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Visualizzazione dei post da luglio, 2016

Cristiani mai in guerra. La Chiesa è una riserva di saggezza per l'Europa

«Padre Jacques è morto come monsignor Romero. E all'odio si risponde sempre con il messaggio della pace». Sul settimanale "L'Espresso" del 4 agosto, un lungo colloquio tra Marco Damilano e Andrea Riccardi sulla violenza terroristica che ha colpito l'Europa e la risposta dei cristiani. "Se mi capitasse un giorno (e potrebbe essere anche oggi) di essere vittima del terrorismo che sembra voler coinvolgere ora tutti gli stranieri che vivono in Algeria, vorrei che la mia comunità, la mia Chiesa, la mia famiglia si ricordassero che la mia vita era donata a Dio e a questo Paese... Che sapessero associare questa morte a tante altre ugualmente violente, lasciate nell'indifferenza dell'anonimato...". Così scriveva frère Christian de Chergé, monaco trappista di Notre Dame de I`Atlas a Tibhirine, in Algeria, decapitato dai fondamentalisti islamici il 21 maggio 1996, assieme a sei suoi confratelli, nel momento più sanguino

La risposta della Chiesa alla violenza che dilaga

L'Europa è scossa da un'ondata di violenza: Nizza, Monaco, altre città tedesche... Alle porte del nostro continente, in Turchia, un folle colpo di Stato motiva la dura reazione di Erdogan, che sta cambiando i connotati della democrazia turca. Tanta violenza, tanti morti in questo periodo. Anche nel mondo, come a Baghdad o a Kabul. Per quel che riguarda il terrorismo in Europa, non tutto proviene da quel "califfato" che domina parte della Siria e dell'Iraq. C`è una chiara matrice islamica in alcune violenze in Europa. Non a Monaco di Baviera. Come si arriva a tanta follia? Spesso si tratta di persone disturbate. Sono marginali, periferiche, alla ricerca della ribalta per scaricare l'odio accumulato contro la società. Ci sono percorsi di autoconversione all'islamismo e al terrorismo, quasi in solitudine o tra pochi. Nel caso di Monaco, c'è l'odio di un diciottenne che voleva vendicarsi sui giovani per la sua esclusione. Gioca anche l'emulazi

Non semplifichiamo con «noi» e «loro»

Articolo di Andrea Riccardi pubblicato dal   Corriere della Sera il 23 luglio 2016 Servono strumenti politici, come la cittadinanza ai figli d'immigrati per ridurre l'emarginazione che può trovare pericolosi legami con l'estremismo. Ma l'integrazione è anche una battaglia culturale, dove creare sentimenti di condivisione antagonisti all'odio. Donald Trump l'ha dichiarato da tempo: «L'Islam ci odia». Dietro le gravi violenze ci sarebbe l'Islam. Hollande, dopo la strage di Nizza, ha intensificato i bombardamenti sul territorio siro-iracheno di Daesh. Il messaggio è chiaro: il terrorismo è parte della guerra del «califfato» contro di noi. Le sue rivendicazioni e la sua propaganda lo confermerebbero. Alla fine, dietro a tutto questo, si staglierebbe il mondo islamico con ambiguità e contraddizioni. Si ritorna così a un modello interpretativo di successo, un archetipo: lo scontro tra Occidente e Islam. Ha avuto tanti sostenitori tra intellettuali e politi

Il tentato golpe in Turchia: Erdogan ha vinto, ma il futuro è incerto

La scorsa settimana è stata dura: il barbaro attentato a Nizza e l'improvviso golpe in Turchia nella notte di venerdì. Guardiamo ormai il mondo con paura. Che succederà domani? Da un lato, il terrorismo folle. Dall'altro, l'instabilità di un Paese importante, membro della Nato. Non ha senso trovare una congiunzione tra i due eventi nell'islam. In Turchia, il golpe è stato fatto da militari laici contro il presidente Erdogan, accusato di islamizzare lo Stato cancellando la laicità , carattere basico della Repubblica fondata da Kemal Atatürk nel 1923. Le Forze armate, attraverso un sistema di controllo del potere, sono state il severo custode della Turchia laica e kemalista - anche con vari golpe - finché, nel 2003, con il voto popolare, Erdogan è divenuto Primo ministro e progressivamente ha smantellato il vecchio quadro istituzionale. Era stato prima, dal 1994 al 1998, sindaco "islamista" di Istanbul. Pio musulmano, islamista conservatore, è salito al pot

Il triste destino dei cristiani d'Oriente. Rischiano di scomparire?

Andrea Riccardi, sul magazine "Sette", affronta la questione dei cristiani d'Oriente, perseguitati dal radicalismo islamico ma anche divisi al proprio interno, che rischiano di scomparire Ex Oriente lux: la luce viene dall'Oriente - dice un'antica sentenza cristiana. Giovanni Paolo II la riprese nel titolo di un'enciclica, Orientale lumen , in cui ricordava come la fede cristiana venisse dall'Oriente, anzi dovremmo dire dal Medio Oriente. Volgersi a Oriente significa recuperare le radici di una storia antica. Ma quale luce viene dall'Oriente? In questi anni, ci sono tante ombre e molto buio sulla vita dell'Oriente cristiano, tanto che a molti sembra giunto alla fine. Già nel 1994, un diplomatico francese, sotto pseudonimo, Jean-Pierre Valognes, scriveva un ponderoso volume dal titolo premonitore, Vie et mort des chrétiens d'Orient . Concludeva con una nota pessimistica: «Che la terra d'Oriente un tempo la più ricca di cristiani sia ug

Al Consiglio di sicurezza ONU seggio a metà con l'Olanda, una lezione per l'Italia

Andrea Riccardi in un editoriale su Famiglia Cristiana propone una politica estera più attiva e attenta alla cooperazione per tornare a contare Un pareggio per l'Italia con l'Olanda: 95 voti a testa per il posto di membro non permanente al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Con fair play, Italia e Olanda hanno deciso: il primo anno di mandato sarà per il Governo di Roma e il secondo per i Paesi Bassi. Si è fatto notare che l'Italia è stata già varie volte nel Consiglio di sicurezza: l'ultima nel 2007-2008. I piccoli Paesi tengono alla rotazione di presenze in questa assise. Svezia, prima classificata e Olanda mancano da più di dieci anni. Tuttavia c'è da capire meglio questa mezza sconfitta (o se si è ottimisti: mezza vittoria). Indubbiamente bisognerebbe guardare ai motivi di mancate solidarietà europee, come quella della Germania. Del resto noi italiani crediamo che il nostro Paese conti nel mondo e all'Onu più d

Religioni e civiltà: Quando dall'Africa scappavano solo i bianchi

Nella seconda metà del Novecento, in seguito alla decolonizzazione, furono gli Europei a tornare nei loro Paesi d'origine. Non sempre ben accolti C'è stato un tempo non lontano, in cui i rifugiati dall'Africa non erano africani, ma "bianchi". Si diceva: "ritornano" in Europa, ma parecchi erano nati o discendenti di nati in Africa. Come parlare di ritorno? La loro storia nasceva con la colonizzazione. La partenza avvenne con la decolonizzazione. Spesso sono state tragedie per l'abbandono di una vita consolidata e l'inserimento in un paese che più che la madrepatria appariva come una matrigna. È stato il caso dei "rimpatriati" dalle colonie del Portogallo: Angola, Mozambico, Guinea Bissau, Sào Tomé e Principe, Capo Verde. Il regime di Salazar, assieme a quello di Franco in Spagna, era sopravvissuto al nazifascismo. Aveva difeso strenuamente l'impero d'oltremare ben oltre la stagione della decolonizz

Perché l'Isis non può vincere

In due settimane l'Isis ha mostrato di poter colpire con tanta violenza. Far paura è la sua vittoria. Eppure sta perdendo pezzi consistenti dello Stato tra Siria e Iraq e in Libia recede, mentre pochi mesi fa sembrava in crescita. C'è un cambio di strategia a causa della perdita di territorio. Oggi l'Isis investe sul terrorismo o beneficia delle azioni dei gruppi collegati. Ha colpito all'aeroporto di Istanbul, qualche giorno fa, con più di 40 caduti. Poi è toccato a un ristorante a Dacca, in Bangladesh, con un attentato suicida che ha ucciso 20 persone, tra cui nove italiani. Poi due attentati a Baghdad con 126 morti. Molti erano sciiti. Ma talvolta le vittime sono anche sunnite. Altre volte i terroristi evocano l'idea della lotta agli "infedeli", come a Dacca. Oltre ai nostri connazionali sono morti anche giapponesi, bengalesi, un'indiana e un americano. I musulmani sono stati risparmiati, se dimostravano una minima conoscenza del Corano. Un dici

Fase difficile per Roma. Per affrontare le emergenze serve uno spirito civico costituente che coinvolga le parti migliori della città

Pubblichiamo un'intervista rilasciata da Andrea Riccardi al giornalista Carmine Fotia apparsa sull'Unità il 3 luglio 2016. «Non si tratta di una messa sotto tutela, né di un'incoronazione. È un fatto normale». Così, in quest'intervista a l'Unità, il professor Andrea Riccardi commenta il recente incontro tra Papa Francesco e Virginia Raggi, neo-Sindaca di Roma. Non vuole ancora dare giudizi sulla nuova amministrazione, ma chiede uno scatto alle eccellenze della società civile affinché escano dalle «nicchie» nelle quali si rifugiano e sprona il mondo cattolico a diventare protagonista di un nuovo spirito civico a partire dalle periferie.  Riccardi è uno dei più influenti leader del mondo cattolico: classe 1950, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, docente di Storia delle Religioni, ministro della Cooperazione internazionale e l'integrazione nel governo Monti, insignito del premio Carlo Magno nel 2009, indicato nel 2003 dalla rivista Time quale

San Marino e la sua tradizione umanitaria

I micro-Stati possono avere un molo forte nei momenti in cui le libertà sono a rischio e le emergenze in primo piano  La globalizzazione ridiscute i confini e le identità degli Stati. Dovrebbe sospingere quelli europei a condurre una politica più unitaria per rispondere insieme alle sfide globali, specie quelle dei giganti dell'Oriente, anche se il voto per Brexit è in controtendenza con questo. Viene, però, da chiedersi come possano sopravvivere, sotto il rullo della globalizzazione, i piccolissimi Stati. I micro-Stati sono una ventina e, a parte quelli europei, si tratta in genere di isole nei Caraibi o in Oceania, ex colonie europee. Il loro voto è prezioso all'Onu. L'Italia ne conosce l'utilità per entrare nel Consiglio di sicurezza. In Europa, i micro-Stati sono sopravvivenze storiche, come i principati di Lichtenstein, Monaco e Andorra, oltre il Vaticano. Tuttavia nella penisola italiana c'è un caso originale: la Repubblica di San Marino con più di 32.00