Passa ai contenuti principali

Fermiamo la guerra: la lezione di La Pira

 

Giorgio La Pira a Firenze

Il grande uomo politico ci ha insegnato a negoziare a tutti i costi, anche con coloro che chiamava "briganti"

Sono tre mesi che i russi hanno invaso l`Ucraina e il conflitto ancora dura. La guerra ha risvolti umani terribili. Non si finisce mai di scoprirne di nuovi. Questo mostra che ogni guerra è orribile e va evitata in ogni modo. 

Recentemente è stata pubblicata la notizia che 1.700 minori ucraini non accompagnati, che si trovano in Russia a seguito delle operazioni militari in Ucraina, sono stati inseriti in maniera facilitata nelle procedure di adozione. Il Governo ucraino ha denunciato il fatto come deportazione di minorenni contro la loro volontà. Sono state espletate tutte le ricerche per trovare familiari sopravvissuti? Non sembra possibile nell'attuale situazione del Paese in guerra. E poi, perché non farli adottare da famiglie ucraine? Le istituzioni russe affermano che i minori provengono principalmente dal Donbass o da altri territori ucraini controllati dalle forze armate russe. L`operazione è qualificata dai russi come un'iniziativa di carattere umanitario al fine di proteggere bambini o ragazzi dispersi. Alcuni sostengono che l'adozione dei minori si muoverebbe nel senso di contribuire a colmare il deficit demografico della Russia. 

La Federazione, su un territorio di oltre 17 milioni di chilometri quadrati, ha perso quattro milioni di abitanti dal 1991. Un territorio immenso e spopolato in alcune regioni. Qualche migliaio di minori non cambierà il trend demografico. Tuttavia questo è il punto - i bambini non possono divenire una preda di guerra da parte dei russi. Si deciderà il loro futuro quando la situazione sarà pacificata. A tre mesi dall`inizio del conflitto, bisogna trovare una strada per fermarlo. 

Ripensavo in questi giorni a Giorgio La Pira e al suo impegno per una nuova stagione internazionale, da lui definita come "un`età negoziale". Bisognava incontrarsi e negoziare: parlare non è mai un segno di debolezza, egli insisteva. Fin dal 1963, il professore aveva scritto a Paolo VI: «Isolare la Russia? Isolare la Cina? Isolare Cuba? Non significa nulla, tutto ciò: è infantilismo politico e storico». 

La contrapposizione all`Urss, con la guerra fredda, si accompagnava alla politica d`isolamento e non riconoscimento internazionale della Cina Popolare, mentre dal 1962 si era stretto l`embargo attorno a Cuba, destinato a durare più di mezzo secolo. Non che La Pira attribuisse la responsabilità di questa situazione di tensione internazionale solo all'Occidente, ma pensava che non la si dovesse accettare passivamente. 

Non era un filocomunista. Affermava nel 1958: «Questi "briganti", come Kruscev e Mao Tse Tung, bisogna avvicinarli; bisogna guardarli con fede e sicurezza negli occhi». Parlava di "briganti", ma riteneva necessario il dialogo con loro. Se tornasse La Pira, che direbbe in questa "età conflittuale"? Porsi questa domanda non significa ignorare che l'attacco sia partito da Mosca o le atrocità della guerra. Ma bisogna riflettere se ci sono vie per fermare questa marea di odio e di violenza che si sta riversando sull`Ucraina. Fermarla presto, perché - lo dico chiaramente - altrimenti penso che questo conflitto si eternizzerà, come quello in Siria. Lì siamo stati distratti e ancora dura dal 2011. Vogliamo risparmiare altri mesi e forse anni di sofferenza agli ucraini, ai loro ragazzi e ai loro bambini.

Commenti

Post popolari in questo blog

La crisi in Giordania: a rischio un'oasi di pace nel caos del Medio Oriente

Il regno di Abdallah confina con Israele, Siria, Arabia Saudita e Iraq e ospita un altissimo numero di rifugiati Tutto è complicato e in movimento in Medio Oriente: le crisi si susseguono. Un solo Paese è stabile: la Giordania, su cui regnano gli hashemiti, famiglia che discende dal profeta Maometto. Ora il re Abdallah è stato scosso da una congiura, che coinvolge il fratellastro, principe Hamzah (un tempo erede al trono, che poi ha dovuto lasciare il posto al figlio di Abdallah). Il re ha assicurato che la situazione è sotto controllo e Hamzah ha dichiarato fedeltà al sovrano.  È una faida da famiglia reale, forse un po' più significativa di quella dei Windsor, con le rivelazioni del principe Harry e della moglie Meghan. Si gioca la stabilità di uno Stato al confine di Israele, Siria, Arabia Saudita e Iraq, che si affaccia sul Mar Rosso con il porto di Aqaba.  C'è stato un grande allarme internazionale. Il presidente Biden ha telefonato al re per sostenerlo. La crisi sembra r

La "forza debole" della preghiera può spostare le montagne

Il cardinale Matteo Maria Zuppi con il presidente Joe Biden Il cardinale Zuppi è stato a Washington dal 17 al 19 luglio dove ha incontrato anche il presidente Biden . Nel lungo e cordiale incontro, il cardinale gli ha consegnato una lettera di Francesco e gli ha manifestato "il dolore del Papa per la sofferenza causata dalla guerra". La sofferenza della guerra è stata al centro del colloquio. L'inviato del Papa si è chiesto come alleviarla. Le questioni umanitarie sono state un tema rilevante nelle conversazioni perché la Santa Sede è molto impegnata su di esse. Il colloquio ha toccato gli sviluppi del conflitto, iniziato un anno e mezzo fa con l'attacco russo. La Santa Sede, come ha già manifestato il card. Zuppi sia a Kyiv che a Mosca, è preoccupata per il suo prolungarsi. Nel viaggio a Kyiv il cardinale aveva constatato le condizioni di vita del popolo ucraino. A sua volta l'elemosiniere del papa, il card. Krajewski, si è recato più volte in Ucraina, anche in r

La Chiesa non si deve rassegnare a un paese fatto di "sonnambuli": dalla sua storia e dal suo vissuto emergono energie di fede e speranza che fanno bene a tutti, vecchi e nuovi italiani

Migranti latinoamericani a messa dal Papa Sono "sonnambuli" gli italiani secondo il rapporto del Censis. Ma una comunità con meno fedeli ha energie di fede In che mondo gli italiani vivono la loro fede? Il Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, la  57a edizione di un'analisi che ha accompagnato la storia italiana, ci aiuta - grazie alle intuizioni di Giuseppe De Rita - a guardare alle dinamiche del presente e del futuro. Non si può pensare alla fede fuori dalla realtà umana degli italiani. Tante volte l'idea di cambiare la Chiesa viene declinata in maniera interna e autoreferenziale. Gli italiani, oggi, non sono quelli che vissero il Vaticano II o le crisi vitali degli anni Sessanta-Settanta. Non sono il Paese "forte", che resistette al terrorismo, in cui il cattolicesimo era una componente decisiva.  Oggi - dice il rapporto - l'Italia è un Paese di "sonnambuli": «il portato antropologico della difficile transizione dalla grammat