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Visualizzazione dei post da novembre, 2017

'Passare dall'italnostalgia all'italsimpatia'. Come l'Italia può coniugare cultura umanistica e sviluppo

Un'articolo di Antonella Baccaro sul Corriere della Sera del 25 novembre richiama i punti salienti di un incontro tenutosi alla Società Dante Alighier i dal titolo Italofonia, Italsimpatia: dal Brand alla lingua in cui il presidente Andrea Riccardi ha proposto un legame più consistente tra mondo delle imprese e cultura, come via per il rilancio del Paese. Ne riportiamo alcuni passaggi:  Possono le imprese italiane che portano il made in Italy in tutto il mondo farsi veicolo di diffusione della nostra lingua? La Società Dante Alighieri, presieduta da Andrea Riccardi, il cui scopo è proprio tutelare e diffondere la nostra cultura a partire dal linguaggio, rompe il tabù tutto italiano che separa la cultura umanistica da quella d`impresa e lancia la sua sfida. A raccoglierla ieri, oltre ai rappresentanti dell'imprenditoria, a partire dal presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, anche il governo, rappresentato dal premier Paolo Gentiloni , dal m

Il caso di Ostia: nel vuoto sociale si insinua la mafia

Ostia nei giorni scorsi è stata al centro dei riflettori dell'opinione pubblica per le elezioni amministrative e per tristi fatti di cronaca. In questo articolo su Famiglia Cristiana, Andrea Riccardi getta uno sguardo sul tema delle periferie e sul bisogno di ripartire da esse per creare un nuovo tessuto umano. Ostia non è solo il mare di Roma, ma rappresenta una storia emblematica per le periferie italiane. È una periferia di Roma: 230 mila abitanti in tutto il Municipio, grande dormitorio per i romani che lavorano nella capitale, con serie sacche di emarginazione ma anche con tante risorse. È la tredicesima città italiana, anche perché Ostia è distante dalla capitale, separata da una campagna intramezzata da zone residenziali, quartieri, borgate. La questione grave - comune a tante periferie - è la rarefazione del tessuto sociale. E nel vuoto che si crea, s'installano le mafie. Tanto che, due anni e mezzo fa, il Municipio di Ostia era stato sciolto per infiltrazione maf

Dobbiamo sostenere i cristiani d'Oriente, serve un movimento di solidarietà ecumenica

In Siria, Iraq e Libano, dopo le dimissioni del primo ministro, la situazione è drammatica: un mondo sta finendo. Gli appartenenti alla diverse Chiese chiedono se ci sarà un futuro per le loro terre. Andrea Riccardi chiede di dare vita a un movimento di solidarietà ecumenica. II primo ministro libanese Saad Hariri si è clamorosamente dimesso mentre stava in Arabia Saudita e non è più tornato in patria. Si sospetta che sia ostaggio dei sauditi. Le sue dimissioni (è un musulmano sunnita, figlio di Rafik Hariri, politico e magnate libanese, ucciso dai siriani) mostrano l'innalzamento del livello di scontro tra sanniti e sciiti in Libano. Il conflitto tra le due maggiori componenti dell'islam riguarda l'intero Medio Oriente: dallo Yemen, sconvolto dalla guerra, all'Iraq e alla Siria. Il Libano, che ha conosciuto una lunghissima guerra civile tra il 1975 e il 1990 e poi nel 2006, è decisivo per la presenza cristiana nel mondo arabo. Lì

Somalia: bombe, povertà e oblio

In questo articolo di Famiglia cristiana, Andrea Riccardi torna a parlare di terrorismo, in particolare della situazione della Somalia. In ottobre, a Mogadiscio, sono morte centinaia di persone. Ma nessuno ne parla. Il terribile attentato a New York mostra come i "lupi solitari", radicalizzatisi sulla Rete, siano un costante pericolo. Daesh, così come più propriamente viene chiamato l'Isis, sconfitto nell'ambizione di creare uno Stato islamico in Medio Oriente, si rilancia con il terrorismo internazionale. Controlla organizzazioni radicali come in Libia o altri Paesi africani, ma stimola anche gente isolata a uccidere. La guerra islamista non è solo contro l'Occidente, nonostante gli attentati a Barcellona e New York. Questi eventi hanno forte risonanza. Ci colpiscono perché conosciamo i luoghi. Il terrorismo agisce, però, in ogni parte del mondo, anche con logiche locali. In Afghanistan è uno strumento di lotta politica. In Burkina Faso quest'estate gl

Pena di morte: orrore e ingiustizia

Con tutto il suo orrore e la sua insita ingiustizia, la pena di morte non può mai avere giustificazioni, né politiche, né giuridiche, né religiose. Su questo anche l'insegnamento tradizionale della Chiesa sta cambiando. Ne parla Andrea Riccardi in un editoriale su Famiglia Cristiana, partendo dal dramma di Ahmadreza Djalali, ricercatore e medico condannato a morte in Iran. Ahmadreza Djalali, ricercatore e medico iraniano di 45 anni, esperto in medicina d'emergenza, è stato condannato a morte nel suo Paese con l'accusa di spionaggio. Il processo, cui è seguita la condanna, è avvenuto senza garanzie, mentre l'imputato ha conosciuto terribili condizioni di carcerazione. Molti, in Europa, tra cui tanti che l'hanno stimato nell'università italiana, si sono mobilitati per lui. Una così corale testimonianza in favore di Djalali (sono state raccolte 220 mila firme) dovrebbe indurre al ripensamento le autorità iraniane. Lo auspichiamo. Anche in questo caso, si m