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Visualizzazione dei post da aprile, 2024

L'Italia ha fame di lavoratori: perché non integrare i migranti?

Un gruppo di migranti riceve l'attestato del corso di formazione per caregiver a Roma presso l'ospedale Santo Spirito il 7 Marzo 2024 - Foto Sant'Egidio Non è solo una questione umanitaria, ma anche una necessità del nostro sistema produttivo Settant'anni fa, Pio XII ordinò che i preti operai smettessero di lavorare in fabbrica, perché c'era un contrasto tra il sacerdozio e la condizione di operai. Non erano passati 10 anni dall'inizio dell'esperienza, nata da un libro dei padri Godin e Daniel, Francia, terra di missione? (1943), che mostrava l'estraneità della Chiesa al proletariato. Da qui presero le mosse i preti operai francesi, che condividevano la vita in periferia e il lavoro. Non cappellani del lavoro, ma operai tra gli operai. L'arcivescovo di Parigi, il cardinale Suhard, così sintetizzò la missione: «Bisogna uscire da casa nostra, andare a casa loro». Questi preti non vestivano più da preti e non vivevano nelle parrocchie, ma si situavano

I religiosi ci parlano di un futuro in cui si può vivere per gli altri

Missionarie della Carità in udienza dal Papa - Foto da Vatican News Giornata per le vocazioni del 21 aprile: preoccupa il calo di consacrati, ma la Chiesa va oltre i numeri La Chiesa cattolica celebra, da più di sessant'anni, la Giornata mondiale per le vocazioni. Il mondo manca di speranza, tema su cui ha insistito papa Francesco, anzi domina il pessimismo, non fosse che per le guerre. Ci si ripiega su di sé. Il problema sembra quello di preservarsi dal futuro, più che andare incontro a esso. Grandi ideali per cui spendersi (pace, solidarietà, democrazia, servizio...) illuminano poco e non chiamano al futuro.  La situazione della Chiesa è problematica, specie dopo la pandemia, per il clima di concentrazione sull'io, eredità del periodo. Di fronte alla vocazione al futuro, le donne e gli uomini di oggi sono misurati. Il nostro, per vari aspetti, è un cristianesimo che non entusiasma e che non è entusiasta.  Qui si colloca il calo delle vocazioni sacerdotali, che dura dal 2012

Le elezioni dei nuovi sindaci in Turchia: un segnale di libertà

                  Imamoglu, rieletto sindaco di Istanbul, viene acclamato dai suoi sostenitori  01/04/2024 - Foto dal profilo Twitter di Imamoglu Anche a Istanbul vince Imamoglu, l'anti Erdogan: il voto democratico fa vacillare il presidente Le recenti elezioni amministrative in Turchia , che hanno coinvolto le 81 province del paese, hanno segnato la sconfitta di Erdogan e del suo partito islamista Akp. È una buona notizia perché rivela che, nonostante la libertà di stampa sia compressa, il voto democratico è ancora libero in Turchia.   Molti hanno visto nel voto il presagio della vittoria della Turchia laica su quella islamista alle elezioni presidenziali del 2028. Un anno fa, Erdogan aveva vinto le presidenziali contro il candidato del partito laico e kemalista, il Chp, Kthecdaroglu, nonostante ci fosse stato un terribile terremoto nella Turchia orientale. Erano state forti le polemiche sulla lentezza dei soccorsi del Governo e sull'assenza di misure di sicurezza nelle costr

La pace è sempre possibile, non dobbiamo mai rassegnarci. Solo Francesco ha il coraggio di gridarlo contro chi ritiene la terza guerra mondiale inevitabile

Una manifestazione per la pace, Genova 1/1/2024 - Foto Sant'Egidio Solo Francesco ha il coraggio di gridarlo contro chi ritiene la terza guerra mondiale inevitabile Il terribile attentato a Mosca ha sconvolto tutti per l'assurda violenza contro gente innocente. L'attribuzione, da parte russa, di una responsabilità agli ucraini suscita paura. C'è il rischio che una tale interpretazione porti a un'escalation del conflitto. Ora sembra che la pista del terrorismo islamico sia incontrovertibile. Tuttavia l'atmosfera è densa di odio. Basta poco: può incendiare le polveri, un incidente reale o amplificato.  Viene da pensare all'attentato di Sarajevo, nel 1914, che - centodieci anni fa - portò alla Prima guerra mondiale. Un mese dopo l'attentato all'arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono asburgico, l'Impero di Vienna era già in guerra con la Serbia. Seguì il conflitto mondiale con nove milioni di caduti militari e cinque milioni di morti civili.