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Visualizzazione dei post da luglio, 2019

La Libia approdo sicuro? Tra guerra e lager è un inferno

Frans Francken il Giovane, La parabola del ricco cattivo e del povero Lazzaro  Non lontano da noi ci sono 200 mila persone allo stremo. Apriamo corridoi umanitari insieme ad altri Paesi Ue Più volte abbiamo parlato del dramma dei rifugiati e migranti in Libia: specie nei campi di detenzione ufficiali e in quelli "privati" dei vari signori della guerra e delle mafie. Abbiamo sempre auspicato l'apertura di corridoi umanitari per salvarli. Il recente bombardamento aereo del generale Haftar su un campo di profughi ha provocato quaranta morti. Come si può parlare della Libia come di una terra che offre garanzie di vivibilità e di porti sicuri? Come restare indifferenti?  Papa Francesco, in un recente Angelus, si è così espresso dopo la morte dei quaranta profughi: «La comunità internazionale non può tollerare fatti così gravi. Prego per le vittime... Auspico che siano organizzati in modo esteso e concertato i corridoi umanitari per i migranti più bisognosi». Se non

Tra Papa Francesco e Putin, un dialogo su temi chiave del panorama internazionale

Il Papa sa che il presidente russo è un interlocutore chiave, non solo per il dialogo con le Chiese d'Oriente. Papa Francesco ha ricevuto il 4 luglio Vladimir Putin in un lungo incontro di cinquantacinque minuti, il terzo in sei anni. Nonostante il presidente russo abbia reso visita alle autorità italiane, sembra che l'incontro vaticano rivesta una primaria importanza ai suoi occhi. Perché? In fondo sono due figure diverse, espressive di modi differenti d'intendere il cristianesimo. Putin, che non ha indulgenza verso la cultura liberaldemocratica, si radica nell'intreccio tra fede ortodossa e missione nazionale della Russia, difendendo i valori tradizionali. A lui fanno riferimento quanti in Europa esaltano l'identità nazionale e cristiana contro l'immigrazione. Papa Francesco è sensibile al dramma dei migranti: predica una fede cristiana che ha il povero al centro ed è preoccupato per la minaccia di una «Terza guerra mondiale a pezzi». Il Papa è contr

L'Italia si faccia promotrice di un corridoio umanitario in Libia

È l'unica soluzione praticabile e legale per gestire  i profughi e sconfiggere i trafficanti di uomini La gente emigra da un Paese  all'altro. Un fenomeno antico,  ma anche nuovo per le dimensioni che ha acquisito oggi. Le comunicazioni a livello globale  lo favoriscono. Ci sono tragedie che spingono la gente a muoversi.  Qualche mese fa, a Lesbo, ho incontrato tanti afgani, esuli o nati in Iran  perché emigrati lì da tempo: storie dolorose e attese senza fine per entrare in  Europa. Più volte ho parlato su queste pagine dei profughi siriani: cinque milioni che hanno abbandonato il Paese  in guerra e sono tra Libano, Turchia e Giordania. Poi c'è l'Africa. Basterebbe  pensare ai migranti africani in Libia, il cui numero è incerto: quelli nei centri libici e i prigionieri nei campi delle milizie. Qui la vita è disumana,  com'è stato dimostrato in sede giudi ziaria italiana: torture, violenze, viola zione di ogni diritto, vendita delle persone come schiavi..