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Contro l'intolleranza seguiamo l'esempio di San Giovanni Paolo II

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Espatriare i richiedenti asilo in Albania non è la soluzione

La firma dell'accordo tra il governo italiano e il governo albanese  il 6 Novembre - Foto da  governo.it L'accordo tra Roma e Tirana crea solo problemi e dimostra che non si sa gestire il problema La premier Meloni ha firmato un accordo con l'Albania per operare la selezione tra i richiedenti asilo in due centri sul territorio albanese, extraterritoriali e controllati dall'autorità italiana. Intende così evitare una parte della presenza dei migranti in Italia. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha espresso un parere positivo sull'accordo. La decisione non ha ottenuto però l'unanimità in Albania, suscitando forti proteste in Parlamento, nei partiti di Berisha e altri, i quali ritengono che il loro Paese sia trattato come Stato di second'ordine in cui si scaricano gli indesiderati. Non così il primo ministro albanese Edi Rama, socialista ma all'origine dell'accordo con Meloni. Ci sono questioni giuridiche di rilievo: i richiedenti asilo, portati sul s

Il Sinodo: un potente segno di speranza in un mondo lacerato dalle guerre

Ha mostrato una Chiesa non verticistica, con i cristiani di diversi Paesi in pieno dialogo Si è conclusa un'Assemblea del Sinodo dei vescovi molto particolare rispetto alle altre che l'hanno preceduta, dall'istituzione di questo organo da parte di Paolo VI nel 1965 in risposta a un desiderio espresso dai padri conciliari del Vaticano II. Questa volta il Sinodo ha avuto una "forma" differente: non più assemblea di vescovi (con qualche personalità in più), ma convocazione di vescovi, laici, religiose e religiosi, sacerdoti, in forza del loro Battesimo, al termine di un processo che ha coinvolto diocesi, Chiese nazionali e continentali.  In questo Sinodo ha avuto molto spazio la preghiera e il vicendevole ascolto anche attraverso una metodologia nuova, che valorizzava lo scambio interpersonale con interventi brevi e una disposizione a tavoli rotondi, non da aula parlamentare. Tuttavia, ci si potrebbe chiedere se questo tipo di Sinodo non abbia corso il rischio del

In Medio Oriente serve osare la pace dialogando con i "nemici"

Bisogna parlare con Turchia, Qatar e Iran e coinvolgere le superpotenze Russia e Cina Davanti all'orrore del terrorismo di Hamas contro Israele e della ripresa del conflitto israelo-palestinese è lecito chiedersi: che fare? Quasi tutte le strade sembrano sbarrate.  La soluzione dei due Stati - immaginata a Oslo e oggi ripresa da molti - pare difficile da realizzarsi in Cisgiordania.  Qui l'Autorità palestinese ha perso potere e autorevolezza. Soprattutto, il territorio è diviso a macchie di leopardo tra le due comunità, con un grosso afflusso di coloni. La politica dei governi israeliani di questi anni ha cercato di rendere impossibile tale soluzione, mentre l'Autorità palestinese si è accontentata di un controllo sulla propria gente, in genere autoritario e corrotto. D'altronde la guerra non risolve nulla: non si può vivere come se l'altra parte fosse destinata a sparire. È questo che pensano gli estremisti dei due campi. Ma è un'utopia terribile.  Dopo 75 anni

Democrazia in festa per Tusk. La Polonia saprà voltare pagina?

Un'immagine di Donald Tusk durante la campagna elettorale - Foto da Wikimedia Commons Il nuovo Governo deve, tra l'altro, ripristinare la piena libertà di stampa e l'autonomia dei magistrati H anno fatto il giro  del mondo le immagini delle lunghe file, soprattutto di donne e  giovani, ai seggi in Polonia. Una folla composta. Un esito inaspettato, domenica 15 ottobre. Oltre il 74% dei polacchi, affluenza mai registrata, superiore anche alle storiche elezioni del 1989, in cui si giocava la collocazione futura del Paese, ha assegnato  una larga maggioranza alla coalizione europeista guidata da Donald Tusk , il 53,5%. Ne fanno parte oltre a Piattaforma Civica, il partito fondato nel 2001 dallo stesso Tusk, un cartello di liste di sinistra e Terza Via. Quest'ultima è frutto dell'alleanza di centrodestra tra il Partito popolare e Polonia 2050, movimento fondato dal blogger Szymon Holownia . Insieme hanno raccolto un incredibile 14,4% alla prima prova delle urne.  Il pres

Pio XII e gli ebrei, la storia non è un processo: serve a capire

Ecco che cosa sappiamo e qual è il ruolo della lettera di König da poco riemersa dagli archivi Nel dicembre 1942, il riservato segretario di Pio XII, padre Leiber, ricevette una lettera inquietante. Gli scriveva un gesuita tedesco come lui, Lothar König, sulle stragi naziste a Belzec: «Ogni giorno vengono uccise fino a 6000 persone, soprattutto polacchi ed ebrei». Vi si diceva anche il numero dei morti a Dachau. König, in tempi di comunicazioni difficili, era il tramite segreto tra vescovi e gesuiti tedeschi. L'importante lettera è stata ritrovata e pubblicata recentemente in Le "carte" di Pio XII, oltre il mito (Città del Vaticano, 2023) da Giovanni Coco, valido archivista vaticano e storico. Il prezioso documento apparteneva alle carte personali che il Papa teneva nel suo appartamento e che, dopo la sua morte, iniziarono un viaggio tortuoso attraverso archivi e depositi vaticani, con una certa dispersione, senza che ne venisse compreso il valore.  La lettera di König a

La strategia del terrore di Hamas ha un preciso obiettivo

I miliziani vogliono prendere il controllo di tutta la Palestina e destabilizzare lo Stato ebraico Il movimento islamista Hamas, iscritto nelle liste del terrorismo internazionale, ha attaccato Israele. Decine di squadre di incursori ben addestrati sono entrati nel territorio ebraico, uccidendo e prendendo in ostaggio civili e militari.  L'attacco ha preso di sorpresa il Governo Netanyahu, sulla cui condotta pesano tante critiche. Ma gli israeliani in questo momento sono compatti nella reazione. I miliziani di Hamas sono entrati in territorio israeliano prendendo temporaneamente il controllo di alcune zone: è la prima volta che i palestinesi fanno questo.  Per alcuni è stato un 11 settembre d'Israele: tanti morti, feriti e rapiti. Da Washington e dai Paesi europei si condanna l'attacco, solidarizzando con Tel Aviv. Mosca e Ankara chiedono un ritorno alla calma. Ma ci troviamo di fronte a una guerra, più che a una grossa azione terroristica. Dopo gli accordi di Oslo, dal