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Visualizzazione dei post da dicembre, 2016

Le storie della Shoah raccontante dai volti di vittime e persecutori in una mostra a Roma

Le storie della Shoah non finiscono mai di rivelare qualcosa di nuovo. Non basta l'evocazione retorica di quella vicenda, come talvolta è avvenuto con la Resistenza. Anzi questo crea il fastidio di un rituale. Invece la Shoah va narrata e studiata sempre più in modo approfondito. Se si scava, si trova tanta umanità dolente e s'incontrano inedite dimensioni dell'inferno che è stata. Del resto questo era il metodo dei rabbini e degli studiosi ebraici della Bibbia, che scavavano nella pagina della Scrittura, approfondendola con nuove spiegazioni. Metodo, ripreso e rilanciato, dalla lectio dei Padri della Chiesa sulle pagine bibliche. La Shoah ha tanti volti. Il suo volto romano mi ha sempre interrogato. A Roma la Shoah è scoppiata, improvvisa, dopo 1'8 settembre, mentre gli ebrei, in gran parte, si sentivano al sicuro. La caccia all'ebreo è avvenuta in modo rapido, drammatico, intrecciandosi con la presenza della Chiesa a Roma sott

Aleppo non c'è più. Ricominciare sarà difficile

Aleppo - scrive Andrea Riccardi - era un simbolo di convivenza. Ma dopo tanto odio - si chiede il fondatore di Sant'Egidio - come sarà possibile vivere insieme? Aleppo è libera? Prima di tutto è stata distrutta nella sua struttura urbanistica, nella vita dei suoi cittadini, nel suo animo profondo. È stata distrutta da una guerra folle. La ribellione, nelle sue diverse fasi e organizzazioni, ha preso in ostaggio la vita di tanti aleppini e interi quartieri, trasformati in luoghi di resistenza alle forze armate del presidente siriano. È stato u n dramma umanitario d'incredibili proporzioni. La lotta armata non vale il martirio di una città e dei suoi abitanti. D'altra parte, i siriani di Assad con i loro alleati sono stati spietati sino alla fine. I russi sono entrati in campo nel 2015. Ma, dal dicembre 2013, l'aviazione siriana sgancia barili di esplosivo sui quartieri controllati dai ribelli. È stata una vicenda atroce che mostra come

L'eredità di Paolo Prodi: Un metodo per interpretare il presente «nel fiume di parole che scorre»

Paolo Prodi è stato uno storico europeo con salde radici nel mondo tedesco (si pensi al rapporto fecondo e discepolare con lo storico del Concilio di Trento, Hubert Jedin), ma espressione della storiografia italiana (la scuola di Delio Cantimori). Oggi, con la sua scomparsa, misuriamo l'ampiezza della ricerca, cui ha lavorato fino alla fine. Molto giovane pubblicò studi sul Concilio di Trento e due volumi sul cardinal Gabriele Paleotti (il primo nel 1959 a ventisette anni), figura decisiva specie in rapporto all'arte postridentina. Nella maturità, ha segnato la ricerca storica con pietre miliari, quali Il Sovrano Pontefice , in cui mostrava come lo Stato papale non fosse, sulle soglie dell'età moderna, solo un relitto medievale, ma un soggetto rilevante tra gli Stati moderni, che ha condotto a un'incorporazione della religione e delle forme sacrali nella politica, oppure lo studio sulle origini del dualismo contemporaneo tra coscienza e diri

Pochi capirono il nuovo slancio vitale dei giovani durante l'alluvione di Firenze

Nel mese scorso, in occasione del cinquantenario, si è molto parlato della vicenda dell' alluvione di Firenze del novembre 1966 . Sono emerse testimonianze e immagini. Soprattutto, a distanza di cinquant'anni, si è meglio valutata la portata di quell'evento, non solo per le distruzioni operate (700.000 tonnellate di fango si rovesciarono sulla città), ma per l'impatto sui fiorentini e sugli italiani. La città ferita attirò l'attenzione e l'aiuto di tanti italiani, che accorsero rapidamente a soccorrere i suoi abitanti. Fu un fatto eccezionale. Se ne accorse don Lorenzo Milani, isolato nella sua montagna di Barbiana ma attento a quanto succedeva. Con i suoi ragazzi fece raccolte per gli alluvionati. Ma, soprattutto capì, che c'era un clima nuovo tra i giovani e la gente: parlò di un ritorno al clima unitario della guerra, tanto che "preti" e comunisti lavoravano insieme . Firenze ferita, infatti, fu sentita

Periferie tra disagio e nazionalismi. Rinasca una politica che sappia ascoltare

Nell'analisi del recente voto referendario in Italia di Andrea Riccardi , affidata alle pagine di Famiglia Cristiana, con il titolo "Passato il referendum, rinasca la politica, si leggono le motivazioni profonde di una protesta che si è espressa soprattutto nelle periferie e tra i giovani. "Senza una rinnovata politica si scivolerà nel populismo - scrive il fondatore di Sant'Egidio - E per rinnovarsi bisogna ascoltare" Nelle periferie ha vinto il no, anche se non è stato solo un voto periferico. A Roma, nei due municipi con il reddito più alto ha vinto il sì. Nel resto della capitale il no: nel VI Municipio, periferico e a reddito basso, il no ha superato il 70%. A Milano in città ha vinto il sì con il 51,13%, che invece in provincia ha raggiunto solo il 47,38%. Il Mezzogiorno ha votato compattamente no, con punte oltre il 70% in Sardegna e Sicilia. C`è stata anche una frattura generazionale: il no ha avuto successo tra i giovani e il sì

Perché il comandante Fidel era così attento al mondo cristiano

Questo articolo di Andrea Riccardi è apparso sul magazine "Sette" del Corriere della Sera del 9 dicembre 2016 Fidel Castro, da poco scomparso a novant'anni, è stato uno dei pochi leader comunisti a incontrare tre Papi nel suo Paese. Il primo incontro, quello con Giovanni Paolo II, è stato un fatto storico. Il Papa era aureolato dalla fama di vincitore del comunismo nell'Est europeo, ma Fidel giudicò di grande interesse accoglierlo a Cuba. La stampa internazionale accese i riflettori sull'isola, come mai era avvenuto. Successivamente Fidel, non più capo di Stato, ha voluto incontrare Benedetto XVI (cui ha chiesto consiglio su alcune letture) e Francesco, che visitavano Cuba. Nonostante la sua coerenza ideologica, Castro ha avuto sempre un interesse particolare per il cristianesimo , non solo perché ha studiato dai fratelli cristiani e dai gesuiti all'Avana. Ha rivendicato come, a differenza di altri regimi comunisti, a C

Nell'indifferenza del mondo Aleppo muore. Davanti alla storia diciamo: Io non ci sto!

Andrea Riccardi, dopo le ultime vicende della guerra siriana che hanno ancora una volta avuto il loro centro nella città di Aleppo, torna a chiedere una mobilitazione delle coscienze perchè si metta fine alla tragedia della popolazione civile stretta tra due assedi. Il secondo decennio del XXI secolo è marcato dalla follia della guerra siriana e della distruzione di Aleppo . Tante volte abbiamo denunciato il dramma di questa città assediata dal 2012, e ridotta allo stremo. Una nuova Sarajevo. E ben più grande! Abbiamo lanciato un appello, Save Aleppo , per una tregua che avrebbe potuto salvare tante vite umane, risparmiare dolori, non distruggere un prezioso tessuto urbano e tanti monumenti. Non c'è stato interesse da parte delle forze in campo e degli Stati coinvolti: non contava salvare Aleppo, ma affermare le proprie posizioni. Chi vincerà sarà il macabro padrone delle rovine. Tutti avranno un immenso conto da pagare con la storia. Non si è volu

La scomparsa del leader Fidel e il giudizio della storia

Andrea Riccardi, grazie al suo ruolo nella Comunità di Sant'Egidio,  di cui è fondatore, ha avuto l'occasione di incontrare due volte Fidel Castro, parlandogli di questioni umanitarie. In questo editoriale scritto per Famiglia Cristiana, ne esamina la figura. Fidel Castro è morto. Infuria la polemica sul leader defunto. Obama, con saggezza, ha dichiarato: «La storia giudicherà l'enorme impatto di questa singolare figura sulla gente e sul mondo attorno a lui». Sì, la storia giudicherà le sue realizzazioni e il mito creatosi attorno alla sua figura. La dichiarazione americana mi ha ricordato una frase del giovane Fidel, nel processo del 1953 per il fallito attacco contro Batista:  «Condannatemi. Non importa. La storia mi assolverà». Aveva 27 anni e già pensava di entrare nella storia. Poteva essere un episodio banale. Fu un inizio. Il "comandante" ebbe la capacità di creare un gruppo di combattenti e rientrare nell'isola. D