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L'America latina imprigionata nella morsa della pandemia

In lutto in Brasile per le vittime del coronavirus - Foto Vatican News
L'intreccio tra povertà, contagio e governanti "negazionisti" ha provocato conseguenze agghiaccianti

Siamo incerti sull'andamento dei contagi del coronavirus in Africa. Purtroppo, invece, è l'ora della preoccupazione per l'America latina. A fine maggio i contagi sono arrivati a quasi 800 mila e i morti a più di 43 mila. Si teme il peggio, anche perché il Sud del continente va verso l'inverno che favorisce lo sviluppo del virus. Il Paese più colpito è il Brasile con 375 mila contagi e quasi 23.500 morti, ormai il secondo al mondo dopo gli Stati Uniti. È un bilancio gravissimo nella nazione latinoamericana più popolosa, con 210 milioni di abitanti, al centro del continente, confinante con molti Paesi latinoamericani, spazio di intreccio di popolazioni e di scambi.
Nei suoi 8.516.000 kmq di superficie, il Brasile ospita gli ambienti più diversi: megalopoli tra le più grandi del globo, come San Paolo con 19 milioni di abitanti e Rio de Janeiro con 12, sino alla foresta amazzonica, che si estende per sei milioni di chilometri quadrati, la metà in Brasile. Il presidente sovranista Bolsonaro, nonostante l'avviso contrario di molte autorità locali, ha condotto una politica "negazionista" rispetto al virus, con scarsi interventi e limitazioni, registrando le dimissioni di due ministri della Salute (da lui scelti) in due settimane.
Molti stimano che il numero dei contagiati sia più alto di quanto dichiarato. Altri Paesi molto colpiti sono stati il Perù, con 124 mila contagiati, e il Cile, con 74 mila. La diffusione del Covid-19 in Perù è stata in parte dovuta all'abbandono della capitale Lima da parte dei lavoratori poveri e di strada, che non avevano modo di sopravvivere a causa della chiusura.
L'Ecuador (37 mila contagiati e 3.200 decessi) ha registrato scene di orrore con morti per strada e cadaveri bruciati. L'intreccio tra povertà e pandemia provoca nel tempo conseguenze agghiaccianti. Preoccupazioni desta un gigante demografico come il Messico, con i suoi 128 milioni di abitanti, nonostante la seria politica di controllo: 71 mila contagiati, ma in aumento. Drammatica è la situazione dei migranti dal Sud, diretti verso gli Stati Uniti, ora intrappolati in Messico. La Colombia registra 21 mila casi e Panama 12.600 (su quattro milioni di abitanti). Argentina (nonostante i 12 mila casi), Venezuela e Paraguay sembrano resistere alla pandemia. Il piccolo Stato centroamericano, El Salvador, ha attuato severe misure e conta solo 2 mila contagiati, ma è scoppiata una disputa con il vicino Costarica, accusato di sottovalutare i contagi.
Il Nicaragua, da parte sua, nega l'esistenza del virus. I casi registrati ad Haiti sono meno di 1.000 mentre nella vicina Repubblica Dominicana arrivano a 15 mila. Complessivamente la pandemia ha rivelato la fragilità delle strutture sanitarie di molti Paesi e ha sconvolto l'economia di sussistenza.
Ormai, purtroppo, l'America latina è divenuta il centro della pandemia, con una crescita costante dei contagi. Si deve provare a guardare anche a questo mondo, oltre alle nostre crisi europee.

Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 7/6/2020

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