Passa ai contenuti principali

Servono uomini che attraversino le culture, la globalizzazione ha bisogno di dialogo

Andrea Riccardi, nella rubrica Religioni e civiltà 

In tempi di globalizzazione sono preziose le figure che passano da un mondo all`altro: mostrano la strada per superare i pregiudizi

La globalizzazione sembra appiattire tutto e tutti su un unico modello. Rinascono però, quasi per contrapposizione, identità radicali. Siamo anzi in una stagione di radicalismi. Basterebbe pensare al mondo islamico. Ma non è l'unico: tutti i mondi, le culture, le religioni hanno correnti fondamentaliste. La globalizzazione (che accosta mondi lontani, attraverso il contatto, la migrazione o il virtuale) ha bisogno di dialogo. Non è un atteggiamento buonista. Bensì è necessità posta da inedite convivenze. La gente va aiutata a vivere insieme, ma anche a conoscersi, a superare antichi pregiudizi e a stimarsi. Per questo non bastano i convegni. Ci vogliono donne e uomini, familiari a mondi diversi, che si facciano carico di avvicinarli. Sono quelli che, in francese, si chiamano i passeur. Passeur vuol dire letteralmente traghettatore, ma anche corriere di droga, chi porta i migranti su rotte clandestine, chi valica le frontiere irregolarmente. Era chiamato passeur chí guidava gli ebrei oltre la frontiera francese in Svizzera. Ci sono però anche passeur che travalicano frontiere e muri tra religioni e mondi. Aiutano a capirsi.
Nella mia vita ne ho incontrati alcuni. Altri li ho studiali. Sono persone, passate da un mondo all'altro. A volte sono rimaste nel mondo dell'altro. A volte sono tornate. Spesso hanno fatto da ponte, favorendo la comunicazione, aprendo un dialogo o creando innesti.
Si tratta di storie culturali di eminenti studiosi, come Louis Massignon, che aprì la via del dialogo tra musulmani e cristiani con la sua immensa erudizione e un atteggiamento da mistico. Ma pure, con la difesa dei musulmani di fronte alla colonizzazione francese dopo la Seconda guerra mondiale. Le sue posizioni furono determinanti per l`inizio del dialogo tra musulmani e Chiesa cattolica con il Vaticano II. Altre volte si tratta di viaggiatori ed esploratori di mondi altri.
Talvolta i passeur si immergono nel mondo degli altri, come il prete francese Jules Monchanin che, dal 1939 alla morte nel 1957, s`immedesimò - da monaco cristiano - nell'induismo cercando un incontro tra la sua fede e il mondo indù. Prese il nome indiano di Paramarubyananda (colui che mette la sua gioia nell'essere senza forma). Hanno tentato di essere passeur i convertiti da una religione all`altra: ebrei diventati cristiani, cattolici divenuti ortodossi e viceversa, musulmani fattisi cristiani e cristiani convertiti all`islam. La loro posizione spesso non è stata facile soprattutto verso il mondo di provenienza, ma talvolta anche in quello di approdo. Jules Isaac, ebreo (laico) che aveva perso moglie e figlia nella Shoah, restò nel suo mondo ma studiò il cristianesimo e indicò nell'insegnamento del "disprezzo" una radice fondamentale dell`antisemitismo. Superò le frontiere della Chiesa cattolica, incontrando Pio XII e Giovanni XXIII. Pose le basi del dialogo, dopo il dramma della Shoah, aprendo la via alle novità sul dialogo ebraico-cattolico del Concilio Vaticano II. Sono cenni ad alcune storie di passeur di ieri. Ce ne sono tante altre sconosciute o poco conosciute. Sicuramente, in questo tempo globale di nuovi accostamenti tra popoli e religioni, c'è grande bisogno di persone che si facciano mediatori nel quotidiano per mostrare bellezza e compatibilità delle diversità, ma anche la vicinanza tra realtà diverse, anzi talvolta opposte. Ci vogliono nuovi e appassionati passeur.

Commenti

Post popolari in questo blog

La crisi in Giordania: a rischio un'oasi di pace nel caos del Medio Oriente

Il regno di Abdallah confina con Israele, Siria, Arabia Saudita e Iraq e ospita un altissimo numero di rifugiati Tutto è complicato e in movimento in Medio Oriente: le crisi si susseguono. Un solo Paese è stabile: la Giordania, su cui regnano gli hashemiti, famiglia che discende dal profeta Maometto. Ora il re Abdallah è stato scosso da una congiura, che coinvolge il fratellastro, principe Hamzah (un tempo erede al trono, che poi ha dovuto lasciare il posto al figlio di Abdallah). Il re ha assicurato che la situazione è sotto controllo e Hamzah ha dichiarato fedeltà al sovrano.  È una faida da famiglia reale, forse un po' più significativa di quella dei Windsor, con le rivelazioni del principe Harry e della moglie Meghan. Si gioca la stabilità di uno Stato al confine di Israele, Siria, Arabia Saudita e Iraq, che si affaccia sul Mar Rosso con il porto di Aqaba.  C'è stato un grande allarme internazionale. Il presidente Biden ha telefonato al re per sostenerlo. La crisi sembra r

I corridoi lavorativi: modello di accoglienza e buon senso

Sono un modo sicuro per integrare i rifugiati e avere la manodopera di cui abbiamo bisogno La sorpresa è venuta dalla società italiana: a fronte dei 151.000 posti messi in palio dal decreto flussi (non stagionali), le domande degli italiani sono state oltre 690.000. Una massa di richieste a dimostrazione dell'enorme bisogno di manodopera in quasi tutti i settori. La decrescita demografica rende urgente cercare manodopera all'estero.  La paura e l'allarmismo hanno paralizzato la politica che non ha trovato una soluzione ragionevole. I Governi della Ue sono immobilizzati dallo spirito del tempo: paura dei migranti e idea che ognuno debba fare da sé.  Ma i dati parlano chiaro: l'economia europea ha bisogno di manodopera, ma soprattutto l'inverno demografico rende sempre più urgente un rimedio. In Italia c'è forte inquietudine: secondo i dati dell'Istituto Cattaneo, dovremo andare a cercare gli immigrati, pena il crollo dell'economia perché per cinque pens

La guerra non è inevitabile e il mondo non si deve rassegnare

Papa Francesco entrando all'Arena di Verona saluta Andrea Riccardi  È la costante profezia del Papa: per realizzarla, bisogna investire tutti su diplomazia e dialogo Papa Francesco ha presieduto, sabato 18 maggio, all'Arena di Verona, l'incontro Giustizia e pace si baceranno . L'"Arena di Pace", nata nel 1986, ha avuto sei edizioni. Due nel 1991, il periodo della prima guerra del Golfo, che segnò la massima mobilitazione per la pace. Dal 2003 questo evento non si teneva più.  Negli ultimi due decenni il movimento della pace ha coinvolto meno persone. Resta ancora in Italia un tessuto importante di realtà associative, ma complessivamente il tema della pace è uscito dal dibattito pubblico. Sembra un paradosso, si parla meno di pace proprio quando l'Europa si trova di fronte a un grave conflitto che, a partire dall'aggressione russa, sta dilaniando l'Ucraina. Si aggiunge la drammatica situazione in Terra Santa: l`aggressione terroristica d'Israe