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Visualizzazione dei post da maggio, 2018

Tutto può cambiare. La realtà oltre il sogno

Un articolo di Federica Gieri Samoggia apparso su Avvenire di Bologna, il 27 maggio 2018 E' stato presentato giovedì pomeriggio nella suggestiva cornice della Cappella Farnese a Palazzo d'Accursio il libro del fond atore della Comunità di Sant'Egidio, Andrea Riccardi, «Tutto può cambiare», edito da San Paolo. All'incontro sono intervenuti l'arcivescovo Matteo Zuppi, Ivano Dionigi, Romano Prodi, e Stefano Zamagni. «In quelle pagine - osserva Riccardi - ho voluto cogliere le radici nel passato e guardare in avanti. Il titolo è di Giovanni Paolo II. Era molto vecchio, malandato e disse: "Tutto può cambiare: dipende anche da te". Ecco credo che non dobbiamo rinunciare a quella leva fondamentale per cambiare il mondo che è cambiare noi stessi e agire personalmente». Con speranza. Un libro che l'Arcivescovo confida di aver letto «con evidente partecipazione» poiché quell'esperienza «mi ha coinvolto e mi coinvolg

Quelle periferie dimenticate da tutti

Roma ormai è divisa fra il centro, spazio solo per i turisti, e quartieri privi di legami: istituzioni, società civile e Chiesa sono troppo distratte sulla sorte della capitale e in borgata "tira brutta aria" Romanina, ma non solo. Sono diverse le aree periferiche della capitale in cui periodicamente s'accendono proteste. Nella foto Tiburtino III, finito sui giornali nel 2017 per il degrado urbano e sociale. Un atto di violenza a Roma, in un bar di periferia: il gestore romeno e una disabile sono stati picchiati da persone riconducibili al clan dei Casamonica, che volevano un trattamento di riguardo. La giustizia farà luce sul triste episodio, denunciato coraggiosamente dal romeno e dalla moglie, che sono un esempio nel clima di omertà che tante volte avvolge la vita quotidiana . Le telecamere hanno ripreso l'episodio. Il magistrato, che ha convalidato l'arresto, parla di «ostentazione del potere su uno spazio che ritengon

In Terra Santa la pace è lontana. Proteste e sangue, mancano i mediatori

Israele registra lo spostamento dell'ambasciata Usa a Gerusalemme. Le conseguenze politiche e diplomatiche sono drammatiche. Un editoriale di Andrea Riccardi fa il punto su una situazione bloccata, dove la violenza sembra non avere fine. La scelta americana ha generato violenti scontri sul terreno, con morti e feriti, causando attriti diplomatici non di poco conto. Ha indotto una rottura anche all'interno dell'Unione Europea, i cui Paesi si erano finora rifiutati di compiere questo passo considerando la realtà di Gerusalemme una tematica ancora da discutere in un eventuale accordo di pace. Lunedì 14 maggio era un giorno di festa per lo Stato di Israele, impegnato a celebrare i suoi 70 anni di vita e felice di registrare il trasferimento ufficiale dell'ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme, fatto a lungo auspicato dalla diplomazia israeliana. Invece, tra i 28 Stati membri dell'Ue, 4 (Austria, Ungheria, Romania e Repu

Ridiamo all'Africa un futuro migliore

Le Nazioni Unite prevedono che gli abitanti dell'Africa subsahariana raddoppieranno ancora da un miliardo del 2017 a 2,2 miliardi nel 2050. Il numero di migranti crescerebbe da 24 a 54 milioni. La grande sfida del continente è affrontare il prossimo boom demografico. I migranti sono all'ordine del giorno nei dibattiti europei. Si parla di "soglia di tollerabilità" delle società europee e si discute su come fermarli. Ma sarebbe più onesto andare di là delle frontiere europee e chiedersi perché vengono in tanti, provando a guardare la realtà dei loro Paesi. C'è un primo motivo (di cui abbiamo talvolta parlato): la guerra. Il caso più evidente è il terribile conflitto siriano che ha fatto uscire dai suoi confini circa cinque milioni di profughi, la gran parte rimasta in Medio Oriente. La guerra è madre di tante miserie . E anche i Paesi non confinanti, come quelli europei, ne pagano il prezzo. Questo dovrebbe rendere più s

Moro: Si poteva fare di più per salvare il leader DC

Paolo VI e Aldo Moro Restano i dubbi sulla linea della fermezza e su come non sia stato possibile liberarlo in 55 giorni Sono passati quarant'anni dal rapimento e dalla morte di Aldo Moro, dopo 55 giorni di carcere delle BR, eppure si discute ancora di quella tragedia nazionale. Emergono pure particolari inediti su una storia senza fine. La vicenda della "prigionia" del presidente della DC mise a nudo le fragilità e le rigidità della classe politica, della Chiesa e della società. Tre mesi dopo la morte di Moro, scomparve un altro grande protagonista della ricostruzione (e "cofondatore" della Dc con De Gasperi), papa Paolo VI. Fu una figura drammatica e dolente, che tentò di salvare la vita del leader Dc, ma si scontrò con molti ostacoli , tra cui la decisione del Governo italiano di non negoziare con i terroristi. Dal carcere delle Br, Moro si rivolgeva a lui e dignitosamente chiedeva: «Quale altra voce, che non sia quella d