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La presa di Kabul riguarda anche noi




 
Fonte: Reuters

Se torna il regime che ospitava Al Qaida e Bin Laden il mondo rivivrà la minaccia del terrorismo

L'Afghanistan nel nostro immaginario era un lontano Paese asiatico, rinserrato tra le montagne, capace di difendersi fieramente da russi e inglesi. Nel 1979 i sovietici lo invasero e cominciò una dura guerra di dieci anni, uno dei motivi della crisi finale dell'Urss. 

Gli Stati Uniti finanziavano la resistenza afgana ai sovietici, appoggiata da estremisti islamici di vari Paesi (tra essi c'era pure Bin Laden). Nei Paesi musulmani gli "afgani" (così chiamavano i reduci dalla guerra in Afghanistan) sono stati nuclei che hanno comunicato un modello radicale di islam. Li ho visti ad Algeri, barbuti, attorno a una moschea, detta "degli afgani", un'ex chiesa cattolica al tempo della Francia.

Con il ritiro dei sovietici, dopo alterne vicende, i talebani (altrimenti detti "studenti del Corano") si imposero con l'Emirato islamico dall'inflessibile integralismo. Il mondo si stupì per la distruzione delle antiche e gigantesche statue dei Buddha di Bamiyan, idoli riprovevoli per i talebani. Dall'instaurazione del regime talebano, l'Afghanistan si è fatto vicino. 

Gli afgani sono fuggiti nei nostri Paesi: chi rifiuta la legge islamica, i membri delle minoranze perseguitate, chi aspira a una vita libera. Li ho incontrati in Italia, dopo un viaggio quasi sempre terribile. Gente dignitosa, coraggiosa e fine. Ne ricordo uno di etnia hazara, il 15% degli afgani, musulmana ma sciita (perseguitata dai talebani). Lo chiamerò Youssef. Mi ha sempre colpito la sua capacità di integrarsi in Italia, il suo impegno per i rifugiati. Ma ha ancora il cuore nel suo Paese. 

Youssef mi chiedeva poco tempo fa: che succederà all'Afghanistan? Tutti sanno che, dopo l'11 settembre, gli Stati Uniti, appoggiati da una coalizione, hanno rovesciato il regime dei talebani, che ospitava Al Qaida e Bin Laden. Ci sono stati vent'anni in cui, malgrado l'instabilità politica, si è realizzato un progresso sociale ed educativo. Nonostante la pesante eredità culturale, la situazione della donna si è evoluta e le bambine hanno cominciato a studiare. 

L'Italia ha dato un suo contributo per un nuovo Afghanistan, osteggiato dalla guerriglia talebana. Qui sono caduti 53 soldati italiani. 

Che succederà in Afghanistan? Nel 2020, Trump, trattando con i talebani, decide il ritiro delle truppe. Biden lo conferma. Gli alleati seguono: dopo vent'anni anche gli italiani se ne vanno. I talebani hanno ripreso l'offensiva. Da pochi giorni Herat, la terza città del Paese, sede dei soldati italiani, è caduta nelle mani dei talebani. Il Governo e l'esercito sembrano non reggere. Le istituzioni e le forze armate, costruite in vent'anni, si dissolveranno sotto la pressione dei talebani? Questi non danno nessuna garanzia (come già si vede dalle violenze perpetrate) che lasceranno in vita le conquiste civili e politiche. 

Con il regime degli "studenti del Corano" tutto ritornerà indietro. Tornerà il burqa per le donne. Chi parla lingue straniere ha da temere. Così molti afgani cercano di lasciare il Paese. Quanti hanno collaborato per il nuovo Afghanistan sono a grave rischio. 

Giusto è che l`Italia si assuma la responsabilità di quanti hanno lavorato con le nostre forze armate e istituzioni. Almeno dovremmo accogliere quelli che fuggono le barbarie, dopo che abbiamo sperato con loro in un Afghanistan libero. Altrimenti che ci siamo stati a fare lì per vent'anni?


Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 22/8/2021



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