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L'italiano è sempre di più la lingua del bello, dell'arte e della cultura. Se ne parla al congresso della Società Dante Alighieri

Il presidente Mattarella ospita al Quirinale l'inaugurazione del congresso della Società Dante Alighieri il 12 Settembre - Foto Quirinale

Il Congresso della Dante Alighieri conferma un forte interesse per il nostro idioma e stile di vita

Si è aperto il 12 settembre scorso al Quirinale, alla presenza del presidente della Repubblica, l'84° Congresso della Società Dante Alighieri, dal titolo L'italiano luce nel mondo. La Dante Alighieri nasce nel 1889, fondata da Giosuè Carducci, nel clima risorgimentale. 

Lo scopo era «tutelare e diffondere la lingua e la cultura italiane nel mondo, ravvivando i legami spirituali dei connazionali all'estero con la madre patria e alimentando tra gli stranieri l'amore e il culto per la civiltà italiana». Aveva una funzione nazionale: irredentista nelle regioni italofone e di preservazione dell'italianità degli emigranti attraverso i comitati nel mondo, che oggi sono 480. Tra le due guerre, la Società, invece, divenne un'istituzione di propaganda del regime, fino all'applicazione delle leggi razziste del 1938, che espulsero gli ebrei. Nel 2018, la Dante ha concesso ai discendenti degli espulsi la qualifica di soci onorari, con il dolore che il provvedimento sia arrivato quando i colpiti dalla dura vicenda sono scomparsi. 

Dopo un ventennio di nazionalismo e la guerra mondiale, che senso aveva propagare nel mondo la lingua nazionale? L'italiano  - scrive Francesco Bruni - è una lingua senza impero, mentre l'eredità imperiale o coloniale ha determinato milioni di locutori di altre lingue europee. A differenza di Gran Bretagna, Spagna, Portogallo, ma anche della Germania, l'Italia ha poco investito sulla lingua fuori dai confini nazionali. Ma l'italiano ha un futuro nell'universo globale o è una lingua provinciale? Dal 2015, riallacciando contatti, aprendone di nuovi, allargando reti, rispondendo alla domanda di lingua in tutto il mondo, la Dante Alighieri ha potuto constatare che l'italiano nel mondo ha un futuro. 

La nostra lingua attrae anche chi non ha radici italiane. È impressionante il numero di chi si mette a studiarla: sembra che oggi lo studino più di due milioni di persone. L'italiano nel mondo non è residuale, ma è in crescita costante. Con il miglioramento dell`offerta d'insegnamento, è cresciuta fortemente la domanda di apprenderlo. 

Durante la pandemia, la Dante ha inaugurato la piattaforma digitale Dante.global, capace di proporre una pluralità di vie all'italiano: dai principianti ai bambini, all'arte e alla musica, alla cucina, fino all'aggiornamento dei docenti. La piattaforma costituisce forse il più significativo giacimento nazionale a questo livello. 

Perché studiare l'italiano? Certo non è una lingua veicolare come l'inglese, ma ha un suo valore: la cultura, l'arte, il bello, l'umanità italiana e il nostro stile di vita, il made in Italy, avvicinano alla nostra lingua. E non è un caso che sia la più diffusa nei brand internazionali. L'attrazione verso l'italiano mostra l'esistenza di un mondo "ital-simpatico" fuori dai confini della penisola. 

Essere italiani o avere una cultura italiana, parlare italiano è partecipare a un mondo, non tutto contenuto nei confini nazionali. In questo senso, al congresso romano della Dante, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha proposto di tenere annualmente una giornata dell'italofonia, cui invitare Svizzera, San Marino, Vaticano (dove l'italiano è lingua ufficiale), ma anche paesi fortemente italofoni come l'Argentina o l'Albania.


Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 22/9/24

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