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Il richiamo del Papa: respingere i migranti è un peccato grave

   Un momento del salvataggio dei superstiti del naufragio del 2 Settembre - Fotogramma da Fb Guardia Costiera La soluzione non è chiudere le frontiere, ma aumentare gli accessi sicuri e legali e integrare La crisi di Gaza può essere un nuovo innesco per il terrorismo in Europa? È quanto teme il Governo tedesco dopo l'attentato di Solingen: un siriano (avrebbe dovuto essere rinviato in Bulgaria), con un coltello ha ucciso tre persone e ne ha ferite sei. Si è dichiarato membro dell'Isis. In Francia, un algerino, con regolare permesso di soggiorno, ha tentato di appiccare il fuoco a una sinagoga prima della funzione del sabato. In Francia gli attentati antisemiti sono quadruplicati nell'ultimo periodo di guerra a Gaza, dopo l'attacco terroristico di Hamas. L'Europa rischia di nuovo di essere sotto attacco terroristico? Nessuno ha la risposta, bisogna vigilare, ma anche investire sull'integrazione nella società, nella scuola, al lavoro. E poi le situazioni sono di
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Conviene agli ucraini creare un conflitto religioso interno?

Liturgia ortodossa nella chiesa di Stara Pryluka (Ucraina) - Gennaio 2023 - Foto da Wikimedia Commons Il Parlamento ha messo al bando la Chiesa ortodossa ancora legata al patriarcato di Mosca Che succede tra i cristiani ortodossi ucraini? Un Paese martoriato dalla guerra deve affrontare problemi religiosi e di coscienza, mentre tanti uomini sono al fronte e tante persone perdono i familiari in battaglia. Visitando la chiesa militare di Leopoli (greco-cattolica, unita a Roma, ma di rito bizantino come gli ortodossi), sono rimasto colpito dalle pareti con le foto di caduti, davanti a cui sono posti i fiori. Ho visto tante donne accarezzare le immagini dei loro cari.  In Ucraina, specie nella parte occidentale, c'è una Chiesa greco-cattolica che pratica il rito bizantino ed è unita a Roma. Violentemente soppressa dai sovietici nel 1946, fu incorporata in quella ortodossa perché accusata di essere al servizio del Papa e dell'Occidente. Le parrocchie furono costrette a votare il pas

Nella morsa della guerra il Libano rischia di andare in pezzi

Non è più la terra della convivenza religiosa e la massiccia presenza di campi profughi crea tensioni Nello scontro tra Israele e Iran (con i suoi alleati sciiti e palestinesi), il Libano rischia di andare in frantumi. E il Libano - disse Giovanni Paolo II - è un messaggio: che si può vivere insieme tra cristiani e musulmani, tra gruppi differenti.  Il Libano sembrava un modello di convivenza. La sua crisi politica, oggi, è tale che non si riesce a eleggere un presidente. La carica, secondo gli accordi fondativi del Paese, dev'essere occupata da un cristiano maronita (i maroniti erano il gruppo più folto). I cristiani insieme non sono più la maggioranza, ma si mantiene questa "finzione" per evitare di aprire altre crisi. Dalla fine della guerra mondiale, specie negli anni Sessanta, il Libano, indipendente dal 1943, era la "Svizzera del Medio Oriente", centrale finanziaria e approdo turistico, uno spazio di libertà nel Medio Oriente arabo. Fin da allora, si vedev

De Gasperi: un uomo di fede e di ideali, ma anche leader pragmatico

Una figura anomala nel panorama politico italiano, dal respiro europeo, nemico dei nazionalismi Sono 70 anni dalla morte di Alcide De Gasperi nel Trentino natale. Presidente del Consiglio fino all'agosto 1953, era in quel ruolo dal dicembre 1945, poco dopo la fine della guerra. Sono anni in cui si forgia la democrazia italiana.  Niente era scontato alla fine della guerra. De Gasperi è uno dei padri o forse il più autorevole padre della Repubblica. È il presidente della ricostruzione di un Paese distrutto dalla guerra, ma anche il politico che dà solidità alle istituzioni democratiche, mentre una parte importante degli italiani (nonostante le amarezze della guerra) restava segnata dal fascismo o dall'educazione imposta dal regime alle giovani generazioni. Nel mondo della guerra fredda, De Gasperi si misurò con il più grande partito comunista occidentale, fondato sul voto libero e non sulla coercizione sovietica. La collaborazione governativa con Pci e Psi si interrompe nel maggi

Non si immagina più la pace: c'è solo la guerra all'orizzonte. Ma dai conflitti nessuno mai esce vincitore

  Dialogo e diplomazia hanno un ruolo residuale.  Quasi ogni giorno siamo assediati da notizie di attentati, tensioni, bombardamenti e altro. In Medio Oriente, Ucraina e altrove. Notizie di guerra o che preludono a una guerra più grande. Di fronte a questo scenario, si resta attoniti. Non esiste più un quadro di riferimento che spinga a un superamento delle tensioni in corso, nonostante gli interventi di taluni governi. Tutto è talmente intrecciato e i nodi sembrano sempre più stringersi verso il riarmo, i conflitti sanguinosi, l'allargamento del campo di chi si combatte. Anche se - va detto - non mancano anche, qua e là, fragili espressioni di prudenza di chi misura le proprie forze. Ma il vero problema è che si è eclissata la cultura della pace, la visione maturata nei decenni dopo la Seconda guerra mondiale, pur tra tante contraddizioni.  Il 6 e il 9 agosto 1945 - ne celebriamo la ricorrenza in questo mese - per la prima volta nella storia fu usata l'arma atomica contro il G

L'Iran: uno Stato in bilico tra scontro frontale e via del negoziato

Nell'infiammato scacchiere mediorientale oggi Teheran si muove con prudenza calcolata Come Giano, l'Iran ha due volti. Da una parte il Paese della rivoluzione islamica, dei mollah onnipresenti nella società e soprattutto della costruzione dell'arco sciita che lo salda al Libano degli Hezbollah, all'Iraq delle milizie, agli Houti yemeniti, ad Hamas palestinese passando per la Siria di Assad.   Questo Iran spaventa Israele perché ha costruito "l'asse della resistenza" al posto del tramontato e meno organico "fronte del rifiuto", che andava da Algeri a Baghdad. È l'Iran potenza nucleare cui guardano quanti vogliono il ribaltamento in Medio Oriente e che preoccupa i vicini arabi. È l'Iran che resiste da trent'anni all'embargo occidentale, accusato di essere dietro attentati e destabilizzazioni in Oriente e in Europa.  C'è però l'altro Iran: una società che lotta per i diritti, un Paese moderno che si nasconde ma non cede, con

Ritorno in Mozambico dove pace e giustizia sono ancora lontane

Una veduta di Maputo oggi - Foto da Twitter Quarant'anni dopo le città sono scintillanti, ma la povertà resta, così come i venti di guerra Sono quarant'anni che regolarmente vado in Mozambico, colonia portoghese fino al 1975, quando, dopo una guerra durata dieci anni, il movimento FreLiMo liberò il Paese. Sono stato la prima volta nel 1984, per portare aiuti a un Paese assediato dalla fame. Nel grande mercato generale di Maputo non c`era niente da comprare: solo un po` di pesce secco.  Per strada tanti bambini con la pancia gonfia, tipica dei denutriti. La situazione era drammatica. Solo 80 medici in tutto il Mozambico. La popolazione portoghese era quasi tutta partita e il Governo non voleva si trattenesse. Si vedeva qualche povero portoghese chiedere l'elemosina fuori dalle chiese. Come far funzionare il Paese senza classe dirigente, senza operai o tecnici? Il FreLiMo, appoggiato dall'Urss e da Cuba, era un partito (unico) disciplinato, ma anche duro. Voleva realizz