Passa ai contenuti principali

I Balcani non sono un luogo dove esternalizzare i migranti, ma una regione importante per la pace e la stabilità dell'Europa


Foto di Francesco Malavolta

   

L'accordo tra Italia e Albania è costoso e non risolve nulla, serve una politica europea

L'accordo tra Roma e Tirana prevede la creazione di due strutture in Albania, gestite dagli italiani, per le procedure di frontiera o di rimpatrio dei migranti per circa tremila persone in contemporanea (ne dovrebbero accogliere 36.000 l'anno), con costi molto elevati. L'Italia vuole esternalizzare i migranti. 

In qualche modo la stessa politica del premier britannico Sunak, pur con un diverso obiettivo. Sunak vuole inviare in Ruanda i migranti irregolari che vuole respingere. In Italia s'intende mostrare una gestione nuova dei migranti rispetto ai governi precedenti. 

Sono soluzioni complicate e costose, ispirate all'idea di un "allarme" da cui proteggere il territorio nazionale. Perché l'Albania ha accettato l'accordo, con una cessione di sovranità? Le strutture, infatti, saranno extraterritoriali. L'Albania del premier Edi Rama, già sindaco di Tirana (noto per i suoi interventi migliorativi sulla capitale), al governo dal 2013, vuole entrare in Europa. 

Rama ha lottato contro i trafficanti di droga, ma è discusso per la mano forte con cui governa e per le restrizioni alla stampa. Francesco Becchetti, imprenditore e proprietario in Albania di una televisione con 500 dipendenti, si è visto chiudere la sua struttura e sequestrare i beni con l'accusa di riciclaggio perché aveva criticato Rama. Secondo autorevoli istanze internazionali, le accuse sono infondate, frutto di campagne del Governo contro Becchetti. Tirana gli deve ora un risarcimento di 135 milioni, lo 0,75 del Pil del Paese che, nel 2022, è stato di 16,2 miliardi. 

Chi ha conosciuto l'Albania durante il regime comunista, il più duro dell'Est europeo, caduto nel 1990, non può non notare gli enormi progressi che hanno liberato la voglia di vivere del paese, specie dei giovani. Questo ha significato lo sviluppo di un'imponente emigrazione albanese, specie dopo la caduta del comunismo. Le difficoltà dell`Albania di oggi s'inquadrano nella difficile situazione dei Paesi balcanici, dopo le guerre dell'ultimo decennio del Novecento. 

Le democrazie balcaniche sono fragili, percorse da forti correnti nazionalistiche o etno-religiose, come in Serbia, nel Kosovo, in Bosnia-Erzegovina. Francesco Ronchi ha intitolato efficacemente un suo libro sulla situazione odierna della regione, La scomparsa dei Balcani. Sì, sono ormai secondari nell'orizzonte dell'Unione Europea, mentre l'attivismo russo si collega al nazionalismo serbo, in Serbia come in Bosnia. 

Intanto è irrisolta la questione del Kosovo, dove la minoranza serba si sente sempre più assediata dalla maggioranza kosovara. Belgrado poi osteggia in ogni modo il riconoscimento internazionale del Kosovo, che considera ancora parte della Serbia. Il presidente serbo Vucic e Rama si sono più volte incontrati, ma le loro visioni restano distanti. 

Non si tratta di considerare i Balcani come uno strano mondo, da cui è meglio star lontani. Non sono un luogo dove esternalizzare i migranti. 

In realtà sono una regione importante per la pace e la stabilità dell'Europa che dovrebbe avere più attenzione. Noi italiani lo sappiamo bene. Lo sa bene il Governo italiano, molto attento alla regione. Tuttavia l'Europa è oggi concentrata sull`Est, sulla questione ucraina e la lotta alla Russia e rischia di dimenticare un mondo frammentato e percorso da tante tensioni e Stati.


Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 5/5/2024







Commenti

Post popolari in questo blog

La crisi in Giordania: a rischio un'oasi di pace nel caos del Medio Oriente

Il regno di Abdallah confina con Israele, Siria, Arabia Saudita e Iraq e ospita un altissimo numero di rifugiati Tutto è complicato e in movimento in Medio Oriente: le crisi si susseguono. Un solo Paese è stabile: la Giordania, su cui regnano gli hashemiti, famiglia che discende dal profeta Maometto. Ora il re Abdallah è stato scosso da una congiura, che coinvolge il fratellastro, principe Hamzah (un tempo erede al trono, che poi ha dovuto lasciare il posto al figlio di Abdallah). Il re ha assicurato che la situazione è sotto controllo e Hamzah ha dichiarato fedeltà al sovrano.  È una faida da famiglia reale, forse un po' più significativa di quella dei Windsor, con le rivelazioni del principe Harry e della moglie Meghan. Si gioca la stabilità di uno Stato al confine di Israele, Siria, Arabia Saudita e Iraq, che si affaccia sul Mar Rosso con il porto di Aqaba.  C'è stato un grande allarme internazionale. Il presidente Biden ha telefonato al re per sostenerlo. La crisi sembra r

La "forza debole" della preghiera può spostare le montagne

Il cardinale Matteo Maria Zuppi con il presidente Joe Biden Il cardinale Zuppi è stato a Washington dal 17 al 19 luglio dove ha incontrato anche il presidente Biden . Nel lungo e cordiale incontro, il cardinale gli ha consegnato una lettera di Francesco e gli ha manifestato "il dolore del Papa per la sofferenza causata dalla guerra". La sofferenza della guerra è stata al centro del colloquio. L'inviato del Papa si è chiesto come alleviarla. Le questioni umanitarie sono state un tema rilevante nelle conversazioni perché la Santa Sede è molto impegnata su di esse. Il colloquio ha toccato gli sviluppi del conflitto, iniziato un anno e mezzo fa con l'attacco russo. La Santa Sede, come ha già manifestato il card. Zuppi sia a Kyiv che a Mosca, è preoccupata per il suo prolungarsi. Nel viaggio a Kyiv il cardinale aveva constatato le condizioni di vita del popolo ucraino. A sua volta l'elemosiniere del papa, il card. Krajewski, si è recato più volte in Ucraina, anche in r

La Chiesa non si deve rassegnare a un paese fatto di "sonnambuli": dalla sua storia e dal suo vissuto emergono energie di fede e speranza che fanno bene a tutti, vecchi e nuovi italiani

Migranti latinoamericani a messa dal Papa Sono "sonnambuli" gli italiani secondo il rapporto del Censis. Ma una comunità con meno fedeli ha energie di fede In che mondo gli italiani vivono la loro fede? Il Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, la  57a edizione di un'analisi che ha accompagnato la storia italiana, ci aiuta - grazie alle intuizioni di Giuseppe De Rita - a guardare alle dinamiche del presente e del futuro. Non si può pensare alla fede fuori dalla realtà umana degli italiani. Tante volte l'idea di cambiare la Chiesa viene declinata in maniera interna e autoreferenziale. Gli italiani, oggi, non sono quelli che vissero il Vaticano II o le crisi vitali degli anni Sessanta-Settanta. Non sono il Paese "forte", che resistette al terrorismo, in cui il cattolicesimo era una componente decisiva.  Oggi - dice il rapporto - l'Italia è un Paese di "sonnambuli": «il portato antropologico della difficile transizione dalla grammat