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Le elezioni dei nuovi sindaci in Turchia: un segnale di libertà

                 Imamoglu, rieletto sindaco di Istanbul, viene acclamato dai suoi sostenitori 
01/04/2024 - Foto dal profilo Twitter di Imamoglu

Anche a Istanbul vince Imamoglu, l'anti Erdogan: il voto democratico fa vacillare il presidente

Le recenti elezioni amministrative in Turchia, che hanno coinvolto le 81 province del paese, hanno segnato la sconfitta di Erdogan e del suo partito islamista Akp. È una buona notizia perché rivela che, nonostante la libertà di stampa sia compressa, il voto democratico è ancora libero in Turchia. 

Molti hanno visto nel voto il presagio della vittoria della Turchia laica su quella islamista alle elezioni presidenziali del 2028. Un anno fa, Erdogan aveva vinto le presidenziali contro il candidato del partito laico e kemalista, il Chp, Kthecdaroglu, nonostante ci fosse stato un terribile terremoto nella Turchia orientale. Erano state forti le polemiche sulla lentezza dei soccorsi del Governo e sull'assenza di misure di sicurezza nelle costruzioni. 

Perché in un anno è cambiato il vento? Allora lo sfidante era Kthecdaroglu, chiamato il "Gandhi turco", alla testa del Chp, il partito kemalista. Non era un musulmano sunnita, ma un alevi (apparteneva a una confessione eterodossa per i sunniti). 

Un leader anziano e mite, tutto il contrario del presidente, baldanzoso e aggressivo, che incarna l'orgoglio di essere turchi, il conservatorismo musulmano, l'idea dello sviluppo. Erdogan guida il paese dal 2003, come Primo ministro fino al 2014 e poi come presidente. 

La Turchia, in questi anni, si è molto sviluppata, come si può vedere nelle zone interne del Paese. Dopo una stagione di diffuso benessere, il Governo si trova ad affrontare una seria crisi economica con una forte inflazione. Sulla scena internazionale, la Turchia conduce una politica neo-ottomana, influente in Africa, in Asia centrale e con una presenza militare importante in Siria. 

Il Paese è considerato il possibile mediatore tra Russia e Ucraina. Resta però ancorato alla Nato, con l'esercito più folto dell'alleanza dopo gli Stati Uniti. Tuttavia, le forze armate turche non sono più l'elemento regolatore della società turca, che le ha viste intervenire nella vita pubblica in difesa della laicità e dell'eredità di Atatiirk. 

Le libertà sono compresse, la corruzione è forte, ma la popolarità di Erdogan resta grande. Mai darlo per sconfitto. 

Tuttavia, il sindaco di Istanbul, Imamoglu, che ha vinto con quasi il 51% nella megalopoli da oltre 15 milioni di abitanti, appare già come lo sfidante alle prossime presidenziali. Imamoglu è un musulmano praticante e sa parlare anche agli ambienti conservatori e religiosi. Ha però dichiarato: «Vogliamo entrare nel mondo civilizzato, desideriamo media liberi e una magistratura indipendente». Il leader incarna una Turchia moderna e occidentale, che piace alla maggioranza dei turchi di Istanbul, Smirne, Ankara, città internazionali, ma che ora miete consensi anche in alcune roccaforti di Erdogan, come Bursa, Sivas e altre province. 

Che farà ora Erdogan? Ha fatto rientrare l'islam nella vita pubblica e assicurato un ruolo rilevante al Paese nel quadro internazionale. Ma si è anche identificato nello Stato, mentre circolano accuse di corruzione e gestione personalistica del pubblico. 

Se ne andrebbe nel 2028 democraticamente come è arrivato al potere? Le incognite sul futuro sono tante: riguardano la tenuta dell'opposizione, ma anche la capacità di questa nel favorire una transizione senza traumi. E poi, in questo periodo, in cui soffiano venti di guerra, dalla vicina Ucraina e dal Medio Oriente, la stabilità della Turchia è un valore internazionalmente riconosciuto. Erdogan lo sa bene e giocherà anche il ruolo dello statista.


Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 14/4/2024



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