Nell'editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana di questa settimana, un'esortazione alla coscienza europea: Non dimentichiamo l'abisso in cui siamo scesi nel Novecento
I1 27 gennaio scorso, anniversario della liberazione di Auschwitz, si è celebrata la Giornata della memoria per ricordare la Shoah. È un omaggio ai sei milioni di caduti che avevano - per i nazisti - una sola colpa: essere ebrei. È un evento storico molto particolare, anzi unico. Alcuni temono però che il 27 gennaio divenga un appuntamento formale. In realtà ricorda agli europei il punto più basso della loro storia. È un messaggio: che gli europei non dimentichino l'abisso in cui è sceso nel Novecento il Vecchio Continente, terra segnata dal cristianesimo, patria del diritto, culla della cultura. Se l'Europa oscura questa memoria, la democrazia e il processo di unificazione corrono gravi rischi. Infatti, l'Unione europea ha le sue radici profonde nel rifiuto del male rappresentato da Auschwitz, che è stato l'epicentro della Shoah. È vero che non tutta la storia può essere ricordata: tanto passa. Ma la memoria della Shoah non può spegnersi, perché rappresenta un saldo presidio all'umanesimo e all' umanità degli europei. Auschwitz ha cominciato a "lavorare" dal 1942. Aveva una duplice funzione: campo di sterminio per gli ebrei selezionati subito per la camera a gas (specie bambini, anziani, malati, disabili al lavoro) e campo di concentramento e di lavoro. I lavoratori-schiavi, malnutriti ed esposti al freddo, erano progressivamente eliminati da un pesante regime di vita. Alcuni venivano usati come cavie per esperimenti medici. Gli ebrei erano i più numerosi. Ma vi era rappresentata tutta l'Europa: polacchi, prigionieri politici, rom, prigionieri di guerra sovietici, "asociali", omosessuali...
Alla fine del 1944, mentre l'Armata Rossa si avvicinava, i tedeschi evacuarono molti prigionieri e cominciarono a distruggere il campo. Il 27 gennaio 1945 i sovietici liberarono i pochi sopravvissuti. Oggi il campo è un monumento della memoria che non si può ignorare. Bisogna visitare Auschwitz. Abbiamo il dovere della memoria. Nel terreno di Auschwitz sono stati ritrovati alcuni manoscritti sotterrati: testimoniano gli ultimi momenti di vita di ebrei condotti alla morte. Su uno di essi l'autore ha scritto un titolo: "Dentro il crimine orrendo". Sì, ogni anno bisogna scendere sempre dentro quel crimine orrendo: ricordarlo, narrarlo, provare a capire come sia stato possibile. È una memoria necessaria che guida a scrivere un`altra storia per il futuro, totalmente diversa.
DENTRO QUEL CRIMINE ORRENDO
Nella foto: superstiti di Auschwitz durante una cerimonia di commemorazione.
I1 27 gennaio scorso, anniversario della liberazione di Auschwitz, si è celebrata la Giornata della memoria per ricordare la Shoah. È un omaggio ai sei milioni di caduti che avevano - per i nazisti - una sola colpa: essere ebrei. È un evento storico molto particolare, anzi unico. Alcuni temono però che il 27 gennaio divenga un appuntamento formale. In realtà ricorda agli europei il punto più basso della loro storia. È un messaggio: che gli europei non dimentichino l'abisso in cui è sceso nel Novecento il Vecchio Continente, terra segnata dal cristianesimo, patria del diritto, culla della cultura. Se l'Europa oscura questa memoria, la democrazia e il processo di unificazione corrono gravi rischi. Infatti, l'Unione europea ha le sue radici profonde nel rifiuto del male rappresentato da Auschwitz, che è stato l'epicentro della Shoah. È vero che non tutta la storia può essere ricordata: tanto passa. Ma la memoria della Shoah non può spegnersi, perché rappresenta un saldo presidio all'umanesimo e all' umanità degli europei. Auschwitz ha cominciato a "lavorare" dal 1942. Aveva una duplice funzione: campo di sterminio per gli ebrei selezionati subito per la camera a gas (specie bambini, anziani, malati, disabili al lavoro) e campo di concentramento e di lavoro. I lavoratori-schiavi, malnutriti ed esposti al freddo, erano progressivamente eliminati da un pesante regime di vita. Alcuni venivano usati come cavie per esperimenti medici. Gli ebrei erano i più numerosi. Ma vi era rappresentata tutta l'Europa: polacchi, prigionieri politici, rom, prigionieri di guerra sovietici, "asociali", omosessuali...
Alla fine del 1944, mentre l'Armata Rossa si avvicinava, i tedeschi evacuarono molti prigionieri e cominciarono a distruggere il campo. Il 27 gennaio 1945 i sovietici liberarono i pochi sopravvissuti. Oggi il campo è un monumento della memoria che non si può ignorare. Bisogna visitare Auschwitz. Abbiamo il dovere della memoria. Nel terreno di Auschwitz sono stati ritrovati alcuni manoscritti sotterrati: testimoniano gli ultimi momenti di vita di ebrei condotti alla morte. Su uno di essi l'autore ha scritto un titolo: "Dentro il crimine orrendo". Sì, ogni anno bisogna scendere sempre dentro quel crimine orrendo: ricordarlo, narrarlo, provare a capire come sia stato possibile. È una memoria necessaria che guida a scrivere un`altra storia per il futuro, totalmente diversa.
DENTRO QUEL CRIMINE ORRENDO
Nella foto: superstiti di Auschwitz durante una cerimonia di commemorazione.
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