tag:blogger.com,1999:blog-56888960931351078112024-03-15T11:45:49.560+01:00 Andrea Riccardi, il blogIl blog del fondatore della Comunità di Sant’Egidio: dichiarazioni, attività, libri pubblicati, gli ultimi articoli di Andrea Riccardi.Marco Peronihttp://www.blogger.com/profile/05440750282035102482noreply@blogger.comBlogger721125tag:blogger.com,1999:blog-5688896093135107811.post-44133872845993189472024-03-15T10:31:00.009+01:002024-03-15T11:45:18.075+01:00A proposito di immigrazione: Per non creare ghetti chiusi l'unica via è l'integrazione<p></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjndD_LOPzteKSITymq7URfHIMdZlowUxdHKjRH46r5QDJ2804Da42IZD60JbPI4M5TTbGjc2ZSaZVFGnmyjWnIUMkYuWyW3r1SWBCvPPO31J7lqyYH7-JAxH-aXNfz4mkchXk5g9zm9RXx-BTc_80d_Z99Dj2J7TYvVD_g0HwK9Qi1vOwHJVyoCO_PVYU/s4774/lr9_4200jpg_53261257005_o.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="3142" data-original-width="4774" height="422" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjndD_LOPzteKSITymq7URfHIMdZlowUxdHKjRH46r5QDJ2804Da42IZD60JbPI4M5TTbGjc2ZSaZVFGnmyjWnIUMkYuWyW3r1SWBCvPPO31J7lqyYH7-JAxH-aXNfz4mkchXk5g9zm9RXx-BTc_80d_Z99Dj2J7TYvVD_g0HwK9Qi1vOwHJVyoCO_PVYU/w640-h422/lr9_4200jpg_53261257005_o.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Donne musulmane ricevono l'attestato di frequenza di un corso di lingua e cultura italiana della Comunità di Sant'Egidio - Genova 15/10/2023 - Foto Sant'Egidio</i></td></tr></tbody></table><br /><b>Scuola e lingua sono cruciali affinché chi arriva in Italia o nell'Ue entri a far parte d'una comunità</b><p></p><p><b>In Francia, dopo i cattolici, i musulmani sono la seconda comunità religiosa:</b> su 67 milioni di francesi - secondo alcuni - <b>sarebbero circa 6 milioni, mentre altri parlano di una cifra assai inferiore, intorno ai 3 milioni e mezzo.</b> In alcune aree esiste una forte concentrazione musulmana, come nella <i>banlieue </i>di Parigi. Dall'inizio del 2024 il Governo ha vietato l'ingresso di imam stranieri per combattere l'estremismo e l'antisemitismo (cresciuto dopo lo scoppio del conflitto israelo-palestinese a seguito dell'attacco terroristico di Hamas). Macron s'è opposto al separatismo musulmano. In Germania i musulmani arrivano al 6,7% della popolazione con 3,5 milioni di turchi (un milione con doppia cittadinanza: cosicché Erdogan ha un'influenza sul voto tedesco). L'omogeneità degli immigrati è dovuta alla scelta preferenziale tedesca verso l'immigrazione turca. </p><p><b>L'Europa si islamizza? I musulmani sono la "quinta colonna" che, con la crescita demografica, prenderà il potere nel Vecchio continente cristiano?</b> Per taluni è un'invasione silenziosa e "pacifica", quando quelle armate del passato hanno fallito. Anni fa, in Russia, è stato pubblicato un romanzo, <i>La moschea Notre Dame</i>, che racconta di una Francia islamizzata, dove i cristiani sono ghettizzati. Molti sono gli allarmi. Kissinger ha notato: «È stato un grave errore far entrare così tante persone provenienti da culture, religioni e concetti totalmente diversi...». Sarebbe giustificato un atteggiamento guardingo e difensivo? Non si rischia l'islamofobia? </p><p>In Italia i musulmani sono 2,7 milioni: il 4,9% della popolazione. La loro presenza è più recente rispetto a quella francese o tedesca. A differenza di altri Paesi europei qui i musulmani hanno un'origine nazionale differenziata: i più numerosi vengono dal Marocco, poi da Albania, Pakistan, Egitto, Senegal, Tunisia, Macedonia del Nord e Kossovo. Non formano un blocco unico. Che il mondo musulmano in Italia sia stato anche attraversato da tensioni e spinte estremistiche (relative) è una realtà, costantemente monitorata. Ma non si può dire che rappresenti oggi una minaccia per la sicurezza del Paese. La guerra in Terra Santa ha fatto crescere la tensione antisemita. </p><p><b>L'alternativa, di fronte a cui ci troviamo, non è ignorare i problemi dell'integrazione o fare muro di fronte alla "marea islamica".</b> Il futuro è più complesso e il cammino difficile, ma tutt'altro che impossibile. Del resto, gli immigrati rappresentano una necessità dell'economia del nostro Paese e della stessa cura alle persone e agli anziani. </p><p><b>Bisogna lavorare sull'integrazione e l'insegnamento della lingua, consapevoli che chi viene in Italia entra a far parte di una comunità nazionale con la sua storia e la sua identità.</b> Il problema è la pazienza e l'intelligenza di integrare, di evitare di spingere ai margini della città, creando ghetti di esclusi. </p><p><b>In questa società, dominata dal primato dell'individuo, c'è invece bisogno di persone che si dedichino a costruire il futuro.</b> Molto possono la scuola e le comunità di ogni tipo, e non vanno dimenticate le aree interne a rischio di spopolamento. Giorni fa ho incontrato due afgani, una mamma e un bambino, giunti con i corridoi umanitari. Ho chiesto al bambino: «Vuoi tornare a casa?». Mi ha risposto con un sorriso e un italiano scorrevole, nonostante i pochi mesi di permanenza: «L'Italia è bellissima!».</p><p><br /></p><p>Editoriale di <b><a href="https://www.famigliacristiana.it/autore/andrea-riccardi.aspx">Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana</a></b> del 17/3/2024</p><p><br /></p>Redazione2http://www.blogger.com/profile/12709076952531529406noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5688896093135107811.post-86798780073993318532024-03-09T17:20:00.002+01:002024-03-11T11:43:27.667+01:00Verso una guerra "più grande": chi crede ancora nella pace?<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgKXViWzS-dZVqgbggbt3Pa8xCdusKeKa0RoexGo6eDZHGaw7jh2wBXSSd-GLtf_3exXX6sFTGA8KFepFNHYqD3iHyIVDBdsnk8iRqqjHLVkxxEOycbgYM7vW3zgR8GfHathn0fPYqHcijJPV3MQkbU4DV7XzOorLCCG8Bokvrp8gLNudXNdjn8Pl9UQCQ/s940/YwVURj0J8Tg189Bl34K0ycfdViYOC7TF.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="580" data-original-width="940" height="394" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgKXViWzS-dZVqgbggbt3Pa8xCdusKeKa0RoexGo6eDZHGaw7jh2wBXSSd-GLtf_3exXX6sFTGA8KFepFNHYqD3iHyIVDBdsnk8iRqqjHLVkxxEOycbgYM7vW3zgR8GfHathn0fPYqHcijJPV3MQkbU4DV7XzOorLCCG8Bokvrp8gLNudXNdjn8Pl9UQCQ/w640-h394/YwVURj0J8Tg189Bl34K0ycfdViYOC7TF.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Putin tiene il discorso sullo stato della nazione al Parlamento russo il 29 Febbraio - Foto da <a href="http://en.kremlin.ru/events/president/news/73585">President of Russia</a></i></td></tr></tbody></table><br /><p><b>Negli ultimi 2 anni sono stati investiti mille miliardi in armi. Solo il Papa cerca la via diplomatica</b></p><p><b>Un ambasciatore europeo, parlandomi del futuro, ha detto: «Se non ci sarà una guerra da qui al 2025...». Una guerra? Voleva dire una "guerra più grande"</b> rispetto alle tante che si combattono, di cui non si vede la fine. Nell'orizzonte è scritta ormai la guerra, mentre la prospettiva di pace va scomparendo. Questa sensazione si è rafforzata nelle ultime settimane. </p><p><b>Macron ha parlato di un possibile coinvolgimento delle truppe occidentali nella guerra in Ucraina.</b> Sarebbe una "guerra più grande"? L'Eliseo ha poi chiarito: «Non si tratta di dichiarare guerra alla Russia». Altri hanno interpretato l'uscita del leader francese come un capitolo della sua battaglia contro Le Pen per le elezioni europee. Parecchi leader europei hanno gettato acqua sul fuoco. Il ministro degli Esteri italiano, Tajani, ha precisato accortamente: «Non dobbiamo far pensare che siamo in guerra con la Russia». </p><p>Da parte sua <b>Putin, nel discorso annuale sullo stato della nazione alle due camere del Parlamento russo</b> (sembra sarà il suo unico intervento prima delle elezioni tra 15 giorni), <b>ha avuto un tono bellicoso: </b>«L'Occidente deve capire che anche noi abbiamo armi capaci di colpire bersagli nel loro territorio». Il rischio è la distruzione della civiltà: Putin ha ricordato il tragico destino di quanti hanno tentato d'invadere la Russia. Una realtà della storia di cui ci si è troppo dimenticati: i due ultimi secoli, con Napoleone e Hitler, hanno registrato la capacità russa, con il suo grande retroterra, di resistere a qualunque invasione. </p><p><b>C'è negli Stati Uniti la possibilità di una vittoria elettorale di Trump, il quale ha previsto un disimpegno dall'Ucraina.</b> Se vincesse e mantenesse questa posizione, sarebbe un dramma per l'Ucraina e una grave responsabilità per l'Europa, rimasta sola a sostenere Kiev. Ci ricordiamo tutti della decisione di Trump di abbandonare il Governo afgano, con la conseguente islamizzazione del Paese e tanti profughi. Tanta guerra per nulla! L'Europa, in caso di vittoria di Trump, si accoderebbe agli Stati Uniti come ha fatto in Afghanistan? Sarebbe una tragedia. Ma ce la farebbe da sola a restare al fianco degli ucraini? Sicuramente la Russia sarebbe più forte e ancor meno disponibile a un accordo.</p><p><b>L'infragilimento militare ucraino, dopo due pesanti anni di guerra, pone agli occidentali l'esigenza di nuove scelte.</b> Guardando al futuro, si prospettano due ipotesi, entrambe drammatiche: la prima, che potremmo chiamare "dottrina Trump", è il disimpegno (che significherebbe sconfitta dell'Ucraina, mutilazione del suo territorio, inutilità di tanti sacrifici); l'altra è la "guerra più grande", un coinvolgimento più diretto dell'Occidente. </p><p><b>In due anni, quasi mille miliardi sono stati investiti nella produzione di armi,</b> mentre è fortemente cresciuto il valore dei titoli delle imprese che costruiscono armi. Più armi però non vuol dire più pace. Quale futuro? È necessaria una terza via. </p><p><b>Bisogna immaginare con coraggio una via di pace, al di là della forbice drammatica tra l'abbandono dell'Ucraina e la "guerra più grande".</b> Come? </p><p><b>La pace va scritta nell'agenda della diplomazia internazionale per aprire nuovi canali,</b> far passare messaggi e provare a parlarsi. <b>Pochi finora l'hanno tentato. Il più notevole tentativo è quello di papa Francesco, che non si rassegna alla guerra.</b></p><p><b><br /></b></p><p>Editoriale di <b><a href="https://www.famigliacristiana.it/autore/andrea-riccardi.aspx">Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana</a></b> del 10/3/2024</p>Redazione2http://www.blogger.com/profile/12709076952531529406noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5688896093135107811.post-82091050079860777472024-03-01T12:30:00.003+01:002024-03-07T09:44:57.312+01:00Nel mondo cresce il rifiuto del pluralismo e della democrazia. Dall'India ai Paesi africani si affermano spinte autoritarie<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvnnEvO_4iMHellTiP3KXX_Nmb-4bA02YePp9ucipwOHCbYuR88Ie2SvH6TBuHDZ0GLyqXvlLkirDjonSKBeDJmlaEbSVWeJNgsgEp9kbhKp-KyiIdNl6sSIFS-YF7Bu8otMfq9Tnqjn5hO1oBythRBXwP9w7U2CCN9y_JT40PcbT1VUlKF31JSSOII7E/s1497/20240122-Narendra-Modi-Ayodhya.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1465" data-original-width="1497" height="626" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvnnEvO_4iMHellTiP3KXX_Nmb-4bA02YePp9ucipwOHCbYuR88Ie2SvH6TBuHDZ0GLyqXvlLkirDjonSKBeDJmlaEbSVWeJNgsgEp9kbhKp-KyiIdNl6sSIFS-YF7Bu8otMfq9Tnqjn5hO1oBythRBXwP9w7U2CCN9y_JT40PcbT1VUlKF31JSSOII7E/w640-h626/20240122-Narendra-Modi-Ayodhya.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Il premier indiano Narendra Modi (secondo da sinistra) partecipa all'inaugurazione del tempio induista ad Ayodhya il 22 Gennaio - Foto da <a href="https://www.pmindia.gov.in/wp-content/uploads/2024/01/H20240122150984.jpg">pmindia.gov.in</a></i></td></tr></tbody></table><br /><p><b>La globalizzazione a tanti fa paura. </b></p><p>La morte di Navalny nel carcere siberiano mostra il disprezzo da parte del regime di Putin verso la vita di questo eroe della libertà, che lottava a mani nude contro la dittatura. Le possibilità di cambiamento sono andate sprecate e si torna all'assolutismo tipico della storia russa: era il cruccio di Navalny. </p><p><b>Non si tratta solo della Russia. C'è, nel mondo di oggi, un crescente disinteresse o disprezzo per la libertà, il pluralismo e la democrazia.</b> <b>L'Africa, che negli anni Novanta aveva imboccato la via della democrazia, sta prendendo un`altra strada:</b> i golpe militari non sono più un'eccezione. In Guinea, Mali, Burkina Faso, Gabon... E poi, sulla trasparenza democratica di alcune elezioni africane, ci sarebbe molto da discutere. </p><p><b>EI Salvador, piccolo Paese centroamericano, è divenuto un modello per l'America del Sud, a causa della politica autoritaria e repressiva del suo presidente, Bukele, contro le mafie giovanili. </b>Questi ha recentemente vinto le elezioni con 1`86,4 dei voti, senza opposizione. </p><p>Non si deve però essere pessimisti. Nel mondo ci sono democrazie solide, tuttavia va notata la tendenza generalizzata alla ricerca dell'uomo forte (si veda l'Ungheria di Orbàn) che rassicura la gente. </p><p><b>Il mondo globale fa paura. In molti, c'è la domanda di una difesa più efficace da fenomeni invasivi: instabilità, migranti, crisi economiche, terrorismo, criminalità.</b> La democrazia, con i suoi meccanismi complessi, sembra proteggere poco e lentamente. Meglio personalizzare il potere. </p><p><b>Meglio ridiscutere i sistemi democratici o parlamentari,</b> nati dopo la Seconda guerra mondiale, segnati dal trauma dell'esperienza del nazifascismo: <b>sistemi che apparvero le uniche vie percorribili dopo la caduta del comunismo. </b></p><p>Tra i tanti casi, uno giganteggia e preoccupa: quello della più popolosa democrazia del mondo, l'India, un Paese religiosamente ed etnicamente tanto complesso (172 milioni di musulmani su di un miliardo e 400 milioni di abitanti). <b>Il premier Modi, che gode di vasto consenso popolare anche affermando la coincidenza tra induismo e identità indiana, sta cancellando l'eredità democratica e morale di Gandhi,</b> simbolo non violento della convivenza tra indù e musulmani. </p><p><b>L'"induizzazione" dell`India è un processo di nazionalizzazione pericolosa per il mosaico di minoranze del Paese.</b> In ben altro senso Gandhi pensava il contributo indù fino al 1948, quando fu ucciso da un nazionalista indù. </p><p><b>Identità più forti e guide decise e personali sembrano pagare un po' ovunque come consenso.</b> Viene da chiedersi: siamo nostalgici di una democrazia complessa ed equilibrata che forse andava bene nel mondo pre-globale? E viene da pensare all'Europa e all'Italia. Tanti sono i rilievi possibili sui difetti della politica italiana. </p><p><b>Non si può dimenticare però che l'Italia, Paese con una popolazione limitata, è l'ottava economia come prodotto interno lordo nominale.</b> Questa posizione è frutto di una storia politica e costituzionale nella sostanza solida. L'Europa e l'Italia non possono non essere consapevoli del valore pregnante delle loro storie e culture democratiche, specie se si confrontano con gli scenari turbolenti del mondo. Questa differenza non è senso di superiorità, ma si dovrebbe risolvere in una coscienza consapevole di quel che siamo e rappresentiamo nel mondo.</p><p><br /></p><p>Editoriale di <b><a href="https://www.famigliacristiana.it/autore/andrea-riccardi.aspx">Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana</a></b> del 3/3/2024</p>Redazione2http://www.blogger.com/profile/12709076952531529406noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5688896093135107811.post-66278274405576019032024-02-16T12:07:00.013+01:002024-02-18T23:01:25.990+01:00La funzione sociale della Chiesa non è ancora stata compresa<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj2_qnoxhBxHSRj8_L68jldqM43avfEu2pfzMACa7NN0RbdAcY-6YxfNDtFQ941FihLMadSRIEp4G3ff63bWPwIg5POWk_HVjHM9L12AKAlbSv8xstOEbaVobJbrGU7M81FnhK1TB-4CorXSqXmaDQbFD2-5lbkqkq0F_YuH_qrByV4WQ9ARDDfWtucAPM/s1170/craxi-casaroli1-1170x703.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="703" data-original-width="1170" height="384" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj2_qnoxhBxHSRj8_L68jldqM43avfEu2pfzMACa7NN0RbdAcY-6YxfNDtFQ941FihLMadSRIEp4G3ff63bWPwIg5POWk_HVjHM9L12AKAlbSv8xstOEbaVobJbrGU7M81FnhK1TB-4CorXSqXmaDQbFD2-5lbkqkq0F_YuH_qrByV4WQ9ARDDfWtucAPM/w640-h384/craxi-casaroli1-1170x703.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Il premier Craxi e il cardinal Casaroli alla firma della revisione del Concordato il 18 Febbraio 1984</i></td></tr></tbody></table><br /><p><b>Il Concordato firmato 40 anni fa introdusse l'8 per mille per favorire le opere a vantaggio dei poveri </b></p><p>Con i Patti del Laterano, nel 1929, Mussolini chiudeva la Questione romana, apertasi nel 1870. Nasceva lo Stato della Città del Vaticano, territorio su cui si esercita la sovranità pontificia. </p><p><b>Così il Papa non era "suddito" dell`Italia, ma godeva di una sovranità, quasi simbolica, base della sua piena libertà.</b> Questo fu stabilito dal Trattato. </p><p><b>Il Concordato regolava i rapporti tra Stato e Chiesa,</b> delineando l'Italia come una nazione cattolica, tanto che da parte cattolica si sperava in una conversione del fascismo a regime cattolico. Non avvenne. C'era poi la convenzione finanziaria, per cui il Governo italiano versava alla Santa Sede 750 milioni di lire in contanti e un miliardo in buoni del tesoro, per chiudere i problemi pendenti tra le parti. </p><p><b>La fine del fascismo non travolse i Patti. Il Vaticano volle che il regime concordatario continuasse.</b> Anche i comunisti, alla fine, l'accettarono, a differenza dei socialisti. Anzi i Patti furono inseriti nella Costituzione all`articolo 7 che statuisce: "Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani". Negli anni della Repubblica, si discusse più volte della revisione del Concordato. Ma il processo era difficile anche per un Governo democristiano. </p><p><b>Si arrivò alla riforma nel 1984, quarant'anni fa, per opera del premier Bettino Craxi. </b>A seguito della revisione, nacque un originale sistema di finanziamento della Chiesa cattolica e delle altre confessioni: il contribuente può destinare 1'8 per mille delle imposte alle religioni o devolverlo allo Stato. Non un'imposta di culto in più, come in Germania. </p><p><b>Il sistema, iniziato per la Chiesa cattolica, è stato esteso a dodici confessioni che hanno firmato l'accordo con lo Stato</b> (tra cui ebrei, valdo-metodisti, greco-ortodossi). I contribuenti che scelgono lo Stato possono indicare un ambito per il loro contributo: fame nel mondo, calamità, rifugiati, beni culturali, edilizia scolastica. L'aggiunta di nuove voci da parte dello Stato fa calare il gettito alle confessioni religiose. Sembra che ora si voglia inserire una voce sul recupero dei tossicodipendenti. </p><p><b>I fondi alle confessioni vanno in larga parte a scopi sociali.</b> La Chiesa cattolica lo impiega per il sostegno ai più poveri e per progetti di solidarietà al Sud del mondo, oltre che per il culto e il sostentamento del clero. </p><p><b>I religiosi hanno una funzione sociale.</b> Quando si discuteva del sostentamento del clero, il socialista Craxi, certo non clericale, disse: «Non affamate i preti!». Craxi, scrive Acquaviva, suo collaboratore, «aveva capito che il segreto dei cattolici era nella loro convinzione che non si vive per sé stessi». </p><p><b>A 40 anni dagli Accordi del 1984, viene da chiedersi se ci sia ancora una comprensione piena della funzione sociale della Chiesa.</b> Si resta stupiti quando si vede che l'ultima legge di bilancio prevede che il contributo per l'iscrizione al sistema sanitario per il "personale religioso" (con altre categorie) passi da 387 a 2000 euro. </p><p><b>Un'incomprensione del ruolo che le comunità religiose svolgono nel nostro paese per fini sociali e religiosi.</b> La realtà è che in una società povera di relazioni come la nostra, dove tanti "noi" si sono dissolti, <b>la Chiesa, per la sua diffusione geografica e la sua consistenza numerica e comunitaria, resta una grande risorsa umana e spirituale. </b>Questo va riconosciuto nei fatti dal Governo. <b>Lo riconoscono gli italiani nella scelta dell'8 per mille, un vero strumento democratico.</b></p><p><b><br /></b></p><p>Editoriale di <b><a href="https://www.famigliacristiana.it/autore/andrea-riccardi.aspx">Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana</a></b> del 18/2/2024</p>Redazione2http://www.blogger.com/profile/12709076952531529406noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5688896093135107811.post-53317107648424110012024-02-08T13:54:00.038+01:002024-02-09T14:02:45.853+01:00Vertice Italia - Africa: a Roma si è offerta un'immagine dell'Africa come terra di opportunità<p></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEicx29BC8nUWFk6abNXT_ihq-3U2Rc5J-_xcCnkmgK5P3nDrEiSWND6x-EP-YyQB5Lib7i93EyNAY8mgtpqmoF0AvGbmC17CzbKpfPNwn6Y1XX97X6sF6oNGIxgqkulINCzjmM0fmpRw4O-mFATmSNGOutnsKD1aeU_5aGLHBvuZoerKANXbBvVos6zbsU/s1620/WhatsApp%20Image%202024-01-29%20at%2018.19.36%20(2).jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><span style="color: black;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1620" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEicx29BC8nUWFk6abNXT_ihq-3U2Rc5J-_xcCnkmgK5P3nDrEiSWND6x-EP-YyQB5Lib7i93EyNAY8mgtpqmoF0AvGbmC17CzbKpfPNwn6Y1XX97X6sF6oNGIxgqkulINCzjmM0fmpRw4O-mFATmSNGOutnsKD1aeU_5aGLHBvuZoerKANXbBvVos6zbsU/w640-h426/WhatsApp%20Image%202024-01-29%20at%2018.19.36%20(2).jpeg" width="640" /></span></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Andrea Riccardi incontra il presidente dello Zimbabwe, Emmerson Mnangagwa </i></td></tr></tbody></table> <i>il 29 gennaio - Foto Sant'Egidio</i><div><br /><p></p><p><b>Un nuovo modello basato sulla parità e su interessi comuni </b></p><p><b>I1 vertice "Italia-Africa" si è svolto in una veste nuova.</b> Se dal 2013 le precedenti edizioni erano state ministeriali, quest'anno si è alzato il livello degli inviti ai capi di Stato e di Governo. Si è scelta una location di prestigio come il Senato della Repubblica. Hanno partecipato oltre 46 Paesi africani, 13 Capi di Stato, 9 Capi di Governo, più 25 Organizzazioni internazionali. La solennità della cerimonia è stata apprezzata, perché dimostra la serietà italiana verso l'Africa. Da oltre dieci anni ci si è resi conto che la nostra frontiera si è spostata a Sud, anche a causa delle migrazioni e dei rischi legati all`instabilità: è il caso del Sahel nel caos per l'aggressione jihadista e i golpe militari. <b>L'ambizione del vertice è ritessere un partenariato «non predatorio» con l'Africa</b> - ha dichiarato Giorgia Meloni -, <b>ma basato su un principio di parità.</b> </p><p><b>Si tratta di trovare un nuovo modello al cui centro sia il vantaggio reciproco basato su iniziative coerenti con le necessità dello sviluppo e del rispetto ambientale.</b> <b>L'Africa e l'Europa devono creare un legame nuovo che corrisponda a interessi comuni.</b> </p><p>Il tema è scottante: nel continente molti lamentano uno sguardo europeo concentrato sulle proprie priorità interne. La ricerca di un nuovo slancio è un problema sentito. L'ha mostrato la larga presenza delle organizzazioni multilaterali e africane. </p><p><b>Oltre l'Unione europea e l'Unione africana erano rappresentate 22 organizzazioni multilaterali.</b> La riunione di Roma è stata interpretata come un momento di svolta per l'Italia, e oltre: il tema delle relazioni con l'Africa interessa a livello globale. </p><p><b>Si tratta di un continente molto popolato; quello dove c'è la più forte concentrazione di minerali strategici ed è più ampia l`estensione di terra coltivabile libera</b> (200 milioni di ettari a parte le foreste); è un'area con ampie riserve energetiche inesplorate. L'Africa interessa non solo perché è un giacimento a cielo aperto ma anche per la sua dinamicità, come mostrano i tassi di crescita, l'incremento della classe media e la sua capacità di spesa. Certo vi sono ancora gravi problemi come i conflitti, le instabilità, la corruzione o le epidemie. Ma a Roma si è offerta un'immagine più completa del continente, come terra dalle molte opportunità. </p><p>La sfida del Piano Mattei (il nome dell'iniziativa del Governo) è offrire all'Africa la possibilità di trasformare in loco le sue materie prime (agricole, minerarie, energetiche), generando un proprio settore industriale o agroindustriale. A tale scopo l'Italia creerà uno speciale fondo di investimenti e garanzia per le imprese che investono in partenariato con quelle africane. </p><p><b>Attualmente il Piano Mattei è una cornice con alcuni progetti pilota, in attesa di una vera strategia</b> mediante il settore privato, in connessione con le Ong e le organizzazioni religiose, specie la Chiesa cattolica. Durante i lavori ci sono stati oltre 50 interventi divisi per tematiche. Si tratta ora di mettere in campo uno sforzo di continuità, ascoltando il parere degli africani stessi. La svolta è appena iniziata e le sfide sono molteplici. Tuttavia l'Italia giunge in un momento che può esserle favorevole, perché più libera da fardelli post e neocoloniali e in possesso di imprese, autonomie locali e Ong della dimensione giusta per risultare non minacciose, ma attraenti per i nostri partner africani.</p><p><br /></p><p>Editoriale di <b><a href="https://www.famigliacristiana.it/autore/andrea-riccardi.aspx">Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana</a></b> dell'11/2/2024</p></div>Redazione2http://www.blogger.com/profile/12709076952531529406noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5688896093135107811.post-81987254444443996132024-02-01T13:37:00.039+01:002024-02-02T12:13:52.658+01:00Se a trionfare è il "cattivismo" degli individui e degli Stati: il caso di Kenneth Smith, la pena di morte, l'uso delle armi. E' in corso una riabilitazione della violenza <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><b style="text-align: left;"><br /></b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><b style="text-align: left;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7OV2TT_kPET8jZX7aUWNs9E2mNh75AcW8wsKdMnIn3tAFACO9uaER3KcVRmAsf-kvP2ppCW2Id00hw8GsEBj5CKnXgUiEUFxoM_P-M5rIcKtnDSlmPldKWUk8kcJKa3jc_Oe-wZw-5cfVhzk3inxmTxd_mnVtUaRNoO1CPRewySbAbNX6lMLa-Se31KYd/s2226/famiglia%20cristiana%20su%20pena%20di%20morte.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="1433" data-original-width="2226" height="412" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7OV2TT_kPET8jZX7aUWNs9E2mNh75AcW8wsKdMnIn3tAFACO9uaER3KcVRmAsf-kvP2ppCW2Id00hw8GsEBj5CKnXgUiEUFxoM_P-M5rIcKtnDSlmPldKWUk8kcJKa3jc_Oe-wZw-5cfVhzk3inxmTxd_mnVtUaRNoO1CPRewySbAbNX6lMLa-Se31KYd/w640-h412/famiglia%20cristiana%20su%20pena%20di%20morte.jpg" width="640" /></a></b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><b style="text-align: left;"><br /></b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><b style="text-align: left;">La pena di morte, soprattutto nei Paesi democratici, resta contraddittoria e conturbante.</b><span style="text-align: left;"> </span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="text-align: left;">Non meraviglia che sia praticata nelle dittature, dove si esercita il controllo con l'uso della violenza e con l'intimidazione. Ma in democrazia, lo Stato ha chiari limiti, prima di tutto il rispetto della vita. Colpisce sempre che sia praticata in alcuni Stati nordamericani. </span></div><p><b>In Alabama, è stata eseguita la pena di morte su un uomo di 58 anni per un omicidio del 1988: Kenneth Eugene Smith aspettava l'esecuzione da 34 anni nel braccio della morte.</b> Il reato fu compiuto dal condannato all'età di 24 anni. Ma era un uomo diverso: che senso ha avuto ucciderlo, se non la vendetta di Stato? </p><p><b>Ma c'è di più! La pena di morte è stata effettuata soffocandolo con l'azoto.</b> È la prima volta che si usa questo sistema, sulla cui opportunità si discute nei confronti degli animali. Non si sa bene quali siano le conseguenze e quali i dolori inflitti. È un atto crudele nei confronti di un uomo che ha già scontato più di 30 anni di prigione per l'assassinio di una donna (che gli era stato commissionato a pagamento). Un crimine orrendo, ma una punizione incredibile! C'è una nota più dolorosa: poco più di un anno fa Kenneth Smith era stato quattro ore nelle mani del boia, che cercava inutilmente la vena nel braccio per iniettargli l`iniezione letale. Possiamo immaginarci i patimenti e l'angoscia del condannato in questa situazione di prolungata crudeltà. Nel Medioevo - ha notato Mario Marazziti - sarebbe stato graziato dopo il fallimento dell`esecuzione. Invece c'è stato un accanimento omicida (non terapeutico).</p><p>Un assassino, riconosciuto tale, è divenuto una vittima del sistema giudiziario, anzi, dello Stato. Che non ha compiuto giustizia, ma esibito la forza oltre misura. </p><p><b>C'è la tendenza a esibire la violenza e a legittimarla. Un atteggiamento che chiamerei "cattivismo". </b>Si è tanto parlato di "buonismo" criticandolo come indulgenza eccessiva. </p><p>Invece <b>ci troviamo di fronte a una violenza crudele verso un vinto dalla vita. Non solo negli Stati Uniti c'è una tendenza "cattivista" a riabilitare la violenza.</b> È anche il caso del possesso delle armi da parte dei cittadini come esaltazione dell'autodifesa. Possedere armi viene considerato l'espressione del diritto naturale all'autodifesa. Ma armare molti per diminuire la violenza è un esperimento fallito. L'arma è un motivo in più per essere violenti, talvolta in maniera omicida. L'idea di una popolazione armata è lontana dalla cultura europea. </p><p>Esistono controlli sull'uso delle armi dei privati, però <b>si sta riaffacciando l'idea del valore delle armi e dell'autodifesa,</b> in opposizione a un buonismo che lascerebbe disarmati e concederebbe troppo ai criminali. Si pensi alle polemiche che si accendono nei casi di furto a negozi e nelle case. </p><p>Ha stupito una proposta di legge di un senatore di Fratelli d'Italia (poi ritirata) per cui i sedicenni sarebbero ammessi alla caccia, quindi all'uso delle armi. Il problema è la cultura che valorizza l'uso delle armi. </p><p><b>Che legame c'è con la pena di morte? È il "cattivismo" che esalta la violenza, personale o di Stato. </b>Ma lo Stato deve proteggere il cittadino, la cui vita è difesa dalle forze dell'ordine anche attraverso il monopolio della violenza. La giustizia garantisce i cittadini, ma pure essa ha dei limiti, come il rispetto della vita del colpevole.</p><p><br /></p><p>Editoriale di <b><a href="https://www.famigliacristiana.it/autore/andrea-riccardi.aspx">Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana</a></b> del 4/2/2024</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br />Redazione2http://www.blogger.com/profile/12709076952531529406noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5688896093135107811.post-5972087841993733772024-01-26T10:44:00.002+01:002024-01-26T11:36:28.852+01:00Davos: affari e globalizzazione in un mondo in preda ai conflitti<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgC3ZYSGrJWn0xG09jq8qr5DlkHXBWJW_xi27CL7JTQ9LrT8NDRFpHM6-GzqDB9laRBoICncagze6s503iRK6W26MaUq-0KhVSoJa1JSaBFPdF5uvc3xnPe67BS8Y1dZow_YoTkRCV0tMhyphenhyphen7Yxrq_01wcsYPeiYS6d8YABtj5vbwZmu51x6R9f-gTirWWw/s6915/53466338345_fa86238809_o-2.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="3921" data-original-width="6915" height="362" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgC3ZYSGrJWn0xG09jq8qr5DlkHXBWJW_xi27CL7JTQ9LrT8NDRFpHM6-GzqDB9laRBoICncagze6s503iRK6W26MaUq-0KhVSoJa1JSaBFPdF5uvc3xnPe67BS8Y1dZow_YoTkRCV0tMhyphenhyphen7Yxrq_01wcsYPeiYS6d8YABtj5vbwZmu51x6R9f-gTirWWw/w640-h362/53466338345_fa86238809_o-2.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Una immagine del World Economic Forum - 15 gennaio 2024 - Foto di <a href="https://www.flickr.com/photos/worldeconomicforum/53466338345/in/album-72177720312522776/">World Economic Forum/Ciaran McCrickard</a></i></td></tr></tbody></table><br /><p><b>Al meeting annuale del Wef gli incontri cruciali sono quelli riservati tra imprenditori miliardari</b></p><p><b>Fondato nel 1971 e denominato dal 1987 World Economic Forum (Wef), Davos è un grande centro del gotha economico globale. </b>Nel paese svizzero si radunano i giganti privati della manifattura, dell'energia e della finanza: qualche migliaio di leader in un'atmosfera sciolta, in cui è vietata la cravatta ed è consigliato vestire casual.</p><p><b>Tra piccoli hotel lussuosi e centri congresso s'incontrano i grandi della Terra senza ostacoli e scorte.</b> In realtà, per il Forum, tutto il villaggio di Davos è off limits: si accede solo su invito e la polizia blocca i curiosi. Dai primi incontri per amministratori delegati dei gruppi industriali europei, il Wef si è aperto agli Usa, al Giappone e alle potenze emergenti. Poi Davos ha iniziato a ospitare leader politici, premi Nobel e anche leader religiosi. </p><p><b>Dietro le quinte dei dibattiti, c'è la possibilità di stipulare affari lontano da occhi indiscreti. </b>Nel ghiaccio e nella neve ogni dibattito risulta ovattato anche se il tema scotta: furono ospitati Mandela e de Klerk nel 1992, prima dell'accordo, o Arafat e Peres nel 1994. Nel 2017 fu accolto il leader cinese Xi Jin Ping. L'anno prima fu pure invitata la Corea del Nord, ma l'invito fu ritirato per le polemiche sui test nucleari. Negli ultimi anni Davos è stato teatro di scontri tra Cina e Usa. Star di Hollywood, presidenti americani, leader europei e asiatici si mescolano nei panel dedicati a temi di attualità. </p><p><b>Ma è l'economia a farla da padrona: quest'anno si doveva parlare del mondo in guerra.</b> È stato invitato anche il presidente ucraino Zelensky che ha provato a organizzare in Svizzera una "conferenza di pace di alto profilo", ma senza russi. </p><p>Tuttavia <b>la crisi economica tedesca è stata il focus reale. Se la seconda economia occidentale (terza mondiale) entra in fibrillazione, è un problema per tutti.</b> Malgrado il tentativo di diventare una specie di Onu degli affari, nemmeno Davos può sottrarsi alle leggi della guerra: i russi non sono più invitati. I cinque giorni del Forum - quest'anno dal 15 al 19 gennaio - si svolgono con dibattiti (tutti in inglese) di varie dimensioni: dall'anfiteatro dove parlano i leader, alle salette di poche decine di partecipanti per un confronto faccia a faccia. </p><p><b>Ma la parte più significativa in genere si svolge in colloqui riservati dentro gli hotel,</b> dove si vedono i miliardari proprietari delle imprese e i loro amministratori: Davos è il loro meeting annuale per misurarsi sulle sfide più urgenti. Mentre nel centro congressi manager ed esperti illustravano le novità dell'intelligenza artificiale, tra imprenditori si parlava di anemia economica cinese, recessione tedesca, tassi di interesse volatili e inflazione. </p><p><b>Le guerre hanno cambiato le carte in tavola per tutti: non sono un buon terreno per il commercio. Tutti sperano nella pace. Per i ricchi pace significa più affari e globalizzazione degli scambi.</b> Ma questa è a rischio con le difficoltà della Via della Seta, il blocco del canale di Suez e la contrazione della domanda globale. </p><p><b>Davos è cresciuta negli anni con l'orgoglio della globalizzazione economica</b> (un processo che, si pensava, avrebbe risolto tanti problemi). <b>Oggi fa i conti con un mondo di conflitti,</b> in cui la politica è carente, mentre la contrapposizione è spesso la cifra dei rapporti tra Paesi. </p><p><br /></p><p>Editoriale di <b><a href="https://www.famigliacristiana.it/autore/andrea-riccardi.aspx">Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana</a></b> del 25/1/2024</p>Redazione2http://www.blogger.com/profile/12709076952531529406noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5688896093135107811.post-5139332120873980112024-01-19T12:38:00.001+01:002024-01-19T13:57:47.097+01:00I cristiani in Turchia: un segno di speranza per il futuro<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVdHKQ_GgGIFm5nzkCJKEjebRmTEkm4pe3_l6zrvXS8qkGnbyBRCEEAXClGzCu48yaNpRZJQZfNIPOSPnjg_Tr9RK41Y3v_4h4trvHvW0dqmJzY7L9FM5xpRSTmMAwuamxW9eWH2518TfE3GDeMTgBX006_NaevOH4W38n6STikAk0n2fiV7kqnEquBlA/s2048/GDLvRIhXcAAN_2q.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVdHKQ_GgGIFm5nzkCJKEjebRmTEkm4pe3_l6zrvXS8qkGnbyBRCEEAXClGzCu48yaNpRZJQZfNIPOSPnjg_Tr9RK41Y3v_4h4trvHvW0dqmJzY7L9FM5xpRSTmMAwuamxW9eWH2518TfE3GDeMTgBX006_NaevOH4W38n6STikAk0n2fiV7kqnEquBlA/w480-h640/GDLvRIhXcAAN_2q.jpg" width="480" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>La chiesa di Santa Maria a Trebisonda dove fu ucciso don Andrea Santoro</i></td></tr></tbody></table><i><div style="text-align: center;"><i>- Foto Sant'Egidio</i></div></i><p><b>Viaggio nel Paese musulmano, dove piccole comunità tengono viva la presenza di Cristo</b></p><p>La Turchia è un grande Paese musulmano, giovane, con 86 milioni di abitanti. Ha vissuto una storia novecentesca che ha creato lo Stato nazionale e laico con Atatürk, ma, nel XXI secolo con Erdoğan, ha messo l'islam al cuore della società. La Turchia, però, è stata terra cristiana dalle origini (si pensi alle lettere di Paolo o all'Apocalisse, ai Padri, al monachesimo e ai secoli di vita cristiana, anche sotto l'islam ottomano). </p><p><b>Il cristianesimo in quella terra è ormai alla fine? Fin da giovane sento con passione la realtà cristiana in Turchia,</b> realtà più grande del loro numero. "Residuo" della storia in un Paese islamico? La "Grande Chiesa di Cristo", il patriarcato ecumenico di Costantinopoli, con sede nel quartiere ex greco del Fanar, è una "piccola barca" che contiene frammenti del passato. Oggi gli ortodossi sono poche migliaia, ma grazie ai patriarchi, dal grande Atenagora fino all'attuale Bartolomeo - qui pulsa un cuore di unità specie tra ortodossi. Dal Vaticano II, ogni papa è venuto in visita. A Istanbul c'è la Chiesa armena (la più grande comunità cristiana in Turchia), scomparsa dall'Anatolia e segnata dal dramma delle stragi durante la Prima guerra mondiale.</p><p>Ai confini della Siria vive l'antico mondo dei siriaci, raccolti attorno ai monasteri del Tur Abdin. Una Chiesa, un tempo, un popolo in una società islamica, stretta nel conflitto tra curdi e Turchia, oggi svuotatasi con l'emigrazione. Ma i siriaci restano ancora. Un colto parroco siriaco a Mardin, 13 figli e un po' più di cento fedeli, ortodossi e cattolici, celebra per tutti e cambia chiesa ogni volta per utilizzarle tutte. </p><p><b>Non lontano, a Adiyaman, nel 2011, è stata riaperta l'unica chiesa (siriaca) per concessione governativa e i cristiani sono riemersi dalla massa islamica.</b> Le chiese del Tur Abdin, tra campagna e montagna, sono aperte e restaurate, con un siriaco come guida. Pochi monaci vivono in due monasteri aperti. Mi dice padre Gabriel: «La mia famiglia emigrava negli Stati Uniti. Volevo restare e sono entrato in monastero. La scelta è tra Dio e il benessere».</p><p>La Chiesa cattolica latina ha un rapporto particolare con turchi e immigrati: dalle chiese di Istanbul a quelle sperdute in Anatolia. Attraverso i missionari non dimentica piccole comunità, importanti ai suoi occhi. </p><p><b>Tenere aperta una chiesa è fedeltà ai presenti e speranza che domani ne verranno altri. In questo mondo grandeggia il ricordo del prete romano Andrea Santoro, ucciso mentre pregava nella sua chiesa di Trebisonda sul Mar Nero. </b>Si ricorda pure il vescovo Padovese, anche lui ucciso. Santoro era li per i cristiani, ma pure per i musulmani. Spiegava così il senso della sua missione: «Io credo che ognuno di noi possa diminuire la lontananza di questi mondi». Le ridotte presenze in Turchia ricordano ai cristiani occidentali come la Chiesa sia ovunque fragile, anche in Europa. Affermava il cardinale Martini: «La perennità è assicurata alla Chiesa, non alle Chiese... la loro sopravvivenza è legata alla loro risposta». E concludeva: «Dunque la storia è seria ed è affidata a noi». In Oriente e in Occidente. In Italia come in Turchia. La storia è affidata a noi.</p><p><br /></p><p>Editoriale di <b><a href="https://www.famigliacristiana.it/autore/andrea-riccardi.aspx">Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana</a></b> del 21/1/2024</p>Redazione2http://www.blogger.com/profile/12709076952531529406noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5688896093135107811.post-33765528957397707622024-01-12T12:42:00.030+01:002024-01-13T15:20:57.291+01:00La Chiesa non si deve rassegnare a un paese fatto di "sonnambuli": dalla sua storia e dal suo vissuto emergono energie di fede e speranza che fanno bene a tutti, vecchi e nuovi italiani<p></p><p><b></b></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhu9sOIKHQAGXtbfq3A4G_z1jWSV2cp1L-_DK7AEVgWCedkL00Nk0bSs6zJ1UzTpaj_vM9BD8viOl0H9qE7hnz4GY9QX5PtnYJHd0OqrfB1SDP0EbBe-5X_P4xGr3beBDGz6VYWwIN3vfxW_UqJqBNxlOX-21u8ZAQEttf6bRnIqVlP3AIgzpFkxpjoPpM/s1772/papaMigrantiMessa14gen2018_14012018_0494.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1181" data-original-width="1772" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhu9sOIKHQAGXtbfq3A4G_z1jWSV2cp1L-_DK7AEVgWCedkL00Nk0bSs6zJ1UzTpaj_vM9BD8viOl0H9qE7hnz4GY9QX5PtnYJHd0OqrfB1SDP0EbBe-5X_P4xGr3beBDGz6VYWwIN3vfxW_UqJqBNxlOX-21u8ZAQEttf6bRnIqVlP3AIgzpFkxpjoPpM/w640-h426/papaMigrantiMessa14gen2018_14012018_0494.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Migranti latinoamericani a messa dal Papa</i></td></tr></tbody></table><b><b><br /></b></b><p></p><p><b><b><i>Sono "sonnambuli" gli italiani secondo il rapporto del Censis. Ma una comunità con meno fedeli ha energie di fede</i></b></b></p><p></p><p><b>In che mondo gli italiani vivono la loro fede? Il Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, la 57a edizione di un'analisi che ha accompagnato la storia italiana, ci aiuta</b> - grazie alle intuizioni di Giuseppe De Rita - <b>a guardare alle dinamiche del presente e del futuro. Non si può pensare alla fede fuori dalla realtà umana degli italiani. </b>Tante volte l'idea di cambiare la Chiesa viene declinata in maniera interna e autoreferenziale. Gli italiani, oggi, non sono quelli che vissero il Vaticano II o le crisi vitali degli anni Sessanta-Settanta. Non sono il Paese "forte", che resistette al terrorismo, in cui il cattolicesimo era una componente decisiva. </p><p><b>Oggi - dice il rapporto - l'Italia è un Paese di "sonnambuli":</b> «il portato antropologico della difficile transizione dalla grammatica trasparente di un mondo che presentava problemi risolvibili con competenza e impegno, a un mondo invece reso opaco dall'incertezza». Gli italiani sentono di contare e decidere poco. </p><p><b>Qui si colloca il timore, specie dei giovani, di compiere scelte d'investimento esistenziale di lungo periodo.</b> La continua emergenza («quindi, nulla lo è veramente») e il fenomeno della guerra diffusa favoriscono, tra l'altro, questo atteggiamento. Il futuro è affrontato in solitudine, anche perché tanti "noi" si sono sciolti: sono meno attrattivi o troppo impegnativi. Tra essi la Chiesa. Un terzo degli italiani vive solo: cioè pensa il futuro da solo. Il numero dei matrimoni si riduce: 246.613 nel 2008 e, nel 2022, 180.416. Ci sono 1.600.000 famiglie fondate su coppie non coniugate. </p><p>Un mondo di soli, almeno tendenzialmente, sente di meno l'appartenenza anche a una comunità religiosa, mentre i canali di trasmissione familiare della fede si sono in larga parte essiccati. Del resto, i riferimenti tradizionali della vita religiosa sul territorio si sono ridotti: diminuzione delle celebrazioni, accorpamento delle parrocchie, riduzione dei preti e del contatto con essi... Il fenomeno tocca in particolare i più giovani. Sono pochi e si ritirano nei loro percorsi personali (senza contare quel 19,8 % di loro che non lavora e non studia). Più volte si è insistito sul difficile rapporto tra i giovani e il mondo della fede. </p><p>Viene da chiedersi come possa la Chiesa trarre da questi pochi e cauti giovani, refrattari a scelte definitive, i suoi futuri quadri sacerdotali.<b> L'Italia resta un Paese di emigranti (5,8 milioni sono all'estero), anche se negli ultimi venti anni è cresciuta l`immigrazione con 5 milioni di stranieri</b>. <b>Essi rappresentano un nuovo mondo religioso con 2,7 milioni di cristiani e 1,5 di musulmani.</b> Gli ortodossi sono un milione e mezzo, una componente importante del cristianesimo italiano. </p><p><b>I cattolici (latino-americani, filippini...) sfiorano gli 850.000 e danno un contributo originale alla Chiesa con la loro tradizione religiosa.</b> In questo panorama umano e sociale, non si può pensare il futuro da parte della Chiesa solo in una logica di redistribuzione delle forze all'interno di una cultura di gestione del declino, in sintonia con la rassegnazione dell'80% degli italiani. </p><p>Nessuno ha la soluzione in tasca. Ma ci vuole una svolta di speranza. </p><p><b>La Chiesa non può collocarsi nella scia di un Paese di sonnambuli. Mancano le visioni. Anche una Chiesa con meno fedeli può trarre dalla sua storia e dal suo vissuto energie di fede e speranza che fanno bene a tutti gli italiani, nuovi e vecchi.</b></p><p>Editoriale di <b><a href="https://www.famigliacristiana.it/autore/andrea-riccardi.aspx">Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana</a></b> del 14/1/2024</p><br />Redazione2http://www.blogger.com/profile/12709076952531529406noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5688896093135107811.post-74160076502677581902024-01-04T19:19:00.019+01:002024-01-05T10:04:22.045+01:00Se l'Unione Europea considera il migrante - anche il minore - come un "nemico"<br /><p><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOUJpF-_vnJuZYAGrLdG77aii_JMU2qQv60iItlTpbgxQ5dlTTmGp6oF3bEMu9JMiI543jZeMpKTPmd9Su02ZodGCum-nEdIpuja8tPUxXhEc8kN9a9zLIcsLJh64Sp-89LdnytQoiiGqm91sNEhqbMOETn9buFqu893o3F4d33qINFsP3k-Ip01zGOnM8/s1641/lesbo_campo_volontari_santegidio.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="1094" data-original-width="1641" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOUJpF-_vnJuZYAGrLdG77aii_JMU2qQv60iItlTpbgxQ5dlTTmGp6oF3bEMu9JMiI543jZeMpKTPmd9Su02ZodGCum-nEdIpuja8tPUxXhEc8kN9a9zLIcsLJh64Sp-89LdnytQoiiGqm91sNEhqbMOETn9buFqu893o3F4d33qINFsP3k-Ip01zGOnM8/w640-h426/lesbo_campo_volontari_santegidio.jpeg" width="640" /></a></p><p><b>La priorità del nuovo patto è bloccare e rimpatriare: non viene creata alcuna via di accesso stabile</b></p><p>La riforma della politica migratoria europea doveva riguardare sia la gestione delle richieste d'asilo e di integrazione, sia le strategie per ridurre i flussi in entrata. Ma dal "pacchetto migrazioni" (così si chiama in "eurocratese") <b>emerge la scelta prioritaria: bloccare e rimpatriare. </b></p><p><b>La novità è l'identificazione che includerà anche i minori: le impronte digitali saranno prese pure ai bambini dai sei anni in su!</b> <b>Questo mostra come l'Europa si avvii alla "criminalizzazione" delle migrazioni.</b> Anche un bambino è un pericolo. Prima, chi giungeva nell'UE era considerato "richiedente asilo", con il diritto a una procedura per definirne lo status. Ora invece - senza cambiare definizione - è sempre più considerato uno straniero che infrange la legge: può essere trattenuto o detenuto. </p><p><b>Il pacchetto europeo allarga la possibilità di "trattenere" i migranti nei centri, veri luoghi di detenzione. Già era così a Cipro, e nelle isole greche.</b> Da poco anche in Italia, a Pozzallo. Domani in Albania, nei centri creati dall'accordo con l`Italia. Da questi centri non si può uscire anche quando i tempi si allungano. Nel pacchetto le misure di identificazione vengono in teoria velocizzate con la tecnologia: questo però significa che i ricorsi saranno più difficili e burocratizzati. </p><p><b>L'Europa conferma la tendenza a equiparare i richiedenti asilo agli irregolari senza diritti, da trattenere negli hotspot di frontiera.</b> Le procedure accelerate di alcuni Paesi diventano esempi da seguire. L'Europa si concentra sul trattenimento. L'ipotesi è che, con l'uso delle tecnologie (riconoscimenti facciali come in Cina e intelligenza artificiale), si creerà un "muro tecnologico" invece di quello di cemento. La nuova "border procedure" definisce chi arriva «non ancora entrato nei confini del territorio della UE». La permanenza nei centri durerà al massimo 12 settimane e potrà essere allungata fino a sei mesi, considerando anche l'eventuale rimpatrio. </p><p>Secondo le nuove procedure, i minori accompagnati saranno trattenuti alla frontiera: non era previsto in Italia. La strategia europea punta ai rimpatri. Non ci si mette d'accordo sulla questione dei cosiddetti "dublinanti" (chi arriva deve essere trattenuto nel primo Paese di accoglienza) e si induriscono le misure di espulsione. L'Europa però non esce da un circolo vizioso: tutti sanno che rimpatriare è costoso e difficile. </p><p>L'unico punto innovativo è che i Paesi che non condividono lo sforzo comune (l'Ungheria) sono obbligati a pagare. Sono state aggiunte deroghe per i ricongiungimenti familiari: la conoscenza della lingua o l'aver ottenuto un titolo di studio consentiranno la domanda di asilo in un Paese diverso da quello di approdo. La responsabilità dello Stato di primo ingresso dura 20 mesi o 12 nel caso di persone salvate in mare. </p><p><b>Si stabilisce una "solidarietà obbligatoria" per uno Stato membro sotto pressione con un'improvvisa crisi migratoria,</b> ricollocando un certo numero di richiedenti asilo (o esigendo contributi). Gli attraversamenti irregolari delle frontiere dell'Ue sono cresciuti del 17% nel 2023 rispetto al 2022. <b>L'UE non ha considerato i problemi demografici e della mancanza di lavoratori in Europa né ha creato, per evitare i viaggi della morte, uno strumento di accesso stabile e strutturato, come i corridoi umanitari, il reinsediamento o le domande d'asilo e protezione umanitaria</b> alle ambasciate europee nel mondo. </p><p><br /></p><p>Editoriale di <b><a href="https://www.famigliacristiana.it/autore/andrea-riccardi.aspx">Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana</a></b> del 7/1/2024</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br />Redazione2http://www.blogger.com/profile/12709076952531529406noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5688896093135107811.post-83242175895048965832023-12-29T14:36:00.016+01:002023-12-30T09:34:08.828+01:00 2024. Le prospettive tra guerre, terrorismo, migrazioni. Guardiamo al futuro senza paura<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhMKwuJLWP13Lp8sJ_ksDw5BJT5S2CLWZpJqCdak74xAxhTo0lPwlOhEUzBYWLX4BZtRtSgj20FSjP4S-u7LzDi8gA4Pf_bi6Cbks4yxnlT6fOlU20dttxoJ3qYViHm5IdcEJpOpePn6G8lN3me-VyXwQHP1ubn8G6YW6Y3HhIn5JgfJKz-gpu-RLiKZOPZ/s1280/pace%20in%20tutte%20le%20terre.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="844" data-original-width="1280" height="422" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhMKwuJLWP13Lp8sJ_ksDw5BJT5S2CLWZpJqCdak74xAxhTo0lPwlOhEUzBYWLX4BZtRtSgj20FSjP4S-u7LzDi8gA4Pf_bi6Cbks4yxnlT6fOlU20dttxoJ3qYViHm5IdcEJpOpePn6G8lN3me-VyXwQHP1ubn8G6YW6Y3HhIn5JgfJKz-gpu-RLiKZOPZ/w640-h422/pace%20in%20tutte%20le%20terre.jpeg" width="640" /></a><br /><p><b>Il conflitto tra Russia e Ucraina e quello tra Hamas e Israele troveranno una soluzione? Non abbiamo certezze su ciò che sarà. Eppure, dobbiamo coltivare il coraggio della speranza</b></p><p><b>Si apre il 2024 con timore. Forse con paura.</b> Il mondo è davanti i nostri occhi. Che succederà? Da ogni parte del globo ci raggiungono tante notizie. Ci sentiamo indifesi e vulnerabili. </p><p><b>Guerre, terrorismo, epidemie, masse di persone che si spostano, Stati fragili o falliti, crisi ecologiche...</b> Alla fine si teme che il disordine del mondo, in un modo o nell'altro, "contagi" anche me. Ho scritto "contagio" non solo per le epidemie (il Covid è ancora virulento, nonostante la vaccinazione, difesa che non va trascurata), ma anche perché nel mondo globale tutto si comunica. </p><p><b>La guerra in Ucraina e la crisi del grano hanno determinato gravi difficoltà nelle economie di tanti Paesi,</b> come in Africa. Tutto, molto si comunica. E fa paura. </p><p>La paura spinge a restringere la propria visione della realtà a sé e pochi altri. Così si spera di proteggersi. Di fronte al mondo (vicino e lontano), si abbassa lo sguardo e ci si fida di leader rassicuranti. Sono i populismi. Ci si affida a leader populisti che sembrano dare garanzie per il loro carattere. </p><p><b>Il populismo è una delega a un leader che mi protegge.</b> Spesso - dice papa Francesco - i populismi tendono ad «accumulare popolarità fomentando le inclinazioni più basse ed egoistiche di alcuni settori della popolazione». Il gioco politico dei populismi è alimentare le paure da una parte e poi, dall'altra, presentarsi come un presidio di sicurezza. </p><p><b>Ha senso tanta paura?</b> <b>Ce lo chiediamo di fronte al 2024. Nessuno può dare assicurazioni.</b> Né sul futuro di un popolo né sulla vita delle persone. Si legge nel Salmo 144: «L'uomo è come un soffio e i suoi giorni come ombra che passa». La fragilità pervade la vita. Ma lo stesso Salmo afferma che Dio è il nostro «scudo», lui che si cura di noi. </p><p><b>Il Natale ci ha ricordato che non siamo abbandonati nel mare aperto della storia,</b> ma che è nato per noi un Salvatore. Con insistenza la Scrittura ripete l'invito a «non avere paura». Mai la donna e l'uomo sono stati del tutto "tranquilli" nella storia. </p><p><b>Eppure un grande pensatore, Zygmunt Bauman, ha parlato della nostra come di una delle stagioni più sicure della storia: </b>«I pericoli che minacciano di abbreviare la nostra vita sono più scarsi e lontani di quanto generalmente non fossero nel passato». È un pensiero che ci aiuta a guardare con serenità il futuro e a non delegare la nostra libertà a leader populisti. </p><p><b>Nel Natale del 2024 si aprirà il Giubileo 2025: "Pellegrini di speranza".</b> Non è una festa interna alla Chiesa, riguarda la storia dei popoli con le loro tensioni e povertà, ma anche le loro risorse. </p><p><b>Chiede coraggio nel guardare al mondo con speranza.</b> Non vuol dire senza realismo. Oggi ci sono ancora risorse di pace e di umanità per renderlo migliore. I conflitti ci preoccupano. </p><p><b>Il 2024 sarà l'anno della fine dei combattimenti tra russi e ucraini?</b> Ce lo chiediamo con ansia. Oppure sarà un altro anno di guerra che logorerà l'Ucraina, sottoposta all`aggressione, alle bombe, alla crisi economica, agli esodi?</p><p><b>La Russia è forte, ma ha perduto 315 mila soldati. Quante vite rubate!</b> E perché? Forse la Russia aspetta le elezioni americane del 5 novembre 2024. Se fosse eletto Trump, Mosca potrebbe trarne vantaggio. Più ci si avvicina alle elezioni e meno il presidente Biden ha forza. Riguarda anche la sua capacità d`intervenire sul conflitto israeliano-palestinese. Come sciogliere questo doloroso intrico?</p><p><b>L'offensiva di Israele mira a eliminare Hamas,</b> responsabile dell`aggressione del 7 ottobre e dei rapimenti. Ma la popolazione di Gaza, che paga un alto prezzo di vite umane e sofferenze, sembra in buona parte identificarsi con Hamas, realtà terroristica che però il mondo islamico va riconoscendo come movimento di liberazione. È un nodo inestricabile. Così è la situazione della Cisgiordania, dove l`insediamento dei coloni israeliani (oltre 700 mila inclusa Gerusalemme est) ha ormai portato a una situazione impossibile. </p><p><b>La guerra e le morti aumentano la distanza, rendendola quasi incolmabile.</b> La tesi dei due Stati, Israele e Palestina, quella degli Accordi di Oslo, è un grande errore per il premier Netanyahu. Ma è insensato far incancrenire ulteriormente il conflitto. Come si potrà convivere vicini, con tutte le garanzie? </p><p><b>La guerra è stata riabilitata come strumento di soluzione delle contese.</b> Ma non risolve nulla e moltiplica i problemi. Se si continuerà su questa via, il futuro riserverà amare sorprese: forse l'invasione della Guyana da parte del Venezuela di Maduro o un attacco alla fragile Armenia da parte dell`Azerbajan, che rivendica le terre armene. Le guerre cominciano e non finiscono: lo si vede ovunque dallo Yemen al Sudan. La Siria è entrata nel suo tredicesimo anno di guerra. Ci vuole una moratoria: bandire la guerra! È una necessità imposta dalla storia. Lo ha affermato con chiarezza anche papa Francesco: «È l'ora di abolire la guerra, di cancellarla dalla storia dell'umanità prima che sia la guerra a cancellare l`umanità». </p><p><b>Il terrorismo è una minaccia grave in varie regioni.</b> Nel Sahel, dove colpisce Stati fragili: Mali, Niger e Burkina Faso. Quando uno Stato crolla è molto difficile ricomporlo. La violenza terroristica si nutre della frustrazione dei giovani, dell`emarginazione di gruppi etnici, ma anche di finanziamenti occulti da parte di poteri forti che mirano a destabilizzare. Il mercato e la produzione delle armi alimentano la violenza folle. </p><p><b>Tutti possiamo contribuire alla pace. Anche la nostra Italia, verso il cui futuro dobbiamo avere maggiore fiducia.</b> Nonostante le povertà e le difficoltà, la nostra economia è una delle più forti del mondo. Non hanno però avuto fiducia quei giovani, fra i 25 e i 34 anni, che sono espatriati tra il 2012 e il 2021: circa 337 mila, la maggioranza meridionali. La sfiducia cresce con le poche opportunità, ma anche con la paura del futuro. Invece c'è gente che vuol venire in Italia, migranti e rifugiati, che la vedono come terra del futuro. Facciamo loro spazio, anche per rispondere alla crisi demografica e alla mancanza di mano d'opera. </p><p><b>I risultati della Cop28 di Dubai sono controversi: </b>non rispondono ancora con nettezza ai rischi climatici che ci minacciano.<b> </b>Tuttavia è avvenuto un fatto positivo: si è guardato finalmente alla "transizione dai combustibili fossili", all'origine della crisi climatica. </p><p><b>Sarà la fine dell'epoca del petrolio e del gas?</b> Quel poco che si è conquistato a Dubai può diventare molto: è stato un frutto della pressione dell'opinione pubblica, delle Ong e di tanti (tra cui papa Francesco) che non hanno abbassato lo sguardo e hanno insistito sulla crisi ecologica. </p><p><b>Nel 2024 si voterà in 76 Paesi, non tutti democratici. È però un anno decisivo. Gli appuntamenti elettorali ci rendono consapevoli che ognuno ha un peso.</b> La distrazione o l'astensionismo favoriscono il degrado del mondo. La dimenticanza favorisce la cultura della guerra. Possiamo essere protagonisti, anche se piccoli, informandoci, appassionandoci, partecipando. Dobbiamo far sentire il nostro peso per un mondo migliore.</p><p><br class="Apple-interchange-newline" /></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEino3bG5XsP8V67F23GnclFIQP6SEeNqpegrKzb4icMEmgwD5Cdq2X5isWGF1BCdtTk4Nm5NRIJJ7Eu5bBZi6x6dGWpC-o7eT4EuiEM93FIUvFSVkI6RFBGRKQUbZAZbyO1XYP2Htg1OQtfm-BGo-0M2Jt4xvkeXVA01ZFlW2t6L_bt1aj6gMCOTWLhzJk/s4080/20231229_121018.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="3060" data-original-width="4080" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEino3bG5XsP8V67F23GnclFIQP6SEeNqpegrKzb4icMEmgwD5Cdq2X5isWGF1BCdtTk4Nm5NRIJJ7Eu5bBZi6x6dGWpC-o7eT4EuiEM93FIUvFSVkI6RFBGRKQUbZAZbyO1XYP2Htg1OQtfm-BGo-0M2Jt4xvkeXVA01ZFlW2t6L_bt1aj6gMCOTWLhzJk/w640-h480/20231229_121018.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Un edificio di Leopoli danneggiato dal bombardamento - 29/12/2023 - Foto Sant'Egidio<br /><br /></i></td></tr></tbody></table><p>Editoriale di <b><a href="https://www.famigliacristiana.it/autore/andrea-riccardi.aspx">Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana</a></b> del 31/12/2023</p><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br />Redazione2http://www.blogger.com/profile/12709076952531529406noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5688896093135107811.post-31454133880183318762023-12-22T10:41:00.001+01:002023-12-22T10:41:08.864+01:00Il principe della pace può nascere anche in un mondo come questo<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiABpqMX1p2j-R4Bv4utMzlYLyay2gpUPFBmSMUMgMWvVvNEvoDWi7g9ajCYe5WjbpLrHc0QpeTGDeWrnKy8q7DRiWZaA2BY1MX3CJOe2pOk9-IoE0ITwISU13lp4zDPKVKxrmkOPhaF2owDI13SBjhCww99cB_DeQNKBmrs7G3azibvfKbO5Cfwlhin68v/s607/rifugiati%20afghanistan.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="438" data-original-width="607" height="462" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiABpqMX1p2j-R4Bv4utMzlYLyay2gpUPFBmSMUMgMWvVvNEvoDWi7g9ajCYe5WjbpLrHc0QpeTGDeWrnKy8q7DRiWZaA2BY1MX3CJOe2pOk9-IoE0ITwISU13lp4zDPKVKxrmkOPhaF2owDI13SBjhCww99cB_DeQNKBmrs7G3azibvfKbO5Cfwlhin68v/w640-h462/rifugiati%20afghanistan.jpeg" title="bambina afghana rifugiata in Pakistan" width="640" /></a></div><br /><p><b>Tanti Paesi sono sconvolti dalla guerra come ai tempi di Gesù. Ma con Lui rinasce la speranza</b></p><p>Il Natale parla al cuore. Conserva, nonostante le consolidate derive consumistiche, un vero radicamento nel Vangelo. </p><p><b>In un mondo, dove dominano i signori della guerra come Erode, può nascere la pace, tanto che il bambino di Betlemme è chiamato "principe della pace".</b> La pace non è morta per sempre nei campi di battaglia, sotto i bombardamenti, negli atti terroristici. </p><p><b>Con l'annuncio del Vangelo di Natale rinasce la speranza di pace:</b> sì, la pace è sempre possibile! Rinasce la pace, che ha il nome di Gesù. É il messaggio che la Chiesa annuncia ogni anno per il Natale. Sono pura consolazione la pace e la gioia di Natale che si creano nelle comunità e nelle famiglie? </p><p>Innanzitutto, <b>la pace di Natale è una gioia condivisa: crea un "noi" che si raduna e non si risolve in un "io" che consuma.</b> E poi, è un inizio di pace nel cuore di alcuni, in una comunità che ascolta il Vangelo, in una famiglia: così comincia la speranza che la pace si allarghi al mondo. Serafino di Sarov, grande santo russo, insegnava: «Acquista lo spirito di pace e migliaia attorno a te troveranno la salvezza». Non è indifferente vivere con fede il Natale, perché libera energie di pace. Un Natale vissuto con il cuore è una profezia di speranza e di pace per i popoli in guerra. Guerre senza fine: questa sembra la realtà. Come in Ucraina, immersa in un conflitto da quasi due anni e provata anche dal freddo inverno. Non si vede una soluzione per il conflitto, scatenato dall'attacco terroristico di Hamas, che ha portato alla risposta d'Israele. Non è facile credere che Israele e palestinesi possano vivere a fianco. Eppure la geografia imporrebbe la necessità di una soluzione, come quella dei due Stati. Ma oggi sembra lontana e - per non pochi - irrealizzabile. Si deve allora continuare a morire e a vivere nell'insicurezza? </p><p><b>C'è poca speranza per un paese sconvolto, come il Sudan, in preda alla lotta tra militari governativi e paramilitari:</b> 12.000 morti e sei milioni di profughi sono il bilancio di questa battaglia senza quartiere. Così crudele che, pochi giorni fa, un convoglio della Croce Rossa Internazionale, con ben visibili i segni dell'organizzazione, è stato attaccato mentre si preparava a evacuare un centinaio di persone. Due persone sono state uccise e altre ferite. Come parlare di pace in tanta barbarie? Scoraggiarsi e rassegnarsi sembra logico. Ma chi è travolto dalla guerra non rinuncia a sperare e a chiedere la pace. </p><p>Sono voci inascoltate. Invece bisogna prestare attenzione. Del resto milioni di donne e uomini credono alla necessità della pace. Per i cristiani, la pace è la via del futuro. Non possiamo, a Natale, non radicare ancor di più questa convinzione nella fede. </p><p><b>La pace non è un'utopia: cercarla oggi è più ragionevole di ogni guerra.</b> Né possiamo fermarci davanti alle difficoltà di indicare subito una strada concreta per le situazioni di conflitto. La pace è più grande dei progetti, perché è la sorgente vera dei percorsi per la fine della guerra. Natale è la chiamata a tornare tutti alla sorgente della pace, senza mai rinunciare a cercarla e sperarla. Accanto al Figlio di Dio che è nato, si comprende meglio una beatitudine evangelica così decisiva: «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (Matteo 5, 9).</p><p>Editoriale di <b><a href="https://www.famigliacristiana.it/autore/andrea-riccardi.aspx">Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana</a></b> del 24/12/2023</p>Redazione2http://www.blogger.com/profile/12709076952531529406noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5688896093135107811.post-51851009591609550602023-12-14T12:33:00.004+01:002023-12-15T13:04:45.955+01:00Il dramma degli ostaggi israeliani, vittime innocenti. La loro sofferenza mostra la disumanità della guerra<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiGj48W66IQgzhx6NHHrePwTaGlWfVk3ZiAqqb2MDZyiN0zzddrsqy9ulxTAOBrFobIv8O9N80bncyTLSLMJF2zYeADlZkk32QQoZbMYs-X6rDGdAQPPeMNgDB_R4tSidjIOTOIQ8F6H4rCg8Jy6TRpd-4PTTgePcmNU9gtaxlzIgrrKNCFHxD1yoEqaWQ/s4032/Hostages_and_Missing_Square_Kikar_Hahatufim_Art_installations_15-3.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="3024" data-original-width="4032" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiGj48W66IQgzhx6NHHrePwTaGlWfVk3ZiAqqb2MDZyiN0zzddrsqy9ulxTAOBrFobIv8O9N80bncyTLSLMJF2zYeADlZkk32QQoZbMYs-X6rDGdAQPPeMNgDB_R4tSidjIOTOIQ8F6H4rCg8Jy6TRpd-4PTTgePcmNU9gtaxlzIgrrKNCFHxD1yoEqaWQ/w640-h480/Hostages_and_Missing_Square_Kikar_Hahatufim_Art_installations_15-3.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Una manifestazione per la liberazione degli ostaggi israeliani - Tel Aviv 24 Novembre - Foto di Yossi Pikarek da <a href="https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Hostages_and_Missing_Square_Kikar_Hahatufim_Art_installations_15.jpg">Wikimedia Commons</a> </i></td></tr></tbody></table><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><b style="text-align: left;"><br /></b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><b style="text-align: left;">La sofferenza dei rapiti, uomini, donne e minori, mostra ancora di più la disumanità della guerra</b></div><p><b>L'attacco proditorio di Hamas e di altri gruppi islamisti palestinesi sul territorio israeliano, il 7 ottobre scorso, ha scosso Israele e il mondo. Un vero atto di terrorismo,</b> non fosse che per il rapimento degli ostaggi, portati nella Striscia di Gaza. Erano all'inizio circa 250, tra cui i bambini. I terroristi hanno voluto catturarli, anche se del tutto estranei a ogni azione militare. </p><p><b>L'aggressione, anche per questo, si è qualificata come un atto di banditismo e terrorismo.</b> Ma questo non importa ad Hamas, che tende a radicalizzare la situazione e che aveva previsto la dura reazione militare d'Israele la quale, nonostante morti e rovine, avrebbe alla fine compattato i palestinesi attorno alla sua leadership. </p><p>La risposta militare israeliana è stata, fin dall'inizio, un grave imbarazzo. È un problema per il Governo: infatti la ritorsione israeliana avrebbe potuto colpire gli ostaggi a Gaza. Questo è avvenuto - secondo Hamas -, per esempio, nel caso di Kfir Bibas, di 10 mesi, e di suo fratello Ariel uccisi a causa di un bombardamento. Ma non si tratta degli unici morti. </p><p><b>I familiari degli ostaggi hanno fatto sentire la loro voce in Israele, chiedendo la liberazione dei loro cari e domandando al primo ministro Netanyahu di non privilegiare solo l'opzione militare.</b> Qualche ostaggio è stato liberato presto da Hamas per compiacere alcuni Governi, come nel caso dei russi e dei thailandesi. </p><p>A tutt'oggi, dopo i negoziati mediati dal Qatar e la fine della tregua, restano prigionieri - secondo Hamas - solo militari e uomini che hanno prestato servizio militare. Per il Governo israeliano ci sarebbero invece ancora 15 donne e due bambini a Gaza. </p><p><b>Hamas nega, anche se ammette che una quarantina di ostaggi sono fuori controllo. Forse dispersi tra i vari gruppi islamisti.</b> Da parte sua il Jihad islamico palestinese, milizia rivale di Hamas che ha però partecipato all'attacco del 7 ottobre, ha dichiarato che non rilascerà nessuno degli ostaggi finché Israele non libererà tutti i palestinesi prigionieri che detiene.</p><p>Intanto la guerra è ripresa. La Striscia di Gaza, sotto i bombardamenti, è ancor più nel caos e la situazione dei rimanenti ostaggi assai problematica. </p><p><b>Quello degli ostaggi è forse il più drammatico tra i tanti aspetti incredibili di questa vicenda, che si è aperta quasi due mesi fa con l'attacco di Hamas. </b>La sofferenza dei rapiti mostra ancor di più la disumanità di questa guerra. Gli ostaggi hanno vissuto esperienze durissime come prigionieri e per la situazione di Gaza assediata. </p><p>Donne, uomini, anziani e bambini, nel giro di pochi istanti, caduti nelle mani dei sequestratori. Sono stati in condizioni precarie, senza capire quale fosse il loro futuro: uccisione o possibile liberazione? Le loro storie e posizioni politiche erano diverse. </p><p><b>Alcuni erano anche pacifisti. Come si può colpire gente innocente e non responsabile?</b> Non è degno nemmeno di una guerra, che è già qualcosa di orrendo. Infatti è terrorismo. Almeno bisogna porsi il problema di "umanizzare la guerra" rispettando il diritto internazionale. </p><p><b>Ma proprio l'estremizzazione della guerra sembra rendere più efficace l'impatto dei combattimenti almeno in una parte dell'opinione mondiale. Mi tornano in mente le parole di Einstein nel 1936: «La guerra non si può umanizzare, si può solo abolire». Non è un sogno, ma una necessità. </b></p><p><b><br /></b></p><p>Editoriale di <b><a href="https://www.famigliacristiana.it/autore/andrea-riccardi.aspx">Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana</a></b> del 17/12/2023</p>Redazione2http://www.blogger.com/profile/12709076952531529406noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5688896093135107811.post-85799604595575830932023-12-09T11:09:00.002+01:002023-12-10T10:29:17.490+01:00La beffa di Expo 2030 deve far riflettere sul futuro dell'Italia<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiima77GinT54U_CXIOiMCsCa-RBFNB3snhWybzw6pTlO9BqBC2oPAgsitlEFg5oynYc4Y2-T3nD2AVhekzZmR1MTsfFICPFYij_walY3rzfDHBJbEe3GEYfNndw8jpNqa6KnUDcBhhy_AEIGX3acaeVDO5NLd5XLFRugZtRsWLtNTHES3FlVYlVPkr76E/s1920/2023-11-RIYADH-EXPO-NICOLAS-CHAVANCE-GROUPE-FR5B_6728-Avec-accentuation-BruitLQ.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="1920" height="512" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiima77GinT54U_CXIOiMCsCa-RBFNB3snhWybzw6pTlO9BqBC2oPAgsitlEFg5oynYc4Y2-T3nD2AVhekzZmR1MTsfFICPFYij_walY3rzfDHBJbEe3GEYfNndw8jpNqa6KnUDcBhhy_AEIGX3acaeVDO5NLd5XLFRugZtRsWLtNTHES3FlVYlVPkr76E/w640-h512/2023-11-RIYADH-EXPO-NICOLAS-CHAVANCE-GROUPE-FR5B_6728-Avec-accentuation-BruitLQ.jpg" width="640" /></a></div><br /><p><b>L'assegnazione all'Arabia pone il problema del ruolo del nostro Paese nel mondo: non siamo un museo</b></p><p><b>L'Esposizione Universale non sarà a Roma, ma a Riyad.</b> La vittoria saudita era prevista, anche per la quantità di mezzi finanziari utilizzati. Ma non basta questa spiegazione. I dati: Riyad 119 voti, Busan (Corea) 29, Roma 17. L'Italia ha fatto una buona campagna con un buon progetto. Cosa è successo? Roma è così in basso rispetto a Riyad, capitale di un Paese che, pur nel rinnovamento, non conduce una politica di rispetto dei diritti umani? </p><p><b>Roma ha una continuità storica di quasi tremila anni: dall'antica Urbe all'Impero, alla Roma dei papi e del cattolicesimo, alla capitale italiana.</b> Credevamo che Roma valesse un po' più di 17 voti. Oggi Roma attrae tanti turisti. Che cosa è successo?</p><p>La domanda ci inquieta. L'Europa occidentale non ha lo spazio, la forza e l'appeal del Novecento. Del resto, l'Italia non si distingue per una politica particolare. Durante la Prima repubblica, fedelissima della Nato, conduceva un'azione creativa verso l'Est, gli arabi, l'Africa, facendo talvolta la differenza. Oggi non più. Ha ragione Corrado Augias: «lo schiaffo resta bruciante» e interroga noi tutti. Non si tratta tanto di cercare i colpevoli della sconfitta, bisogna porsi il problema dell'Italia nell'orizzonte di un mondo cambiato. </p><p><b>L'Arabia Saudita può impegnare ingenti risorse nelle sue campagne e fa una politica ragionata e mondiale: è una media potenza, rilevante in tante situazioni, come in Medio Oriente.</b> Conta sulla solidarietà di India, Cina, Sud Africa, Russia (quattro Brics su cinque, perché il Brasile, che avrebbe votato Italia, non era in regola con i pagamenti delle quote). Il governo di Riyad, a gennaio, sarà accolto dai Brics con Argentina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Iran. Altri Paesi, come la Nigeria, l'Indonesia e il Vietnam hanno chiesto di entrare. I Brics hanno organizzato una Nuova Banca di sviluppo, che insidia il ruolo del Fondo Monetario Internazionale e del dollaro. Non è la riedizione dei Paesi non allineati, in genere ex colonie, che rivendicavano una posizione terza nella guerra fredda.</p><p><b>Oggi si tratta di Stati, spesso con disponibilità economiche, talvolta forti militarmente, decisi a giocare un ruolo attivo. Se il Novecento è stato il secolo occidentale e dell'occidentalizzazione del mondo, oggi si impone un mondo non occidentale e talvolta antioccidentale.</b> </p><p><b>Che ruolo ha l'Italia in questo contesto?</b> E Roma? Anche se l'Italia non ha mai avuto un'idea esagerata di sé, bisogna capire che non siamo più quello che eravamo. Da parte sua, Roma rischia di essere un bel contenitore per turisti, ma non più attrattiva come fu per la cultura, il cinema e tant'altro. Cinquant'anni fa, nel 1974, la Chiesa di Roma dette un grande allarme sulla città, ascoltata da tutti; oggi appare piuttosto introversa e con poche parole sulla città. </p><p><b>Il risultato dell'Expo riguarda tutti: politici, italiani, romani... I dibattiti sul futuro dell'Italia e dell'Urbe devono tener conto del nuovo scenario del mondo. Non siamo solo un grande museo, ma vogliamo essere un Paese vivo. </b>Anche perché l'Italia ha un contributo da dare al mondo, di fronte a tanti Paesi in cui l'uomo e la donna, con i loro diritti, non sono al centro della società e della politica o peggio. Ci vogliono nuove idee e visioni, anche perché la politica e la costruzione del futuro non si possono fare - come avviene da troppi anni - senza cultura. Almeno per noi italiani.</p><p><br /></p><p>Editoriale di <b><a href="https://www.famigliacristiana.it/autore/andrea-riccardi.aspx">Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana</a></b> del 10/12/2023</p>Redazione2http://www.blogger.com/profile/12709076952531529406noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5688896093135107811.post-35505371272907835952023-12-06T10:14:00.026+01:002023-12-10T10:29:05.279+01:00Le ragioni della svolta a destra dell'intera America latina<p><b></b></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkFu4EVyQ9JfliFTXAsXrCNs1JQdVlUn30gd3r3FZBK1boSmx4JRnxqs0itARuj_sdoP8bVgVt-5RFRyJxQVhjblG_U83Tp7Nmdi-IpAlnxyW12w5MmkAW5PP-x6YtgkZh_6NeWEKTZ1buS4pW7Q7hWamvZ4rB8X04AbKQVrx1vhbLR8HX0FfbMvMysuo/s6720/Milei-2.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="4480" data-original-width="6720" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkFu4EVyQ9JfliFTXAsXrCNs1JQdVlUn30gd3r3FZBK1boSmx4JRnxqs0itARuj_sdoP8bVgVt-5RFRyJxQVhjblG_U83Tp7Nmdi-IpAlnxyW12w5MmkAW5PP-x6YtgkZh_6NeWEKTZ1buS4pW7Q7hWamvZ4rB8X04AbKQVrx1vhbLR8HX0FfbMvMysuo/w640-h426/Milei-2.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Milei interviene ad una manifestazione di VOX l'8 Ottobre 2022 </i></td></tr></tbody></table><p></p><p><b><b>La causa principale è la crisi della sinistra del continente, attaccata al potere e repressiva</b></b></p><p></p><p><b>Il 19 novembre è stato eletto presidente dell'Argentina, con il 55,69% dei voti, Javier Gerardo Milei, uomo di destra e liberista estremo. </b>Aveva insolentemente criticato papa Bergoglio come fautore della povertà, chiamandolo «l'imbecille che sta a Roma», e ancora «rappresentante del maligno nella casa di Dio e sulla Terra», «gesuita che ha un'affinità con comunisti assassini». Buona parte della Chiesa argentina ha risposto con sdegno. Dopo l'elezione, il Papa però ha chiamato il neopresidente per congratularsi, facendo un gesto distensivo. </p><p><b>Perché gli argentini hanno votato Milei, personalità istrionesca e imprevedibile? Il candidato alternativo era il peronista Sergio Massa, ministro del precedente Governo che lascia in eredità una pesante crisi economica. </b>Rappresenta un passato fallimentare, senza via d'uscita, cui l'elettorato - specie nelle province interne e tra i giovani - si è ribellato con rabbia e disperazione. Milei è il prodotto del fallimento peronista che spinge la gente al cambiamento: tanto - si dice - peggio di così non può andare. Il voto per Milei segna una svolta a destra: una destra anarco-liberista, irregolare e imprevedibile. Il nuovo presidente ricorda sia Trump (si vedrà come andranno le elezioni negli Usa) sia Bolsonaro (battuto un anno fa da Lula ma che, nonostante il suo ruolo internazionale, stenta a imporsi in un Brasile in cui non ha la maggioranza parlamentare). </p><p><b>Avviene una svolta a destra in America latina,</b> come in Europa, anche con la recente affermazione in Olanda di Wilders, leader di ultradestra, ostile all'islam e alla Ue? Ogni "destra" ha caratteristiche peculiari. Specie in America latina. </p><p><b>La destra in America del Sud si rafforza anche per la crisi delle sinistre.</b> Nel Cile del presidente di sinistra Gabriel Boric, l`estrema destra ha vinto le elezioni nell`assemblea per riformare la Costituzione. L'attaccamento al potere e la politica repressiva della sinistra in alcuni paesi, come il Nicaragua, ha finito per screditarla. Il presidente di El Salvador, Nayib Bukele, criticato dalle organizzazioni umanitarie per la politica repressiva e per aver prorogato lo stato d'assedio sedici volte, ha lottato contro la criminalità con metodi ritenuti lesivi dei diritti umani. Tuttavia, in un'America del Sud alle prese con un potente narcotraffico, forte economicamente e "militarmente", Bukele è divenuto un modello per non pochi. </p><p><b>La destra non ha un rapporto positivo con la Chiesa: Milei in un modo e Bukele in un altro. Perché la Chiesa del continente più cattolico del mondo è così poco rilevante politicamente e culturalmente?</b> Nel 2007 ci fu la V Conferenza dei vescovi latino-americani ad Aparecida che invitò a un nuovo "fervore dello spirito" da vivere con coraggio e audacia. La Chiesa del continente è oggi sfidata dai movimenti neo-protestanti. Uno dei maggiori esperti del cattolicesimo del Sud America, Guzmán Carriquiry Lecour, osserva come la sfida neo-protestante sia costante, quasi inarrestabile. Tale situazione ha generato una cultura del declino tra i cattolici e ha spinto talvolta a un governo pastorale che soprattutto punta a riorganizzare le forze indebolite. In realtà, tra tante crisi, in un mondo polarizzato, manipolato politicamente e religiosamente, la Chiesa predica quel Vangelo che è sorgente di umanità e di speranza per un futuro migliore. Forse bisogna esserne più consapevoli e viverlo nella realtà, come taluni coraggiosi credenti latino-americani. </p><p><br /></p><p>Editoriale di <b><a href="https://www.famigliacristiana.it/autore/andrea-riccardi.aspx">Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana</a></b> del 3/12/2023</p><br />Redazione2http://www.blogger.com/profile/12709076952531529406noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5688896093135107811.post-14085629906990741732023-11-23T13:35:00.005+01:002023-11-23T16:36:38.356+01:00Contro l'intolleranza seguiamo l'esempio di San Giovanni Paolo II<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgBVQ3Re6TVqc2eyaVWD5G5gBO47_0Qlrd28Upw2NtUMdHtW7trgb1lJ_nUT344fdB-g2SDLxr1P6eoFly4SGZzhUDF5YA4CsAJv_CwPxusILL61OosjEBBxZ1U7Vdj5jwxUmVeNLHo1qyKaonRrFot3aUI2N96yN0LteI-tnn-OBwG8BnhI25DQRuQs9o/s2052/papa%20e%20toaff%201986(1).JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2052" data-original-width="1614" height="644" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgBVQ3Re6TVqc2eyaVWD5G5gBO47_0Qlrd28Upw2NtUMdHtW7trgb1lJ_nUT344fdB-g2SDLxr1P6eoFly4SGZzhUDF5YA4CsAJv_CwPxusILL61OosjEBBxZ1U7Vdj5jwxUmVeNLHo1qyKaonRrFot3aUI2N96yN0LteI-tnn-OBwG8BnhI25DQRuQs9o/w507-h644/papa%20e%20toaff%201986(1).JPG" width="507" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Giovanni Paolo II accolto alla sinagoga di Roma dal rabbino capo Elio Toaff il 13 aprile 1986</i></td></tr></tbody></table><br /><p><b>Nonostante la tradizione della sua Polonia ci insegnò ad amare fraternamente il popolo d'Israele</b></p><p>Si resta sorpresi dell'emersione nelle nostre società dell'odio nei confronti dell'ebreo. Com'è possibile che la Shoah non abbia cancellato l'antisemitismo dopo quanto di terribile è accaduto al popolo ebraico? </p><p><b>Non sono bastati sei milioni di ebrei uccisi dal nazismo per capire il male dell'antisemitismo.</b> Lo si credeva, ma non è stato così. Il negazionismo ha cominciato a operare fin dai lager con la distruzione delle prove da parte nazista. Soprattutto con il terribile sarcasmo degli aguzzini verso gli ebrei: chi vi crederà? La memoria della Shoah è stata la grande risposta all'antisemitismo dal secondo dopoguerra. Ha fatto crescere la coscienza che "siamo tutti sulla stessa barca". Il pastore evangelico tedesco, Martin Niemöller, nel 1946, pronunciò queste parole: </p><p>«Quando i nazisti presero i comunisti, / io non dissi nulla/ perché non ero comunista. / Quando rinchiusero i socialdemocratici / io non dissi nulla/ perché non ero socialdemocratico. / Quando presero i sindacalisti, / io non dissi nulla/ perché non ero sindacalista. / Poi presero gli ebrei, / e io non dissi nulla/ perché non ero ebreo. / Poi vennero a prendere me. / E non era rimasto più nessuno che potesse dire qualcosa». </p><p>L'antisemitismo viene da lontano. L'antigiudaismo cristiano motiva le crudeli espulsioni degli ebrei dalla Spagna del 1492. Nonostante molti ebrei spagnoli fossero stati accolti nel mondo musulmano, non si può dimenticare l'esistenza dell`antisemitismo musulmano. Nel XX secolo, nel mondo arabo, avvengono veri e propri pogrom contro gli ebrei tanto che in 800 mila lasciano i Paesi arabi. La nascita dello Stato d'Israele nel 1948 e l'irrisolta questione palestinese sono l'occasione per un rigurgito antisemita musulmano. </p><p><b>Le scelte politiche d'Israele (come negli ultimi tempi, dopo il feroce attacco dei terroristi di Hamas, il 7 settembre) divengono occasione per scagliarsi contro gli ebrei, anche in diaspora. </b>A Roma sono state divelte pietre della memoria ed è comparsa sulle mura dell'antico quartiere ebraico la stella di Davide con il segno di uguaglianza con la svastica. È quella che Deborah Lipstadt chiama la "tossificazione d'Israele". </p><p>Da parte loro, i cattolici, che nell'Ottocento avevano visto - almeno in larga parte - gli ebrei come "nemici" della Chiesa e partecipi della "congiura" moderna che voleva eliminarla, hanno invece compiuto passi importanti. Jules Isaac, storico francese di origine ebraica, che aveva perso la sua famiglia nella Shoah, ha chiesto ai pontefici - fin dal dopoguerra - la rinuncia all'"insegnamento del disprezzo", cioè all'antigiudaismo cristiano. </p><p><b>Il Concilio Vaticano II ha chiarito con fermezza il ripudio di ogni antisemitismo da parte della Chiesa,</b> suscitando perplessità tra i più tradizionalisti e i cattolici arabi. <b>San Giovanni Paolo II, papa particolarmente sensibile ai rapporti con gli ebrei, molto distaccato dalla tradizione antisemita cattolico-polacca, ha affermato durante la visita alla sinagoga di Roma nel 1986:</b> «La religione ebraica non ci è "estrinseca", ma in un certo qual modo, è "intrinseca" alla nostra religione». </p><p>Oggi bisogna riaffermare con forza i legami tra ebrei e cristiani. Ha giustamente detto il cardinale Zuppi, presidente della Cei: «La Chiesa non è solo vicina [agli ebrei], ma considera ogni attacco a loro, anche verbale, come un colpo a sé stessa e un'espressione blasfema di odio».</p><p><br /></p><p>Editoriale di <b><a href="https://www.famigliacristiana.it/autore/andrea-riccardi.aspx">Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana</a></b> del 26/11/2023</p>Redazione2http://www.blogger.com/profile/12709076952531529406noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5688896093135107811.post-53804974852546871942023-11-17T13:05:00.003+01:002023-11-22T11:07:31.325+01:00Espatriare i richiedenti asilo in Albania non è la soluzione<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhiWGAt6ekdlmVdzicp4ounVjNvWgGE1GK7zB0Qx11boZfKVC_eQoFqDHfvAw-AebYB7EJAsm5rqBMVxOhnhhQNjjoW1YWZZkdtqUD9QUQPdeo9igPAkU_s_kKawen0SYqCJbHwUkYYqld8RQ4oZ28LtcMUXzhOvxAkoB2pc9KW7GHHHii7uV3yb8HX6PY/s3000/DSC_8670.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2943" data-original-width="3000" height="628" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhiWGAt6ekdlmVdzicp4ounVjNvWgGE1GK7zB0Qx11boZfKVC_eQoFqDHfvAw-AebYB7EJAsm5rqBMVxOhnhhQNjjoW1YWZZkdtqUD9QUQPdeo9igPAkU_s_kKawen0SYqCJbHwUkYYqld8RQ4oZ28LtcMUXzhOvxAkoB2pc9KW7GHHHii7uV3yb8HX6PY/w640-h628/DSC_8670.jpeg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>La firma dell'accordo tra il governo italiano e il governo albanese il 6 Novembre - Foto da <a href="https://www.governo.it/it/media/il-presidente-meloni-incontra-il-primo-ministro-della-repubblica-d-albania/24190">governo.it</a></i></td></tr></tbody></table><p><b>L'accordo tra Roma e Tirana crea solo problemi e dimostra che non si sa gestire il problema</b></p><p><b>La premier Meloni ha firmato un accordo con l'Albania per operare la selezione tra i richiedenti asilo in due centri sul territorio albanese,</b> extraterritoriali e controllati dall'autorità italiana. Intende così evitare una parte della presenza dei migranti in Italia. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha espresso un parere positivo sull'accordo. La decisione non ha ottenuto però l'unanimità in Albania, suscitando forti proteste in Parlamento, nei partiti di Berisha e altri, i quali ritengono che il loro Paese sia trattato come Stato di second'ordine in cui si scaricano gli indesiderati. Non così il primo ministro albanese Edi Rama, socialista ma all'origine dell'accordo con Meloni. Ci sono questioni giuridiche di rilievo: i richiedenti asilo, portati sul suolo albanese, escono dal territorio italiano, che consiste nella nave che li ha imbarcati: transitano per l'Albania, uscendo dalla giurisdizione dell'Unione Europea per passare per un territorio non Ue. </p><p><b>Non si configura come un respingimento, anche perché avviene prima che la richiesta di asilo sia vagliata?</b> In ogni caso, giunti nel centro extraterritoriale, i richiedenti dovrebbero espletare lì le domande di richiesta di asilo e tutta la procedura. Quasi sicuramente l'accordo che istituisce le zone extraterritoriali dovrà passare per il Parlamento. Vedremo poi la reazione all'accordo da parte della Commissione Ue e della Corte europea dei diritti dell'uomo. </p><p><b>D'altra parte i richiedenti sarebbero costretti a restare nei centri, ma ciò può avvenire solo se "fermati".</b> Il fermo, disposto dalla polizia italiana, va convalidato da un giudice italiano entro 48 ore, mentre il richiedente ha diritto di essere sentito dal magistrato, a una difesa e a far ricorso. In caso di processo d'identificazione e controllo per l'asilo (per cui serve il trattenimento), un giudice di pace deve confermarlo in 96 ore. Ottenerne la presenza in Albania è difficile. </p><p><b>Poi la magistratura accetterebbe di operare in un centro extraterritoriale? Quali i costi per trasferire in Albania la procedura? Quali i giudici competenti per una procedura in un Paese terzo? </b>Solo chi arriva da Paesi sicuri può essere trattenuto per le "procedure accelerate di frontiera" e non chi giunge da Paesi non sicuri. Siccome il triage potrà avvenire solo nei centri, c'è il rischio di trattenere chi non deve esserlo, scatenando tanti ricorsi. E che accadrà ai rilasciati? Saranno "riportati" in Italia? Chi fugge dai centri potrà essere arrestato dagli albanesi, configurando in questo caso un rischio di accusa di aver respinto chi è giunto su territorio Ue (leggi: italiano), lasciandolo a una giurisdizione extra Ue. Infine dove rimpatriare? Solo con la Tunisia l'accordo permette rimpatri effettivi. E gli altri? </p><p><b>È bene ricordare che l'accordo britannico di "rimpatri" con il Ruanda è stato bloccato dai giudici inglesi.</b> L'Austria ha provato a replicare l'accordo con il Ruanda ma la commissione dell'Ue ha negato l'autorizzazione. </p><p><b>L'accordo, come si vede, suscita molti problemi di applicazione. Ci si domanda con il cardinale Matteo Zuppi se non sia "un'ammissione di non essere in grado di gestire il problema".</b> Ci si chiede, ha detto il cardinale, «perché non venga sistemata meglio l'accoglienza qui». Infatti siamo tutti d`accordo - come dice il presidente della Conferenza episcopale italiana che ci voglia «un sistema di accoglienza che dia sicurezza a chi è accolto e a chi accoglie».</p><p><br /></p><p>Editoriale di <b><a href="https://www.famigliacristiana.it/autore/andrea-riccardi.aspx">Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana</a></b> del 19/11/2023</p>Redazione2http://www.blogger.com/profile/12709076952531529406noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5688896093135107811.post-81063820384330450422023-11-09T13:53:00.018+01:002023-11-09T22:45:24.066+01:00Il Sinodo: un potente segno di speranza in un mondo lacerato dalle guerre<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgG36awFXfaVoV6Te0dfW9LTMmC9txT8yA4ZUgB7Vqph6dkOn0gscu0bY88ImzpDvb9vlzc20PU59Y27UjjmSGHFB8VgzUCuYBhETj-2z-9MBtdSEzIk3uoU5fhE7ddYjC5BvLG-3hrT5WqTS9UG89xcStskPZEnFLsgAGTyLr7-y6KyqE73nKH8nSqOr4/s1451/151023-Sinodo-2.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1217" data-original-width="1451" height="536" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgG36awFXfaVoV6Te0dfW9LTMmC9txT8yA4ZUgB7Vqph6dkOn0gscu0bY88ImzpDvb9vlzc20PU59Y27UjjmSGHFB8VgzUCuYBhETj-2z-9MBtdSEzIk3uoU5fhE7ddYjC5BvLG-3hrT5WqTS9UG89xcStskPZEnFLsgAGTyLr7-y6KyqE73nKH8nSqOr4/w640-h536/151023-Sinodo-2.jpg" width="640" /></a></div><br /><p><b>Ha mostrato una Chiesa non verticistica, con i cristiani di diversi Paesi in pieno dialogo</b></p><p><b>Si è conclusa un'Assemblea del Sinodo dei vescovi molto particolare rispetto alle altre che l'hanno preceduta,</b> dall'istituzione di questo organo da parte di Paolo VI nel 1965 in risposta a un desiderio espresso dai padri conciliari del Vaticano II. Questa volta il Sinodo ha avuto una "forma" differente: non più assemblea di vescovi (con qualche personalità in più), ma convocazione di vescovi, laici, religiose e religiosi, sacerdoti, in forza del loro Battesimo, al termine di un processo che ha coinvolto diocesi, Chiese nazionali e continentali. </p><p>In questo Sinodo ha avuto molto spazio la preghiera e il vicendevole ascolto anche attraverso <b>una metodologia nuova, che valorizzava lo scambio interpersonale con interventi brevi e una disposizione a tavoli rotondi,</b> non da aula parlamentare. Tuttavia, ci si potrebbe chiedere se questo tipo di Sinodo non abbia corso il rischio del ripiegamento della Chiesa sulla sua dimensione interna, lasciando da parte il grande tema, proposto da papa Francesco con l`<i>Evangelii gaudium</i>, della Chiesa in uscita. <b>Il periodo in cui si è svolto l'assise è stato peraltro drammatico per le guerre che continuano,</b> come quella in Ucraina, che, oltretutto, lacera il mondo ortodosso, ma anche per il brutale attacco di Hamas a Israele con la conseguente guerra del Governo di Tel Aviv a Gaza. </p><p><b>Che dice la Chiesa a questo mondo che rischia una nuova guerra mondiale?</b> La missione della Chiesa è stato un aspetto decisivo emerso nei dibattiti sinodali: più che attraverso importanti relazioni, sostenute da un pensiero articolato, tramite molti interventi in cui si è espressa l'esperienza di tanti cristiani. È stata una scelta del Papa. </p><p><b>Il "mondo" non è stato assente e la Chiesa del Sinodo non vuol essere chiusa, ripiegata e spaventata nei confronti della realtà.</b> Tuttavia, essa dev'essere più popolo e più comunità, proprio in un tempo segnato dall'individualismo estremo, in cui tanti "noi" si sono dissolti. Dev'essere meno istituzione, anche se l'istituzione è importante e un popolo non vive senza le sue istituzioni.</p><p>La "forma" del Sinodo dice molto anche del suo messaggio: «Un'esperienza senza precedenti», si legge nella lettera rivolta al popolo di Dio al termine dei lavori. Questa esperienza non può essere una parentesi romana ma deve comunicarsi nelle Chiese locali. </p><p><b>Qui c'è la prova della via sinodale. Tocca il modo di vita, la maniera in cui si prendono decisioni, l'importanza di ascoltarsi vicendevolmente,</b> il modo in cui si legge e si affronta la realtà. <b>Il verticismo, retaggio del passato ma anche frutto della gestione di "uomini soli" (il clericalismo di cui parla sempre criticamente Francesco), deve lasciare il passo</b> a una comunità che vive responsabilmente la sua missione nel mondo. È un'utopia? </p><p>Sicuramente tutto non cambia in un giorno, ma è <b>una tensione evangelica che crea comunione e spirito di servizio tra i cristiani. </b>Una Chiesa verticistica finisce per essere ripiegata. Una Chiesa comunione è, di per sé, aperta a tutti e in missione. </p><p><b>Una Chiesa comunione, in cui non si allargano le fratture e non si persegue l'individualismo, è una significativa risorsa di pace per un mondo segnato dai conflitti.</b> Cristiani del Nord e del Sud del mondo, figli e figlie di antiche Chiese e di Chiese di recente evangelizzazione, donne e uomini, chierici e laici, <b>cittadini di Paesi diversi sono stati un segno di unità dei popoli del mondo.</b></p><p><b><br /></b></p><p>Editoriale di <b><a href="https://www.famigliacristiana.it/autore/andrea-riccardi.aspx">Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana</a></b> del 12/11/2023</p>Redazione2http://www.blogger.com/profile/12709076952531529406noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5688896093135107811.post-10507558412129105692023-11-02T14:31:00.014+01:002023-11-03T10:18:34.303+01:00In Medio Oriente serve osare la pace dialogando con i "nemici"<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0i4GUHu8lItggPPLfHaKFDavLJKcUYxnrZ_4K946S22bdlZjSEOXfQgRpyIr7Dwze60vF7i-HtpQK1SmhQWdCk4qY_vKbL2F5FWWwxD0F0XDUCQKnqwi_RRXEXOcITRL_5vz2RlmxfeGDvTCmFvc9DvBBD6SYRRWSHjXStyggFejPv-w7Uwg7im8Qzyc/s658/Famiglia-Cristiana-20231105-3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="594" data-original-width="658" height="578" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0i4GUHu8lItggPPLfHaKFDavLJKcUYxnrZ_4K946S22bdlZjSEOXfQgRpyIr7Dwze60vF7i-HtpQK1SmhQWdCk4qY_vKbL2F5FWWwxD0F0XDUCQKnqwi_RRXEXOcITRL_5vz2RlmxfeGDvTCmFvc9DvBBD6SYRRWSHjXStyggFejPv-w7Uwg7im8Qzyc/w640-h578/Famiglia-Cristiana-20231105-3.jpg" width="640" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><p><b>Bisogna parlare con Turchia, Qatar e Iran e coinvolgere le superpotenze Russia e Cina</b></p><p>Davanti all'orrore del terrorismo di Hamas contro Israele e della ripresa del conflitto israelo-palestinese è lecito chiedersi: che fare? Quasi tutte le strade sembrano sbarrate. </p><p><b>La soluzione dei due Stati - immaginata a Oslo e oggi ripresa da molti - pare difficile da realizzarsi in Cisgiordania. </b>Qui l'Autorità palestinese ha perso potere e autorevolezza. Soprattutto, il territorio è diviso a macchie di leopardo tra le due comunità, con un grosso afflusso di coloni. La politica dei governi israeliani di questi anni ha cercato di rendere impossibile tale soluzione, mentre l'Autorità palestinese si è accontentata di un controllo sulla propria gente, in genere autoritario e corrotto. D'altronde la guerra non risolve nulla: non si può vivere come se l'altra parte fosse destinata a sparire. È questo che pensano gli estremisti dei due campi. Ma è un'utopia terribile. </p><p>Dopo 75 anni di guerra, si deve constatare l'inutilità di ulteriori scontri, che producono solo odio e sofferenze. Dal canto suo, la soluzione proposta dai sauditi, gli accordi di Abramo, sembrava una possibilità, ma si è rivelata incompleta: non si può scommettere solo sul denaro e sulla prosperità futura. Le ferite sono troppe e profonde. </p><p><b>Ora serve qualcosa di più: dare parole ai sentimenti di ingiustizia e di paura dell'una e dell'altra parte, come premessa per un nuovo incontro.</b> «Paura e odio» - spiega Bauman - «sono gemelli siamesi che si nutrono a vicenda... vivono e muoiono assieme». </p><p>L'aiuto finanziario serve molto, ma non è la medicina per tanto dolore. Nella globalizzazione abbiamo concesso troppa fiducia all`aspetto materiale della vita, credendo che risolva quasi tutto. <b>Serve una cultura diversa: l'audacia della pace. </b></p><p><b>Le grandi potenze devono trovare il coraggio per immaginare la pace, guardando oltre gli ostacoli del presente.</b> Gli Stati Uniti hanno dimostrato di non volere che la guerra si allarghi, reagendo rapidamente per stabilizzare un quadro che rischiava di scivolare pericolosamente verso l'apertura di altri fronti. Ora possono riprendere con forza la soluzione di Oslo, adattandola ai tempi. </p><p>Per farlo hanno bisogno di <b>parlare con chi ha in mano - almeno in parte - le chiavi dell'incontro con Hamas e i palestinesi: Turchia, Qatar e anche Iran. </b>È difficile, forse impossibile. Ma che fare altrimenti? È necessario avere associati garanti, che tengano lo scenario sotto controllo nei prossimi anni: il percorso non sarà facile e sarà lungo. </p><p><b>Significa parlare di Medio Oriente con Russia e Cina.</b> L'abitudine invalsa, in questi ultimi anni, è invece non parlare con chi si considera ostile o concorrente: si parla solo con i propri simili, i cosiddetti "likeminded". </p><p><b>Il vero dialogo, utile e produttivo, è con il diverso, finanche il nemico. </b>Questa è l'audacia oggi necessaria per trovare un consenso sulla pace e la stabilità. Altrimenti ci sarà un futuro di guerre a ripetizione. La via della pace è complessa e sarà arduo giungere ai compromessi necessari: per questo devono essere molti gli attori di tale percorso. Il metodo dell'esclusione non paga. Alcune rinunce certamente devono essere fatte. Anche questo è audacia: la pace è un bene troppo grande per farlo dipendere solo dai propri interessi. E poi un mondo così fratturato, con posizioni rigidamente contrapposte, con poco dialogo, non farà che generare guerre.</p><p><br /></p><p>Editoriale di <b><a href="https://www.famigliacristiana.it/autore/andrea-riccardi.aspx">Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana</a></b> del 5/11/2023</p><p><br /></p><p><br /></p><p><br /></p><p><br /></p>Redazione2http://www.blogger.com/profile/12709076952531529406noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5688896093135107811.post-19926861212578056412023-10-31T13:03:00.009+01:002023-10-31T13:41:02.353+01:00Democrazia in festa per Tusk. La Polonia saprà voltare pagina? <table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiuN-jMkCpMHBWH4KLbEypAkD_YwccLp3hb2TT8e9vBCTaOSY2nKBkKYA5hdTW0PQsqkgDJNkruYdNjvDBvWHRiA5RxDwGPo_aYp1jODkbZM-vX3Dc6E92I3zh3xK-oRqbx3grlKbLcT-zY0OHY0-n5ycg7zIoIYU2GPv0zMs8kS5bCVCPZsiLQZcdg0gXc/s3117/02023_0394_Open_Meeting_with_Donald_Tusk_in_Ustro%C5%84.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2154" data-original-width="3117" height="442" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiuN-jMkCpMHBWH4KLbEypAkD_YwccLp3hb2TT8e9vBCTaOSY2nKBkKYA5hdTW0PQsqkgDJNkruYdNjvDBvWHRiA5RxDwGPo_aYp1jODkbZM-vX3Dc6E92I3zh3xK-oRqbx3grlKbLcT-zY0OHY0-n5ycg7zIoIYU2GPv0zMs8kS5bCVCPZsiLQZcdg0gXc/w640-h442/02023_0394_Open_Meeting_with_Donald_Tusk_in_Ustro%C5%84.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Un'immagine di Donald Tusk durante la campagna elettorale - Foto da <a href="https://commons.m.wikimedia.org/wiki/File:02023_0394_Open_Meeting_with_Donald_Tusk_in_Ustro%C5%84.jpg">Wikimedia Commons</a></i></td></tr></tbody></table><h3 style="text-align: left;"><b style="color: #535353; font-family: inherit;">Il nuovo Governo deve, tra l'altro, ripristinare la piena libertà di stampa e l'autonomia dei magistrati</b></h3><span style="font-family: inherit;"><span style="background-color: white; color: #535353;">H</span><span style="background-color: white; color: #535353;">anno fatto il giro </span><span style="background-color: white; color: #535353;">del mondo le immagini delle lunghe file, soprattutto di donne e </span><span style="background-color: white; color: #535353;">giovani, ai seggi in Polonia. Una folla composta. Un esito inaspettato, domenica 15 ottobre. Oltre il 74% dei polacchi, affluenza mai registrata, superiore anche alle storiche elezioni del 1989, in cui si giocava la collocazione futura del Paese, ha assegnato </span><span style="background-color: white; color: #535353;">una larga maggioranza alla coalizione europeista guidata da <b>Donald Tusk</b>, il 53,5%. Ne fanno parte oltre a Piattaforma Civica, il partito fondato nel 2001 dallo stesso Tusk, un cartello di liste di sinistra e Terza Via. Quest'ultima è frutto dell'alleanza di centrodestra tra il Partito popolare e Polonia 2050, movimento fondato dal blogger <b>Szymon Holownia</b>. Insieme hanno raccolto un incredibile 14,4% alla prima prova delle urne. </span></span><div><span style="font-family: inherit;"><span style="background-color: white; color: #535353;"><b>Il presidente Andrzej Duda, esponente di spicco del PiS (Diritto e Giustizia), ha definito le elezioni «una festa della democrazia»</b>: «Siamo una società democratica e matura», ha detto, «e prendiamo in mano la situazione con responsabilità». Il presidente ha sottolineato la necessità di rispettare la volontà popolare. La vittoria di Tusk è accompagnata dal fallimento del referendum contro l'Unione europea, che non ha raggiunto il quorum necessario.</span><br style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #535353;" /><span style="background-color: white; color: #535353;">Il partito nazionalista Konfederacja ha raccolto un misero 7%, la metà dei pronostici. Il PiS di Kaczyński resta comunque il primo partito con il 35,4% dei voti. Riceverà dal presidente Duda un incarico esplorativo per formare il governo. È difficile che riesca e questo aprirà la strada a Tusk. La sconfitta del PiS significa la vittoria dell'europeismo, l'orizzonte in cui ormai la maggioranza dei polacchi si pensa. </span></span></div><div><span style="font-family: inherit;"><span style="background-color: white; color: #535353;">I vincitori hanno evitato toni trionfalistici, sottolineando «la necessità del dialogo e del rispetto per gli elettori di PiS». Lo ha dichiarato <b>Adam Bodnar</b>, ex difensore civico, che con 628.000 consensi è stato il più votato dei 66 neosenatori della coalizione. </span></span></div><div><span style="font-family: inherit;"><span style="background-color: white; color: #535353;">Ma <b>il nuovo governo avrà un compito </b></span><span style="background-color: white; color: #535353;"><b>arduo: togliere le limitazioni alla libertà di stampa, ripristinare l'autonomia della magistratura, sbloccare i fondi europei del Next generation Eu (36 miliardi),</b> rinnovare i rapporti con l'Unione europea, nonché con l'Ucraina in guerra, per accennare solo alcuni temi. Tusk si troverà a fare i conti con un personale nominato dal governo uscente, come i giudici del Tribunale Costituzionale, che avrà </span><span style="background-color: white; color: #535353;">un effetto frenante. La Chiesa, schierata in genere con Kaczynski, si trova ora in una posizione difficile, mentre sono avvenute manifestazioni ostili al clero e al cattolicesimo, ignote in altre stagioni. </span></span></div><div><span style="font-family: inherit;"><span style="background-color: white; color: #535353;"><b>La Chiesa ha ottenuto favori dallo Stato, ma ha perso quella coraggiosa libertà che l'aveva caratterizzata in anni difficili.</b> Un appello alla riconciliazione è stato lanciato dal cardinale Rys che ha invitato i polacchi, «il giorno dopo le elezioni», a non restare «bloccati da divisioni, guerre, mancanza di persone, aggressioni, disprezzi, odio, polarizzazione». </span></span></div><div><span style="font-family: inherit;"><span style="background-color: white; color: #535353;"><b>Saprà la Polonia voltare pagina?</b> In gioco ci sono il rispetto delle regole democratiche, i diritti civili, ma pure una nuova politica migratoria, dopo anni di veti, chiusure e un'aspra propaganda, che non ha pagato in termini di consenso. Novità e cambiamenti avranno effetti positivi sui Paesi europei e sull'Unione, in un tempo così complesso.</span></span></div><div><span style="font-family: inherit;"><br /></span></div><div><p style="text-align: left;"><span style="font-family: inherit;">Editoriale di <b>Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana</b> del 29/10/2023</span></p><span style="font-family: inherit;"><br /></span></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5688896093135107811.post-35293658426985386452023-10-19T12:55:00.017+02:002023-10-24T13:48:43.566+02:00Pio XII e gli ebrei, la storia non è un processo: serve a capire<p><b></b></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><b><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvXnkQ0njRmR7UBKlgkB_qpAfGp4x4lHrjhRNfqbm_PZYbJSzx05OemZXnXVISTSRzGDCfvc0yhikCOTP14xDTlKnDH-3BnYWfk2sRnABRH60AG1vy0pULCP2MYqiDzwpyPFfdkPSpSh-5QXqRXFx-GBztJtnyQ0XBnkFn5cxQK9C6bgA70RUXdsAVId0/s1468/Pius_XII_with_Monsignor_Montini-2.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1255" data-original-width="1468" height="548" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvXnkQ0njRmR7UBKlgkB_qpAfGp4x4lHrjhRNfqbm_PZYbJSzx05OemZXnXVISTSRzGDCfvc0yhikCOTP14xDTlKnDH-3BnYWfk2sRnABRH60AG1vy0pULCP2MYqiDzwpyPFfdkPSpSh-5QXqRXFx-GBztJtnyQ0XBnkFn5cxQK9C6bgA70RUXdsAVId0/w640-h548/Pius_XII_with_Monsignor_Montini-2.jpg" width="640" /></a></b></div><p><b>Ecco che cosa sappiamo e qual è il ruolo della lettera di König da poco riemersa dagli archivi</b></p><p></p><p>Nel dicembre 1942, il riservato segretario di Pio XII, padre Leiber, ricevette una lettera inquietante. Gli scriveva un gesuita tedesco come lui, Lothar König, sulle stragi naziste a Belzec: «Ogni giorno vengono uccise fino a 6000 persone, soprattutto polacchi ed ebrei». Vi si diceva anche il numero dei morti a Dachau. König, in tempi di comunicazioni difficili, era il tramite segreto tra vescovi e gesuiti tedeschi. L'importante lettera è stata ritrovata e pubblicata recentemente in <i>Le "carte" di Pio XII, oltre il mito</i> (Città del Vaticano, 2023) da Giovanni Coco, valido archivista vaticano e storico. Il prezioso documento apparteneva alle carte personali che il Papa teneva nel suo appartamento e che, dopo la sua morte, iniziarono un viaggio tortuoso attraverso archivi e depositi vaticani, con una certa dispersione, senza che ne venisse compreso il valore. </p><p><b>La lettera di König a Leiber è uno scoop? È finalmente la prova che Pio XII sapeva della strage degli ebrei da parte dei nazisti? Qualcuno lo ha scritto. Ma Coco non lo dice.</b> Fin dal 1963, con la pubblicazione del dramma di Rolf Hochhuth su Pio XII, <i>Il Vicario</i>, che accusava il Pontefice di silenzio di fronte alla Shoah, si è impostata la ricerca storica sul papa quasi come un "processo". La "difesa" (cattolica) ha anche negato, all'inizio, che sapesse delle stragi naziste. </p><p>Ma <b>la storia non è un processo. Il grande storico francese Marc Bloch scrive: «Una parola... domina e illumina i nostri studi: comprendere».</b> Tuttavia si è diffuso tra i ricercatori il gusto di cercare la "prova" che inchiodi Pio XII alle sue responsabilità. Questo è avvenuto anche dopo la recente apertura degli archivi vaticani su Pacelli. Coco ha trovato il documento probante? È studioso troppo avveduto per non sapere che il Vaticano era stato raggiunto da varie testimonianze degli orrori nazisti lungo il 1942. Gli americani ne avevano parlato. Don Pirro Scavizzi aveva viaggiato nell'Est Europa più volte e raccontato tante storie. Il metropolita greco-cattolico di Leopoli aveva scritto al Papa in proposito. Giovanni Malvezzi, dirigente Iri, aveva visto in Polonia la drammatica situazione di ebrei e polacchi... </p><p>Queste informazioni, ben note a Coco, precedono la lettera di König (dicembre 1942), che costituisce un ulteriore importante documento sul dramma degli ebrei. Dopo queste notizie, nel radiomessaggio del Natale 1942, Pio XII, pur non nominando esplicitamente gli ebrei, parla di «centinaia di migliaia di persone, le quali, senza veruna colpa propria, talora solo per ragione di nazionalità o di stirpe, sono destinate alla morte o ad un progressivo deperimento». </p><p><b>Il Pontefice credeva di aver parlato con chiarezza, ma molti (tra cui gli americani) si dissero insoddisfatti della sua prudenza. I nazisti invece capirono. Pio XII era convinto che un discorso più esplicito lo avrebbe schierato contro la Germania, mettendo in discussione l`imparzialità della Chiesa e rendendo il suo lavoro umanitario impossibile</b>. Questa la radice del "silenzio". Silenzio di cui non fu accusato, durante la guerra, dagli ebrei, quanto invece dai polacchi che speravano che il Papa "fulminasse" i tedeschi per la distruzione della Polonia. Il libro di Coco ci fa immergere in un tempo drammatico e illumina la complessa personalità di Eugenio Pacelli. Leggendolo si comprende meglio quella storia e si viene confermati nella convinzione dell'orrore della guerra.</p><p><br /></p><p>Editoriale di <b><a href="https://www.famigliacristiana.it/autore/andrea-riccardi.aspx">Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana</a></b> del 22/10/2023 </p><br />Redazione2http://www.blogger.com/profile/12709076952531529406noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5688896093135107811.post-59680971245153582412023-10-12T13:17:00.001+02:002023-10-12T13:28:28.254+02:00La strategia del terrore di Hamas ha un preciso obiettivo<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgXsLYDcXN1vyVdWo6E5j5U_ZT4SyNLRjwoZ8fPt2gniwlBDfqfkLLFG5uRfFOmiLrH_BDPT02jVDEPVzoGnPUKEoWrEbeI-X6frC2PD0PneG8fNqw6hvE9LAWAUK5sRREspFE_IYMr5PxiVDbm9sebukHLdLY7Vp-fcZ1_js5RUpuyF6w0nLKc1l8-jI4L/s1050/guerra%20gaza.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="577" data-original-width="1050" height="352" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgXsLYDcXN1vyVdWo6E5j5U_ZT4SyNLRjwoZ8fPt2gniwlBDfqfkLLFG5uRfFOmiLrH_BDPT02jVDEPVzoGnPUKEoWrEbeI-X6frC2PD0PneG8fNqw6hvE9LAWAUK5sRREspFE_IYMr5PxiVDbm9sebukHLdLY7Vp-fcZ1_js5RUpuyF6w0nLKc1l8-jI4L/w640-h352/guerra%20gaza.jpg" width="640" /></a><br /><p><b>I miliziani vogliono prendere il controllo di tutta la Palestina e destabilizzare lo Stato ebraico</b></p><p><b>Il movimento islamista Hamas, iscritto nelle liste del terrorismo internazionale, ha attaccato Israele.</b> Decine di squadre di incursori ben addestrati sono entrati nel territorio ebraico, uccidendo e prendendo in ostaggio civili e militari. </p><p><b>L'attacco ha preso di sorpresa il Governo Netanyahu, sulla cui condotta pesano tante critiche.</b> Ma gli israeliani in questo momento sono compatti nella reazione. I miliziani di Hamas sono entrati in territorio israeliano prendendo temporaneamente il controllo di alcune zone: è la prima volta che i palestinesi fanno questo. </p><p><b>Per alcuni è stato un 11 settembre d'Israele: tanti morti, feriti e rapiti.</b> Da Washington e dai Paesi europei si condanna l'attacco, solidarizzando con Tel Aviv. Mosca e Ankara chiedono un ritorno alla calma. Ma ci troviamo di fronte a una guerra, più che a una grossa azione terroristica. Dopo gli accordi di Oslo, dal 1994, Gaza è stata amministrata dall'Autorità Palestinese (Anp) dominata da Al Fatah fino alle elezioni del 2006, quando Hamas prese il controllo del territorio (più di due milioni di abitanti, con un'altissima densità di quasi 6 mila residenti per chilometro quadro), espellendo i rivali. </p><p><b>La striscia di Gaza, un dedalo di vie e costruzioni, è quasi un immenso campo profughi. </b>Dal 2006 i palestinesi sono divisi in due entità: l'Anp e Hamas, una spina nel fianco per Israele e per l'Autorità palestinese. Crisi violente - con lancio di missili verso lo Stato ebraico - e attacchi sono avvenuti sovente, soprattutto, nel 2008 (operazione "Piombo fuso"), nel 2012 ("Pilastro di difesa"), nel 2014 ("Margine di protezione") e nel 2021 ("Guardiani delle mura"). Questa volta invece Hamas attacca anche via terra. </p><p><b>L'esercito di Tel Aviv è in grado di respingere i miliziani. Tuttavia Hamas ha compiuto un salto strategico.</b> Vuole sbarazzarsi dei rivali dell'Anp accusati di corruzione, con il presidente Abu Mazen invecchiato e quasi immobile. </p><p><b>Punta a unificare sotto di sé i palestinesi</b> e, se possibile, pure gli arabo-israeliani che Israele si è alienato con le leggi sull'identità ebraica dello Stato. Hamas cerca di assumere l'immagine di esercito nazionale di liberazione al posto dell'Anp. Infine vuole bloccare la normalizzazione tra gli Stati arabi del Golfo, Arabia Saudita e Israele, innescata dal processo degli Accordi di Abramo. </p><p>Hamas è sostenuta dagli iraniani. Lancia un messaggio al mondo sunnita: non c'è pace senza di noi. Un'aperta sfida all`onnipotente MBS (Mohammed Bin Salman), principe ereditario saudita che vorrebbe egemonizzare il mondo arabo. I miliziani cercano una vittoria politica: costringere Israele sulla difensiva prima, poi a estenuanti trattative per recuperare i rapiti, infine provocare bombardamenti aerei che uccideranno molti civili e rafforzeranno l'emozione palestinese. </p><p><b>Una strategia di terrore che fa già soffrire tanti palestinesi e israeliani.</b> Emerge chiara la realtà dall'ennesima, tragica puntata del lungo conflitto israelo-palestinese: senza un negoziato la guerra si eternizza. Intanto la guerra domina la scena mondiale. Ieri la conquista azera del Nagorno Karabakh, oggi l'attacco di Hamas: storie diverse, ma tutte mostrano come la guerra e la violenza sono divenute protagoniste dei nostri giorni e, purtroppo, strumento per risolvere i conflitti.</p><p><br /></p><p>Editoriale di <b><a href="https://www.famigliacristiana.it/autore/andrea-riccardi.aspx">Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana</a></b> del 15/10/2023</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br />Redazione2http://www.blogger.com/profile/12709076952531529406noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5688896093135107811.post-54976856856001327872023-09-28T13:54:00.063+02:002023-09-30T11:13:34.802+02:00Mirko, uomo senza volto in cui si specchiava Cristo sofferente<p><b></b></p><p><b></b></p><p><b></b></p><p><b><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLD9LepfneIKAV5SQKCo5SWfsVqkRkvbud05pYhpxWLaCHvVsOXeOGgwseKXMRgzQmChgHXu4rhb2PIsrpkNs__HVOqqmDCbO51u4njCsZU6VWSLMr6ILxp7UZ_5TD2mZo6qw_-aq02JrHIagKkZ1OQVQUC_02IroLt58s2EbwOI1SH7oLT630sFa7iL8/s1440/Funerale-Mirko-4.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="611" data-original-width="1440" height="272" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLD9LepfneIKAV5SQKCo5SWfsVqkRkvbud05pYhpxWLaCHvVsOXeOGgwseKXMRgzQmChgHXu4rhb2PIsrpkNs__HVOqqmDCbO51u4njCsZU6VWSLMr6ILxp7UZ_5TD2mZo6qw_-aq02JrHIagKkZ1OQVQUC_02IroLt58s2EbwOI1SH7oLT630sFa7iL8/w640-h272/Funerale-Mirko-4.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Il cardinale Krajewski celebra il funerale di Mirko - Foto di Matteo Pernaselci</i></td></tr></tbody></table></b><b><br /></b></p><p><b>Slovacco, 60 anni: storia del clochard ospite del Papa nel dormitorio vicino a San Pietro</b></p><p></p><p></p><p>Un funerale particolare, a Roma, ha attratto l`attenzione di molti. Il funerale, celebrato dal cardinale Konrad Krajewski, di un uomo la cui vita non aveva attirato molta attenzione. L'hanno chiamato "l'uomo senza volto": nascondeva la faccia con un grande fazzoletto o una coperta. Faceva impressione, tanto che quando viveva per strada lo volevano allontanare. Ma, anche a chi lo voleva aiutare, Mirko (questo il suo nome) opponeva un fermo rifiuto. </p><p><b>Sessantenne, slovacco, aveva un cancro che gli aveva devastato il viso.</b> La malattia, sembra, era iniziata nel 2012 e non era stata molto curata, nonostante le insistenze di chi gli stava vicino. Infatti, la sua solitudine per strada, a Roma, si era popolata di presenze amiche. </p><p><b>Il mondo dei senza casa, che vivono in un angolo della città, è un universo: </b>uomini e donne con alle spalle fallimenti familiari o sul lavoro, che vengono da lontano, con problemi di salute o psichici. Spesso sono riservati sulla propria storia. Così era Mirko, elettricista in Slovacchia, con moglie e figlia con cui non era più in contatto. Molti del popolo della strada coprono la loro storia con racconti fantasiosi. Mancano di tutto, ma hanno un senso profondo della loro dignità e delle loro scelte. </p><p><b>La chiave con cui alcuni si sono avvicinati a Mirko è stata l'amicizia. Chi ha bisogno di tutto, infatti, ha soprattutto bisogno di amicizia. </b>Gregorio Magno insegnava che i poveri hanno necessità, come tutti, di amicizia: «Date col pane la vostra parola». Molti volontari, penso a quelli della Comunità di Sant'Egidio che hanno conosciuto Mirko, hanno capito come bisogna tessere una rete di amicizia tra le persone sole e abbandonate. È un bisogno vitale, ma anche una salvaguardia nelle tante difficoltà della vita per strada. </p><p>L'uomo senza volto (che difendeva la faccia ferita e consunta dalle mosche e dagli insetti attratti dal sangue) <b>era un credente, pregava e amava parlare del Vangelo. Rifiutava però di uscire dalla solitudine, finché il cardinale Konrad Krajewski non lo convinse, con molta passione, a trasferirsi a Palazzo Migliori su "invito del Papa".</b> Qui cominciò una vita più confortata: incontri con gli altri ospiti, conversazioni più distese, sostegno più adeguato. Palazzo Migliori, di fronte al colonnato di San Pietro, è come un porto: ospita donne e uomini delle più diverse provenienze, offrendo un tetto, cibo e solidarietà, Una famiglia per i senza famiglia. È stato realizzato dall`Elemosineria pontificia e da Sant'Egidio nel novembre 2019 in una proprietà vaticana. </p><p>Qui Mirko ha compiuto l'ultima tappa della vita in una stanza tutta sua. Un senza fissa dimora che, dopo la prima notte nel palazzo, ha affermato: «Dopo otto anni a dormire in strada sul cartone, ti metti a letto e non riesci ad addormentarti». Un giorno Mirko fu visitato da 4 vescovi slovacchi e lo si vide, con il volto coperto, spiegar loro il Vangelo con autorità. </p><p><b>Il cardinale Krajewski ha detto al suo funerale: «Nell`uomo senza volto abbiamo visto il volto di Cristo».</b> Tra quelli che vivono per strada, ci sono cristiani dall`animo grande, che sembrano strani e assurdi, ma sono "folli di Dio". E dicono molto a noi, gente chiusa nelle nostre case e talvolta affrettata verso di loro. Fermarci, parlare con loro, ascoltare, fa bene a loro e a noi.</p><p><br /></p><p>Editoriale di <b><a href="https://www.famigliacristiana.it/autore/andrea-riccardi.aspx">Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana</a> </b>del I/10/2023</p><br /><br />Redazione2http://www.blogger.com/profile/12709076952531529406noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5688896093135107811.post-33638517973473220092023-09-23T16:31:00.008+02:002023-09-25T10:29:54.403+02:00Il viaggio del cardinale Matteo Zuppi a Pechino testimonia che il Vaticano ritiene l'Asia determinante<p><b> </b></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><b><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh4rkOMJPDCOtMAM9GsWEteHoyi2_5E8stFbGTKed2FkJY5-KZ8iwEsE3WbNGyvFYtHGzqg0OaGLlgzJZ8HQbzqMt_iMBc_2p3vsKyo7hxpW6mPDFat-k8VTpQFBpkMl6uf4d_jgkOM8_HkjpitPElaEOFy61D90_e-k6XCzvlGUJzLv8VrdO0vQ0dE1jc/s2914/MAR_0624-2.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2035" data-original-width="2914" height="446" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh4rkOMJPDCOtMAM9GsWEteHoyi2_5E8stFbGTKed2FkJY5-KZ8iwEsE3WbNGyvFYtHGzqg0OaGLlgzJZ8HQbzqMt_iMBc_2p3vsKyo7hxpW6mPDFat-k8VTpQFBpkMl6uf4d_jgkOM8_HkjpitPElaEOFy61D90_e-k6XCzvlGUJzLv8VrdO0vQ0dE1jc/w640-h446/MAR_0624-2.jpg" width="640" /></a></b></div><b><br /></b><p></p><p><b>Ucraina, Russia, USA e ora Cina: la tela vaticana per la pace</b></p><p>Papa Francesco si è recato in Mongolia per una visita alla piccola comunità cattolica e per rendere omaggio a un Paese dalla grande storia, oggi piuttosto marginale nel grande gioco internazionale, situato tra due colossi, la Cina e la Russia. Valorizzare i piccoli Paesi è un tratto decisivo nella visione del Papa, come ha fatto con i viaggi in Europa. È convinto che solo da una valorizzazione della parte "minore" della famiglia dei popoli possa nascere una convivenza mondiale armonica. Dalla Mongolia ha inviato messaggi alla Cina: «A tutto il popolo auguro il meglio! E andare avanti, progredire sempre. E ai cattolici cinesi chiedo di essere buoni cristiani e buoni cittadini». Erano presenti alcuni cattolici cinesi, i vescovi di Hong Kong e Macao. Non sono venuti altri vescovi cinesi, anche perché l'invito era stato inviato loro direttamente e non attraverso l'ufficio governativo. <b>Il viaggio del Papa ha rappresentato la dislocazione reale e simbolica della Chiesa di Roma in Asia,</b> dove generalmente i cattolici sono minoritari (eccetto che nelle Filippine), ma anche il riconoscimento realista di come i Paesi asiatici siano grandi player, non solo della politica internazionale, ma del futuro del mondo. </p><p><b>Non è un caso che il cardinale Matteo Zuppi abbia compiuto un passo decisivo della sua missione sull'Ucraina andando a Pechino,</b> dove ha incontrato Li Hui, inviato speciale per gli Affari eurasiatici e mediatore nella vicenda ucraina, dopo le tappe a Kyiv, Mosca e Washington. È la prima volta che il Governo di Pechino discute con i rappresentanti del Papa, non solo di questioni ecclesiastiche, ma di problemi internazionali. </p><p><b>Era la visione del cardinale Casaroli, diplomatico di fiducia di Paolo VI e di Giovanni Paolo II, con i Paesi dell'Est: assieme a pace e sicurezza parlare anche dei problemi della Chiesa locale.</b> Il Vaticano ha qualche handicap con la Cina: non esistono rapporti diplomatici e un ambasciatore di Taiwan è ancora accreditato presso il Papa. Alcune parole di Francesco ai giovani cattolici russi hanno fatto molto discutere, specie in Ucraina. </p><p>Si è dimenticato che il<b> Papa ha avuto, nello stesso discorso, il coraggio di parlare di pace ai cattolici di un Paese in cui si prega per la vittoria russa nelle chiese ortodosse. </b>Del resto, durante il recente sinodo dei vescovi greco-cattolici ucraini a Roma, gli interventi di Bergoglio e di Zuppi hanno operato un'importante chiarificazione. Tanto che il primate della Chiesa cattolica ucraina Shevchuk ha detto: «Abbiamo bisogno della premura paterna del Santo Padre nei confronti del popolo ucraino». Quasi in questi stessi giorni, il leader supremo della Corea del Nord, Kim Jong-un, è andato in treno fino alla Russia. Ha incontrato Putin, visitato siti militari e si è interessato di armi e tecnologia militare. L'esibita visita del dittatore di un Paese chiuso avviene mentre la sua Nazione soffre molto, soprattutto di fame. È un'altra storia, un altro modo di far politica, da cui ci sentiamo lontani. La Chiesa non ha la soluzione di problemi che richiedono la partecipazione di tutti i soggetti politici, diversi tra loro. </p><p>Ma<b> la tela di relazioni e dialogo tessuta dalla Santa Sede ha un suo valore</b> (anche per finezza, attenzione e semplicità): va capita come contributo originale alla comprensione dei popoli. Fa male quando, con superficialità e rozzezza, anche in Italia, la si disprezza. La Chiesa fa circolare nel dialogo internazionale il valore della pace, del rispetto dei diritti, della necessità di parlarsi e non solo di combattersi.</p><p> </p><p>Editoriale di <a href="https://www.famigliacristiana.it/autore/andrea-riccardi.aspx"><b>Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana</b> </a> del 24/9/2023<br /></p>Redazione2http://www.blogger.com/profile/12709076952531529406noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5688896093135107811.post-77753522382225592472023-09-21T15:14:00.028+02:002023-09-21T16:55:13.861+02:00Ci vuole l'audacia della pace per abbattere il muro delle guerre<p><b></b></p><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEighhxjkljOLYCNfVyUG6NHD_4m0s4iOiVvLGyXkdELno4X3W0pyau37O-wxX--CrVr6bvL4kxHiRcMGnIuW3WzePfwFe_RU7e54-zrFRpClk0A8DoLvMdzbXM0DNJpvqXA4bIizIE26bHvM2_u4UzaakUIAdeCG8HP2_k9aXLC5guwJ_sgACVuLMVU-zu7/s1600/c9998c19-83c2-49b3-bec2-5bcab8a1e718.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="1066" data-original-width="1600" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEighhxjkljOLYCNfVyUG6NHD_4m0s4iOiVvLGyXkdELno4X3W0pyau37O-wxX--CrVr6bvL4kxHiRcMGnIuW3WzePfwFe_RU7e54-zrFRpClk0A8DoLvMdzbXM0DNJpvqXA4bIizIE26bHvM2_u4UzaakUIAdeCG8HP2_k9aXLC5guwJ_sgACVuLMVU-zu7/w640-h426/c9998c19-83c2-49b3-bec2-5bcab8a1e718.jpeg" width="640" /></a><div><b>A Berlino il convegno di Sant'Egidio: non basta più il realismo, bisogna credere nell'impossibile</b><p></p><p><b>S'intitola <i>L'audacia della Pace</i> il convegno di donne e uomini di religioni diverse (circa 200 leader religiosi), tenutosi a Berlino dal 10 al 12 settembre.</b> Ha una storia che viene da lontano attraverso incontri, promossi dalla Comunità di Sant'Egidio, fin da Assisi nel 1986, quando Giovanni Paolo II convocò per la prima volta nella storia - i leader delle Chiese e delle religioni mondiali per pregare per la pace: <b>«Gli uni accanto agli altri, non più gli uni contro gli altri». </b></p><p>Ogni anno, gente di religioni diverse si è ritrovata in diverse città del mondo. Quest'anno, nella capitale tedesca, luogo significativo della caduta del Muro: la fine della guerra fredda. Nel 1989, pochi mesi prima di quell'evento, si era tenuto a Varsavia (ancora sotto controllo sovietico) un incontro, nello spirito di Assisi, dal titolo <i>War never again! </i>(Mai più la guerra!). </p><p><b>A Berlino, la guerra non è lontana. La Germania sostiene la resistenza dell'Ucraina. Nel paese ci sono 500.000 profughi.</b> La guerra è tornata in Europa, come mai era accaduto dopo il 1945 (eccetto i conflitti legati alla dissoluzione della Jugoslavia). </p><p><b>Papa Francesco nel messaggio, letto nella suggestiva cerimonia conclusiva, di fronte alla Porta di Brandeburgo</b> (cui hanno partecipato i rappresentanti delle religioni) ha affermato: «Si è costruito sugli interessi particolari e sulla diffidenza nei riguardi altrui. Così, anziché abbattere muri, se ne sono alzati altri. E dal muro alla trincea il passo purtroppo è breve». In molti panel, donne e uomini di religioni diverse, umanisti, gente di cultura si sono confrontati per due giorni sui temi della convivenza. </p><p><b>Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha affermato il sostegno all'Ucraina e ha espresso apprezzamento per "il realismo nell'azione" di Sant'Egidio.</b> Ha detto: «Vi affidate alla forza pacificatrice dell'incontro, al reciproco conoscersi». Il grande imam di Al Azhar, al-Tayyib, firmatario del patto di fraternità con Francesco ad Abu Dhabi nel 2019, il cardinal Zuppi, il cardinal Kasper, il rabbino Di Segni e molti altri hanno aperto prospettive diverse, ma sempre con al centro il tema della pace. </p><p><b>Dal presidente della Germania federale è venuto un importante riconoscimento al ruolo di pace dei credenti: «Tutti condividete una profonda convinzione che la fede è una grande forza di pace».</b> L'Ucraina e altri 59 Paesi del mondo non conoscono la pace. Abituarsi alla guerra vuol dire accettare la sofferenza e la morte di tanti. In questo senso, da Berlino si è levato un invito a essere audaci nella ricerca della pace. </p><p><b>Non basta più la prudenza, pur necessaria, non più il realismo o la lealtà: occorre l'audacia, che ci porti oltre il muro dell'impossibile, </b>di fronte a cui ci siamo arrestati. Audacia della pace significa credere che c'è un'alternativa alla guerra. Che si deve investire di più nel dialogo e nella diplomazia, per soluzioni giuste e pacifiche. </p><p><b>Parlare di pace non è svendita dell'altrui libertà, ma coscienza realista del male della guerra.</b> Audacia, per i credenti, è invocazione a Dio che ha disegni di pace. Le religioni ricordano a un mondo diviso e conflittuale che i popoli sono un'unica famiglia. Il messaggio del convegno di Berlino alla politica può essere espresso con le parole di Vàclav Havel, grande lottatore per la libertà nell'Est europeo: «La politica non può essere solo l'arte del possibile... ma piuttosto deve essere l'arte dell'impossibile, rendere migliori sé stessi e il mondo».</p><p><br /></p><p>Editoriale di <b><a href="https://www.famigliacristiana.it/autore/andrea-riccardi.aspx">Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana</a></b> del 17/9/2023</p><div><br /></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /></div>Redazione2http://www.blogger.com/profile/12709076952531529406noreply@blogger.com0