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Tra violenza e disuguaglianza sociale, il futuro del Sudafrica, a dieci anni dalla morte di Mandela

Nelson Mandela - Da foto creativecommons di Jan Collsiöö

Malgrado lo sviluppo economico e tecnologico, il Paese non è diventato più giusto e sicuro

I1 Sudafrica di Nelson Mandela è alla fine? Un po' più di dieci anni fa moriva Mandela, padre del nuovo Sudafrica e leader dell'African National Congress, lo storico partito anti-apartheid. Alle ultime elezioni del 29 maggio scorso l'ANC ha perso la maggioranza per la prima volta dal 1994, costretto così a un Governo di coalizione. Forse con due ex dirigenti dell'ANC, Jacob Zuma e Julius Malema, che hanno creato proprie forze politiche. Zuma è stato presidente dell'Unione. In alternativa, l`ANC, sceso al 41%, può provare ad allearsi con l'Alleanza democratica, erede indiretto del vecchio partito nazionale. 

La corruzione, la violenza diffusa e le lotte di fazione dentro l'ANC sono le ragioni di questa crisi. Gli osservatori parlano di un Sudafrica in piena mutazione. Malgrado lo sviluppo, i giovani emigrano in Occidente per la disoccupazione. Il settore privato è critico sulle scelte governative e chiede riforme.

Tuttavia, a confronto con il resto dell'Africa, il Sudafrica appare ancora un approdo sicuro per investimenti, ricchezza e tecnologia. È vero, ma è mancata un'equa distribuzione della ricchezza. E poi c'è tanta violenza. Da quando governa l'ANC, ci sono elezioni libere, stampa libera, con un sistema giudiziario forte e una società civile vivace. Ma il Sudafrica non è diventato più giusto e sicuro. 

Gli elettori rimproverano all'ANC di non avere frenato la corruzione, ma di averla favorita. Lo scandalo della società elettrica nazionale ESKOM, con la cronica mancanza di luce, è insopportabile per un Paese che ha tutti i mezzi economici e tecnologici per essere all'avanguardia. Si è proposto di privatizzarla, ma l'ANC non ha ceduto: l'opposizione crede che sia una questione di corruzione, perché ESKOM serve a erogare mazzette e favori. Lo stesso si può dire di altre imprese pubbliche. 

C'è la possibilità che si faccia un Governo di unità nazionale: opzione definita in Sudafrica come "Torre di Babele". Considerando che l'ANC è un partito in cui a decidere è la direzione nazionale, l'attuale presidente Cyril Ramaphosa rischia la sostituzione, se non trova una soluzione rapida. 

Molti dirigenti del partito si chiedono chi sarebbe il leader più adatto a negoziare con le altre forze: non è mai accaduto prima e i dirigenti dell'ANC non sono famosi per elasticità. In ogni caso l'ANC sarà costretto a cedere potere sia a livello nazionale che nelle province, tra cui sono a rischio quelle più ricche come il Kwazulu-Natal e il Gauteng, la provincia di Johannesburg. Formare una coalizione in un Parlamento molto diviso sarà una nuova prova per la tenuta del sistema politico. 

Dopo l'avvento di Mandela, in molti si erano chiesti cosa sarebbe avvenuto dopo di lui, temendo la fine della tolleranza e della pace civile. È accaduta una discesa nella corruzione e nella violenza, che ha fatto assomigliare il Sudafrica agli altri Stati africani meno prosperi. 

Per continuare ad essere un importante membro dei BRICS (le economie mondiali emergenti, Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), stimato a livello globale, il Sudafrica non può sbagliare il passaggio: la sua leadership è a un bivio in cui le viene chiesto di cambiare. Forse la condivisione del potere può indurre quel rinnovamento che i sudafricani auspicano da tempo.


Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 16/6/2024

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