Cina e Italia oltre all'economia unite dalla cultura. A Pechino siamo visti come un'autostrada verso l'Europa, scrive Andrea Riccardi, dopo il viaggio del presidente Mattarella in un editoriale su Famiglia Cristiana
L'Italia appare un Paese instabile. Così ci giudicano talvolta i partner europei. In realtà non è così instabile, nonostante il recente cambio di Governo. Il presidente del Consiglio Gentiloni, con un'impronta personale, continua la politica di Renzi. Lo si vede anche nel delicato dossier dei rapporti tra Italia e Cina. Su di esso è sceso in campo il presidente Mattarella, con una visita in Cina assieme ai ministri degli Esteri e delle Infrastrutture, nonché a un centinaio di imprenditori. L'interesse italiano per la Cina è una componente strutturale di lungo periodo della nostra politica estera e di quella commerciale. Non cambia con il presidente del Consiglio. Del resto l'export italiano in Cina è cresciuto del 6,4% nel 2016. Da parte cinese, l'interesse è stato chiarito dal presidente Xi Jinping, che ha parlato dell'Italia come "ponte" verso l'Europa. La Cina segue con molto interesse il rafforzamento dell'Unione europea come interlocutore sulla scena mondiale, mentre ha visto con preoccupazione Brexit e gli sviluppi della politica di Trump. Forse non tutti in Italia sanno che la Cina ha una politica europeista, o meglio, filoeuropea. L'Italia è un partner rilevante per la Cina, pure un'autostrada per i prodotti cinesi verso l'Europa. Mattarella ha rilanciato la nostra presenza sul mercato cinese. Sono stati firmati parecchi accordi fra le parti: la costruzione di due navi da crociera in Italia, l'accesso delle aziende farmaceutiche italiane al mercato cinese, su questioni spaziali, accademiche e tant`altro. C'è però anche uno spessore storico e culturale nel rapporto tra i due Paesi. Lo ha detto Xi Jinping: si tratta di «due millenarie civiltà che da sempre si affascinano e si rispettano».
Lui stesso ha ricordato Prospero Intorcetta, gesuita italiano del Seicento, che fece conoscere Confucio in Europa. Mattarella ha visitato la tomba di Matteo Ricci, gesuita pure lui, che operò per avvicinare l'Occidente e la Chiesa alla Cina. I rapporti commerciali si accompagnano a quelli tra culture. Non è irrilevante per i cinesi, che avvertono la sfida di una globalizzazione che omologa le identità. L'Italia, finora, è stata troppo provinciale e poco capace di guardare lontano. La presenza italiana può fare la differenza nelle relazioni tra civiltà, con i mondi religiosi e soprattutto tra Europa e Cina (alla ricerca di partner stabili nel caotico mondo multipolare). La Cina è vicina è il titolo di un film di Bellocchio del 1967. La Cina è vicina per un'Italia meno provinciale, che ha un ruolo nel mondo globale.
L'Italia appare un Paese instabile. Così ci giudicano talvolta i partner europei. In realtà non è così instabile, nonostante il recente cambio di Governo. Il presidente del Consiglio Gentiloni, con un'impronta personale, continua la politica di Renzi. Lo si vede anche nel delicato dossier dei rapporti tra Italia e Cina. Su di esso è sceso in campo il presidente Mattarella, con una visita in Cina assieme ai ministri degli Esteri e delle Infrastrutture, nonché a un centinaio di imprenditori. L'interesse italiano per la Cina è una componente strutturale di lungo periodo della nostra politica estera e di quella commerciale. Non cambia con il presidente del Consiglio. Del resto l'export italiano in Cina è cresciuto del 6,4% nel 2016. Da parte cinese, l'interesse è stato chiarito dal presidente Xi Jinping, che ha parlato dell'Italia come "ponte" verso l'Europa. La Cina segue con molto interesse il rafforzamento dell'Unione europea come interlocutore sulla scena mondiale, mentre ha visto con preoccupazione Brexit e gli sviluppi della politica di Trump. Forse non tutti in Italia sanno che la Cina ha una politica europeista, o meglio, filoeuropea. L'Italia è un partner rilevante per la Cina, pure un'autostrada per i prodotti cinesi verso l'Europa. Mattarella ha rilanciato la nostra presenza sul mercato cinese. Sono stati firmati parecchi accordi fra le parti: la costruzione di due navi da crociera in Italia, l'accesso delle aziende farmaceutiche italiane al mercato cinese, su questioni spaziali, accademiche e tant`altro. C'è però anche uno spessore storico e culturale nel rapporto tra i due Paesi. Lo ha detto Xi Jinping: si tratta di «due millenarie civiltà che da sempre si affascinano e si rispettano».
Lui stesso ha ricordato Prospero Intorcetta, gesuita italiano del Seicento, che fece conoscere Confucio in Europa. Mattarella ha visitato la tomba di Matteo Ricci, gesuita pure lui, che operò per avvicinare l'Occidente e la Chiesa alla Cina. I rapporti commerciali si accompagnano a quelli tra culture. Non è irrilevante per i cinesi, che avvertono la sfida di una globalizzazione che omologa le identità. L'Italia, finora, è stata troppo provinciale e poco capace di guardare lontano. La presenza italiana può fare la differenza nelle relazioni tra civiltà, con i mondi religiosi e soprattutto tra Europa e Cina (alla ricerca di partner stabili nel caotico mondo multipolare). La Cina è vicina è il titolo di un film di Bellocchio del 1967. La Cina è vicina per un'Italia meno provinciale, che ha un ruolo nel mondo globale.
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