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A Sarajevo, il 28 giugno 1914 Gavrilo Princip uccide l'arciduca Francesco Ferdinando e la moglie |
Il mondo è saturo di violenza e la guerra può divampare come il fuoco. Urge una reazione
I1 presidente Mattarella ha detto parole gravi: «Quando ero ragazzo ho letto uno dei primi libri di storia sullo scoppio della Prima guerra mondiale, sul luglio 1914, che forse nessuno voleva far scoppiare, ma l'imprudenza dei comportamenti - come spesso è avvenuto nella storia - provoca poi conseguenze non scientemente volute, ma egualmente provocate dai comportamenti che si mettono in campo. Per questo è di gravissima responsabilità quanto avviene».
Il presidente ha ricordato la storia a noi, ipnotizzati dal presente, magari con la convinzione di controllarlo. È un'illusione: ci si addormenta in pace e ci si sveglia con la guerra alle porte, come capitò agli ucraini. Il presente può facilmente sfuggire di mano, anche ai grandi, trascinando nella tragedia milioni e milioni di persone.
Così fu a Sarajevo, il 28 giugno 1914: uno studente serbo-bosniaco, nazionalista, uccise l'arciduca ereditario d'Austria-Ungheria e la moglie. La scintilla fece scoppiare la guerra: da europea divenne mondiale e portò alla morte di 16 milioni di persone; provocò il genocidio di un milione e mezzo di armeni e cristiani nell'Impero ottomano; aprì alla sovietizzazione della Russia, allo sconvolgimento del sistema politico europeo e tant'altro.
Il mondo oggi è saturo di tensioni. In Europa dell'Est, 19 droni russi hanno violato lo spazio aereo polacco. In Medio Oriente, Israele ha bombardato istallazioni siriane, colpito il Qatar a caccia di leader di Hamas e ucciso houthi nello Yemen. Intanto a Gerusalemme terroristi hanno colpito sei israeliani in un attentato benedetto da Hamas. Quel che avviene a Gaza «non è accettabile» (Mattarella): i gazawi affamati, sfollati e colpiti. E gli ostaggi israeliani sopravvissuti non vedono la liberazione.
Sono alcuni tristi esempi di un'atmosfera satura di violenza, che può portare a uno scoppio. Pezzi di guerra - diceva papa Francesco - che diverranno una "guerra mondiale".
La guerra sfugge di mano pure a chi la promuove e travolge tutti, con un andamento simile al fuoco: va oltre le intenzioni degli attori, distrugge milioni di innocenti. Bisogna fare di tutto per fermarla!
Si deve ricordare quale male è la guerra; ma soprattutto ci si deve liberare dal gioco irresponsabile di chi fa la sua battaglia, senza pensare al contagio del fuoco bellico. Nessuno - né i forti, né i furbi, né i custodi di cause migliori - si salveranno dalle armi crudeli e micidiali. L'esigenza ora è la «gravissima responsabilità», secondo Mattarella.
Sia a livello nazionale sia internazionale, bisogna superare l'inutile polemizzare tra parti per realizzare un'«alleanza per la pace», ferma, guardinga, non distratta o cedevole: ogni passo può far scivolare in fondo, se si è ai bordi del baratro. La responsabilità deve coinvolgere il cittadino singolo, che non si deve sentire impotente, le istituzioni, le aggregazioni politiche, le religioni.
Se un pugno di terroristi può innestare la guerra, un pugno di uomini di buona volontà può aiutare la pace! Bisogna dire basta a una politica gridata via media e social!
Non si perdano mai i contatti diretti tra Stati e apparati, perché dall'invettiva si passi alla riflessione, dall`aggressività al dialogo.
La pace è interesse di tutti. E la prudenza una necessità vitale, quando si è sull'orlo di un abisso. Altrimenti la guerra sarà il rogo dell`umanità!
Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 21/9/2025
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