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Papa Leone XIV siede a tavola con i poveri della diocesi di Albano presso il Borgo Laudato si il 17 Agosto |
Invitare a pranzo chi non ha nulla da dare in cambio è già un gesto di pace e fraternità
Questo Ferragosto è stato un momento particolare e non solo per il lungo weekend. Il 15 di questo mese siamo stati ansiosi per il summit tra Trump e Putin nella speranza che si trovasse una via di pace per la guerra in Ucraina, che dura da più di tre anni. Per non poche persone, questi giorni festivi non sono stati tali. Il clima di vacanza mette in luce la solitudine di chi non ha parenti o amici. Gli anziani, pur avendo parenti, sono spesso soli. Si sentono più soli nei giorni festivi, giorni di calura in cui le città si svuotano.
Poi non c'è festa per anziani, disabili, negli istituti dove trascorrono tutta la vita. Per i poveri, non c'è festa. Come far festa, quando si è soli?
Papa Leone, con semplicità, ha raccolto attorno al tavolo, domenica scorsa, nelle Ville Pontificie di Castel Gandolfo, in un luogo molto bello, il Borgo Laudato si`, un gruppo di persone in difficoltà della diocesi di Albano. Non ha fatto grandi discorsi, ma ha ricordato quanto sia significativo essere insieme intorno alla tavola e spezzare il pane: non con chi conta, ma con quelli che non hanno niente da dare in cambio, i poveri e i periferici. Stare così attorno alla tavola è un'immagine di pace, perché ci rende familiari anche se non siamo della stessa famiglia.
È una sommessa proposta alle comunità cristiane e a tutti. È una tradizione molto antica nella Chiesa, tanto che, alla fine del 300, Paolino di Nola loda il senatore romano Pammacchio, che aveva offerto un grande pranzo per i poveri nella basilica vaticana. Per questo, la Comunità di Sant'Egidio ha sempre voluto, ogni Natale, celebrare un pranzo nella basilica romana di Santa Maria in Trastevere e in tanti altri luoghi, mostrando che chi è solo e povero è nel cuore della Chiesa e in essi si riconosce la persona di Gesù. Leone ha detto al pranzo a Castel Gandolfo: «Ognuno di noi rappresenta in questo senso quell`immagine di Dio».
Stare a tavola insieme rende fratelli e fa riscoprire il valore di ciascuno. La tavola pone tutti sullo stesso piano, mangiando, parlando e ascoltandosi. È anche una risposta al bisogno di tante persone, perché c'è fame nella nostra società opulenta. È una realtà che scopriamo sempre più, specie dopo il Covid, mentre - assieme al bisogno - si nota la vergogna di chiedere un aiuto alimentare.
Mettersi alla stessa tavola, conoscersi e ascoltarsi, stare vicini supera il perimetro della propria casa o delle proprie conoscenze. Si rende fraterna la società, costruendo i legami la cui assenza rende più povera la vita di tanti. Gesù insegna ai discepoli: quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Attorno alla tavola si accorciano le distanze e cadono i muri. Non importa chi ha preso l'iniziativa. Nella società di tanti "io" soli, bisogna realizzare "tavole" dove si vincono le distanze e ci si affratella. Ha detto Leone: «Non distinguete tra chi assiste e chi è assistito...siamo la Chiesa del Signore, una Chiesa di poveri, tutti preziosi... ognuno un dono per gli altri. Abbattiamo i muri».
Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 24/8/2025
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