Passa ai contenuti principali

Banalizzare la Shoah un'offesa alle vittime

Un'immagine della manifestazione di Novara organizzata dalla Comunità ebraica e dalla Comunità di Sant'Egidio - Foto Sant'Egidio

Usare la tragedia dell'Olocausto per la propaganda No Vax è inaccettabile e rischia di riattizzare l'odio

A Novara i no Green Pass sono sfilati vestiti da prigionieri di Auschwitz con casacche a strisce, aggrappati a una corda con nodi che voleva ricordare il filo spinato del reticolato del lager. Così si banalizza la tragedia unica della storia europea, quella della Shoah, mentre si offende la memoria di sei milioni di ebrei scomparsi, dei sopravvissuti e, tra questi, dei pochi che ancora vivono e ci testimoniano quell`orrore. 

La memoria della Shoah è decisiva per gli italiani e gli europei: un punto di riferimento ineliminabile per la nostra coscienza. Il genocidio non fu compiuto solo dai nazisti, con la loro organizzazione industriale della morte, ma avvenne - è sempre bene ricordarlo - con la collaborazione di italiani, francesi, ucraini, polacchi e vari altri. C'è una responsabilità tedesca, ma anche europea. Siamo diventati talmente vittimisti da non riconoscere le vere vittime dell`orrendo massacro, compiuto dai nazisti e dai loro collaboratori durante la guerra mondiale? È una domanda che ci inquieta. Non voglio esagerare l'accaduto, ma siamo in un periodo delicato, segnato dalla pandemia e da una seria crisi economica per talune fasce della popolazione. 

In tempi di crisi ci sono pericolose accelerazioni di espressioni antisemite che, purtroppo, non mancano nell'Europa di oggi. La banalizzazione della Shoah è pericolosa: «Questa volta l'olocausto lo rischiamo noi italiani», si legge in un testo dei No-Vax. Lo storico Cadi Luzzatto commenta: «Ma gli ebrei deportati non erano italiani?». Alla banalizzazione si aggiunge l`esaltazione dei complici della Shoah, per esempio con la diffusione dell'oggettistica neofascista e neonazista. Addirittura a Napoli, nel 2018, si vendeva una statuetta di Hitler tra quelle del presepe. 

Recentemente, la casa editrice Segno di Udine, nel cui catalogo ci sono libri su padre Pio, santi e rivelazioni, ha pubblicato I Protocolli dei Savi Anziani di Sion, testi fabbricati probabilmente dalla polizia segreta russa a inizio Novecento che svelerebbero una congiura occulta ebraica per impossessarsi del mondo: "laicamente profetici", si legge nella descrizione del volume in vendita sui canali online. È impressionante che il volume antisemita sia apparso nello store online di IBS e Feltrinelli. 

Spesso davanti a un mondo complesso, come quello contemporaneo, c'è bisogno di spiegazioni semplici: si ricorre all'idea di una congiura e si individua un nemico. L'accusa all`ebreo è una delle maggiori espressioni di questa mentalità cospirativa. Insomma, una propaganda dell'odio, del pregiudizio, spesso antisemita. 

Le manifestazioni che, nei giorni scorsi, hanno organizzato a Milano e Novara le Comunità ebraiche locali insieme alla Comunità di Sant'Egidio dicono chiaramente che l'utilizzo della Shoah in modo banalizzante e strumentale è inaccettabile. La manifestazione di Milano è avvenuta davanti al Memoriale della Shoah, quel Binario 21 da cui tanti ebrei sono partiti per Auschwitz. Tra di essi, Liliana Segre, colei che ha suggerito che sul muro del memoriale fosse scritta una sola parola: "Indifferenza". Ebbene, non siamo indifferenti: «Non accettiamo paragoni tra le cure contro il virus e lo sterminio di persone innocenti», hanno scritto gli organizzatori della manifestazione. Le parole hanno un senso e richiamano una storia. C'è una responsabilità nell'uso delle parole che ci riguarda tutti, perché le parole possono attizzare l'odio e, alla lunga, divenire armi contundenti. 


Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 14/11/2021

Commenti

Post popolari in questo blog

La crisi in Giordania: a rischio un'oasi di pace nel caos del Medio Oriente

Il regno di Abdallah confina con Israele, Siria, Arabia Saudita e Iraq e ospita un altissimo numero di rifugiati Tutto è complicato e in movimento in Medio Oriente: le crisi si susseguono. Un solo Paese è stabile: la Giordania, su cui regnano gli hashemiti, famiglia che discende dal profeta Maometto. Ora il re Abdallah è stato scosso da una congiura, che coinvolge il fratellastro, principe Hamzah (un tempo erede al trono, che poi ha dovuto lasciare il posto al figlio di Abdallah). Il re ha assicurato che la situazione è sotto controllo e Hamzah ha dichiarato fedeltà al sovrano.  È una faida da famiglia reale, forse un po' più significativa di quella dei Windsor, con le rivelazioni del principe Harry e della moglie Meghan. Si gioca la stabilità di uno Stato al confine di Israele, Siria, Arabia Saudita e Iraq, che si affaccia sul Mar Rosso con il porto di Aqaba.  C'è stato un grande allarme internazionale. Il presidente Biden ha telefonato al re per sostenerlo. La crisi sembra r

La "forza debole" della preghiera può spostare le montagne

Il cardinale Matteo Maria Zuppi con il presidente Joe Biden Il cardinale Zuppi è stato a Washington dal 17 al 19 luglio dove ha incontrato anche il presidente Biden . Nel lungo e cordiale incontro, il cardinale gli ha consegnato una lettera di Francesco e gli ha manifestato "il dolore del Papa per la sofferenza causata dalla guerra". La sofferenza della guerra è stata al centro del colloquio. L'inviato del Papa si è chiesto come alleviarla. Le questioni umanitarie sono state un tema rilevante nelle conversazioni perché la Santa Sede è molto impegnata su di esse. Il colloquio ha toccato gli sviluppi del conflitto, iniziato un anno e mezzo fa con l'attacco russo. La Santa Sede, come ha già manifestato il card. Zuppi sia a Kyiv che a Mosca, è preoccupata per il suo prolungarsi. Nel viaggio a Kyiv il cardinale aveva constatato le condizioni di vita del popolo ucraino. A sua volta l'elemosiniere del papa, il card. Krajewski, si è recato più volte in Ucraina, anche in r

La Chiesa non si deve rassegnare a un paese fatto di "sonnambuli": dalla sua storia e dal suo vissuto emergono energie di fede e speranza che fanno bene a tutti, vecchi e nuovi italiani

Migranti latinoamericani a messa dal Papa Sono "sonnambuli" gli italiani secondo il rapporto del Censis. Ma una comunità con meno fedeli ha energie di fede In che mondo gli italiani vivono la loro fede? Il Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, la  57a edizione di un'analisi che ha accompagnato la storia italiana, ci aiuta - grazie alle intuizioni di Giuseppe De Rita - a guardare alle dinamiche del presente e del futuro. Non si può pensare alla fede fuori dalla realtà umana degli italiani. Tante volte l'idea di cambiare la Chiesa viene declinata in maniera interna e autoreferenziale. Gli italiani, oggi, non sono quelli che vissero il Vaticano II o le crisi vitali degli anni Sessanta-Settanta. Non sono il Paese "forte", che resistette al terrorismo, in cui il cattolicesimo era una componente decisiva.  Oggi - dice il rapporto - l'Italia è un Paese di "sonnambuli": «il portato antropologico della difficile transizione dalla grammat