Una veduta di Abidjan di Gennaio 2025 - Foto Creative Commons Decisivo consolidare la democrazia del Paese. Le prossime elezioni saranno un banco di prova L'Africa non è tutta "nera" - così titolava anni fa Limes , l'autorevole rivista geopolitica. È un invito a leggere con attenzione le diversità e gli squilibri di un continente forse più complesso del nostro. Sono ritornato di recente in Costa d'Avorio, Paese che conosco dagli anni Novanta. La capitale economica (in pratica pure politica), Abidjan, non era allora la megalopoli odierna con oltre sette milioni di abitanti, ma una città tranquilla, verde, niente di simile alla realtà caotica, vivace e trafficata di oggi. Nel 1960, all'indipendenza, contava 200 mila abitanti. Ora le grandi costruzioni, i grattacieli, le torri, le tante opportunità offerte in differenti campi, ne fanno una megacittà avveniristica, ben collocata nel mondo globale. Abidjan è una città ricca, molto ricca, differente da tante c...
Copyright: @Vatican Media I conflitti vanno fermati prima che diventino tragedie irreparabili. Ogni comunità sia casa di pace Karol Wojtyla, negli anni grigi della Guerra fredda, scriveva in una poesia: «Io credo che l'uomo soffra soprattutto per mancanza di visione». Non vedeva il futuro. In un quadro differente, è la situazione di oggi. Mentre le guerre continuano, siamo sballottati tra altalenanti notizie di scontri, bombardamenti e, d'altra parte, di possibili incontri. Non c'è una visione globale tra tante rivendicazioni di parte e accuse a vicenda. Nell'Angelus del 22 giugno scorso, Leone XIV ha affermato una priorità: «Oggi più che mai l'umanità grida e invoca la pace. È un grido che chiede responsabilità e ragione e non dev'essere soffocato dal fragore delle armi e da parole retoriche che incitano al conflitto. Ogni membro della comunità internazionale ha una responsabilità morale: fermare la tragedia della guerra, prima che essa diventi una voragine...