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Visualizzazione dei post da maggio, 2021

Migranti, creare ingressi legali e integrare: le mosse vincenti

L'arrivo in poche ore di 8 mila persone deve spronare l'Ue e l'Italia a gestire in modo più efficace i flussi L'improvviso drammatico arrivo di ottomila immigrati in una notte dal Marocco all'enclave spagnola di Ceuta, tra cui quasi duemila minori, è stato l'ultimo segno di una crisi migratoria non solo non governata ma anche sfruttata. Sulle vite di migliaia di persone si è giocata una partita politica, diversa dalle questioni migratorie, in cui il Marocco ha voluto lanciare un segnale di contrarietà alla Spagna. È l'ultimo dramma delle migrazioni che tocca l'area del Mediterraneo, dopo il tragico naufragio di qualche settimana fa presso le coste libiche. La mobilità umana è costante (i motivi sono molti), ma nell'attuale disordine globale si aprono vie irregolari, spesso tragiche, sfruttate da trafficanti. L'Ue non riesce né ad armonizzare una politica comune né a venire incontro alle proprie esigenze in termini di forza lavoro e demografia. 

È ora di far entrare in gioco nuovi mediatori per la pace in Terra Santa

Gaza Maggio 2021 - UNRWA Photo Un conflitto irrisolto per troppo tempo può avere conseguenze imprevedibili. È quello che sta  insanguinando Israele e Gaza e prende in ostaggio i civili su cui piombano razzi e bombe.  Si può pensarla in molti modi sulla questione palestinese, ma gli oltre 1.200 razzi lanciati, non solo su Ashkelon ma sulle periferie di Gerusalemme e Tel Aviv, non possono essere considerati una ritorsione per i precedenti fatti della Spianata del Tempio. Sono una minaccia allo Stato di Israele. In reazione vi sono state centinaia di operazioni aeree contro obiettivi di Hamas, ma è difficile evitare errori nella densamente abitata Striscia di Gaza.   Hamas si nasconde tra la gente e assume l'aspetto multiforme usato dai terrorismi contemporanei. Gli scontri continuano in Cisgiordania e sulla Spianata delle moschee a Gerusalemme, dove si ammassano migliaia di fedeli.  In questa crisi sono coinvolti gli arabo-israeliani, come mostrano i gravi incidenti di Lod e la sina

Lo sterminio armeno, una ferita aperta, una strage di cristiani

  La Turchia continua a negare l'eliminazione pianificata, più di cento anni fa, del popolo di fede cristiana Più di cento anni fa, durante la Prima guerra mondiale, nei territori dell'Impero ottomano avvenne la strage degli armeni: per gli armeni stessi e per vari Paesi del mondo, cui si è aggiunto il recente sostegno del presidente degli Stati Uniti Biden, si tratta di un genocidio. Papa Francesco ne ha parlato come di genocidio. Si dibatte sul suo riconoscimento anche da parte dell'Italia.  La Turchia, fin dalla fondazione della Repubblica nel 1923, si è decisamente opposta a questa definizione: nel 1915 e negli anni successivi non sarebbe avvenuta una strage degli armeni, voluta dal gruppo allora al potere a Istanbul, i Giovani Turchi. Anzi, gli armeni avrebbero collaborato con il nemico russo. E poi, in quegli anni tumultuosi, armeni e turchi sarebbero morti nel caos della guerra. Questa la tesi sostenuta in Turchia a tutti i livelli. Nel 2014, l'allora primo mini

A proposito di Nadia De Munari e il vescovo Carlassare: Nessuno può uccidere l'amore cristiano che è senza confini

Gli agguati a due missionari italiani. Storie così ci ricordano quei concittadini che scelgono di vivere in mondi poveri e sferzano le nostre coscienze Due fatti drammatici hanno toccato due italiani nel mondo: l'uccisione della missionaria laica cinquantenne Nadia De Munari, in Perù, e il ferimento del comboniano  Christian Carlassare, 43 anni, nominato vescovo della diocesi di Rumbek in Sud Sudan. Entrambi sono vicentini. Ci ricordano che ci sono italiani che hanno scelto di vivere in mondi poveri fuori dall'Italia.  Non è una storia di anziani missionari, figli di un'Italia di altri tempi. Sono fatti dolorosi che ci risvegliano dalla concentrazione sui problemi della nostra vita quotidiana, aggravata da mesi di pandemia, che pur essendo un fenomeno globale paradossalmente spinge all'isolamento e alla preoccupazione per sé o al massimo per il proprio ambiente. Ma i cristiani, soprattutto in quest'era globale, non possono vivere concentrati su di sé. In qualche m