Passa ai contenuti principali

Moro: Si poteva fare di più per salvare il leader DC

Paolo VI e Aldo Moro
Restano i dubbi sulla linea della fermezza e su come non sia stato possibile liberarlo in 55 giorni

Sono passati quarant'anni dal rapimento e dalla morte di Aldo Moro, dopo 55 giorni di carcere delle BR, eppure si discute ancora di quella tragedia nazionale. Emergono pure particolari inediti su una storia senza fine. La vicenda della "prigionia" del presidente della DC mise a nudo le fragilità e le rigidità della classe politica, della Chiesa e della società.
Tre mesi dopo la morte di Moro, scomparve un altro grande protagonista della ricostruzione (e "cofondatore" della Dc con De Gasperi), papa Paolo VI. Fu una figura drammatica e dolente, che tentò di salvare la vita del leader Dc, ma si scontrò con molti ostacoli, tra cui la decisione del Governo italiano di non negoziare con i terroristi. Dal carcere delle Br, Moro si rivolgeva a lui e dignitosamente chiedeva: «Quale altra voce, che non sia quella della Chiesa, può rompere le cristallizzazioni che si sono formate?». Si cristallizzò la volontà di non trattare. Andreotti se ne fece interprete, recependo la dura posizione del Pci, decisivo nell'appoggio al suo Governo. Ebbe la percezione che l'Italia non avrebbe tenuto di fronte a un negoziato. Molti la pensavano come lui in un clima di un certo unanimismo.
Lo storico Agostino Giovagnoli, nel saggio Il caso Moro. Una tragedia repubblicana, ricostruisce come la classe politica fosse invece più divisa di quanto si diceva e che le crepe, dopo lo shock del rapimento, stavano emergendo quando Moro fu ucciso. Si doveva fare di più per salvarlo, anche per la sensibilità alla vita umana che caratterizza l'Italia dalla Seconda guerra mondiale.
Si è fatto di più in Italia in vari casi, e anche per italiani rapiti all'estero. Altri Paesi, come Gran Bretagna e Stati Uniti, non negoziano. L'Italia sì. Certo, niente era facile in quei momenti terribili. Marco Damilano, nel suo libro Un atomo di verità, commenta: «Quarant'anni dopo, lo Stato non è riuscito ancora a spiegare come sia stato possibile consegnare per 55 giorni il Presidente a una banda di terroristi incolti e mal preparati».
Dopo la morte di Moro, la Dc si trascinò in quella che oggi appare un'agonia. Con la Dc finirono i socialisti e poi arrivò l'ora del Pci. Così scomparve la politica, legata alle culture storiche e a "popoli" di militanti. Si può e si deve discutere ancora di questa nostra tragedia nazionale. Resta però, come un macigno, la responsabilità di un gruppo di stolti e radicalizzati, come le Br. Le loro interviste e i loro libri mostrano la loro insensata volontà di usare la violenza per cambiare in meglio il mondo, e invece lo resero peggiore. È la follia del terrorismo di ieri e di oggi.

Segui Andrea Riccardi su Facebook

Commenti

Post popolari in questo blog

I corridoi lavorativi: modello di accoglienza e buon senso

Sono un modo sicuro per integrare i rifugiati e avere la manodopera di cui abbiamo bisogno La sorpresa è venuta dalla società italiana: a fronte dei 151.000 posti messi in palio dal decreto flussi (non stagionali), le domande degli italiani sono state oltre 690.000. Una massa di richieste a dimostrazione dell'enorme bisogno di manodopera in quasi tutti i settori. La decrescita demografica rende urgente cercare manodopera all'estero.  La paura e l'allarmismo hanno paralizzato la politica che non ha trovato una soluzione ragionevole. I Governi della Ue sono immobilizzati dallo spirito del tempo: paura dei migranti e idea che ognuno debba fare da sé.  Ma i dati parlano chiaro: l'economia europea ha bisogno di manodopera, ma soprattutto l'inverno demografico rende sempre più urgente un rimedio. In Italia c'è forte inquietudine: secondo i dati dell'Istituto Cattaneo, dovremo andare a cercare gli immigrati, pena il crollo dell'economia perché per cinque pens

La guerra non è inevitabile e il mondo non si deve rassegnare

Papa Francesco entrando all'Arena di Verona saluta Andrea Riccardi  È la costante profezia del Papa: per realizzarla, bisogna investire tutti su diplomazia e dialogo Papa Francesco ha presieduto, sabato 18 maggio, all'Arena di Verona, l'incontro Giustizia e pace si baceranno . L'"Arena di Pace", nata nel 1986, ha avuto sei edizioni. Due nel 1991, il periodo della prima guerra del Golfo, che segnò la massima mobilitazione per la pace. Dal 2003 questo evento non si teneva più.  Negli ultimi due decenni il movimento della pace ha coinvolto meno persone. Resta ancora in Italia un tessuto importante di realtà associative, ma complessivamente il tema della pace è uscito dal dibattito pubblico. Sembra un paradosso, si parla meno di pace proprio quando l'Europa si trova di fronte a un grave conflitto che, a partire dall'aggressione russa, sta dilaniando l'Ucraina. Si aggiunge la drammatica situazione in Terra Santa: l`aggressione terroristica d'Israe

La crisi in Giordania: a rischio un'oasi di pace nel caos del Medio Oriente

Il regno di Abdallah confina con Israele, Siria, Arabia Saudita e Iraq e ospita un altissimo numero di rifugiati Tutto è complicato e in movimento in Medio Oriente: le crisi si susseguono. Un solo Paese è stabile: la Giordania, su cui regnano gli hashemiti, famiglia che discende dal profeta Maometto. Ora il re Abdallah è stato scosso da una congiura, che coinvolge il fratellastro, principe Hamzah (un tempo erede al trono, che poi ha dovuto lasciare il posto al figlio di Abdallah). Il re ha assicurato che la situazione è sotto controllo e Hamzah ha dichiarato fedeltà al sovrano.  È una faida da famiglia reale, forse un po' più significativa di quella dei Windsor, con le rivelazioni del principe Harry e della moglie Meghan. Si gioca la stabilità di uno Stato al confine di Israele, Siria, Arabia Saudita e Iraq, che si affaccia sul Mar Rosso con il porto di Aqaba.  C'è stato un grande allarme internazionale. Il presidente Biden ha telefonato al re per sostenerlo. La crisi sembra r