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G7 di Taormina: la sfida dei migranti per i leader del mondo

Alla vigilia del G7 di Taormina una riflessione di Andrea Riccardi sull'incontro tra i capi di Stato e di governo, che quest'anno vede anche la presenza di Donald Trump, Theresa May ed Emmanuel Macron.

Il 26 e il 27 maggio si tiene in Italia, a Taormina, il summit del G7. La collocazione nell'isola, scelta da Matteo Renzi, è significativa: pone chiaramente il problema dei rifugiati e dei migranti nel Mediterraneo. È una questione che l'Italia non può affrontare da sola. Nessuno Stato nazionale oggi può gestirla in solitudine. Le grandi ondate migratorie sono uno dei problemi maggiori del nuovo disordine globale: riguardano non solo l'Europa, ma tutti i continenti. Un nuovo ordine mondiale deve tener conto della grande spinta migratoria dal Sud verso il Nord con un approccio multilaterale. La collocazione del G7 nel cuore del Mediterraneo pone il problema dei rapporti tra Sud e Nord, tra mondo islamico e occidentale. Gentiloni sente molto questa problematica, su cui deve intervenire più efficacemente l'Unione europea (presente con il presidente del Consiglio europeo Tusk e della Commissione Juncker). È stato anche invitato al summit il presidente tunisino, Beffi Caid Essebsi. Il suo Paese, retto da un regime democratico, rappresenta l'unico caso riuscito delle Primavere arabe.

Taormina è il primo impatto collettivo del presidente Trump con tutti i grandi leader occidentali. Molti gli interrogativi aperti. Che farà Trump sulle questioni ecologiche e sull'accordo di Parigi sul clima? Cambierà politica rispetto alle scelte di Obama? C'è poi la novità della presenza del neoeletto Macron che si affianca ad altri due nuovi del summit: l'italiano Gentiloni e l'inglese May. L'esclusione di Putin (dal 2014) manifesta una grave tensione irrisolta tra Russia e Occidente, che ha le sue radici nella questione ucraina ma che è ormai divenuta un confronto globale.

Per Trump questo è il primo viaggio all'estero nella sua nuova carica. Il presidente arriva a Taormina dopo tre tappe rilevanti: in Arabia Saudita (dove rivolge un invito ai leader musulmani per lottare contro il radicalismo), in Israele (ottimi i rapporti tra Gerusalemme e la nuova presidenza) e infine a Roma, dove incontra papa Francesco, oltre al presidente Mattarella. Le tre tappe hanno anche un significato di dialogo con le tre religioni. Trump, che ha aspettato a recarsi all'estero, dà quasi un senso simbolico al suo primo tour.

L'incontro dei leader delle grandi democrazie, il G7, ha rilievo in un mondo in cui i Governi assistono alla crescita delle "democrature", cioè dei regimi autoritari e populisti. Da Taormina si sperano passi significativi per affrontare il "disordine mondiale". Per l'Italia è un evento importante. Tra l'altro, il fatto che si tenga in Sicilia smentisce l'immagine negativa di "isola della mafia", troppo diffusa nel mondo.

Da Famiglia Cristiana del 21/05/2017

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