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Nuovi martiri: la Chiesa non dimentica il loro sacrificio



La croce in cemento proveniente dalla chiesa di San Giorgio di Mosul (Iraq), vandalizzata dall'ISIS
 - Foto Sant'Egidio


Una commissione ha raccolto i nomi di chi ha donato la vita per Cristo negli ultimi 25 anni

Sul libretto della commemorazione dei nuovi martiri del XXI secolo, che ha guidato la celebrazione a San Paolo domenica 14 settembre scorso, c'è l'immagine di una croce. Niente di artistico, ma un segno vissuto di sofferenza. Si tratta dei pezzi ricomposti di una croce in cemento, spezzata in più punti nel corso della vandalizzazione della chiesa di San Giorgio da parte dell'Isis nel 2014 a Mosul, in Iraq. 

La croce spezzata, gettata per terra, è stata ricomposta amorevolmente dai cristiani di San Giorgio (appartenenti alla Chiesa assira ortodossa) e donata al Papa. Questa croce spezzata e ricomposta rappresenta efficacemente il senso della commemorazione, presieduta da papa Leone assieme ai rappresentanti delle Chiese cristiane proprio il giorno dell'Esaltazione della Croce. 

La commemorazione ricorda come, in questi primi venticinque anni del XXI secolo, i cristiani muoiano proprio perché sono cristiani. Per il Giubileo del 2000 Giovanni Paolo II volle una vasta ricerca da parte di una commissione storica per raccogliere i nomi dei "caduti" per la fede del XX secolo. Papa Wojtyla aveva coscienza che il Novecento era un secolo di martiri, come nei primi tempi del cristianesimo. Voleva che la loro memoria non andasse perduta. Nella solenne celebrazione al Colosseo nel 2000, aveva detto: «Sono testimone io stesso, negli anni della mia giovinezza, di tanto dolore e di tante prove (...) L'esperienza della Seconda guerra mondiale e degli anni successivi mi ha portato a considerare con grata attenzione l'esempio luminoso di quanti (...) hanno provato la persecuzione, la violenza, la morte, per la loro fede». 

Papa Francesco, per il Giubileo del 2025, ha voluto una nuova commissione per raccogliere il ricordo dei caduti per la fede. Si pensava che, con la fine dei regimi totalitari, il comunismo, il nazismo, il numero dei caduti fosse relativo. In realtà sono stati censiti ben 1.624 nomi (di cui 643 in Africa), ma questi sono solo la punta di un iceberg, tanto che la ricerca continua. Sono missionari, religiose, preti, laici, eliminati dalle mafie e dalle organizzazioni criminose. Oppure cristiani perseguitati dal terrorismo islamico in Medio Oriente e in Africa. Ventun martiri copti sono stati uccisi dall'Isis in Libia nel 2015 sul bordo del Mediterraneo. A Pasqua 2019, sono state colpite tre chiese, una cattolica e due protestanti in Sri Lanka, con centinaia di morti. Numerosi, altrove, sono stati gli attacchi di terroristi suicidi ai cristiani in preghiera. 

E, nel martirio, i cristiani sono già uniti, nonostante le diverse confessioni. Di questi caduti, papa Leone ha detto: «Hanno testimoniato la fede senza mai usare le armi della forza e della violenza, ma la debole e mite forza del Vangelo». 

Suor Dorothy Stang, impegnata per i senza terra in Amazzonia, a chi stava per ucciderla e le chiedeva se fosse armata, ha mostrato la Bibbia, rispondendo: «Ecco la mia unica arma». Così Leone XIV ha concluso la sua omelia: «Un bambino pakistano, Abish Masih, ucciso in un attentato contro la Chiesa cattolica, aveva scritto sul proprio quaderno: rendere il mondo un posto migliore. Il sogno di questo bambino ci sproni a testimoniare con coraggio la nostra fede, per essere insieme lievito di un'umanità pacifica e fraterna».


Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 28/9/2025

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