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Usa, Cina e Russia: è l'ora di dialogare


Una recente riunione del Consiglio di sicurezza dell'Onu 

UN Photo/Loey Felipe

Le polemiche e la tensione fra le tre potenze continuano a crescere. Il rischio di una terza guerra mondiale è reale

Le notizie sul conflitto in Ucraina oggi preoccupano meno. A tutto ci si abitua. E ci stiamo troppo abituando a questa vicenda che, oltre a morti e distruzioni, ha disseminato nel mondo sei milioni di ucraini, molti dei quali bambini. La guerra si contagia, come abbiamo più volte detto. In Europa certamente. Si è già segnalata la ripresa di tensioni tra Serbia e Kosovo. Anche in Caucaso si è riattivata la conflittualità nel Nagorno-Karabakh tra azeri e armeni (che devono la loro sicurezza alla Russia e sono prossimi a essa sulla questione ucraina). 

La più preoccupante novità è il riaccendersi della polemica tra Cina e Stati Uniti su Taiwan. Pechino è amica della Russia, ma riconosce l'Ucraina, con cui ha intensi scambi commerciali. Si era sperato che i cinesi mediassero. 

Finora era stato evitato il parallelismo tra la Russia-Ucraina e Cina-Taiwan. Ma la visita della speaker della Camera dei rappresentanti statunitense, Nancy Pelosi, a Taiwan, ha riaperto inutilmente la questione per la Cina, che ha giudicato provocatorio il viaggio e risposto con esercitazioni militari attorno all'isola. Il presidente cinese Xi Jinping non ha mai fatto mistero della volontà di riunire alla Cina l'isola, cinese fino al 1949, che, pur non riconosciuta dalla stragrande maggioranza degli Stati, rappresenta un modello diverso da Pechino. Gli Stati Uniti riconoscono la Cina Popolare, ma sostengono Taiwan, partner storico, politico ed economico. Stati Uniti, Russia e Cina sono i tre grandi player di una politica internazionale che, da troppi mesi, si presenta a rischio di un grande conflitto.      

Papa Francesco ha parlato di terza guerra mondiale a "pezzi". Questi "pezzi" rischiano di unificarsi ed esplodere come un conflitto mondiale, coinvolgendo le potenze atomiche. Gli altri protagonisti della scena mondiale impallidiscono. Così l'Europa, dove si era sperato in un accordo tra Francia, Germania e Italia che potesse esprimere una posizione significativa. Ma, con la caduta del Governo Draghi, l'iniziativa resta azzoppata e Macron è solo nell'affrontare scenari interni e internazionali. La pressione dell'Africa, con in testa il presidente senegalese Macky Sall, è riuscita, insieme all'Onu, a sbloccare l'esportazione di grano. Ma il mondo assiste a questa ripresa di conflittualità un po' inerte, seppure molto preoccupato. 

Siamo a rischio di guerra mondiale? Molti lo pensano. Non si parla più di pace. Le linee di dialogo sono flebili o interrotte. La situazione è preoccupante. Viene da chiedersi cosa voglia la Russia, se intenda fermarsi prima della distruzione dell'Ucraina. E gli Stati Uniti? Sperano che la Russia si logori nella guerra in Ucraina? Cosa pensa Zelensky per il futuro del suo popolo? Il relativo ordine mondiale di ieri è saltato. Si spera di lucrare sulla conflittualità? 

Bisogna tornare a parlarsi tra Cina, Stati Uniti, Russia e tanti altri soggetti internazionali, che possono esercitare un ruolo di pace, come l'Unione europea e la Turchia. Sono irresponsabili i toni aggressivi. Abbiamo dimenticato quanto può distruggere una guerra mondiale? 

Con le armi attuali, i conflitti durano infinitamente senza vinti o vincitori, quindi con la sconfitta di tutti. Quando si comincia a combattere si resta prigionieri della logica di guerra, che porta lontano dai propri obiettivi. Bisogna fermarsi, ragionare. Il mondo ha altre priorità che combattersi: si pensi all'accelerazione impressionante della crisi climatica, che necessita della collaborazione di tutti.

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Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 21/8/2022



                                                     

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