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L'inquietante ritorno della grande paura atomica

Il bombardamento di Hiroshima il 6 Agosto 1945

La bomba nucleare è un affronto totale alla pace: ma oggi c'è chi la minaccia

I1 tema dell'utilizzo dell'arma nucleare è tornato all'ordine del giorno. Nel quadrante ucraino russi ed europei (in particolare i francesi) hanno ripreso a parlare della possibilità di usare l'arma atomica. Anche in Medio Oriente, una delle ragioni dell'attacco all'Iran è stata impedire la costruzione dell'ordigno. 

Ultimo fatto rilevante in ordine di tempo: la scelta dell'Arabia Saudita di mettersi sotto l'ombrello atomico del Pakistan, accordo avvenuto pochi giorni dopo l'attacco israeliano al Qatar. Si sta diffondendo un clima di paura che spinge le leadership a proteggersi e a non escludere la bomba dal futuro dei conflitti. Per la guerra contro l'Ucraina la Russia ha cambiato la dottrina nucleare: da "arma di deterrenza" (da usare come bilanciamento contro un'altra potenza nucleare) ad arma di "ultima istanza". In altre parole, Mosca fa sapere che l'utilizzo dell`arma atomica può essere previsto in caso il Paese si "senta in pericolo esistenziale" (decisione totalmente soggettiva). Stiamo andando verso una guerra nucleare "controllata", quasi una forma diversa di conflitto? 

Il termine "tattico" è fuorviante: se dovesse essere usata, l'arma atomica ci proietterebbe in un altro mondo, tutto diverso. Si aprirebbe una porta mai socchiusa da Hiroshima e cadrebbe l'ultimo tabù non oltrepassato durante la Guerra fredda. Vladimir Putin però si è rivolto agli Stati Uniti proponendo di estendere per un anno il trattato contro la proliferazione New Start. Si tratta dell'ultimo accordo in vigore tra le due superpotenze nucleari, visto che gli altri accordi sono decaduti, soprattutto sulle armi di media gittata che riguardano l'Europa. Le potenze nucleari ragionano di pace e guerra non come gli altri Paesi: per loro non è questione di ragioni o principi o di vittoria tattica sul terreno, ma di sopravvivenza anche a costo della totale distruzione. 

Molti altri Paesi iniziano a pensare di dotarsi dell'arma: così inizia la proliferazione. Non solo i sauditi, ma anche tedeschi, polacchi, egiziani e altri pensano che avere l'atomica sarebbe un vantaggio. É il modello Corea del Nord: l'arma è la salvaguardia del regime. L'Iran è stato varie volte prossimo a divenire una potenza nucleare, indietreggiando solo per vari attacchi (cibernetici o segreti) fino ai recenti bombardamenti. Pare che possegga ancora qualche centinaio di chili di uranio arricchito, provocando grandi preoccupazioni: si è visto che i suoi missili arrivano fino in Israele. 

La bomba nucleare è davvero un affronto totale alla pace: come scriveva papa Giovanni nella Pacem in terris, «riesce quasi impossibile pensare che nell'era atomica la guerra possa essere utilizzata come strumento di giustizia». Tutto questo avviene mentre celebriamo gli ottant'anni dell'Onu, il cui Statuto proclama solennemente: «Noi popoli delle Nazioni Unite, decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per due volte nel corso di questa generazione ha portato indicibili afflizioni all'umanità...». L'umanità ha due strade innanzi: proseguire in ordine sparso ad armarsi (atomica compresa) o pensarsi all'interno di un destino comune e di una comunità di popoli. Siamo a un bivio.


Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 2/11/2025

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