Passa ai contenuti principali

IL PAPA E L'ACCOGLIENZA. PRUDENZA, NON PAURA

Andrea Riccardi, il fondatore della Comunità di Sant'Egidio, scrive oggi, 9 novembre, sul Corriere della Sera parlando delle ultime dichiarazioni di papa Francesco su migranti e rifugiati. Il futuro dell'Europa sta proprio nella solidarietà.

Le dichiarazioni di papa Francesco su migranti e rifugiati, di ritorno dalla Svezia, hanno fatto discutere. Il Papa ha avuto qualche espressione che sembrava rimodulare il ripetuto invito ad accogliere: «Ci vuole anche la prudenza dei governanti: devono essere molto aperti a riceverli, ma anche fare il calcolo di come poterli sistemare, perché un rifugiato non lo si deve solo ricevere, ma lo si deve integrare». Le difficoltà di accoglienza, le paure della gente, le posizioni dei governi (specie dell'Est europeo), le reazioni populiste, la fatica delle parrocchie a ricevere i rifugiati siriani (come il Papa aveva chiesto), avrebbero spinto Francesco a un maggiore realismo, insomma alla «prudenza»? 

La questione dei migranti è vitale nei dibattiti politici in Europa e non solo. E il Papa latinoamericano ormai è un leader morale del Vecchio Continente. Il suo messaggio suscita opposizioni (anche nella Chiesa), ma ha un respiro che manca alla classe politica europea. Lo s'è visto alla consegna del Premio Carlo Magno a Francesco, con la presenza di grandi personalità europee in Vaticano, tutti molto attenti nei suoi confronti. Francesco ha messo del tempo a maturare un'idea di Europa. Ormai ha manifestato una visione articolata, in cui il continente ha un ruolo rilevante. L'ha fatto nei discorsi a Strasburgo e per il Premio Carlo Magno. In questo quadro ha affermato il valore di un atteggiamento positivo verso «chi arriva in cerca di accoglienza perché non ha più nulla e chiede riparo». Ha aggiunto: «Sogno un'Europa, in cui essere migrante non è un delitto, bensì un invito a maggior impegno con la dignità di tutto l'essere umano». Sarebbe sbagliato ridurre questi sogni a un puro utopismo evangelico, apprezzato come buon sentimento o invece giudicato pericoloso. In realtà, nella posizione di Francesco, c'è una visione storica dell'Europa. Le radici europee non sono date una volta per sempre, ma nascono dall'integrazione di culture e popoli diversi lungo la storia: «L'identità europea è, ed è sempre stata, un'identità dinamica e multiculturale». L'Europa si è formata nei secoli integrando varie ondate di popoli. Del resto, il paese del Papa, l'Argentina, frutto d'immigrazioni differenti, mostra che è possibile vivere insieme tra gente diversa. Un'Europa, invecchiata per calo demografico e mancanza di energie, si ritrova ad aver bisogno di «nuovi europei». Per il Papa, migranti e rifugiati sono una chance. Francesco ha usato un'espressione forte, parlando ai movimenti popolari riuniti in Vaticano qualche giorno fa: «Cosa succede al mondo di oggi che, quando avviene la bancarotta di una banca, immediatamente appaiono somme scandalose per salvarla, ma quando avviene questa bancarotta dell'umanità non c'è quasi una millesima parte per salvare quei fratelli che soffrono tanto? E così il Mediterraneo è diventato un cimitero, e non solo il Mediterraneo, molti cimiteri vicino ai muri, muri macchiati di sangue innocente». 

Le politiche del muro sono disumane ma anche miopi: «La paura - ha continuato - indurisce il cuore e si trasforma in crudeltà cieca che si rifiuta di vedere il sangue, il dolore, il volto dell'altro». Il rifiuto diventa anche una forma di autolesionismo per Paesi europei, che non sanno guardare al futuro: nel corso di qualche decennio saranno costretti a domandare immigrati, perché il trend demografico non s'inverte in breve. Ritorna qui la «prudenza» (che è capacità di discernere per condurre a buon fine un processo, non paura), richiesta dal Papa ai governanti. La posizione di Francesco non è ideologica: è convinto che accogliere sia un primo passo necessario, cui deve seguire l'integrazione che è interesse di tutti, nuovi arrivati e società europee. Francesco riesce a tenere assieme un forte senso della solidarietà con una visione dell'Europa. E crede che il futuro europeo stia in questa connessione. Non convincerà tutti, ma almeno - in tanto vuoto di prospettive - ha un'idea di Europa.

Commenti

Post popolari in questo blog

La crisi in Giordania: a rischio un'oasi di pace nel caos del Medio Oriente

Il regno di Abdallah confina con Israele, Siria, Arabia Saudita e Iraq e ospita un altissimo numero di rifugiati Tutto è complicato e in movimento in Medio Oriente: le crisi si susseguono. Un solo Paese è stabile: la Giordania, su cui regnano gli hashemiti, famiglia che discende dal profeta Maometto. Ora il re Abdallah è stato scosso da una congiura, che coinvolge il fratellastro, principe Hamzah (un tempo erede al trono, che poi ha dovuto lasciare il posto al figlio di Abdallah). Il re ha assicurato che la situazione è sotto controllo e Hamzah ha dichiarato fedeltà al sovrano.  È una faida da famiglia reale, forse un po' più significativa di quella dei Windsor, con le rivelazioni del principe Harry e della moglie Meghan. Si gioca la stabilità di uno Stato al confine di Israele, Siria, Arabia Saudita e Iraq, che si affaccia sul Mar Rosso con il porto di Aqaba.  C'è stato un grande allarme internazionale. Il presidente Biden ha telefonato al re per sostenerlo. La crisi sembra r

I corridoi lavorativi: modello di accoglienza e buon senso

Sono un modo sicuro per integrare i rifugiati e avere la manodopera di cui abbiamo bisogno La sorpresa è venuta dalla società italiana: a fronte dei 151.000 posti messi in palio dal decreto flussi (non stagionali), le domande degli italiani sono state oltre 690.000. Una massa di richieste a dimostrazione dell'enorme bisogno di manodopera in quasi tutti i settori. La decrescita demografica rende urgente cercare manodopera all'estero.  La paura e l'allarmismo hanno paralizzato la politica che non ha trovato una soluzione ragionevole. I Governi della Ue sono immobilizzati dallo spirito del tempo: paura dei migranti e idea che ognuno debba fare da sé.  Ma i dati parlano chiaro: l'economia europea ha bisogno di manodopera, ma soprattutto l'inverno demografico rende sempre più urgente un rimedio. In Italia c'è forte inquietudine: secondo i dati dell'Istituto Cattaneo, dovremo andare a cercare gli immigrati, pena il crollo dell'economia perché per cinque pens

La guerra non è inevitabile e il mondo non si deve rassegnare

Papa Francesco entrando all'Arena di Verona saluta Andrea Riccardi  È la costante profezia del Papa: per realizzarla, bisogna investire tutti su diplomazia e dialogo Papa Francesco ha presieduto, sabato 18 maggio, all'Arena di Verona, l'incontro Giustizia e pace si baceranno . L'"Arena di Pace", nata nel 1986, ha avuto sei edizioni. Due nel 1991, il periodo della prima guerra del Golfo, che segnò la massima mobilitazione per la pace. Dal 2003 questo evento non si teneva più.  Negli ultimi due decenni il movimento della pace ha coinvolto meno persone. Resta ancora in Italia un tessuto importante di realtà associative, ma complessivamente il tema della pace è uscito dal dibattito pubblico. Sembra un paradosso, si parla meno di pace proprio quando l'Europa si trova di fronte a un grave conflitto che, a partire dall'aggressione russa, sta dilaniando l'Ucraina. Si aggiunge la drammatica situazione in Terra Santa: l`aggressione terroristica d'Israe