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Il mercato della fede tra sette, miracoli e promesse di soluzione dei problemi quotidiani

Nell'editoriale di Andrea Riccardi sul magazine Sette del Corriere della Sera si parla di sette, Benin, Africa. Una sfida sempre più urgente per le Chiese tradizionali.

In passato il cattolicesimo e il protestantesimo sono state le religioni "favorite" dalla colonizzazione e dalla occidentalizzazione del mondo. Non solo erano favorite dai governi coloniali, ma rappresentavano per le popolazioni del Sud del mondo le religioni evolute e del futuro. C'erano, talvolta, conflitti tra Stato e Chiesa in madrepatria, come in Francia, ma non venivano estesi alle colonie: «La laicità non è un prodotto d'esportazione», sosteneva il politico francese dell'Ottocento Léon Gambetta. Così, tra il XIX e il XX secolo, la Chiesa cattolica e le Chiese protestanti si sono installate in Africa con i missionari: hanno dato origine a comunità legate alle loro tradizioni che, da decenni, hanno però leader locali.

Ma il mondo è oggi cambiato. Nei Sud del mondo sono in crescita comunità neoprotestanti, neopentecostali, o dall'impostazione più varia che hanno comunque un riferimento al cristianesimo. Polemicamente sono definite "sette". Quasi sempre, prevale l'aspetto del miracolo. Nel mondo, divenuto mercato globale, la religione "favorita" è proprio questa realtà magmatica, spesso caratterizzata dall'iniziativa di profeti o pastori, che risponde ai bisogni immediati della gente. Questo nuovo mondo religioso, così frammentario, ha una profonda affinità culturale con la mentalità da consumatore tipica del mercato globale. Anzi s'instaura un mercato delle religioni, spesso competitivo e polemico. Il fenomeno è molto diffuso in Africa.

In Benin, un Paese africano di poco più di dieci milioni di abitanti, sul Golfo di Guinea, c'è uno sviluppo sorprendente d'iniziative religiose. Il Paese, ex colonia francese, spicca per la sua cultura ed è chiamato il "quartiere latino" dell'Africa, ma anche per tanti culti meticci come il Vodun (un incrocio afro-brasiliano realizzato dagli ex schiavi beninesi). La domenica mattina s'incontrano sulla stessa strada varie chiese di varie denominazioni. Grosse strutture o anche semplici garage. Jésus pour réussir, una di queste sette, unisce momenti di fervida preghiera a corsi d`insegnamento per il successo e agenzie immobiliari per trovare casa. Così si presenta: «Una Chiesa viva che vi aiuta a manifestare... in tutti i campi (lavoro, affari, coppia, salute), che Cristo è il Dio della Riuscita". Il Ministero della potenza della risurrezione di Cristo (che la gente chiama Auto-Auto) raduna migliaia di persone sotto un tendone nella capitale che, tra preghiere, prediche e balli, attendono l`incontro con ruomo di Dio": tecnologie ed effetti acustici sono utilizzati per creare un clima intenso, mentre è forte l'attesa del miracolo. Non sono che due casi di una galassia (che si dice cristiana, ma non ha rapporti con le Chiesa della tradizione): piccole sale e imprese più vaste si accavallano in ambienti in cui la gratuità non sembra essere una caratteristica prevalente e dove l'attesa miracolistica del successo personale o della guarigione prevalgono. Diverso è il caso della cosiddetta Chiesa cattolica "privata" di Banamè, che sta creando gravi preoccupazioni ai vescovi cattolici. È nata nel zori attorno a una ragazza, Parfaite, che si proclama dio e al suo direttore spirituale, un prete cattolico, nominato da lei Papa (con il nome di Cristoforo XVIII). Banamè si presenta come il vero cattolicesimo, assumendo simboli, abiti e riti della Chiesa, in una sintesi tra cattolicesimo e miracolismo. Parfaite, il dio autoproclamato, e il Papa hanno attorno una corte di cardinali, vescovi, preti, tutti vestiti come gli ecclesiastici cattolici. Accorrono tanti fedeli. Non mancano gli scontri - anche fisici - con altre comunità cristiane o la popolazione. Il "mercato" religioso, in Benin e generalmente in Africa, pullula di nuove iniziative e di scissioni ed è molto animato. È il modo di esistere delle nuove religioni nella società, caratterizzato da grande mobilità dei fedeli e da forte competitività, che erode le Chiese tradizionali.

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