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I corridoi lavorativi: modello di accoglienza e buon senso



Sono un modo sicuro per integrare i rifugiati e avere la manodopera di cui abbiamo bisogno

La sorpresa è venuta dalla società italiana: a fronte dei 151.000 posti messi in palio dal decreto flussi (non stagionali), le domande degli italiani sono state oltre 690.000. Una massa di richieste a dimostrazione dell'enorme bisogno di manodopera in quasi tutti i settori. La decrescita demografica rende urgente cercare manodopera all'estero. La paura e l'allarmismo hanno paralizzato la politica che non ha trovato una soluzione ragionevole. I Governi della Ue sono immobilizzati dallo spirito del tempo: paura dei migranti e idea che ognuno debba fare da sé. 

Ma i dati parlano chiaro: l'economia europea ha bisogno di manodopera, ma soprattutto l'inverno demografico rende sempre più urgente un rimedio. In Italia c'è forte inquietudine: secondo i dati dell'Istituto Cattaneo, dovremo andare a cercare gli immigrati, pena il crollo dell'economia perché per cinque pensionati ci sarà un solo lavoratore dal 2036. 

I corridoi umanitari, ideati dalla Comunità di Sant'Egidio e da essa promossi assieme alla Tavola valdese e alle Chiese protestanti, a cui si sono aggiunti poi Caritas e varie associazioni, sono un esempio di come affrontare il tema. La settimana scorsa si è laureata la prima ragazza siriana giunta in Italia il 4 febbraio 2016 con il primo "corridoio". Significa che l'integrazione funziona anche in tempi rapidi. 

Il mese scorso ad accogliere l'ennesimo gruppo di siriani dal Libano c'erano dei siriani, integrati e pronti a inserire altri. Al momento il totale di chi è arrivato con i "corridoi" è di circa 7.200 rifugiati, giunti in sicurezza sia per loro che per chi accoglie. 

In questi giorni giunge un nuovo gruppo di siriani dal Libano e a giugno oltre 200 afgani dal Pakistan. È stato anche riaperto il "corridoio" dalla Libia con l'impegno fino a 1.500 profughi.

Questo lavoro di accoglienza è affidato alla società. Chiese, comunità, associazioni, enti locali, famiglie: sono gli italiani (e i nuovi italiani) a compiere il vero lavoro di integrazione, scoprendo quanta forza nascosta esista nella solidarietà. 

Questo contraddice il pessimismo e il vittimismo dominanti: c'è un'Italia che vuole accogliere. È positivo per chi arriva, ma anche una rigenerazione per chi ospita. Borghi interi si sono ravvivati intorno a famiglie straniere e ai loro figli. 

Ora sono stati previsti da un accordo tra Sant'Egidio e i ministeri degli Esteri, dell'Interno e del Lavoro dei corridoi lavorativi. Si sta dialogando con il settore privato di alcune Regioni interessate come Veneto, Lazio e Calabria. 

Non occorre gettare sulle spalle delle istituzioni tutta la procedura - dall'accoglienza all'integrazione - ma è possibile affidarsi alle società stesse, bilanciando gli arrivi sulla base dell`offerta. Laddove l'offerta è consona, i promotori "abbinano" l'offerta alla domanda. È il principio dell'adozione: il modello dei corridoi umanitari è adottivo, volontario e scelto dalla società stessa, nel quale le istituzioni si occupano di un sostegno generale e dei controlli di sicurezza. 

La vera sussidiarietà è dimostrata da questo ruolo che le persone e le comunità si assumono, rivelando che, se le cose si fanno per bene, nessuno ha più paura. Si può auspicare che il futuro Parlamento e la futura Commissione europea prendano questo modello in esame e lo facciano proprio.


Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 2/6/2024


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