Passa ai contenuti principali

Contro l'intolleranza seguiamo l'esempio di San Giovanni Paolo II

Neppure il Covid fa cessare le guerre

Homs (Siria) ferita dalla guerra
Inascoltato l'appello del segretario Onu Antonio Guterres di battere la pandemia uniti. E in pace

Che succede nel mondo, mentre siamo impegnati a casa nostra nella lotta con le conseguenze sanitarie e sociali del Covid-19? Pochi hanno ascoltato l'appello storico del segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, perché il mondo si schieri unito contro la pandemia, ponendo fine ai troppi conflitti aperti.
Noi italiani dobbiamo accorgerci che molto è cambiato a pochi chilometri dalle nostre coste meridionali. L'offensiva tracotante del generale Haftar in Libia, appoggiata da Egitto e Russia, è stata respinta dal Governo di Tripoli con l'aiuto della Turchia (gli italiani avevano scacciato nel 1911 l'Impero ottomano per colonizzare la regione). Una forza militare turca notevole è in Libia, accanto a presenze arabe inquietanti, sue alleate. La Turchia gestirà l'emigrazione dalla Libia verso l'Italia come fa con quella verso i Balcani? Ormai il Governo di Ankara è una presenza su tanti scacchieri: dalla Somalia verso la costa orientale africana. Con i turchi hanno dovuto collaborare gli italiani per liberare Silvia Romano.
L'Egitto è in difficoltà. Sono in difficoltà gli egiziani sotto un regime sempre più repressivo, che si giustifica con la lotta all'islamismo. L'irrisolto caso giudiziario Regeni è sotto gli occhi di tutti.
Ma che ne è di Zaki, attivista per i diritti umani e studente a Bologna, sperduto in un carcere egiziano? Siamo ancora convinti che la repressione violenta non solo è immorale, ma genera ulteriore violenza.
Intanto continua la guerra in Siria. I siriani sono alla fame, presi nella morsa di un regime spietato e delle sanzioni. È dal 2011 che si combatte in Siria e ora si assiste a un confronto tra russi e turchi. Due milioni di profughi siriani sono in Turchia e 1.200.000 in Libano. Il Mediterraneo è un mare di dolori.
Ovunque ci sono segnali preoccupanti. Ricordo gli scontri militari tra due giganti asiatici per i confini (qui si combatté nel 1962): l'India e la Cina, che ha un'economia cinque volte quella indiana. L'India, infiammata dalla passione nazionalista, è alle prese con la grave crisi del Covid-19.
Un altro segnale preoccupante viene dalla Corea, dove quella del Nord ha fatto esplodere l'ufficio di collegamento con quella del Sud, "ponte" simbolico di dialogo, inaugurato nel 2018. Sono segnali bellicosi in un mondo che fluttua nel vuoto di politiche coerenti, sulla spinta di interessi particolari e conflittuali. Si rischia di scivolare in avventure belliche ancor più drammatiche.
E noi? L'Italia non si può assumere i problemi del mondo, ma non può nemmeno ripiegarsi su di sé. Il Mediterraneo ci riguarda da vicino. In uno scenario geopolitico caotico e contraddittorio, non resta che agganciarci a Francia e Germania, i Paesi europei che condividono i nostri valori pacifici e credono nei diritti umani. Insieme rappresentiamo una visione umanistica. Oggi, in un mondo che si scompone, non si può essere impotenti e irrisi dagli arroganti: bisogna stabilire patti seri e fare azioni politiche incisive, se vogliamo limitare i danni e aiutare pace e diritti umani nel mondo.
Il coronavirus ci ha dato una lezione: il mondo ha un destino comune. Il sovranismo ha fallito. Non si fa il bene del proprio Paese vivendo in conflitto con gli altri e non sviluppando alleanze e solidarietà internazionali.

Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 28/6/2020

Commenti

Post popolari in questo blog

La crisi in Giordania: a rischio un'oasi di pace nel caos del Medio Oriente

Il regno di Abdallah confina con Israele, Siria, Arabia Saudita e Iraq e ospita un altissimo numero di rifugiati Tutto è complicato e in movimento in Medio Oriente: le crisi si susseguono. Un solo Paese è stabile: la Giordania, su cui regnano gli hashemiti, famiglia che discende dal profeta Maometto. Ora il re Abdallah è stato scosso da una congiura, che coinvolge il fratellastro, principe Hamzah (un tempo erede al trono, che poi ha dovuto lasciare il posto al figlio di Abdallah). Il re ha assicurato che la situazione è sotto controllo e Hamzah ha dichiarato fedeltà al sovrano.  È una faida da famiglia reale, forse un po' più significativa di quella dei Windsor, con le rivelazioni del principe Harry e della moglie Meghan. Si gioca la stabilità di uno Stato al confine di Israele, Siria, Arabia Saudita e Iraq, che si affaccia sul Mar Rosso con il porto di Aqaba.  C'è stato un grande allarme internazionale. Il presidente Biden ha telefonato al re per sostenerlo. La crisi sembra r

La nostra è la rivoluzione della compassione e della tenerezza. I cinquantacinque anni di Sant'Egidio

Il card. Matteo Zuppi alla celebrazione del 55° anniversario di Sant'Egidio il 9 Febbraio - Foto Sant'Egidio Nasce tra gli studenti e le periferie in pieno Sessantotto per sostenere il sogno di una Chiesa di tutti e soprattutto dei poveri La Comunità di Sant'Egidio compie cinquantacinque anni. Il direttore mi ha chiesto di dire qualcosa in proposito. La Comunità viene da più di mezzo secolo di vita a Roma, dove nacque tra gli studenti (allora in piena effervescenza con il '68) e nelle periferie umane e urbane della capitale.  Erano i tempi del post Concilio, in cui la Parola di Dio sembrava restituita all'affetto e alla lettura del popolo. Questo spingeva a un nuovo ascolto della Parola, e - come diceva il cardinale Martini, un amico della Comunità - a vivere e pensare biblicamente. Così, dovunque è, la Comunità si ritrova la sera a pregare e ad ascoltare la Parola di Dio: dalla bella basilica romana di Santa Maria in Trastevere a vari luoghi in Francia, fino in Mo

Attorno a noi c`è tanta solitudine, si misura la forza violenta del male. Ma anche la forza del piccolo bene che si può fare in un così grande deserto.

Foto Sant'Egidio Maria vive in un ospizio da 30 anni, colpita dal male di vivere. Unica luce nelle sue giornate è la sorella che, ogni giorno, va a trovarla. A Natale, ascoltando il Vangelo di Luca, ci si imbatte nelle figure degli anawim, gli umili, che popolano i racconti della nascita e dell'infanzia di Gesù. Non sono figure remote o mitiche. Gli umili di spirito esistono ancora. Seppure non siamo sempre capaci di vederli, perché talvolta affrettati o sprezzanti. Vorrei raccontare una storia, che ho conosciuto da vicino.  Una donna, più che settantenne, che chiamerò Maria, risiede in una RSA da più di trent'anni. È entrata, dopo aver peregrinato in vari altri istituti, in condizioni molto gravi. Giovane, aveva tentato il suicidio a seguito di una relazione finita male con un uomo.   L'esito è stato terribile. Non cammina più. Parla a malapena. Vede sempre meno. Ora è cieca. È progressivamente diminuita nel fisico. Anche se ha sempre lottato nel clima anonimo dell`ist