Passa ai contenuti principali

La paura e la voglia di sicurezza

La Chiesa deve parlare di più con la gente comune e ascoltarne le ansie, comunicando fiducia e speranza
 
Molti sono stati i commenti ai risultati italiani delle elezioni europee. Non è necessario aggiungerne altri. Aspettiamo di vedere i ballottaggi per le amministrative e come terrà il Governo gialloverde.
C'è però una riflessione da fare sugli orientamenti politici dei cattolici. Nando Pagnoncelli ha osservato come un cattolico praticante su tre abbia votato la Lega, che ha raddoppiato rispetto alle elezioni politiche con ben il 32,7%. Il voto cattolico per M5S sarebbe dimezzato rispetto alle politiche, mentre quello per il Pd ha raggiunto il 26,9%. Il 6,1% dei praticanti domenicali ha votato la Meloni. Si capisce l'esibizione dei simboli religiosi da parte di Salvini accompagnata dall'invocazione dei santi e dalla consacrazione dell'Italia al Cuore di Maria. 
Le osservazioni sulla contraddizione tra simboli religiosi e politica della Lega, sugli attacchi al Papa, sulle posizioni verso i migranti non toccano il cuore di quei cattolici che continuano a essere per la Lega. Molti hanno paura di un mondo troppo grande, si sentono dimenticati dalle istituzioni, spesso sono periferici. Secondo un altro sondaggista, la Lega raccoglierebbe il 40% dei voti tra le classi disagiate, mentre il Pd il 13%. I dimenticati credenti si affidano, per così dire, a Dio e a un uomo forte. 
In una situazione diversa, nelle Filippine, molti cattolici sono con il presidente Duterte, uomo dal pugno duro, in cattivi rapporti con l'episcopato locale. Le contraddizioni sono evidenti: rilevarle è interessante intellettualmente, ma non efficace sul voto e i sentimenti dei cattolici in cerca di sicurezza. Resta da chiedersi che cosa deve fare la Chiesa. Come arriva il discorso di papa Francesco su migranti e rifugiati? Circola in settori del clero, tra la gente, nel mondo tradizionalista, un parlare critico verso Francesco: il che è nuovo nel cattolicesimo italiano (anche durante il fascismo l'ostilità al Papa fu poca). Siamo però nel tempo del "fai da te": l'ascolto della Chiesa è selettivo e si combina con tanti altri messaggi, teoricamente non componibili. Spesso c'è un cristianesimo vissuto individualisticamente, senza spessore comunitario, permeabile a diversi input. Ritorna il fondamentale invito dell`Evangelii gaudium: bisogna uscire e incontrare.  
I preti, gli attori della vita ecclesiale, le comunità devono parlare di più con la gente comune, ascoltare le paure, provare a spiegare il tempo che si vive, comunicare fiducia, far uscire da una vita autocentrata incontrando i più poveri. Non siamo rinunciatari? Magari desiderosi di un cristianesimo minoritario? Il Vaticano II ha invitato a leggere i segni dei tempi. Non si può non rilevare un certo silenzio della Chiesa riguardo la lettura della situazione italiana, che rischia di allargarsi innanzi a una divisione degli elettori cattolici. Non si tratta certo di fare una proposta politica, bensì di far lievitare una cultura di popolo, innervata dal Vangelo, capace di illuminare il presente e di comunicare speranza. Ci vuole audacia, ma anche la voglia di ritessere i legami nel popolo di Dio. Sarà anche un servizio al Paese.

Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 9/6/2019

Commenti

Post popolari in questo blog

La crisi in Giordania: a rischio un'oasi di pace nel caos del Medio Oriente

Il regno di Abdallah confina con Israele, Siria, Arabia Saudita e Iraq e ospita un altissimo numero di rifugiati Tutto è complicato e in movimento in Medio Oriente: le crisi si susseguono. Un solo Paese è stabile: la Giordania, su cui regnano gli hashemiti, famiglia che discende dal profeta Maometto. Ora il re Abdallah è stato scosso da una congiura, che coinvolge il fratellastro, principe Hamzah (un tempo erede al trono, che poi ha dovuto lasciare il posto al figlio di Abdallah). Il re ha assicurato che la situazione è sotto controllo e Hamzah ha dichiarato fedeltà al sovrano.  È una faida da famiglia reale, forse un po' più significativa di quella dei Windsor, con le rivelazioni del principe Harry e della moglie Meghan. Si gioca la stabilità di uno Stato al confine di Israele, Siria, Arabia Saudita e Iraq, che si affaccia sul Mar Rosso con il porto di Aqaba.  C'è stato un grande allarme internazionale. Il presidente Biden ha telefonato al re per sostenerlo. La crisi sembra r

I corridoi lavorativi: modello di accoglienza e buon senso

Sono un modo sicuro per integrare i rifugiati e avere la manodopera di cui abbiamo bisogno La sorpresa è venuta dalla società italiana: a fronte dei 151.000 posti messi in palio dal decreto flussi (non stagionali), le domande degli italiani sono state oltre 690.000. Una massa di richieste a dimostrazione dell'enorme bisogno di manodopera in quasi tutti i settori. La decrescita demografica rende urgente cercare manodopera all'estero.  La paura e l'allarmismo hanno paralizzato la politica che non ha trovato una soluzione ragionevole. I Governi della Ue sono immobilizzati dallo spirito del tempo: paura dei migranti e idea che ognuno debba fare da sé.  Ma i dati parlano chiaro: l'economia europea ha bisogno di manodopera, ma soprattutto l'inverno demografico rende sempre più urgente un rimedio. In Italia c'è forte inquietudine: secondo i dati dell'Istituto Cattaneo, dovremo andare a cercare gli immigrati, pena il crollo dell'economia perché per cinque pens

La guerra non è inevitabile e il mondo non si deve rassegnare

Papa Francesco entrando all'Arena di Verona saluta Andrea Riccardi  È la costante profezia del Papa: per realizzarla, bisogna investire tutti su diplomazia e dialogo Papa Francesco ha presieduto, sabato 18 maggio, all'Arena di Verona, l'incontro Giustizia e pace si baceranno . L'"Arena di Pace", nata nel 1986, ha avuto sei edizioni. Due nel 1991, il periodo della prima guerra del Golfo, che segnò la massima mobilitazione per la pace. Dal 2003 questo evento non si teneva più.  Negli ultimi due decenni il movimento della pace ha coinvolto meno persone. Resta ancora in Italia un tessuto importante di realtà associative, ma complessivamente il tema della pace è uscito dal dibattito pubblico. Sembra un paradosso, si parla meno di pace proprio quando l'Europa si trova di fronte a un grave conflitto che, a partire dall'aggressione russa, sta dilaniando l'Ucraina. Si aggiunge la drammatica situazione in Terra Santa: l`aggressione terroristica d'Israe