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Visualizzazione dei post da giugno, 2021

Assisi ha dato la cittadinanza a 16 superstiti della Shoah

Gilberto Salmoni e Tatiana Bucci alla cerimonia di conferimento della cittadinanza di Assisi Auschwitz, l'inferno da non dimenticare. La città di san Francesco fa memoria degli orrori e sprona l'Europa a vigilare sulle nuove radici dell'odio Si è tenuta ad Assisi una cerimonia toccante: il conferimento della cittadinanza onoraria per la pace a 16 sopravvissuti italiani alla Shoah. La cerimonia è stata molto significativa nella città di san Francesco, che è divenuta sempre più la città della pace. La radice evangelico-francescana fa di Assisi uno spazio di incontro con l'altro. È la grande eredità della Preghiera interreligiosa per la pace, voluta da Giovanni Paolo II nell'ottobre 1986, con la presenza dei leader delle Chiese cristiane e delle religioni mondiali. Assisi, proprio perché luogo dove nessun incontro è impossibile, è città della pace. E questo nostro mondo ha bisogno di pace, anche se la coscienza di questo bisogno si è troppo attutita, fino ad accettare

Il ritiro dall'Afghanistan: Quel senso di amarezza che ci rimane per un lavoro incompiuto.

Una scuola nella provincia di Samangan in Afghanistan Nel Paese del "grande gioco" molti progressi sono stati fatti, a cominciare dall'istruzione. Ma la pace resta un sogno Mestamente si ammaina la bandiera italiana in Afghanistan. Non è il segno di un dominio che finisce. È stata una missione di vent'anni, nata come risposta statunitense e occidentale agli attentati dell'11 settembre 2001. La presenza occidentale ha segnato un cambiamento nella vita del Paese del "grande gioco", come lo chiamò Kipling, dove le donne erano escluse da tutto e ora partecipano alla società, lavorano e studiano. Nove milioni di bambini, al 40% bambine, vanno a scuola: erano un milione (tutti maschi) a fine Novecento.  Eppure i talebani sono ancora molto forti, mentre Al Qaeda è attiva e recentemente ha rivendicato un eccidio di dieci persone. Settori importanti della società si sono inseriti in un nuovo stile di vita. Solo 70 mila hanno lavorato con gli statunitensi. Decine

Ruanda: Macron riconosce le responsabilità francesi

Kigali, Museo del genocidio: le immagini di alcune vittime - Foto Creative Commons di Andy da Flickr Le violenze tra hutu e tutsi fecero circa 800 mila vittime. Parigi cerca l'appoggio di Kigali in vari scenari africani Visitando il museo del genocidio ruandese (che costò la vita a circa 800 mila persone) Emmanuel Macron ha riconosciuto la responsabilità accablante della Francia , termine che significa responsabilità così pesante da sopraffare chi la porta. Il presidente non poteva andare oltre senza causare uno sciame sismico dentro le istituzioni, tra cui l'Esercito. Già Nicolas Sarkozy aveva ammesso i «gravi errori» della Francia nel 1994.  Malgrado alcune proteste delle famiglie delle vittime, il leader ruandese Paul Kagame si è detto soddisfatto: «Dovevamo trovare un epilogo a questa vicenda». Del resto la visita al museo del genocidio, che ho potuto fare tempo fa, dà le dimensioni drammatiche di quegli eventi.  Kagame e Macron hanno ragionato di Africa Centrale, Grandi

L'immigrazione non è affare dei soli Paesi mediterranei

Ursula von der Leyen e Mario Draghi - Foto da governo.it Italia, Spagna e Grecia non vanno abbandonate: si redistribuiscano i profughi, creando corridoi umanitari L'Unione europea, con la crisi della pandemia, ha mostrato attraverso il Recovery Plan una solidarietà reale verso i Paesi in difficoltà. La scelta mostra la coscienza crescente di un destino comune.  L'Europa è invece fortemente divisa sulla questione migratoria. Non si tratta solo della crisi tra l'Est europeo e l'Ovest all'epoca dell'arrivo dei rifugiati siriani, quando i Paesi orientali non accolsero gli stranieri (in larga parte musulmani), affermando che avrebbero messo in discussione l'identità del la loro nazione. Nel 2015, la cancelliera Merkel invece prese la decisione di far entrare in Germania più di un milione di rifugiati siriani. E fu una svolta. Questi rifugiati avrebbero dovuto essere ricevuti - secondo l`accordo di Dublino - nel primo Paese europeo di accoglienza. Ma, con decisi