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Che cosa ci insegna oggi la storia delle città. Il caso di Salonicco

Andrea Riccardi a Salonicco
nella chiesa dove predicò San Paolo
A differenza dell'Italia, nel mondo mediterraneo luoghi caratterizzati da coabitazione tra religioni ed etnie diverse hanno subito radicali cambiamenti. La storia di tante città del mondo è segnata da traumi che hanno inciso sul tessuto urbanistico e hanno sconvolto la composizione della popolazione. È una storia che le nostre città italiane non hanno vissuto. Anche se lamentiamo alcuni scempi, le nostre città conservano non solo i monumenti, ma anche un po' del tessuto in cui sono state pensate. Nel mondo mediterraneo, città caratterizzate da coabitazione tra religioni ed etnie diverse, hanno invece subito radicali cambiamenti. Specie nell'impero ottomano: da Sarajevo a Gerusalemme, da Istanbul a Salonicco.
Sui traumi delle guerre e degli spostamenti delle popolazioni, spesso si è innestata una politica urbanistica di demolizioni, lasciando isolati - se c'erano - i monumenti fuori dal contesto. Certo, non ovunque. Si pensi però a Salonicco, la seconda città greca. Oggi è tutta diversa dalla città di un secolo fa. Ha una storia antica (fondata nel lontano 315 a C. ben prima di Costantinopoli) e conserva splendidi monumenti, specie del periodo bizantino. Ma la città è paradossalmente nuova, con tutte costruzioni recenti. La cementificazione non è solo frutto della speculazione della seconda metà del Novecento, ma di una storia traumatica. All'inizio del Novecento era ancora una tipica città ottomana dove diverse comunità religiose ed etniche vivevano insieme, simile a Istanbul o a Smirne. Nel 1913 la popolazione arrivava a 157.889 abitanti (oggi è poco più di 350.000). Gli ebrei erano la comunità più forte, tanto da definirla: "una Madre per Israele". Seguivano i turchi musulmani (45.000) e i greci (40.000). C'erano poi bulgari, albanesi, rom e gente balcanica.
Qui nacque il fondatore della Turchia moderna, Mustafa Kemal, la cui casa, annessa al consolato turco, può essere visitata. Salonicco, greca da1 1912, restò solo per pochi anni cosmopolita. Il 18 agosto 1917 fu distrutta da un terribile incendio e 70.000 persone persero la casa. Le 37 sinagoghe, con preziose biblioteche, andarono distrutte. Così molte moschee. Si salvarono le chiese storiche (molte trasformate in moschee nel periodo ottomano, poi riconvertite al culto ortodosso).
 Dopo l'incendio, un secondo trauma toccò Salonicco è diversa da un secolo fa. Conserva monumenti, specie del periodo bizantino, ma è paradossalmente nuova con tutte costruzioni recenti la città: lo scambio di popolazione tra il 1922 e i1 1924. I musulmani greci furono trasferiti in Turchia e i cristiani di Turchia in Grecia. Ci fu scambio di popolazione con la Bulgaria. Si volevano creare Stati etnicamente omogenei. Scomparivano i minareti - come in gran parte dei Balcani -, che avevano per secoli segnato il paesaggio. Salonicco, soprannominata "capitale dei rifugiati", accolse più di 90.000 greci.
Ancora oggi, nel palazzo innanzi alla casa di Ataturk, c'è la sede di un comitato di greci del Ponto, discendenti dagli esuli dell'Anatolia. Dopo la Prima guerra mondiale, finì la città della coabitazione, ma vi restò una comunità ebraica di 45.000 persone e più, discendenti degli ebrei espulsi dalla Spagna cattolica e rifugiatisi nell`impero ottomano. Ne1 1943 avvenne il terzo terribile trauma: i nazisti deportarono e sterminarono gli ebrei. Ormai la città era solo greca. Ne1 1978, un terremoto la sconvolse ulteriormente. La Salonicco odierna, pur d'origine antica, è frutto dei cambiamenti, che l'hanno resa nuova e tanto differente in mezzo secolo. Ma oggi, con la globalizzazione, gente diversa torna a vivere insieme in quasi tutte le città del mondo.

Articolo di Andrea Riccardi apparso su "Sette" del Corriere della Sera il 22 gennaio 2016

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