Passa ai contenuti principali

I migranti fuggono dagli orrori dei loro Paesi. Ci vuole una risposta bipartisan contro sfruttatori e agitatori


Non solo Wagner: ci sono interessi delle mafie transnazionali. Bisogna guardare alle nazionalità dei migranti per comprendere perché intraprendono il "viaggio".

Che cosa spinge i migranti ad abbandonare la loro terra? Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha parlato di pressioni da parte dei mercenari della compagnia russa Wagner per destabilizzare l'Italia. Bisogna guardare alle nazionalità dei migranti per comprendere perché intraprendono il "viaggio". 

Gli afghani non hanno futuro con il regime dei talebani. Io stesso ho visitato, un mese fa, in Pakistan un campo di rifugiati afghani, nella capitale Islamabad. Gente in condizioni inumane: erano maestri, insegnanti, poliziotte, parenti di persone assassinate. Avevano confidato nell'Occidente abbracciando una vita libera, specie le donne. Ora sono senza patria. Gli iraniani, a loro volta, lasciano il regime degli ayatollah, che ci sorprende per la spietatezza. 

Ci sono poi i siriani che abbandonano un Paese distrutto da più di dieci anni di guerra, con il 90% della popolazione sotto la soglia della povertà. Il Bangladesh, poi, è il quinto Paese al mondo per numero di migranti, spinti da miseria e sovrappopolazione. L'esubero di mano d'opera e la povertà motivano anche l'emigrazione pakistana che, con le rimesse, sostiene il 10% del Pil del Paese. 

La crisi politica ed economica della Tunisia, così vicina all'Italia, spinge i giovani a varcare il mare. L'Egitto è un Paese di bassa occupazione. Dall'Africa vengono migranti della Costa d'Avorio, Paese stabile e non povero, e della Guinea. In Tunisia i migranti sono anche uno strumento di pressione sugli europei, nonostante i buoni rapporti con il Governo di Roma. Soprattutto i "passaggi" in mare e via terra sono uno dei maggiori business del Mediterraneo, che coinvolge grandi reti criminali. In Libia le mafie sono collegate a gruppi al potere. 

Le mafie transnazionali coinvolgono Libia ed Egitto, ma pure italiani. Reti pakistane e curde si connettono a mafie turche. Si fanno tanti soldi che consentono di corrompere. Sulla rotta balcanica sono attive realtà microcriminali, che prendono in carico chi vuole fuggire in Europa. 

Che i migranti possano essere uno strumento politico non sorprende. La pratica risale a Gheddafi ed è stata utilizzata anche da Erdogan nei confronti dell'Europa. Potrebbe farlo anche la politica russa. In particolare utilizzando la Wagner, milizia mercenaria russa presente in alcuni Paesi africani, come Repubblica Centrafricana, Mali, Burkina Faso, Sudan, per controllare le miniere di diamanti. Invece Wagner ha un gran ruolo nella Cirenaica libica in appoggio al generale Haftar. 

Non mi sembra un elemento decisivo che determina la spinta migratoria che, al contrario, ha radici profonde. Però la Wagner vuole giocare un ruolo con arroganza, come mostrano le inaccettabili minacce al ministro Crosetto per aver espresso le sue opinioni. 

Le migrazioni sono una realtà importante e dolorosa, da tempo nel cuore della polarizzazione politica. Essendo un problema nazionale così serio e trattandosi di una questione umanitaria decisiva, sarebbe un'espressione di grande responsabilità se divenisse oggetto di attenzione bipartisan da parte di tutte le forze politiche. Sarebbe una risposta civile a chi, nel mondo, si serve della vita della gente a fini di sfruttamento o di destabilizzazione.


Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 26/3/2023





Commenti

Post popolari in questo blog

La crisi in Giordania: a rischio un'oasi di pace nel caos del Medio Oriente

Il regno di Abdallah confina con Israele, Siria, Arabia Saudita e Iraq e ospita un altissimo numero di rifugiati Tutto è complicato e in movimento in Medio Oriente: le crisi si susseguono. Un solo Paese è stabile: la Giordania, su cui regnano gli hashemiti, famiglia che discende dal profeta Maometto. Ora il re Abdallah è stato scosso da una congiura, che coinvolge il fratellastro, principe Hamzah (un tempo erede al trono, che poi ha dovuto lasciare il posto al figlio di Abdallah). Il re ha assicurato che la situazione è sotto controllo e Hamzah ha dichiarato fedeltà al sovrano.  È una faida da famiglia reale, forse un po' più significativa di quella dei Windsor, con le rivelazioni del principe Harry e della moglie Meghan. Si gioca la stabilità di uno Stato al confine di Israele, Siria, Arabia Saudita e Iraq, che si affaccia sul Mar Rosso con il porto di Aqaba.  C'è stato un grande allarme internazionale. Il presidente Biden ha telefonato al re per sostenerlo. La crisi sembra r

I corridoi lavorativi: modello di accoglienza e buon senso

Sono un modo sicuro per integrare i rifugiati e avere la manodopera di cui abbiamo bisogno La sorpresa è venuta dalla società italiana: a fronte dei 151.000 posti messi in palio dal decreto flussi (non stagionali), le domande degli italiani sono state oltre 690.000. Una massa di richieste a dimostrazione dell'enorme bisogno di manodopera in quasi tutti i settori. La decrescita demografica rende urgente cercare manodopera all'estero.  La paura e l'allarmismo hanno paralizzato la politica che non ha trovato una soluzione ragionevole. I Governi della Ue sono immobilizzati dallo spirito del tempo: paura dei migranti e idea che ognuno debba fare da sé.  Ma i dati parlano chiaro: l'economia europea ha bisogno di manodopera, ma soprattutto l'inverno demografico rende sempre più urgente un rimedio. In Italia c'è forte inquietudine: secondo i dati dell'Istituto Cattaneo, dovremo andare a cercare gli immigrati, pena il crollo dell'economia perché per cinque pens

La guerra non è inevitabile e il mondo non si deve rassegnare

Papa Francesco entrando all'Arena di Verona saluta Andrea Riccardi  È la costante profezia del Papa: per realizzarla, bisogna investire tutti su diplomazia e dialogo Papa Francesco ha presieduto, sabato 18 maggio, all'Arena di Verona, l'incontro Giustizia e pace si baceranno . L'"Arena di Pace", nata nel 1986, ha avuto sei edizioni. Due nel 1991, il periodo della prima guerra del Golfo, che segnò la massima mobilitazione per la pace. Dal 2003 questo evento non si teneva più.  Negli ultimi due decenni il movimento della pace ha coinvolto meno persone. Resta ancora in Italia un tessuto importante di realtà associative, ma complessivamente il tema della pace è uscito dal dibattito pubblico. Sembra un paradosso, si parla meno di pace proprio quando l'Europa si trova di fronte a un grave conflitto che, a partire dall'aggressione russa, sta dilaniando l'Ucraina. Si aggiunge la drammatica situazione in Terra Santa: l`aggressione terroristica d'Israe