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Il dramma degli ostaggi israeliani, vittime innocenti. La loro sofferenza mostra la disumanità della guerra

Una manifestazione per la liberazione degli ostaggi israeliani - Tel Aviv 24 Novembre - Foto di Yossi Pikarek da Wikimedia Commons 


La sofferenza dei rapiti, uomini, donne e minori, mostra ancora di più la disumanità della guerra

L'attacco proditorio di Hamas e di altri gruppi islamisti palestinesi sul territorio israeliano, il 7 ottobre scorso, ha scosso Israele e il mondo. Un vero atto di terrorismo, non fosse che per il rapimento degli ostaggi, portati nella Striscia di Gaza. Erano all'inizio circa 250, tra cui i bambini. I terroristi hanno voluto catturarli, anche se del tutto estranei a ogni azione militare. 

L'aggressione, anche per questo, si è qualificata come un atto di banditismo e terrorismo. Ma questo non importa ad Hamas, che tende a radicalizzare la situazione e che aveva previsto la dura reazione militare d'Israele la quale, nonostante morti e rovine, avrebbe alla fine compattato i palestinesi attorno alla sua leadership. 

La risposta militare israeliana è stata, fin dall'inizio, un grave imbarazzo. È un problema per il Governo: infatti la ritorsione israeliana avrebbe potuto colpire gli ostaggi a Gaza. Questo è avvenuto - secondo Hamas -, per esempio, nel caso di Kfir Bibas, di 10 mesi, e di suo fratello Ariel uccisi a causa di un bombardamento. Ma non si tratta degli unici morti. 

I familiari degli ostaggi hanno fatto sentire la loro voce in Israele, chiedendo la liberazione dei loro cari e domandando al primo ministro Netanyahu di non privilegiare solo l'opzione militare. Qualche ostaggio è stato liberato presto da Hamas per compiacere alcuni Governi, come nel caso dei russi e dei thailandesi. 

A tutt'oggi, dopo i negoziati mediati dal Qatar e la fine della tregua, restano prigionieri - secondo Hamas - solo militari e uomini che hanno prestato servizio militare. Per il Governo israeliano ci sarebbero invece ancora 15 donne e due bambini a Gaza. 

Hamas nega, anche se ammette che una quarantina di ostaggi sono fuori controllo. Forse dispersi tra i vari gruppi islamisti. Da parte sua il Jihad islamico palestinese, milizia rivale di Hamas che ha però partecipato all'attacco del 7 ottobre, ha dichiarato che non rilascerà nessuno degli ostaggi finché Israele non libererà tutti i palestinesi prigionieri che detiene.

Intanto la guerra è ripresa. La Striscia di Gaza, sotto i bombardamenti, è ancor più nel caos e la situazione dei rimanenti ostaggi assai problematica. 

Quello degli ostaggi è forse il più drammatico tra i tanti aspetti incredibili di questa vicenda, che si è aperta quasi due mesi fa con l'attacco di Hamas. La sofferenza dei rapiti mostra ancor di più la disumanità di questa guerra. Gli ostaggi hanno vissuto esperienze durissime come prigionieri e per la situazione di Gaza assediata. 

Donne, uomini, anziani e bambini, nel giro di pochi istanti, caduti nelle mani dei sequestratori. Sono stati in condizioni precarie, senza capire quale fosse il loro futuro: uccisione o possibile liberazione? Le loro storie e posizioni politiche erano diverse. 

Alcuni erano anche pacifisti. Come si può colpire gente innocente e non responsabile? Non è degno nemmeno di una guerra, che è già qualcosa di orrendo. Infatti è terrorismo. Almeno bisogna porsi il problema di "umanizzare la guerra" rispettando il diritto internazionale. 

Ma proprio l'estremizzazione della guerra sembra rendere più efficace l'impatto dei combattimenti almeno in una parte dell'opinione mondiale. Mi tornano in mente le parole di Einstein nel 1936: «La guerra non si può umanizzare, si può solo abolire». Non è un sogno, ma una necessità. 


Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del  17/12/2023

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