Passa ai contenuti principali

Per Riccardi, tra Sud del mondo ed Europa urbana, Napoli è la città manifesto di Bergoglio

A commento della visita di papa Francesco a Napoli (il 21 marzo 2015), Andrea Riccardi ha pubblicato sul Corriere della Sera un articolo che riporta alcune interessanti considerazioni.

Papa Francesco ha compiuto a Napoli la prima visita a una grande città europea dopo due anni di pontificato. Dalle parole e dai gesti del papa è emerso quasi un «manifesto» per la missione della Chiesa nella società europea e nelle città globali. La Grande Napoli, con più di quattro milioni di abitanti, si colloca a metà tra le grandi città europee e quelle del Sud del mondo. Per tanti aspetti, per la religione popolare, il papa può essersi sentito nella sua Buenos Aires, che per lui è stato un laboratorio di esperienze e riflessioni sulla città globale. A Napoli, a piazza Plebiscito, di fronte al calore della folla, Francesco ha concluso con un`affermazione a lui molto cara da arcivescovo: Dio «vive nelle nostre città. Dio vive a Napoli!». In una società urbana complicata, la Chiesa non si deve ridurre a minoranza, magari «pura e dura» che difende alcuni principi: deve trovare senza alterigia quel Dio che non è assente tra la gente e, allo stesso tempo, essere un popolo nella vita urbana. La gente, in città grandi e senza centro, molto spesso abita in zone marginali o diventa marginale.
Il tema delle  «periferie» è centrale nell`approccio bergogliano alla città: il cristianesimo
deve risorgere dalle periferie. E' una visione strategica, che combina la sua esperienza e il senso della forza degli umili. La Chiesa di Francesco vuole essere «centro» nelle periferie: è una proposta a un mondo ecclesiastico, un po` incerto sul da farsi ín una società secolarizzata che sembra
marginalizzare il cristianesimo. Bergoglio riscrive la geografia della Chiesa: «Ogni parrocchia e ogni realtà ecclesiale diventi santuario per chi cerca Dio e casa accogliente per i poveri, per gli anziani e quanti si trovano nel bisogno». E' la conversione pastorale, di cui parla nella Evangelii gaudium. I responsabili del cattolicesimo dovranno prestare attenzione al messaggio del papa da Napoli: non un lamento sulla decadenza cristiana del vecchio continente, ma l`indicazione di una via. La rinascita del cristianesimo, per lui, è pure un contributo a trasformare la società e a lottare contro le ingiustizie. Francesco non ha solo un interesse intraecclesiale, ma vuole cambiare il mondo. Ha riassunto il suo pensiero in modo efficace: «Quando i cuori si aprono al Vangelo, il mondo comincia a cambiare e l`umanità risorge!». Infatti a Napoli, Francesco non ha sviluppato una teoria pastorale, ma è entrato nei problemi vivi, sfidando le "organizzazioni che sfruttano e corrompono i giovani», «il cinico commercio della droga», la corruzione. Nelle periferie o in centri divenuti periferia, spesso le mafie proliferano nel vuoto e nell`anonimato. Avviene nelle grandi città del Sud del mondo. In molte città europee l`islam fondamentalista è protagonista di ambigue solidarietà.
Il papa non ha lanciato anatemi, ma ha predicato la conversione «ai criminali e ai loro complici» con íl linguaggio appassionato della religiosità meridionale: «Ve lo chiedono le lacrime delle madri di Napoli, mescolate con quelle di Maria». Un discorso da pastore e non da tribuno. Ha parlato alla rassegnazione atavica: «Sperare è già resistere». In questa Napoli, «paradiso abitato da diavoli» (diceva Croce), Francesco ha posto la Chiesa come soggetto di rinascita civile: «È tempo di riscatto per Napoli: questo è il mio augurio e la mia preghiera per una città che ha in sé tante potenzialità spirituali, culturali e umane, e soprattutto tanta capacità di amare». La Chiesa, pur con i suoi limiti, è una grande risorsa umana e un laboratorio d`idee e speranze nella crisi della politica napoletana e nel vuoto della città partenopea. Così Napoli, tra grande Sud del mondo e società urbana europea, è un passaggio importante del pontificato bergogliano da osservare con attenzione.

Commenti

Post popolari in questo blog

La crisi in Giordania: a rischio un'oasi di pace nel caos del Medio Oriente

Il regno di Abdallah confina con Israele, Siria, Arabia Saudita e Iraq e ospita un altissimo numero di rifugiati Tutto è complicato e in movimento in Medio Oriente: le crisi si susseguono. Un solo Paese è stabile: la Giordania, su cui regnano gli hashemiti, famiglia che discende dal profeta Maometto. Ora il re Abdallah è stato scosso da una congiura, che coinvolge il fratellastro, principe Hamzah (un tempo erede al trono, che poi ha dovuto lasciare il posto al figlio di Abdallah). Il re ha assicurato che la situazione è sotto controllo e Hamzah ha dichiarato fedeltà al sovrano.  È una faida da famiglia reale, forse un po' più significativa di quella dei Windsor, con le rivelazioni del principe Harry e della moglie Meghan. Si gioca la stabilità di uno Stato al confine di Israele, Siria, Arabia Saudita e Iraq, che si affaccia sul Mar Rosso con il porto di Aqaba.  C'è stato un grande allarme internazionale. Il presidente Biden ha telefonato al re per sostenerlo. La crisi sembra r

La "forza debole" della preghiera può spostare le montagne

Il cardinale Matteo Maria Zuppi con il presidente Joe Biden Il cardinale Zuppi è stato a Washington dal 17 al 19 luglio dove ha incontrato anche il presidente Biden . Nel lungo e cordiale incontro, il cardinale gli ha consegnato una lettera di Francesco e gli ha manifestato "il dolore del Papa per la sofferenza causata dalla guerra". La sofferenza della guerra è stata al centro del colloquio. L'inviato del Papa si è chiesto come alleviarla. Le questioni umanitarie sono state un tema rilevante nelle conversazioni perché la Santa Sede è molto impegnata su di esse. Il colloquio ha toccato gli sviluppi del conflitto, iniziato un anno e mezzo fa con l'attacco russo. La Santa Sede, come ha già manifestato il card. Zuppi sia a Kyiv che a Mosca, è preoccupata per il suo prolungarsi. Nel viaggio a Kyiv il cardinale aveva constatato le condizioni di vita del popolo ucraino. A sua volta l'elemosiniere del papa, il card. Krajewski, si è recato più volte in Ucraina, anche in r

La Chiesa non si deve rassegnare a un paese fatto di "sonnambuli": dalla sua storia e dal suo vissuto emergono energie di fede e speranza che fanno bene a tutti, vecchi e nuovi italiani

Migranti latinoamericani a messa dal Papa Sono "sonnambuli" gli italiani secondo il rapporto del Censis. Ma una comunità con meno fedeli ha energie di fede In che mondo gli italiani vivono la loro fede? Il Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, la  57a edizione di un'analisi che ha accompagnato la storia italiana, ci aiuta - grazie alle intuizioni di Giuseppe De Rita - a guardare alle dinamiche del presente e del futuro. Non si può pensare alla fede fuori dalla realtà umana degli italiani. Tante volte l'idea di cambiare la Chiesa viene declinata in maniera interna e autoreferenziale. Gli italiani, oggi, non sono quelli che vissero il Vaticano II o le crisi vitali degli anni Sessanta-Settanta. Non sono il Paese "forte", che resistette al terrorismo, in cui il cattolicesimo era una componente decisiva.  Oggi - dice il rapporto - l'Italia è un Paese di "sonnambuli": «il portato antropologico della difficile transizione dalla grammat