisogna guardare prima di tutto al dramma di tanti morti.
Dove è finita la mamma della piccola Favour, giunta sola in Italia? Di lei, il presidente Mattarella ha detto: «Questa bambina ormai è necessariamente italiana». Quanti "viaggiatori" non arrivano? In che stato arrivano? I generosi che a Catania lavorano all'accoglienza notano come, nei nuovi arrivati, si sia spenta la voglia di futuro che aveva chi giungeva in passato. Sono vinti e umiliati. 
Dobbiamo mantenere uno sguardo umano su persone segnate da tanti dolori. Siamo orgogliosi che l'Italia li abbia soccorsi. Non si tratta di creare frontiere immaginarie, magari con hotspot o altro. Ci vuole una grande politica con il coinvolgimento di tutti i Paesi, europei e africani. Non un muro. Nemmeno '`internamento su un'isola. Così si combattono i mercanti di vite umane, che oggi sembra impieghino decine di migliaia di persone con affari dai tre e ai dieci miliardi. Anzi, contro i trafficanti, è necessaria una coalizione mondiale.

Questo  articolo di Andrea Riccardi è apparso sul magazine "Sette" del Corriere della Sera il 9 giugno 2016

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