Passa ai contenuti principali

Dialogo, non scontro armato, perché i popoli tornino fratelli

L'incontro tra il card. Matteo Zuppi e il Patriarca di Mosca, Kirill, il 29 Giugno - foto Patriarcato di Mosca

Un bilancio del viaggio a Mosca del cardinale Matteo Zuppi per cercare di porre fine alla guerra

Il cardinale Matteo Zuppi è stato a Mosca, come inviato speciale di papa Francesco, per ascoltare i russi e porre loro i problemi umanitari, dopo mesi di guerra a seguito dell'aggressione contro l'Ucraina. Ha avuto un lungo colloquio con il consigliere diplomatico del presidente Putin, Yuri Ushakov, figura di primo piano. Poi ha visto la commissaria russa per i diritti dei bambini, Maria Lvova-Belova (verso cui la Corte penale internazionale ha spiccato un mandato d'arresto): con quest'ultima ha toccato il drammatico dossier dei bambini ucraini prelevati dai russi. Il ministro degli esteri, Lavrov, ha dichiarato che i bambini, se hanno parenti in Ucraina, possono ritornare nel Paese. 

Il cardinale ha visitato anche il Patriarca di Mosca, Kirill, il cui delegato alle questioni internazionali, il metropolita Antony, era stato recentemente in Vaticano. Il Patriarcato appoggia - ha dichiarato - la missione della Santa Sede. Nella cattedrale cattolica ha celebrato con i vescovi cattolici in Russia la Messa per la festa dei santi Pietro e Paolo. Al termine della missione c'è stato un altro incontro con Ushakov per guardare a futuri sviluppi. 

Fin qui la cronaca del viaggio. La sua missione manifesta la preoccupazione più volte espressa da papa Francesco perché il conflitto finisca: siano così ridate pace e giustizia al popolo ucraino. Colpisce però la vena di scetticismo su certa stampa italiana nei confronti del viaggio dell'inviato del papa: Zuppi avrebbe incontrato solo porte chiuse a Mosca, sarebbe stato quindi un viaggio inutile, se non un riconoscimento del regime putiniano. Ormai molti non immaginano più un'alternativa alla guerra. Investire sul dialogo sembra loro inutile o dannoso. Ma la guerra - lo ribadisco - sono gli ucraini a pagarla con morti e distruzioni. 

Significativamente la missione è cominciata con la preghiera del cardinale Zuppi innanzi all'antica immagine della Madre di Dio di Vladimir, una delle icone russe più venerate. Pochi lo hanno notato, ma la missione nasce dalla preghiera di tutta la Chiesa per la pace, che lui stesso ha portato a Mosca come aveva fatto a Kyiv nella cattedrale di Santa Sofia. E la preghiera sa che tutto è possibile per chi ha fede: la pace è possibile, anche se ci si combatte. 

Francesco, nel primo anniversario dell'invasione russa, ha detto: «Vorrei appellarmi a quanti hanno responsabilità politiche, perché facciano un serio esame di coscienza davanti a Dio, che è Dio della pace e non della guerra». Zuppi è stato portatore dell'appello del Papa a Kyiv e a Mosca. La sua non è una mediazione: non presenta un pacchetto di proposte. Attraverso di lui, però, il colloquio e la parola ritornano protagoniste, mentre ci si combatte duramente. Francesco ha citato le parole di Pio XII alla vigilia della Seconda guerra mondiale: «Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra. Ritornino gli uomini a comprendersi. Riprendano a trattare». 

La missione di Zuppi ricorda che esiste un destino comune dei popoli e che la parola deve ritornare protagonista della scena internazionale. Questa è la posizione della Santa Sede, portatrice di grande saggezza: quella di chi conosce la sofferenza dei popoli e il valore della pace.


Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 9/7/2023



Commenti

Post popolari in questo blog

La crisi in Giordania: a rischio un'oasi di pace nel caos del Medio Oriente

Il regno di Abdallah confina con Israele, Siria, Arabia Saudita e Iraq e ospita un altissimo numero di rifugiati Tutto è complicato e in movimento in Medio Oriente: le crisi si susseguono. Un solo Paese è stabile: la Giordania, su cui regnano gli hashemiti, famiglia che discende dal profeta Maometto. Ora il re Abdallah è stato scosso da una congiura, che coinvolge il fratellastro, principe Hamzah (un tempo erede al trono, che poi ha dovuto lasciare il posto al figlio di Abdallah). Il re ha assicurato che la situazione è sotto controllo e Hamzah ha dichiarato fedeltà al sovrano.  È una faida da famiglia reale, forse un po' più significativa di quella dei Windsor, con le rivelazioni del principe Harry e della moglie Meghan. Si gioca la stabilità di uno Stato al confine di Israele, Siria, Arabia Saudita e Iraq, che si affaccia sul Mar Rosso con il porto di Aqaba.  C'è stato un grande allarme internazionale. Il presidente Biden ha telefonato al re per sostenerlo. La crisi sembra r

La "forza debole" della preghiera può spostare le montagne

Il cardinale Matteo Maria Zuppi con il presidente Joe Biden Il cardinale Zuppi è stato a Washington dal 17 al 19 luglio dove ha incontrato anche il presidente Biden . Nel lungo e cordiale incontro, il cardinale gli ha consegnato una lettera di Francesco e gli ha manifestato "il dolore del Papa per la sofferenza causata dalla guerra". La sofferenza della guerra è stata al centro del colloquio. L'inviato del Papa si è chiesto come alleviarla. Le questioni umanitarie sono state un tema rilevante nelle conversazioni perché la Santa Sede è molto impegnata su di esse. Il colloquio ha toccato gli sviluppi del conflitto, iniziato un anno e mezzo fa con l'attacco russo. La Santa Sede, come ha già manifestato il card. Zuppi sia a Kyiv che a Mosca, è preoccupata per il suo prolungarsi. Nel viaggio a Kyiv il cardinale aveva constatato le condizioni di vita del popolo ucraino. A sua volta l'elemosiniere del papa, il card. Krajewski, si è recato più volte in Ucraina, anche in r

La Chiesa non si deve rassegnare a un paese fatto di "sonnambuli": dalla sua storia e dal suo vissuto emergono energie di fede e speranza che fanno bene a tutti, vecchi e nuovi italiani

Migranti latinoamericani a messa dal Papa Sono "sonnambuli" gli italiani secondo il rapporto del Censis. Ma una comunità con meno fedeli ha energie di fede In che mondo gli italiani vivono la loro fede? Il Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, la  57a edizione di un'analisi che ha accompagnato la storia italiana, ci aiuta - grazie alle intuizioni di Giuseppe De Rita - a guardare alle dinamiche del presente e del futuro. Non si può pensare alla fede fuori dalla realtà umana degli italiani. Tante volte l'idea di cambiare la Chiesa viene declinata in maniera interna e autoreferenziale. Gli italiani, oggi, non sono quelli che vissero il Vaticano II o le crisi vitali degli anni Sessanta-Settanta. Non sono il Paese "forte", che resistette al terrorismo, in cui il cattolicesimo era una componente decisiva.  Oggi - dice il rapporto - l'Italia è un Paese di "sonnambuli": «il portato antropologico della difficile transizione dalla grammat