Passa ai contenuti principali

Se l'Unione Europea considera il migrante - anche il minore - come un "nemico"


La priorità del nuovo patto è bloccare e rimpatriare: non viene creata alcuna via di accesso stabile

La riforma della politica migratoria europea doveva riguardare sia la gestione delle richieste d'asilo e di integrazione, sia le strategie per ridurre i flussi in entrata. Ma dal "pacchetto migrazioni" (così si chiama in "eurocratese") emerge la scelta prioritaria: bloccare e rimpatriare. 

La novità è l'identificazione che includerà anche i minori: le impronte digitali saranno prese pure ai bambini dai sei anni in su! Questo mostra come l'Europa si avvii alla "criminalizzazione" delle migrazioni. Anche un bambino è un pericolo. Prima, chi giungeva nell'UE era considerato "richiedente asilo", con il diritto a una procedura per definirne lo status. Ora invece - senza cambiare definizione - è sempre più considerato uno straniero che infrange la legge: può essere trattenuto o detenuto. 

Il pacchetto europeo allarga la possibilità di "trattenere" i migranti nei centri, veri luoghi di detenzione. Già era così a Cipro, e nelle isole greche. Da poco anche in Italia, a Pozzallo. Domani in Albania, nei centri creati dall'accordo con l`Italia. Da questi centri non si può uscire anche quando i tempi si allungano. Nel pacchetto le misure di identificazione vengono in teoria velocizzate con la tecnologia: questo però significa che i ricorsi saranno più difficili e burocratizzati. 

L'Europa conferma la tendenza a equiparare i richiedenti asilo agli irregolari senza diritti, da trattenere negli hotspot di frontiera. Le procedure accelerate di alcuni Paesi diventano esempi da seguire. L'Europa si concentra sul trattenimento. L'ipotesi è che, con l'uso delle tecnologie (riconoscimenti facciali come in Cina e intelligenza artificiale), si creerà un "muro tecnologico" invece di quello di cemento. La nuova "border procedure" definisce chi arriva «non ancora entrato nei confini del territorio della UE». La permanenza nei centri durerà al massimo 12 settimane e potrà essere allungata fino a sei mesi, considerando anche l'eventuale rimpatrio. 

Secondo le nuove procedure, i minori accompagnati saranno trattenuti alla frontiera: non era previsto in Italia. La strategia europea punta ai rimpatri. Non ci si mette d'accordo sulla questione dei cosiddetti "dublinanti" (chi arriva deve essere trattenuto nel primo Paese di accoglienza) e si induriscono le misure di espulsione. L'Europa però non esce da un circolo vizioso: tutti sanno che rimpatriare è costoso e difficile. 

L'unico punto innovativo è che i Paesi che non condividono lo sforzo comune (l'Ungheria) sono obbligati a pagare. Sono state aggiunte deroghe per i ricongiungimenti familiari: la conoscenza della lingua o l'aver ottenuto un titolo di studio consentiranno la domanda di asilo in un Paese diverso da quello di approdo. La responsabilità dello Stato di primo ingresso dura 20 mesi o 12 nel caso di persone salvate in mare. 

Si stabilisce una "solidarietà obbligatoria" per uno Stato membro sotto pressione con un'improvvisa crisi migratoria, ricollocando un certo numero di richiedenti asilo (o esigendo contributi). Gli attraversamenti irregolari delle frontiere dell'Ue sono cresciuti del 17% nel 2023 rispetto al 2022. L'UE non ha considerato i problemi demografici e della mancanza di lavoratori in Europa né ha creato, per evitare i viaggi della morte, uno strumento di accesso stabile e strutturato, come i corridoi umanitari, il reinsediamento o le domande d'asilo e protezione umanitaria alle ambasciate europee nel mondo. 


Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 7/1/2024



Commenti

Post popolari in questo blog

La crisi in Giordania: a rischio un'oasi di pace nel caos del Medio Oriente

Il regno di Abdallah confina con Israele, Siria, Arabia Saudita e Iraq e ospita un altissimo numero di rifugiati Tutto è complicato e in movimento in Medio Oriente: le crisi si susseguono. Un solo Paese è stabile: la Giordania, su cui regnano gli hashemiti, famiglia che discende dal profeta Maometto. Ora il re Abdallah è stato scosso da una congiura, che coinvolge il fratellastro, principe Hamzah (un tempo erede al trono, che poi ha dovuto lasciare il posto al figlio di Abdallah). Il re ha assicurato che la situazione è sotto controllo e Hamzah ha dichiarato fedeltà al sovrano.  È una faida da famiglia reale, forse un po' più significativa di quella dei Windsor, con le rivelazioni del principe Harry e della moglie Meghan. Si gioca la stabilità di uno Stato al confine di Israele, Siria, Arabia Saudita e Iraq, che si affaccia sul Mar Rosso con il porto di Aqaba.  C'è stato un grande allarme internazionale. Il presidente Biden ha telefonato al re per sostenerlo. La crisi sembra r

I corridoi lavorativi: modello di accoglienza e buon senso

Sono un modo sicuro per integrare i rifugiati e avere la manodopera di cui abbiamo bisogno La sorpresa è venuta dalla società italiana: a fronte dei 151.000 posti messi in palio dal decreto flussi (non stagionali), le domande degli italiani sono state oltre 690.000. Una massa di richieste a dimostrazione dell'enorme bisogno di manodopera in quasi tutti i settori. La decrescita demografica rende urgente cercare manodopera all'estero.  La paura e l'allarmismo hanno paralizzato la politica che non ha trovato una soluzione ragionevole. I Governi della Ue sono immobilizzati dallo spirito del tempo: paura dei migranti e idea che ognuno debba fare da sé.  Ma i dati parlano chiaro: l'economia europea ha bisogno di manodopera, ma soprattutto l'inverno demografico rende sempre più urgente un rimedio. In Italia c'è forte inquietudine: secondo i dati dell'Istituto Cattaneo, dovremo andare a cercare gli immigrati, pena il crollo dell'economia perché per cinque pens

La guerra non è inevitabile e il mondo non si deve rassegnare

Papa Francesco entrando all'Arena di Verona saluta Andrea Riccardi  È la costante profezia del Papa: per realizzarla, bisogna investire tutti su diplomazia e dialogo Papa Francesco ha presieduto, sabato 18 maggio, all'Arena di Verona, l'incontro Giustizia e pace si baceranno . L'"Arena di Pace", nata nel 1986, ha avuto sei edizioni. Due nel 1991, il periodo della prima guerra del Golfo, che segnò la massima mobilitazione per la pace. Dal 2003 questo evento non si teneva più.  Negli ultimi due decenni il movimento della pace ha coinvolto meno persone. Resta ancora in Italia un tessuto importante di realtà associative, ma complessivamente il tema della pace è uscito dal dibattito pubblico. Sembra un paradosso, si parla meno di pace proprio quando l'Europa si trova di fronte a un grave conflitto che, a partire dall'aggressione russa, sta dilaniando l'Ucraina. Si aggiunge la drammatica situazione in Terra Santa: l`aggressione terroristica d'Israe