Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da febbraio, 2016

Quel gioco sottile tra Francesco, Kirill e Putin

L'incontro tra il Papa e il Patriarca russo sottende una dinamica geopolitica forte, perché la Chiesa è l'anima della Grande Russia Andrea Riccardi su Religioni e Civiltà (Sette - Corriere della Sera) del 26 febbraio 2016 Il patriarca di Mosca, Kirill, ha incontrato da poco papa Francesco a Cuba. La Chiesa cattolica riconosce la Chiesa russa e la Russia come interlocutori rilevanti sulla scena mondiale. Ma chi è Kirill? Quale rapporto ha la Chiesa russa con lo Stato di Putin? Nei commenti all'incontro dell'Avana, spesso si è considerato il Patriarca russo quasi come fosse un emissario del Cremlino. Del resto, durante la Guerra Fredda, tanto spesso i vescovi russi venivano qualificati come agenti del Kgb. In realtà, questi vescovi, pur implacabilmente controllati dai sovietici, riuscivano - chi più, chi meno - a ritagliarsi uno spazio d'azione, soprattutto per tenere aperte le chiese in Urss. Tra di loro, il più grande fu il maestro di Kirill, il metropolita

Il viaggio di Francesco: Speranza in Messico e in tutto il mondo

Bisogna incontrare la gente, aprendo il cuore alla responsabilità verso gli altri: «Scommettiamo sulla conversione» di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana Donald Trump ha definito Francesco una "pedina" del Governo durante il suo viaggio in Messico. Una simile reazione scomposta rivela come il messaggio del Papa colpisca anche oltre i confini messicani, perché ha parlato al mondo globale dal Sud. Ha evocato la tragedia delle migrazioni forzate in America Latina e in tutto il mondo, quando ha preso la parola vicino al muro che protegge la frontiera americana. Il Papa però ha mostrato quanto la Chiesa tiene proprio al Messico. Qui ci sono più di 110 milioni di cattolici e il cristianesimo è una realtà incarnata nella storia. Francesco è sceso in profondità nell'animo di questa nazione: dal palazzo presidenziale alle comunità indigene del Chiapas. Il Messico - ha detto - è «un crocevia delle Americhe», con un'identità plurale

Andrea Riccardi, presidente della Società Dante Alighieri, ricorda Umberto Eco

Il prof. Andrea Riccardi, Presidente della Società Dante Alighieri, ricorda Umberto Eco, recentemente scomparso. “Ho avuto il piacere di conoscere Umberto Eco e di dialogare con lui sia di persona sia in occasione di eventi pubblici ai quali siamo stati invitati. Grande uomo di cultura e di impegno civile, è stato un testimone del nostro tempo in grado di interpretare la realtà, alla luce di un umanesimo attento alla persona, e comprenderne la complessità. Esponente autorevole della cultura italiana riconosciuto in tutto il mondo, ha espresso pienamente, con rigore scientifico e ironia, quella “italianità” riconosciuta e apprezzata all’estero”. Umberto Eco ha partecipato nel 2011 al progetto “La lingua italiana fattore portante dell’identità nazionale” promosso dalla Dante Alighieri e sostenuto dalla Presidenza della Repubblica, mettendo in luce il grande ruolo della lingua italiana nella creazione dell’identità del Paese. (23 feb -red) FONTE:  © 9Colonne 

Il futuro si gioca in periferia

Andrea Riccardi / Religioni e civiltà Un terzo dell'umanità vive nei grandi sobborghi, vere e proprie baraccopoli. Una sfida per le Chiese che richiamano a un destino comune degli uomini Nel 2007, per la prima volta nella storia del mondo, la popolazione delle città ha superato quella delle campagne. Una svolta storica. Ne11950, solo i1 16% della popolazione mondiale abitava nelle città. In poco più di mezzo secolo, il mondo è cambiato. Sono cambiati i rapporti tra città e campagna. Oggi ci sono 450 città con píù di un milione di abitanti, mentre nel 1900 ce n'erano solo dieci. Ci sono trenta megalopoli con più di otto milioni di abitanti. Le previsioni demografiche mostrano che, nel 2020, ben nove città supereranno i venti milioni di abitanti: Città del Messico avrà 35,5 milioni, seguiranno Shanghai con 35 milioni, Beijing con 31, San Paolo con 28, Mumbai con 25. Tanti sono i problemi di una così massiccia concentrazione di popolazione (che

Guerra in Siria: in 5 anni 250.000 morti. Gridiamo 'Pace!'

Andrea Riccardi leva di nuovo la sua voce contro la guerra in Siria. Insieme all'editoriale sull'edizione di questa settimana di Famiglia Cristiana, pubblichiamo il video appello, lanciato ieri: Bisogna fare presto. Troppe le vite perse. Siamo in una stagione in cui ogni limite ai desideri individuali ci fa sentire in un insopportabile stato di impotenza. Ma non ci sentiamo così di fronte alla guerra in Siria. C'è un silenzio assordante. In 5 anni la guerra ha prodotto 250 mila morti. Ne vediamo i risultati, come i tanti rifugiati che premono alla frontiera turca (sigillata), in fuga da Aleppo bombardata (dai russi). I rifugiati approdano in Italia con i barconi o entrano in Europa attraverso i Balcani. Restiamo in un insopportabile stato d`impotenza. Bisogna chiedere a voce alta la pace per la Siria. Si deve pregare con insistenza perché la guerra finisca. Non ho sentito quasi mai, tra le preghiere dei fedeli alle Messe domenicali, un'i

Salvare ciò che resta di Aleppo. Andrea Riccardi rinnova il suo appello

ANDREA RICCARDI, EDITORIALE SU AVVENIRE DEL 16 FEBBRAIO 2016 Di fronte a questa guerra, la nostra opinione pubblica è stata incerta, divisa, impotente e indifferente, incapace di chiedere, innanzitutto, di salvare Aleppo. Non si tratta dell'iniziativa dell'uno o dell'altro, ma di vite umane e di una città-simbolo della civiltà. Non si è capito che salvare Aleppo potesse essere un punto di svolta e una battaglia di civiltà. Ora, per lealtà a quelli che resistono alla voglia di fuggire dalla città, per rispetto dei tanti caduti e profughi, bisogna fare presto a salvare Aleppo. Almeno quello che ne resta. Stiamo assistendo alla battaglia di Aleppo. La città è morta, nonostante tanti ancora sopravvivano tra le sue rovine. Un tessuto urbano prezioso è stato sconvolto. L'ambiente è ormai invivibile. L'assedio dura dal 2012. Hanno lasciato la città tanti aleppini che potevano farlo. La gente di Aleppo sente che non c'è più futuro, nono

TRA IL PAPA E IL PATRIARCA L'ECUMENISMO DEI FATTI CONTRO LE GUERRE

Andrea Riccardi offre in questo articolo comparso sul Corriere della Sera, del 14/2/2016 una lettura dello storico incontro tra il patriarca Kirill e papa Francesco a Cuba Francesco e Kirill, l'incontro atteso mille anni dalle due Chiese divise dallo scisma. Un dialogo che nasce anche dall`esigenza di fare fronte comune contro le guerre.  A Cuba i due pastori hanno firmato un documento storico che pone fine a secoli di conflitti religiosi e chiede pace nel mondo Il quadro dell'incontro tra Francesco e il patriarca Kirill è stato spoglio, non simbolico come per eventi del genere: solo una sala dell'aeroporto dell'Avana. Tutto si è concentrato sul colloquio (dalla lunghezza inusuale) e sulla firma di un denso documento con trenta capitoletti. LEGGI IL DOCUMENTO I due primati volevano parlare chiaramente tra loro («da vescovi» - ha detto Bergoglio), consapevoli dell'evento «storico» atteso fin dal Vaticano II. Ne è emersa una scelta

L'incontro di Cuba tra Francesco e Kirill

Sarà chiamato l’incontro di Cuba, quello tra Francesco, e il patriarca di Mosca, Kirill . Sembra strano che avvenga nell’isola caraibica, ma tutti ne colgono la portata storica. Giovanni Paolo II e Benedetto XVI sperarono di realizzare l’incontro. Non fu possibile. All’inizio, lo stile francescano di Bergoglio non aveva l’unanimità dei consensi nel Patriarcato di Mosca. Come si spiega la svolta?  Continua a leggere su Famiglia Cristiana  Leggi l'articolo  francese  spagnolo  russo

Segni dei tempi della Memoria

Editoriale di Andrea Riccardi su Sette - Corriere della Sera del 12/02/2016 Il 27 gennaio scorso si è celebrata la Giornata della Memoria, la commemorazione delle vittime della Shoah, con celebrazioni in tutta Italia. Con il passare degli anni, queste sono aumentate. Non tutti sono d'accordo. Alcuni sostengono che si stia andando a una ritualizzazione della memoria. Temono che una memoria imposta e formale provochi reazioni negative o paradossalmente l'antisemitismo. Due anni fa, Elena Loewenthal ha pubblicato un libro, Contro il Giorno della Memoria «Il pubblico», ha scritto, «s'annoia in fretta, non ama le ripetizioni, vuole in un modo o nell'altro risultare "sorpreso"... E questo pubblico, non va dimenticato, è composto in gran parte da studenti». Sono osservazioni da prendere sul serio, proprio in un periodo in cui sono scomparsi i testimoni di quella tragedia. La memoria però è una conquista: i sopravvissuti alla Shoah, dopo la guerra, si sono scontr

Let us not underestimate popular devotion as 'Santo Nino' in the Philippines

We publish here the translation in english of an article of Andrea Riccardi, appeared on "Sette" weekly magazine of Corriere della Sera on February 5th 2016 There is a religious world that is sometimes perceived by confessional authorities and by “mature christians” with a sense of superiority: it’s the world of popular devotion. It seemed an emotional world, with few interiority, miracle-seeking, almost idolatric, due to its veneration for statues and symbols. Neverthless, if not observed carefully and with an open mind, one will fail to understand both the human and religious importance. In order to evaluate this world, it’s unnecessary to personally approve this kind of religiosity nor to practice it, rather to have an insight free from “theological” or ideological prejudices.  Right now I’m not referring to the popular devotion in Italy, despite that we shall meditate it a lot. I’m thinking to impressive demonstrations of devotion all over the world, like those

Non sottovalutiamo la pietà popolare. Il culto del Santo Niño nelle Filippine

Se non si guarda questa realtà con grande attenzione e la giusta apertura, non se ne coglie la carica umana e religiosa Andrea Riccardi / Religioni e civiltà C'è un mondo religioso, verso cui le autorità confessionali e i "cristiani maturi" hanno guardato talvolta con superiorità: la pietà popolare. È apparso un mondo emotivo, poco interiore, miracolistico, quasi idolatrico nella venerazione per statue e simboli. Tuttavia, se non si guarda questa realtà con attenzione e apertura, non se ne coglie la carica umana e religiosa. Per compiere tale operazione, non è necessario condividere personalmente questa religiosità o praticarla, ma avere uno sguardo libero da pregiudizi "teologici" o ideologici. Non parlo ora della religiosità popolare in Italia, su cui pure ci sarebbe molto da riflettere. Penso a imponenti manifestazioni di pietà nel mondo, come quelle che avvengono nelle Filippine, proprio nel mese di gennaio. Ogni anno, s

L'incontro tra il papa e Rouhani. Per la pace Francesco dialoga con tutti

La sua testimonianza è importante per dire no alla guerra in nome di Dio. Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana L'ayatollah Khomeini scriveva dure parole a Giovanni Paolo II: «Il Papa deve pensare al popolo di Cristo, a tutti i popoli diseredati... Dovrebbe elencare al popolo degli Stati Uniti e a tutti i cristiani i crimini di Carter». Venticinque anni dopo, Hassan Rouhani, presidente della Repubblica islamica dell'Iran (fondata da Khomeini dove i religiosi sciiti hanno un ruolo particolare), ha visitato papa Francesco in Vaticano. La dura contrapposizione tra Iran e Occidente, durata a lungo, fino all'accordo sul nucleare iraniano, è finita. Onu e Unione Europea hanno abrogato le sanzioni. Il viaggio di Rouhani in Europa rappresenta la sua politica di apertura, anche in contrasto con le posizioni conservatrici del suo Paese. Non mancano critiche, specie sul mancato rispetto dei diritti umani nella Repubblica degli ayatoll