Passa ai contenuti principali

A 80 anni dalla "Notte dei cristalli", l'antisemitismo non è morto

Dalle devastazioni dei loro negozi alle leggi razziali, la storia ci insegni a non lasciare più soli gli ebrei
Un editoriale di Andrea Riccardi

Ottant'anni fa, nella notte tra il 9 e il l0 novembre, si scatenò un terribile pogrom contro gli ebrei nel Reich nazista, che già comprendeva l'Austria. Fu chiamato, in un modo che non rende l'idea del dramma, la "Notte dei cristalli", per il gran numero di vetrine rotte di circa 7.000 negozi di proprietà ebraica oltre alle finestre di 1.400 sinagoghe e case degli ebrei. Di fronte a una polizia inerte, fu una notte di violenza e saccheggio, in cui trovarono la morte 400 ebrei, alcuni dei quali per suicidio. Non fu un'esplosione di violenza casuale, ma l'inizio di un processo accuratamente preparato dal nazismo, che faceva della caccia all'ebreo il cuore della sua politica. Gli ebrei, non considerati una comunità religiosa ma una razza, erano per Hitler il nemico per eccellenza. Prima del pogrom, erano stati ingranditi i lager, dove furono deportati, in quei giorni di novembre, 30.000 ebrei.
Dal 1935 tutti gli ebrei tedeschi erano stati schedati e sui documenti era stampigliata una J per "Jude". La comunità ebraica era stata isolata dal resto della popolazione tedesca. Fu l'inizio del processo che avrebbe portato all'eliminazione della comunità ebraica tedesca e alla Shoah in Europa durante la Seconda Guerra mondiale.
Il pogrom del novembre 1938 contro gli ebrei tedeschi ricorda a noi italiani un altro evento triste di quell`anno: l'approvazione delle leggi razziali ed antiebraiche che discriminavano gli ebrei italiani, a partire dal settembre 1938. I bambini ebrei, dall'ottobre 1938, furono espulsi dalle scuole. Il razzismo fascista isolava così la comunità ebraica italiana che, durante l'occupazione tedesca dal 1943, avrebbe pagato il suo tributo di vite umane alla Shoah.
Sembrano storie lontane, ma non lo sono. Lantisemitismo non è morto. A fine ottobre, un folle antisemita, al grido "tutti gli ebrei devono morire", ha sparato nella sinagoga di Pittsburgh, negli Stati Uniti, uccidendo undici persone. Una delle vittime, Rose Mallinger, aveva 97 anni ed aveva fatto della sinagoga il cuore della sua vita. Colpire un luogo di preghiera e persone nell'atteggiamento più indifeso, quello dell'invocazione a Dio, rivela la profondità dell'odio antisemita. Sembra che un ebreo non possa essere sicuro in nessun luogo: lo pensano gli ebrei di Francia, dove gli atti antisemiti sono più che raddoppiati nell'ultimo anno.
Bisogna vigilare sulla crescita dell'odio e dell'antisemitismo nelle nostre società. Le parole violente, le espressioni di odio, gli stereotipi antisemiti devono essere banditi da un linguaggio che sta diventando troppo aggressivo e fuori controllo. Infine va sempre ribadito il legame profondo tra la Chiesa, i cristiani e gli ebrei, "nostri fratelli maggiori", come disse Giovanni Paolo II. Mai più gli ebrei devono essere lasciati soli, come avvenne nel 1938 in Italia con le leggi razziali, considerandole un fatto minore o transitorio. Ogni parola e ogni atto che colpisce gli ebrei tocca ognuno di noi. Infatti, è l'inizio di un processo che porta alla crescita della violenza e allo smarrimento della libertà. 

Commenti

Post popolari in questo blog

La crisi in Giordania: a rischio un'oasi di pace nel caos del Medio Oriente

Il regno di Abdallah confina con Israele, Siria, Arabia Saudita e Iraq e ospita un altissimo numero di rifugiati Tutto è complicato e in movimento in Medio Oriente: le crisi si susseguono. Un solo Paese è stabile: la Giordania, su cui regnano gli hashemiti, famiglia che discende dal profeta Maometto. Ora il re Abdallah è stato scosso da una congiura, che coinvolge il fratellastro, principe Hamzah (un tempo erede al trono, che poi ha dovuto lasciare il posto al figlio di Abdallah). Il re ha assicurato che la situazione è sotto controllo e Hamzah ha dichiarato fedeltà al sovrano.  È una faida da famiglia reale, forse un po' più significativa di quella dei Windsor, con le rivelazioni del principe Harry e della moglie Meghan. Si gioca la stabilità di uno Stato al confine di Israele, Siria, Arabia Saudita e Iraq, che si affaccia sul Mar Rosso con il porto di Aqaba.  C'è stato un grande allarme internazionale. Il presidente Biden ha telefonato al re per sostenerlo. La crisi sembra r

La "forza debole" della preghiera può spostare le montagne

Il cardinale Matteo Maria Zuppi con il presidente Joe Biden Il cardinale Zuppi è stato a Washington dal 17 al 19 luglio dove ha incontrato anche il presidente Biden . Nel lungo e cordiale incontro, il cardinale gli ha consegnato una lettera di Francesco e gli ha manifestato "il dolore del Papa per la sofferenza causata dalla guerra". La sofferenza della guerra è stata al centro del colloquio. L'inviato del Papa si è chiesto come alleviarla. Le questioni umanitarie sono state un tema rilevante nelle conversazioni perché la Santa Sede è molto impegnata su di esse. Il colloquio ha toccato gli sviluppi del conflitto, iniziato un anno e mezzo fa con l'attacco russo. La Santa Sede, come ha già manifestato il card. Zuppi sia a Kyiv che a Mosca, è preoccupata per il suo prolungarsi. Nel viaggio a Kyiv il cardinale aveva constatato le condizioni di vita del popolo ucraino. A sua volta l'elemosiniere del papa, il card. Krajewski, si è recato più volte in Ucraina, anche in r

La Chiesa non si deve rassegnare a un paese fatto di "sonnambuli": dalla sua storia e dal suo vissuto emergono energie di fede e speranza che fanno bene a tutti, vecchi e nuovi italiani

Migranti latinoamericani a messa dal Papa Sono "sonnambuli" gli italiani secondo il rapporto del Censis. Ma una comunità con meno fedeli ha energie di fede In che mondo gli italiani vivono la loro fede? Il Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, la  57a edizione di un'analisi che ha accompagnato la storia italiana, ci aiuta - grazie alle intuizioni di Giuseppe De Rita - a guardare alle dinamiche del presente e del futuro. Non si può pensare alla fede fuori dalla realtà umana degli italiani. Tante volte l'idea di cambiare la Chiesa viene declinata in maniera interna e autoreferenziale. Gli italiani, oggi, non sono quelli che vissero il Vaticano II o le crisi vitali degli anni Sessanta-Settanta. Non sono il Paese "forte", che resistette al terrorismo, in cui il cattolicesimo era una componente decisiva.  Oggi - dice il rapporto - l'Italia è un Paese di "sonnambuli": «il portato antropologico della difficile transizione dalla grammat