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Nella lotta alla pandemia non può vincere il nazionalismo

Un laboratorio del programma DREAM - Foto Sant'Egidio

In Africa sono state immunizzate solo 25 persone: senza una strategia globale, sarà un dramma per tutti

Stiamo assistendo in questi giorni al dramma dell'insufficienza dei vaccini anti-Covid in Italia. Questo purtroppo confermerà l'alta mortalità della popolazione anziana e più fragile. L'accaparramento da parte di alcuni Paesi andrà chiarito. C'è però una constatazione elementare: le industrie farmaceutiche, che producono i diversi tipi di vaccino, sono oberate da una larghissima richiesta. 

Non bisognerebbe allargare la platea dei produttori con le case farmaceutiche in grado di produrre il vaccino, perché già in possesso della tecnologia? Questo favorirebbe l'allargamento delle forniture e una più rapida vaccinazione della popolazione. Magari le case farmaceutiche potrebbero pagare le royalties ai produttori, realizzando anche un guadagno da parte loro, ma soprattutto aiutando la salute pubblica. Si vede bene come la logica di mercato ha bisogno di correzione. 

L'attuale distribuzione riguarda l'Europa e l'America. Ma il resto del mondo? E l'Africa? La pandemia sta avendo effetti disastrosi in questo continente e minaccia i progressi già ottenuti contro l'Aids, la tubercolosi, la malaria, ebola e altre malattie. È vero che i contagi africani non sono ai livelli europei o americani, ma gli effetti della pandemia si sono già fatti sentire sull'economia africana, che rischia la peggiore recessione degli ultimi 25 anni. Inoltre si profila lo spettro della fame per l'allarmante piaga delle locuste (quest'anno più grave) e la cronica siccità nell`Africa dell'Est. 

Del resto l'Africa ha pagato un prezzo altissimo con l'Aids e l'influenza aviaria H5N1. Si stima che, tra il 1997 e il 2007, siano morti 12 milioni di africani in attesa che arrivassero i farmaci. L'Africa è sempre in fondo alla lista d'attesa per i vaccini (in genere ci vogliono dieci anni perché arrivino in questo continente). Eppure questo continente dà un contributo - materie prime, cibo, forza lavoro - all'economia mondiale. 

Alberto Mantovani, direttore scientifico dell'Istituto clinico Humanitas, ha constatato che in Africa a oggi sono state vaccinate solo 25 persone. Ci vuole una risposta ferma al "nazionalismo" dilagante sui vaccini, concentrato solo sulla propria popolazione. L'Africa non può restare fuori dalla porta. È un bene per gli africani, ma anche per il resto del mondo. Perché in quello globale tutto si comunica e questo virus conosce varianti temibili. 

Se non si vaccina l'Africa sarà un dramma per tutti, ma anche un danno all'economia globale. Winnie Byanyima, direttrice di Unaids, ha fatto un appello alle industrie farmaceutiche perché non cerchino solo super profitti: «Possono ancora realizzarli anche se condividono le loro formule». Una produzione allargata del vaccino e un fondo internazionale (che ne sostenga la distribuzione) mostrerebbero che abbiamo finalmente capito la lezione della pandemia: il mondo globale è uno solo, sotto tutti gli aspetti, non soltanto per quelli finanziari o del commercio. C'è un unico destino di quest'umanità globale, tutta toccata dalla pandemia. 

C'è bisogno di una strategia coordinata per sviluppare, finanziare, produrre e distribuire i vaccini a quanti ne hanno necessità. Questo garantirà la salute e sarà l'affermazione di una solidarietà globale. Non si può vivere in un mondo dalle dimensioni globali con un'ottica particolarista o nazionalista: «Siamo tutti sulla stessa barca», ha detto papa Francesco con forza e semplicità. 


Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 7/2/2021

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