Passa ai contenuti principali

Profughi: sintonizziamoci con loro

Una famiglia ucraina accolta dalla Comunità di Sant'Egidio di Padova

Non basta accoglierli, occorre mettersi nei loro panni, superare le barriere linguistiche e agevolarne l'integrazione

C'è un'ondata di solidarietà verso gli ucraini in vari Paesi europei. L'ho visto in Polonia, dove molto è affidato alla spontaneità della società, alle famiglie, ai gruppi. Ma anche in Italia tanti offrono aiuto, danno contributi, mettono a disposizione alloggi e propongono di ospitare nelle proprie case. È significativo, dopo due anni in cui siamo stati "chiusi" a casa con la pandemia. Ospitare a casa propria è un bel gesto. L'impegno ad accompagnare l'accoglienza è un fatto notevole. È bello vedere coinvolte le famiglie, che i più piccoli stiano con i bambini ucraini e giochino con loro. I bambini rompono le distanze con più facilità degli adulti. Il coinvolgimento nella solidarietà è rivelatore dei sentimenti profondi del nostro Paese. Del resto non avevamo visto, durante la pandemia, l`impegno di tanta gente generosa? 

Si vede che l'Italia non è quel Paese chiuso che le campagne contro i migranti rappresentavano. Gli ucraini in Italia (ne sono già arrivati oltre 72 mila), talvolta, raggiungono amici o parenti già immigrati. Altre volte vengono quasi casualmente. Non sanno bene dove arrivano. Non parlano la lingua. Hanno sofferto e lasciato in Ucraina parte della famiglia, specie gli uomini tra i 18 e i 60 anni. Sono feriti dalla vita e dalla guerra, inquieti sul futuro, spaesati. 

Occorre mettersi nei loro panni per accoglierli. Non basta, da parte nostra, essere "buoni" e fieri di dare una mano. 

L'aiuto concreto si accompagna al dialogo, con cui man mano cadono le barriere linguistiche e le estraneità (anche culturali) si riducono. Ospitare chiede sensibilità e pazienza nel capire chi si accoglie: storie, dolori, cultura, mentalità. 

Quanto resteranno in Italia? Purtroppo l'esito della guerra è imprevedibile. Non qualche giorno!

Decisivo è l'insegnamento dell'italiano. Ma è importante trovare ucraini che possano fare da mediatori culturali e linguistici. La comunità ucraina italiana è molto generosa e motivata. Tanti italiani possono aiutare: non solo ospitando, ma accompagnando, aiutando e stando con i bambini e con gli anziani. Il contatto con questo "popolo" di ucraini, vorrei dire di donne ucraine, fa emergere quell'umanità che molti italiani sanno manifestare in situazioni difficili. 

Accogliere è inizialmente una fatica, perché vuol dire sintonizzarsi con l'altro, ma poi diventa una gioia e la soddisfazione di una nuova dimensione di vita. Per la Chiesa, questo movimento di solidarietà è un'occasione preziosa per recepire quel messaggio di accoglienza al rifugiato e allo straniero, così evangelico, che Francesco comunica con forza. Spesso il nostro cattolicesimo è ripiegato su sé stesso, pago delle nostre istituzioni assistenziali o della delega del rapporto con la gente in necessità a organizzazioni o esperti. L'incontro con un popolo sofferente è davvero un segno dei tempi. 

Ci rivela la bellezza dell'accoglienza e, allo stesso tempo, l'orrore della guerra. Forse troppi lo hanno dimenticato, considerando la guerra un fatto remoto. 

Un orrore che molti fortunatamente non hanno conosciuto, nemmeno da lontano. Il Papa ha scritto nell`enciclica Fratelli tutti: «La guerra è un fallimento della politica e dell`umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male. Non fermiamoci su discussioni teoriche, prendiamo contatto con le ferite, tocchiamo la carne di chi subisce i danni». Non è quello che sta avvenendo in questi giorni? 


Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 3/4/2022

Commenti

Post popolari in questo blog

La crisi in Giordania: a rischio un'oasi di pace nel caos del Medio Oriente

Il regno di Abdallah confina con Israele, Siria, Arabia Saudita e Iraq e ospita un altissimo numero di rifugiati Tutto è complicato e in movimento in Medio Oriente: le crisi si susseguono. Un solo Paese è stabile: la Giordania, su cui regnano gli hashemiti, famiglia che discende dal profeta Maometto. Ora il re Abdallah è stato scosso da una congiura, che coinvolge il fratellastro, principe Hamzah (un tempo erede al trono, che poi ha dovuto lasciare il posto al figlio di Abdallah). Il re ha assicurato che la situazione è sotto controllo e Hamzah ha dichiarato fedeltà al sovrano.  È una faida da famiglia reale, forse un po' più significativa di quella dei Windsor, con le rivelazioni del principe Harry e della moglie Meghan. Si gioca la stabilità di uno Stato al confine di Israele, Siria, Arabia Saudita e Iraq, che si affaccia sul Mar Rosso con il porto di Aqaba.  C'è stato un grande allarme internazionale. Il presidente Biden ha telefonato al re per sostenerlo. La crisi sembra r

La "forza debole" della preghiera può spostare le montagne

Il cardinale Matteo Maria Zuppi con il presidente Joe Biden Il cardinale Zuppi è stato a Washington dal 17 al 19 luglio dove ha incontrato anche il presidente Biden . Nel lungo e cordiale incontro, il cardinale gli ha consegnato una lettera di Francesco e gli ha manifestato "il dolore del Papa per la sofferenza causata dalla guerra". La sofferenza della guerra è stata al centro del colloquio. L'inviato del Papa si è chiesto come alleviarla. Le questioni umanitarie sono state un tema rilevante nelle conversazioni perché la Santa Sede è molto impegnata su di esse. Il colloquio ha toccato gli sviluppi del conflitto, iniziato un anno e mezzo fa con l'attacco russo. La Santa Sede, come ha già manifestato il card. Zuppi sia a Kyiv che a Mosca, è preoccupata per il suo prolungarsi. Nel viaggio a Kyiv il cardinale aveva constatato le condizioni di vita del popolo ucraino. A sua volta l'elemosiniere del papa, il card. Krajewski, si è recato più volte in Ucraina, anche in r

La Chiesa non si deve rassegnare a un paese fatto di "sonnambuli": dalla sua storia e dal suo vissuto emergono energie di fede e speranza che fanno bene a tutti, vecchi e nuovi italiani

Migranti latinoamericani a messa dal Papa Sono "sonnambuli" gli italiani secondo il rapporto del Censis. Ma una comunità con meno fedeli ha energie di fede In che mondo gli italiani vivono la loro fede? Il Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, la  57a edizione di un'analisi che ha accompagnato la storia italiana, ci aiuta - grazie alle intuizioni di Giuseppe De Rita - a guardare alle dinamiche del presente e del futuro. Non si può pensare alla fede fuori dalla realtà umana degli italiani. Tante volte l'idea di cambiare la Chiesa viene declinata in maniera interna e autoreferenziale. Gli italiani, oggi, non sono quelli che vissero il Vaticano II o le crisi vitali degli anni Sessanta-Settanta. Non sono il Paese "forte", che resistette al terrorismo, in cui il cattolicesimo era una componente decisiva.  Oggi - dice il rapporto - l'Italia è un Paese di "sonnambuli": «il portato antropologico della difficile transizione dalla grammat