Passa ai contenuti principali

La Chiesa è più forte se il noi prevale sull'io

La commemorazione del 65° anniversario di Ordinazione Sacerdotale di Benedetto XVI il 28 Giugno 2016 - Foto da vatican.va/© L'Osservatore Romano


I conflitti fanno parte della storia delle comunità dei credenti. La domanda è: siamo capaci di amarci?

Che cosa succede nella Chiesa? E in Vaticano? La morte di Benedetto XVI ha riaperto le polemiche sui "due Papi", su una corrente ratzingeriana e tradizionale, a disagio con papa Francesco. Sono circolate "rivelazioni" sul rapporto tra i due Papi in un libro dell'ex segretario di Benedetto, che ha raccontato come il Papa emerito si sia spiaciuto di una decisione del successore (e forse non solo di una). 

L'ex segretario ha rivelato anche come sia stato tolto dal servizio alla casa pontificia con una decisione di Francesco. Il Vaticano è un terreno di lotte? I cattolici non sono uniti attorno a papa Francesco? 

Si aggiungono altre notizie, non ultima la decisione della Procura vaticana di aprire un'indagine sulla scomparsa della giovane Emanuela Orlandi nel giugno 1983, sospettando che il fatto sia legato a questioni interne alla Curia. 

Molti si interrogano se non ci sia un degrado nella Curia e un cedimento nell'unità della Chiesa. Indubbiamente qua e là sono emersi problemi. Non saprei dire se in misura tanto diversa dal passato. Certo nella Chiesa ci sono differenze di visioni e di sensibilità. Ci sono problemi, come in ogni istituzione o comunità umana. 

Le conflittualità fanno parte della storia della Chiesa. Non voglio scomodare gli Atti degli Apostoli con il conflitto tra Pietro e Paolo. 

Ai tempi di Pio XII (1939-1958), chiamato Pastor angelicus, che i tradizionalisti guardano come modello, i due prosegretari di Stato, primi collaboratori del Papa, Montini e Tardini, non la pensavano proprio allo stesso modo e lo si sapeva. Nel 1948, monsignor Cippico, archivista della Segreteria di Stato, fu accusato di traffico di valuta. Dopo la fuga ardimentosa dal Vaticano, fu condannato. Pietro Nenni commentava: «Sono tutti interessati a tacere». Nel 1954, Montini fu trasferito dal Vaticano all'arcidiocesi di Milano e sentì questo come un allontanamento, frutto del sospetto nei suoi confronti. Non è che qualche episodio. Potrei continuare. 

Ci sono problemi e conflitti dove sono uomini e donne! Tuttavia, qualcosa è cambiato. Non solo per la forte attenzione della stampa. Ma anche perché si vive in genere un atteggiamento soggettivo e personalistico. 

L'io prevale sul noi: il rabbino Jonathan Sacks, acuto osservatore del nostro tempo, parla di un «cambiamento climatico culturale». È il tempo dell'io. Che, oggi, ha a disposizione per manifestarsi l'immenso campo dei social, adatto a reazioni immediate, critiche e repliche. Questo è vero anche nella Chiesa, nel clero, tra i cattolici. La Chiesa si frantuma? La Chiesa o il Vaticano non sono come la famiglia reale britannica, che talvolta sembra una saga giornalistica, all'origine di telenovele sui rapporti interni o di libri-rivelazione da parte di un principe. 

La situazione nella Chiesa non è così lacerata come si dice. Certo la Chiesa è un grande noi, che sente tutte le difficoltà del «cambiamento climatico culturale», di un modo di comunicare e interagire, ma soprattutto è talvolta sopraffatto da troppe logiche confliggenti dell'io. Il noi richiede, da parte dei cristiani, cura e attenzione, perché prevalgano sul soggettivismo la missione e la comunione della Chiesa. In un momento di forte tensione nella Chiesa, nel 2009, Benedetto XVI ricordò le parole dell`apostolo Paolo ai Galati: «Amerai il prossimo tuo come te stesso. Ma se vi mordete e divorate a vicenda, guardate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri!» (5,14-15). L'avvertimento è chiaro e la domanda è semplice: siamo capaci di amarci?


Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 22/1//2023

Commenti

Post popolari in questo blog

Solo il cardinale Matteo Zuppi sta cercando davvero la pace

Il cardinale Matteo Zuppi ricevuto dal metropolita Antonij, presidente del Dipartimento per le Relazioni Ecclesiastiche Esterne del Patriarcato di Mosca  La Santa Sede non rompe mai le relazioni, specie in tempo di crisi, e si sforza di "umanizzare la guerra" La situazione in Ucraina, con una guerra quasi al terzo anno e l'inverno alle porte, si annuncia difficile. La resistenza ucraina, appoggiata dagli occidentali, non può bloccare il processo di decomposizione della società, anche a seguito di gravi distruzioni causate dai bombardamenti russi, con l'esodo all'estero di 7 milioni di ucraini. Il popolo sta pagando un prezzo enorme e non si vede la fine.  Intanto, in Russia, a Kazan, si sono riuniti, presieduti da Putin, i Brics cui partecipano Brasile, Cina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, India, Iran e altri. Nonostante non ci sia unanimità, la riunione a Kazan mostra che la Russia di Putin non è isolata. I governi occidentali - scrive Salvatore Settis s...

Un popolo unito attorno al Papa nel segno della carità e della pace: il nuovo Pontefice deve contare sull'accoglienza di tutti per guidarci sulla via della speranza

  I cardinali riuniti nella Cappella Sistina al momento dell'"Extra omnes" il 7 maggio - Foto da Vatican Media Mentre scrivo l'elezione non è ancora avvenuta. Ma ricordo che Benedetto XVI, accomiatandosi dopo le dimissioni, disse: «Nel collegio cardinalizio c'è anche il futuro Papa al quale già oggi prometto la mia incondizionata reverenza ed obbedienza». Facciamo nostre queste parole di un grande credente: non sappiamo il nome dell'eletto, ma sarà il nostro Papa, colui che conferma nella fede i fratelli e guida la Chiesa. Attorno al Santo Padre si fa l'unità della Chiesa. Non solo con l'obbedienza, ma anche con la "reverenza". Quest'ultima parola suona antica ma è vitale: rispetto profondo.  I giorni prima del conclave sono stati attraversati da una certa irriverenza: sui media e sui social, che hanno dovuto riempire le "pagine" con pronostici e indiscrezioni. Irriverente, quanto curiosa, è l'immagine di Trump vestito da Po...

Non si immagina più la pace: c'è solo la guerra all'orizzonte. Ma dai conflitti nessuno mai esce vincitore

  Dialogo e diplomazia hanno un ruolo residuale.  Quasi ogni giorno siamo assediati da notizie di attentati, tensioni, bombardamenti e altro. In Medio Oriente, Ucraina e altrove. Notizie di guerra o che preludono a una guerra più grande. Di fronte a questo scenario, si resta attoniti. Non esiste più un quadro di riferimento che spinga a un superamento delle tensioni in corso, nonostante gli interventi di taluni governi. Tutto è talmente intrecciato e i nodi sembrano sempre più stringersi verso il riarmo, i conflitti sanguinosi, l'allargamento del campo di chi si combatte. Anche se - va detto - non mancano anche, qua e là, fragili espressioni di prudenza di chi misura le proprie forze. Ma il vero problema è che si è eclissata la cultura della pace, la visione maturata nei decenni dopo la Seconda guerra mondiale, pur tra tante contraddizioni.  Il 6 e il 9 agosto 1945 - ne celebriamo la ricorrenza in questo mese - per la prima volta nella storia fu usata l'arma atomica contr...