articolo di MARCO ANSALDO (Repubblica, 17 ottobre 2013)
Un giorno andranno indagati ben a fondo i motivi della rinuncia di Benedetto XVI, Un passo coraggioso ed epocale, tutto sommato finora colto nella sua portata, ma di certo non ancora compreso nelle ragioni reali, profonde, che condussero il Papa tedesco a ritirarsi, motivando la sua decisione con l'età avanzata e le forze che non gli consentivano più di gestire pienamente la Chiesa.
Fu davvero solo questo? In attesa di sapere e di capire meglio, è bene concentrarsi sulla fresca novità costituita dalla figura del suo successore. E nel ginepraio di volumi dedicati negli ultimi mesi a Jorge Mario Bergoglio (alcuni di ottima fattura, uno per tutti quello di Andrea Tornielli, Francesco. Insieme, Piemme) è allora utile affidarsi alle mani sicure ed esperte di uno storico come Andrea Riccardi. Un autore che, forte del suo stampo cattolico, del dialogo interreligioso costantemente intessuto dalla sua Comunità di Sant'Egidio, e della recente esperienza maturata a capo di un ministero di chiara impronta sociale, ha da lungo tempo un dialogo diretto con i Papi. Con molti Papi. E nonostante questo non si è mai atteggiato a Solone, come qualche trombone stizzito dall'arrivo di un Pontefice riformatore, capace persino di spacciare-scrivendolo però a Conclave finito - di aver predetto il cardinale chiamato a sostituire Joseph Ratzinger.
Che Papa sarà Bergoglio? Riccardi lo prefigura, analizzando da studioso il passato del porporato argentino, e seguendo i primi 6 mesi di pontificato dell'uomo «venuto dall'altra parte del mondo». -Lo fa concentrandosi sulle novità portate e sulle dichiarazioni fatte dal Pontefice argentino (La sorpresa di Papa Francesco, Mondadori). «Una vera sorpresa: - scrive - non solo per la scelta dell'uomo, ma per l'impatto felice e immediato della sua personalità trai cattolici e i non cattolici. Si è percepito subito un cambiamento di rilievo».
Riccardi, già autore di una fortunata biografia di Giovanni Paolo II, non tralascia affatto quello che definisce come «un periodo delicatissimo, questo 2012-2013, tempo della crisi». Parte anzi proprio dalla data dell'11 febbraio, con l'annuncio fatto in latino da Benedetto della sua decisione clamorosa. Poi, però, affonda lo sguardo sulla «proposta» avanzata dal nuovo Papa, con la constatazione che non si trova ovviamente ancora in un documento programmatico, ma risiede tuttavia nella comunicazione stabilita con la Chiesa e con la gente. Rilevando che il «laboratorio » del suo approccio diverso è stata l'Argentina, con le difficoltà e le contraddizioni di tutto un continente, quello latinoamericano, già affrontate dall'arcivescovo di Buenos Aires. Ecco perché Francesco è altro, in Vaticano, rispetto al recente passato. Non un accademico, ma un uomo che possiede una visione articolata del mondo glob ale. E in grado, fin da subito, di instaurare un rapporto empatico tanto con i fedeli quanto con i non credenti. Chi va a Piazza san Pietro losa. C'è una corrente di simpatia immediata che fluisce. Lo dimostrano i pienoni la domenica all'Angelus, l'afflusso alle udienze generali il mercoledì, le parrocchie italiane tornate a rianimarsi. Che cosa è successo conia sua elezione? Che la Chiesa- è l'opinione di Riccardi- sembra uscitadal clima di declino. Che qualcosa di nuovo può accadere nella vita di chi crede. Che c'è speranza, insomma, per il futuro. Oggi ogni organizzazione vorrebbe per sé un Francesco. E i media hanno capito che qualcosa di profondo e di nuovo è arrivato nell'universo - statico solo apparentemente - della Chiesa. Se a questo si aggiunge il progetto amministrativo di riforma della Curia Romana a cui Bergoglio sta mettendo pesantemente mano, non è poco. La Storia è piena di sorprese. E, di sicuro, Francesco continuerà ancora a sorprenderci.
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