Passa ai contenuti principali

I religiosi ci parlano di un futuro in cui si può vivere per gli altri

Missionarie della Carità in udienza dal Papa - Foto da Vatican News

Giornata per le vocazioni del 21 aprile: preoccupa il calo di consacrati, ma la Chiesa va oltre i numeri

La Chiesa cattolica celebra, da più di sessant'anni, la Giornata mondiale per le vocazioni. Il mondo manca di speranza, tema su cui ha insistito papa Francesco, anzi domina il pessimismo, non fosse che per le guerre. Ci si ripiega su di sé. Il problema sembra quello di preservarsi dal futuro, più che andare incontro a esso. Grandi ideali per cui spendersi (pace, solidarietà, democrazia, servizio...) illuminano poco e non chiamano al futuro. 

La situazione della Chiesa è problematica, specie dopo la pandemia, per il clima di concentrazione sull'io, eredità del periodo. Di fronte alla vocazione al futuro, le donne e gli uomini di oggi sono misurati. Il nostro, per vari aspetti, è un cristianesimo che non entusiasma e che non è entusiasta. 

Qui si colloca il calo delle vocazioni sacerdotali, che dura dal 2012 nel mondo, dal 2008 in Europa. I seminaristi maggiori sono scesi dell'1,3% rispetto al 2021 (i sacerdoti sono calati in Europa e Oceania, stazionari in America, in crescita in Africa e Asia). 

È crisi europea o globale? Certo i tempi e le culture sono differenti nelle diverse regioni del mondo. Non interpreterei però le difficoltà come fatto solo europeo. Il mondo globale è alle fine uniformante.

Dal mondo africano arrivano segnali significativi, come l'allontanamento di gruppi di giovani in taluni Paesi o l'avanzata delle comunità neo-protestanti. Certo l'Africa su 108.481 seminaristi del mondo, ne conta più di un terzo, 34.541; pure l'Asia, nonostante il ridotto numero di cattolici, ha 31.767 seminaristi. 

Qualcuno ipotizza un futuro africano ma non credo che ci siano terre promesse per il cristianesimo (anche se conosco il valore di tante comunità africane e asiatiche). Ricordo quando, mezzo secolo fa, si parlava della Polonia come futuro del cristianesimo. 

La Chiesa non è fatta solo di numeri, ma anche della storia di fede e di crescita spirituale e umana delle sue comunità. Il ministero sacerdotale resta un riferimento decisivo per i fedeli. Non vedo nel futuro una Chiesa cattolica senza preti. È un tempo difficile per essere sacerdoti, ma non vuol dire che la Chiesa non ne abbia bisogno. Anzi, ne ha ancora più necessità. Forse si dovranno ripensare le stagioni della vita in cui reclutarli. 

Significativo è l'aumento dei diaconi, oltre i 50.000, anche se in Africa, Asia e Oceania si tratta di un ministero poco praticato. Ma c'è di più: tutta la comunità ecclesiale, giovani e meno giovani, va coinvolta in un soffio di speranza. Non basta un'onesta gestione del declino della Chiesa, come spesso avviene in Europa o un governo della Chiesa senza troppo interrogarsi. 

La grande questione è il cristianesimo in un mondo unificato dalla globalizzazione, ma frammentato, conflittuale. Il problema sono l'uomo e la donna, le nazioni e le religioni nella globalizzazione. 

La Chiesa cattolica, in modo originale, è una realtà globale di unità e di pace: i suoi fedeli ne sono espressione preziosa e, talvolta, in controtendenza. Sacerdoti, religiose, religiosi, in un mondo ricco di opportunità, ma tanto sofferente, ci parlano di un futuro non guidato dall'interesse, dall'io, dalle ragioni economiche, ma da una vocazione a non vivere per sé stessi: «Siamo pellegrini di speranza - dice Francesco perché tendiamo verso un futuro migliore e ci impegniamo a costruirlo lungo il cammino».


Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 21/4/2024


Commenti

Post popolari in questo blog

La crisi in Giordania: a rischio un'oasi di pace nel caos del Medio Oriente

Il regno di Abdallah confina con Israele, Siria, Arabia Saudita e Iraq e ospita un altissimo numero di rifugiati Tutto è complicato e in movimento in Medio Oriente: le crisi si susseguono. Un solo Paese è stabile: la Giordania, su cui regnano gli hashemiti, famiglia che discende dal profeta Maometto. Ora il re Abdallah è stato scosso da una congiura, che coinvolge il fratellastro, principe Hamzah (un tempo erede al trono, che poi ha dovuto lasciare il posto al figlio di Abdallah). Il re ha assicurato che la situazione è sotto controllo e Hamzah ha dichiarato fedeltà al sovrano.  È una faida da famiglia reale, forse un po' più significativa di quella dei Windsor, con le rivelazioni del principe Harry e della moglie Meghan. Si gioca la stabilità di uno Stato al confine di Israele, Siria, Arabia Saudita e Iraq, che si affaccia sul Mar Rosso con il porto di Aqaba.  C'è stato un grande allarme internazionale. Il presidente Biden ha telefonato al re per sostenerlo. La crisi sembra r

I corridoi lavorativi: modello di accoglienza e buon senso

Sono un modo sicuro per integrare i rifugiati e avere la manodopera di cui abbiamo bisogno La sorpresa è venuta dalla società italiana: a fronte dei 151.000 posti messi in palio dal decreto flussi (non stagionali), le domande degli italiani sono state oltre 690.000. Una massa di richieste a dimostrazione dell'enorme bisogno di manodopera in quasi tutti i settori. La decrescita demografica rende urgente cercare manodopera all'estero.  La paura e l'allarmismo hanno paralizzato la politica che non ha trovato una soluzione ragionevole. I Governi della Ue sono immobilizzati dallo spirito del tempo: paura dei migranti e idea che ognuno debba fare da sé.  Ma i dati parlano chiaro: l'economia europea ha bisogno di manodopera, ma soprattutto l'inverno demografico rende sempre più urgente un rimedio. In Italia c'è forte inquietudine: secondo i dati dell'Istituto Cattaneo, dovremo andare a cercare gli immigrati, pena il crollo dell'economia perché per cinque pens

La guerra non è inevitabile e il mondo non si deve rassegnare

Papa Francesco entrando all'Arena di Verona saluta Andrea Riccardi  È la costante profezia del Papa: per realizzarla, bisogna investire tutti su diplomazia e dialogo Papa Francesco ha presieduto, sabato 18 maggio, all'Arena di Verona, l'incontro Giustizia e pace si baceranno . L'"Arena di Pace", nata nel 1986, ha avuto sei edizioni. Due nel 1991, il periodo della prima guerra del Golfo, che segnò la massima mobilitazione per la pace. Dal 2003 questo evento non si teneva più.  Negli ultimi due decenni il movimento della pace ha coinvolto meno persone. Resta ancora in Italia un tessuto importante di realtà associative, ma complessivamente il tema della pace è uscito dal dibattito pubblico. Sembra un paradosso, si parla meno di pace proprio quando l'Europa si trova di fronte a un grave conflitto che, a partire dall'aggressione russa, sta dilaniando l'Ucraina. Si aggiunge la drammatica situazione in Terra Santa: l`aggressione terroristica d'Israe