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Visualizzazione dei post da 2022

Insieme per il lavoro e i poveri. L'incontro del Papa con il leader della Cgil in Vaticano

Un momento dell'incontro di papa Francesco con la Cgil il 19 dicembre Lotta allo sfruttamento, all'egoismo e alla solitudine sono i valori che devono unire i cattolici e il sindacato L'incontro in Vaticano il 19 dicembre tra papa Francesco e la Cgil è di grande rilievo. Non solo perché la storia del mondo cattolico con questo sindacato non è stata facile. Nel 1948, a seguito dello sciopero generale dopo l'attentato a Togliatti, la corrente cattolica uscì dalla Cgil. Negli anni successivi ci furono dure contrapposizioni e, nonostante gli avvicinamenti e le collaborazioni, l'unità sindacale non è stata restaurata (anzi, si è conosciuto un processo di frammentazione).  La Cgil è il più grande sindacato italiano con più di cinque milioni di iscritti. Continua idealmente la Confederazione generale del lavoro, fondata nel 1906 e sciolta dal fascismo. L'incontro tra il Papa e la Cgil ha avuto un contenuto importante.  Già lo si è colto dal saluto del segretario gener

Sono 23 le guerre in corso: un viaggio nel dolore del mondo

Aleppo (Siria) distrutta dalla guerra - Foto da  Wikimedia Commons Per i cristiani la pace è una missione antica: per questo devono ricordare tutti i popoli feriti da violenze e odi Non ci sarà purtroppo una tregua di Natale tra Ucraina e Russia. Lo si sperava con forza. Le comuni radici cristiane dei due popoli, nati con il battesimo di Rus e a lungo vissuti nella comunione della stessa Chiesa ortodossa, avrebbero dovuto favorire questo passo. Così la guerra rischia di essere senza fine. Il Natale, per i cristiani, parla di pace.  La più forte espressione del male è la guerra. Eppure domina i nostri giorni. Non è solo in Ucraina. Il conflitto ucraino coinvolge noi europei per la vicinanza geografica e per i profughi che sono tra noi. Ci sono tante altre guerre nel mondo: ben 23 conflitti ad alta intensità attivi, cui vanno aggiunte altre situazioni di aperta o latente tensione. Nel Nagorno-Karabakh, armeni e azeri vivono una pericolosa tensione dopo gli scontri che hanno costretto l

Ebrei e nazisti, il silenzio di Pio XII: una complessa storia di solidarietà

Il basso profilo scelto si spiega con la volontà di aiutare concretamente i perseguitati e tentare azioni di pace I1 direttore mi ha chiesto di parlare del mio libro, La guerra del silenzio. Pio XII, il nazismo gli ebrei , edito recentemente da Laterza. Lo faccio con qualche ritrosia. Forse sarebbe meglio che un altro ne scrivesse. Tuttavia questo libro è, per me, un punto di arrivo di tanti anni, almeno dal 1976, di ricerche e di scrittura attorno al tema: la Chiesa, i cristiani e il Papa di fronte al grande dramma della Seconda guerra mondiale. Tanti problemi di allora, seppure in altra veste, ritornano oggi e ce li siamo posti anche su queste pagine, parlando di papa Francesco e la guerra in Ucraina o discutendo di vari Paesi investiti dal conflitto. Ci siamo anche chiesti: che cosa possono fare i cristiani e cosa può fare la Chiesa di fronte alla guerra?  Ne La guerra del silenzio ho avuto la possibilità di utilizzare gli archivi vaticani, da poco aperti allo studio. Oltre i docum

Né rassegnato né schierato lo sguardo di Bergoglio sul conflitto in Ucraina

La commossa preghiera di Papa Francesco l'8 dicembre alla Madonna Immacolata  La trattativa dovrebbe partire dall'equilibrata proposta avanzata dal Santo Padre il 2 ottobre che non mortifica nessuno Papa Francesco ha uno sguardo particolare sulla tragedia ucraina, raro in questi tempi. Non uno sguardo rassegnato, come quello di troppi che pensano sia impossibile fare qualcosa. Nemmeno uno sguardo schierato nella logica dei combattimenti. Francesco non è appiattito su nessuna delle posizioni che si misurano sullo scacchiere ucraino.  Il suo è lo sguardo di chi mira alla pace, prima di tutto per il popolo ucraino, ma anche per i russi, coinvolti in una guerra di aggressione. Mirare alla pace non vuole dire essere insensibili ai drammi del popolo ucraino, provato dalla guerra, dai bombardamenti, dalla mancanza di energia elettrica, dal freddo e tant'altro. La pace è prima di tutto il bene rubato agli ucraini dall'invasione russa. Bisogna restituirgliela. Nell'Angelu

Migranti, l'importanza di una strategia europea: i bracci di ferro sono inutili

I migranti sbarcati l'8 Novembre a Catania dalla nave Geo Barents della Ong Medici senza frontiere - Foto Emiliano Abramo/Sant'Egidio Si paga il fatto che gli accordi di ricollocazione non hanno meccanismi automatici. Occorre una visione di lungo periodo In Europa, di fronte a ogni emergenza migratoria, scatta una reazione istintiva: chiudersi a riccio e accusare gli altri Stati di poca solidarietà. Ora l'Italia si sente abbandonata, ma anche gli altri Paesi hanno vissuto la stessa sensazione.  Bisogna uscire da questo blocco ricorrente e guardare la realtà. Oggi masse di persone si spostano nel mondo per mancanza di lavoro, conflitti, cambiamenti climatici e situazioni invivibili. Guardiamo al Pakistan: le immani inondazioni del mese scorso (un quinto del Paese colpito) incentiveranno il movimento globale delle popolazioni. È miope e inutile litigare tra europei su una crisi planetaria. Nell'Unione europea si paga il fatto che gli accordi di ricollocazione non hanno u

Non consegniamo il futuro alle armi: la pace è dei forti

Una immagine della manifestazione del  5 Novembre in piazza San Giovanni a Roma - Foto Sant'Egidio Manifestazioni come quella di Roma spronano i Governi a tessere la pace ridando vigore all'azione diplomatica È possibile che una svolta nella guerra in Ucraina non sia ancora all'orizzonte? Le sofferenze sono tante.  Gli ucraini avranno un duro inverno, con il freddo e la mancanza di elettricità, dopo la distruzione di un terzo delle infrastrutture energetiche del Paese. Anche nel mondo russo sembrano calare i sostenitori della guerra. Un giornale russo online, basato in Lettonia, a partire da sondaggi indipendenti russi, informa che in nel Paese il punto più alto nei consensi alla guerra è stato tra marzo e aprile 2022 per poi diminuire dal 25% fino al 16% di settembre (i favorevoli alla pace sono aumentati dal 23% al 27%). Ma la situazione della guerra, a seguito dell`aggressione russa, è bloccata sul piano diplomatico. Nessuna via, al momento, sembra percorribile tra Kyiv

Un ponte tra Occidente e Oriente per vivere insieme nella diversità

Un momento della visita di Papa Francesco in Bahrein - Foto Vatican News La necessità di mettere in contatto questi due "mondi" in nome della pace. Alle religioni un compito importante Si è tenuto in Bahrein il Forum per il dialogo, patrocinato dal re Hamad bin Isa al Khalifa. L'incontro, cui hanno partecipato il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo, il grande imam di al-Azhar, al-Tayyib e vari altri leader religiosi, ha avuto per tema la coesistenza tra Oriente e Occidente.  È un filone, iniziato a Firenze nel 2015, per impulso della Comunità di Sant'Egidio. In quell'occasione, al-Tayyib parlò della necessità di passare «dal mondo dei sogni a quello del reale». Accadeva sette anni fa e il Grande imam di al-Azhar, la più alta autorità musulmana, dichiarava: «Siamo venuti da voi con grandi speranze, con una fiducia illimitata nella vostra lealtà e nella vostra determinazione contro i fautori della violenza, contro coloro che vogliono che l'Occidente rimanga

Rimettiamo la pace nel cuore del futuro

Il gesto di pace a conclusione della cerimonia che ha visto Papa Francesco e i leader religiosi raccolti ai piedi del Colosseo - Foto Sant'Egidio Cercarla, a livello personale, sociale e politico, non è un atteggiamento da deboli, ma da forti A che serve dialogare? Non è un'inutile cedevolezza? Sono domande che alla fine esprimono rassegnazione di fronte alla realtà. Infatti quando i credenti pregano insieme, quando immaginano la pace anche di fronte a orizzonti di guerra, si apre sempre una via di speranza.  Cercare la pace non è un atteggiamento da deboli, ma da forti. Papa Francesco, parlando al Colosseo, dopo la preghiera delle varie comunità religiose, ha detto: « Rimettiamo la pace al cuore della visione del futuro, come obiettivo centrale del nostro agire personale, sociale e politico, a tutti i livelli. Disinneschiamo i conflitti con l'arma del dialogo». Non sono belle parole, ma l'espressione della forza di pace scaturita dal dialogo e dalla preghiera dei lea

«Solo la pace è santa, la guerra non lo è mai»

Il Papa e i leader delle religioni mondiali ai piedi del Colosseo sottoscrivono l'appello di pace appena proclamato - Roma, 25 ottobre 2022 - Foto Sant'Egidio Il messaggio dell'evento promosso dalla Comunità di Sant'Egidio, con il Papa e gli altri leader religiosi Tra i1 23 e il 25 ottobre si sono riuniti a Roma i leader delle grandi religioni mondiali su invito della Comunità di Sant'Egidio per dialogare e pregare per la pace. L'incontro, quanto mai attuale di fronte alla guerra in Ucraina a seguito dell'invasione russa, si inserisce in una ormai lunga storia di dialogo interreligioso partita da Assisi nell'ottobre 1986.  Allora, Giovanni Paolo II invitò i leader delle religioni nella città di san Francesco a pregare per la pace gli uni accanto agli altri, non più, come disse, gli uni contro gli altri. Fu una svolta nel rapporto tra le religioni dopo secoli di ignoranza reciproca o di conflitti. Alcuni, anche nella Chiesa cattolica, accusarono papa Wo

Autoritarismo: l'incubo non svanisce

Certi regimi dell'Europa orientale e dell'Africa hanno ridotto lo spazio della democrazia. Occorre vigilare Siamo alla vigilia del centenario della marcia su Roma e giustamente si discute molto di fascismo. Non solo per ricordare il Ventennio, in cui la democrazia fu abolita e la libertà soppressa. Un periodo in cui l'Italia visse avventure bellicistiche, tra cui la guerra all'Etiopia che, con l'uso di armi chimiche, distrusse uno Stato libero e attuò una repressione vergognosa.  Negli ultimi anni del regime, le leggi antisemite espressero la natura razzista del fascismo, che poi, nella versione della Repubblica sociale, collaborò a deportare gli ebrei nei campi della morte. Fu la Shoah italiana. Poi ci fu la follia della Seconda guerra mondiale al fianco della Germania. Non si dimentichi che il fascismo di Mussolini fu un modello per vari movimenti e regimi, quello di Hitler, ma anche per la Spagna, il Portogallo, la Romania e altri, perfino il peronismo argentino

Mozambico, la lezione dei negoziati del 1992: la pace è sempre possibile

La mediazione che portammo avanti insegna come la pace sia sempre possibile anche tra acerrimi nemici Trent'anni fa, il 4 ottobre 1992, a Roma, a Sant'Egidio, si arrivò alla pace per il Mozambico. Indipendente dal Portogallo nel 1975, la guerra aveva sconvolto questo Paese africano. Si trattava di una guerra civile tra la Renamo, il movimento guerrigliero di opposizione, e il Governo della Frelimo (partito unico di orientamento marxista, vicino al blocco sovietico). Il conflitto devastò il Paese: 3-4 milioni di sfollati interni e profughi nei Paesi confinanti e, soprattutto, un milione di morti.  Una tragedia che aveva distrutto completamente il Paese che diveniva il più povero del mondo. Il Governo controllava solo le capitali provinciali e alcune piccole città, ma gran parte del territorio era insicura sotto la minaccia della guerriglia e della violenza dei militari. Entrambe le parti avevano commesso orribili violenze. Parte della popolazione, affamata, si intasava nella p

La minaccia atomica di Putin getta l'umanità di fronte all'ignoto

L'uso del nucleare avrebbe effetti devastanti. Milioni di uomini non possono pagare l'irresponsabilità di pochi La guerra in Ucraina compie un salto: la mobilitazione parziale annunciata da Vladimir Putin e i referendum sull'annessione delle regioni contese. Gesti unilaterali per creare il fatto compiuto.  Ma il vero salto è parlare di minaccia nucleare. Sia Putin, che la cita tra le eventualità e ricorda che non è un bluff, sia il presidente Biden che chiede di non farlo, ne parlano ormai come di una possibilità concreta. Ci stiamo abituando all'idea che si possa giungere all'utilizzo dell`atomica, come mai prima d'ora.  È dirompente: un salto nel vuoto di fronte a cui c'è l`ignoto della distruzione totale. Nessuno sa dove sia la linea rossa che non si può superare, dopo cui scatta la guerra atomica. L'ignoto fa sperare all'infinito che sia solo un incubo, ma non è così.  Chiunque sia in possesso dell'atomica si sentirebbe legittimato a usarla

Il mondo è casa nostra, ogni voto incide: come ci siamo preparati?

Le guerre in Ucraina, Iraq e Siria hanno effetti nel quotidiano. Informarsi e riflettere è necessario per tutti, specie per chi crede Votare è una responsabilità, soprattutto quando si vedono le difficoltà di tanti nella vita quotidiana. Quel che manca, dopo il voto, è la partecipazione della gente alla politica: che gli eletti non fuggano nel Palazzo senza dialogo. Ma, forse, da parte degli elettori bisogna trovare il modo per informarsi di più e far sentire il proprio peso. D'accordo - si potrebbe dire - ma che c'entra l'Iraq con noi? O altri Paesi?  Innanzitutto, nel mondo globale siamo tutti legati. Tutto si comunica, specie le conseguenze della guerra e dell'instabilità. La guerra in Ucraina ha causato la crisi del gas, il blocco delle esportazioni del grano che affama parecchi Paesi. La guerra in Siria, che ha provocato sette milioni di rifugiati siriani all'estero, nel 2015 ha diviso in profondità l'Europa di fronte all'accoglienza. I Paesi dell'E

Papa Francesco in Kazakistan, messaggero di dialogo e di unità

Papa Francesco e al Tayyb, il grande imam di Al Azhar, si salutano all'inizio del Congresso delle religioni mondiali in Kazakistan - Foto Vatican Media L'occasione? II VII Congresso delle religioni mondiali e tradizionali. Assente il patriarca di Mosca Kirill Papa Francesco va in Kazakistan, dove vive una comunità di 250.000 cattolici su quasi 19 milioni di abitanti. La visita fa parte della sua strategia pastorale di attenzione alle piccole comunità cattoliche in condizioni minoritarie. Infatti nel Paese, prevalentemente musulmano, i cristiani sono in larga parte ortodossi (25% degli abitanti) e appartengono alla Chiesa russa.  L'occasione del viaggio è anche il VII congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali, che si tiene ogni tre anni. I congressi sono stati iniziati nel 2003 dal discusso presidente Nursultan Nazarbaev e sono un appuntamento, promosso dal governo, cui partecipano personalità religiose mondiali, come il grande imam al Tayyb alla testa di

Sull'Iraq l'ombra della guerra civile

Un momento delle proteste di fine Agosto a Baghdad a ridosso della green zone Il Paese, multietnico e multireligioso, oggi vive una profonda crisi, tutta interna al mondo sciita Che cosa succede in Iraq? La visita di papa Francesco, pochi mesi fa, aveva gettato un fascio di luce e di speranza sulla situazione del Paese. Oggi è investito da una grande crisi. Ma la situazione dell'Iraq è molto complessa. Per seguirla è necessario provare a capire quel che succede. Questa infatti è la grande sfida che tanti contesti del mondo lanciano alla nostra intelligenza e alla nostra passione per la pace: la complessità.  L'Iraq, multietnico e multireligioso, è davvero complesso. Lo mostrano le vicende degli ultimi giorni. I seguaci del leader sciita Moqtada al-Sadr si sono ritirati dalla green zone , il quartiere governativo a Baghdad, occupato da loro in queste settimane. L'area era diventata teatro di scontri armati che hanno provocato decine di morti. L'attuale crisi è tutta int

Con la guerra in Ucraina il mondo è tornato a dividersi in due blocchi

L'incontro a Leopoli tra i presidenti della Turchia e dell'Ucraina, Erdogan e Zelenski, e il Segretario generale dell'Onu Guterres lo scorso 18 Agosto - Particolare di foto da https://www.president.gov.ua/photos/robocha-poyizdka-prezidenta-ukrayini-na-lvivshinu-4861 Cambiano gli equilibri planetari: da una parte Russia e Cina, dall'altra l'Occidente. È finita l'era della globalizzazione L'attentato all'ideologo Aleksandr Dugin (in cui ha perso la vita la figlia Darya) dimostra che anche la Russia è toccata al suo interno, sia si tratti di un'azione ucraina o di una lotta intestina. Il conflitto non si avvia a conclusione.  Cosa ritenere dei sei mesi di guerra in Ucraina? I combattimenti si sono insabbiati. Tante vite umane sono state sacrificate senza grandi risultati per le due parti. Non c`è un vincitore né sembra che potrà esserci.  La guerra sta cambiando gli equilibri globali, dando un duro colpo alla globalizzazione: il mondo si comincia a divi

Spegniamo il fuoco dell'odio prima che divampi nel mondo. Una riflessione sull'attentato a Salman Rushdie

Salman Rushdie - Foto di  Christoph Kockelmann   Esistono tanti giacimenti di fanatismo e pregiudizio pronti a esplodere. Serve una revisione personale e collettiva, anche da parte di noi cristiani Purtroppo, 33 anni dopo, la fatwa pronunciata dall'ayatollah Khomeyni è arrivata implacabilmente a destinazione con l'attentato allo scrittore Salman Rushdie, accusato di blasfemia e condannato a morte nel 1989 per la pubblicazione del suo libro Versetti satanici. Khomeyni, che sarebbe morto nello stesso anno, era tornato in Iran dieci anni prima per prendere la guida della rivoluzione iraniana e costruire un regime teocratico. Non tutti gli sciiti del mondo si identificano con la posizione del leader iraniano, ma questa è divenuta prevalente: alla fine degli anni Settanta, l'islam sciita si mostrava come un'efficace "teologia della liberazione"; non solo nella resistenza iraniana agli Stati Uniti, ma anche nella lotta a un Occidente considerato corrotto e imperial

Usa, Cina e Russia: è l'ora di dialogare

Una recente riunione del Consiglio di sicurezza dell'Onu  UN Photo/Loey Felipe Le polemiche e la tensione fra le tre potenze continuano a crescere. Il rischio di una terza guerra mondiale è reale Le notizie sul conflitto in Ucraina oggi preoccupano meno. A tutto ci si abitua. E ci stiamo troppo abituando a questa vicenda che, oltre a morti e distruzioni, ha disseminato nel mondo sei milioni di ucraini, molti dei quali bambini. La guerra si contagia, come abbiamo più volte detto. In Europa certamente. Si è già segnalata la ripresa di tensioni tra Serbia e Kosovo. Anche in Caucaso si è riattivata la conflittualità nel Nagorno-Karabakh tra azeri e armeni (che devono la loro sicurezza alla Russia e sono prossimi a essa sulla questione ucraina).  La più preoccupante novità è il riaccendersi della polemica tra Cina e Stati Uniti su Taiwan. Pechino è amica della Russia, ma riconosce l'Ucraina, con cui ha intensi scambi commerciali. Si era sperato che i cinesi mediassero.  Finora era

Sul cuore dell'Europa soffia l'estremismo. Di nuovo tensioni al confine tra Kosovo e Serbia

I Carabinieri presidiano uno dei ponti che dividono le due parti di Mitroviça - Agosto 2022 - Foto di Sergio Pilu  La guerra in Ucraina ha ridato fiato ai nazionalismi: il linguaggio delle minacce prevale su quello del dialogo Si è riaccesa la tensione tra serbi e kosovari, specie a Mitroviça, dove sono riapparse le barricate, per fortuna senza morti. Dagli accordi militari del 1999, la città è divisa in due: a sud del fiume Ibar, gli albanesi kosovari, circa 80 mila, e a nord i 20 mila serbi. È l'enclave serba più rilevante tra quelle esistenti nel Paese. La frontiera con la Serbia è controllata dalla polizia kosovara con la Kfor (l'operazione Nato con oltre 3.500 uomini).  I carabinieri presidiano i due ponti che separano le comunità. A nord di Mitroviça, i serbi possono bloccare importanti strade verso il confine.  Il confronto è ripreso dopo la decisione kosovara di non accettare più i documenti serbi di trasporto (patenti, carte di circolazione e targhe) rilasciati a Be

La difesa della razza: un imbroglio che ignora le tragedie del '900

  In un mondo instabile, si offrono soluzioni semplicistiche che individuano nei migranti il nemico. Non è questa l'Europa che vogliamo Quale futuro per l'Europa? Quale per il nostro Paese? Un'idea di futuro è stata disegnata nell'Est europeo (con forti riflessi nell'Ovest) e le ha dato voce soprattutto il premier ungherese Viktor Orbàn. Parlando a una tradizionale manifestazione di ungheresi in Romania, ha fatto una dichiarazione che colpisce: «Siamo disposti a mescolarci, ma non vogliamo diventare una razza mista». Ha aggiunto: «L'immigrazione ha diviso l'Europa in due, o potrei dire che ha diviso l'Occidente in due». Infatti, «una metà è un mondo in cui convivono popoli europei e non europei»: «questi Paesi non sono più nazioni», ma «una congerie di popoli», ha concluso. L'Ungheria lotta contro la «mescolanza di razze» e rifiuta di diventare una «popolazione incrociata», come, secondo il premier, stanno diventando i Paesi dell'Europa occidenta