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Né rassegnato né schierato lo sguardo di Bergoglio sul conflitto in Ucraina

La commossa preghiera di Papa Francesco l'8 dicembre alla Madonna Immacolata 

La trattativa dovrebbe partire dall'equilibrata proposta avanzata dal Santo Padre il 2 ottobre che non mortifica nessuno

Papa Francesco ha uno sguardo particolare sulla tragedia ucraina, raro in questi tempi. Non uno sguardo rassegnato, come quello di troppi che pensano sia impossibile fare qualcosa. Nemmeno uno sguardo schierato nella logica dei combattimenti. Francesco non è appiattito su nessuna delle posizioni che si misurano sullo scacchiere ucraino. 

Il suo è lo sguardo di chi mira alla pace, prima di tutto per il popolo ucraino, ma anche per i russi, coinvolti in una guerra di aggressione. Mirare alla pace non vuole dire essere insensibili ai drammi del popolo ucraino, provato dalla guerra, dai bombardamenti, dalla mancanza di energia elettrica, dal freddo e tant'altro. La pace è prima di tutto il bene rubato agli ucraini dall'invasione russa. Bisogna restituirgliela. Nell'Angelus del 2 ottobre, ha mostrato il suo stato d`animo: «Mi affliggono i fiumi di sangue e di lacrime versati in questi mesi». 

L'attenzione al dolore dei bambini, delle donne, degli anziani e di tutti è il segreto per cui il Papa non si rassegna alla guerra. Questo segreto è una proposta anche per noi tutti, perché non ci abituiamo al fatto che gli ucraini siano in guerra, volgendoci dall'altra parte. Non c'è questo rischio oggi verso i rifugiati ucraini, dopo aver partecipato con intensità alla loro accoglienza? Francesco segue la vicenda giornaliera della guerra con un'intensa partecipazione e molti contatti: reagisce ai dolori ed esprime il suo dispiacere giorno dopo giorno. Talvolta qualcuno vorrebbe tirarlo dalla sua parte, a partire da una singola reazione. È bene pubblicare i suoi testi sulla questione ucraina per misurarsi con la sua visione di fondo, che ha al centro la pace, "detronizzata" dal discorso pubblico. 

Senza la pace, non c`è futuro. Nella prefazione, Francesco si chiede: «A quante altre tragedie dovremo assistere prima che quanti sono coinvolti in ogni guerra comprendano che questa è unicamente una strada di morte che illude soltanto alcuni di essere i vincitori?». E aggiunge: «Con la guerra siamo tutti sconfitti!». 

In questo senso vorrei riproporre l'equilibrata proposta del Papa, il 2 ottobre: «Il mio appello si rivolge innanzitutto al Presidente della Federazione Russa, supplicandolo di fermare, anche per amore del suo popolo, questa spirale di violenza e di morte. D'altra parte, addolorato per l'immane sofferenza della popolazione ucraina a seguito dell'aggressione subita, dirigo un altrettanto fiducioso appello al Presidente dell'Ucraina ad essere aperto a serie proposte di pace». 

Da queste parole dovrebbe partire una via negoziale che salvi l'Ucraina dalla guerra e che consenta alla Russia di uscire da questo conflitto. La pace è possibile. 

Il vecchio patriarca Atenagora di Costantinopoli, che aveva vissuto le guerre nei Balcani nel     1914-1918 e sapeva bene come ogni conflitto sia una lacerazione della storia umana, affermava: «Tutti i popoli sono buoni. Ognuno merita rispetto e ammirazione. Ho visto soffrire gli uomini. Tutti hanno bisogno di amore... So pure che esistono forze oscure, demoniache, che a volte, s'impossessano degli uomini, dei popoli. Ma l'amore di Cristo è più forte dell'inferno». 

Questa prospettiva di fede rafforza la visione di pace ma, allo stesso tempo, ci rende realisti nell'impegno per la fine della guerra. 

Francesco è un esempio per tutti di questa concreta speranza. Non dobbiamo lasciarlo solo, ma cercare con lui la pace: nella preghiera incessante, nella solidarietà con gli ucraini, nelle azioni possibili per ognuno, nel parlare perché nessuno dimentichi.

Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana dell'11/12/2022

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